Risposta ad un amico su massa e individui

Un mio caro amico (ex studente) commentando il post Il mio primo sociogramma, chiede:

… poi voglio fare una domanda veloce schietta e banale: te arf iamarf arfs dici spesso che la massa è ganza e che bisogna star attenti alle dinamiche che emergono dall’interazione fra persone più che alle persone stesse ecc. ecc., come la storia di quei prof che dovrebbero star più attenti alle dinamiche della comunità-classe che alle singole persone

e tuttavia a me mi interessano anche – se non altrettanto – le singole persone.

quindi voglio chiedere: che valore hanno per te le singole persone che compongono l’insieme?

Le persone singole hanno per me interesse primario.

Nella classe tradizionale la persone singole vengono isolate le une dalle altre da un metodo che è sostanzialmente militare: tutti sincronizzati e ceffate a chi comunica trasversalmente.

Io sostengo che la classe avrebbe anche la possibilità di essere apprezzata e coltivata come essere vivente a se stante perché è così che funzionano gli esseri umani.

In particolare le donne che hanno sempre fatto “rete” più facilmente degli uomini. Il senso della comunità è un fattore di civiltà e di crescita per i singoli membri.

Io credo che fare maggiore attenzione alla comunità che può svilupparsi in una classe finisca col beneficiare assai i singoli, il cui benessere e la cui crescita ci deve interessare sopra a tutto il resto.

In principio la tecnologia non c’entra nulla con tutto questo. Mi sono state narrate storie di insegnanti che hanno applicato queste idee trent’anni fa. Mosche bianche.

La tecnologia può aiutare e basta.

P.S. A me capita di dire che la massa è ganza ma su larga scala, al livello dei milioni e anche centinaia di milioni di persone che finiscono per rappresentare un terreno sul quale possono germogliare cose straordinarie. Nell’ambito di classi scolastiche parlo di comunità e non di massa. È una cosa diversa. In comune ci può essere il fatto di imparare a riconoscere la vita quando e dove essa appare. E per rispondere anche al tuo P.P.S. l’interesse per le dinamiche emergenti nasce proprio dalla stupore di vedere emergere processi vitali su substrati considerati solitamente passivi. Mi ha aiutato molto Fritjof Capra.

16 pensieri riguardo “Risposta ad un amico su massa e individui”

  1. Sì, manca “CCK09: How to look at a blogroom (2)” e in “CCK09: How to look at a blogroom (3)” c’è scritto perché (per ora) manca “CCK09: How to look at a blogroom (2)”.

  2. 🙂

    @ prof iamarf: ma sono sfasata io, o manca il post “CCK09: How to look at a blogroom (2)” ??

    @ maialinporcello:
    1) la variabilità a livello sociale io la intendo come diversità di razze, etnie, religioni, credo vari, abitudini sessuali e tutto ciò che ti viene in mente. L’obiezione potrebbe essere: ma allora sarà solo un gran casino!
    NO, perchè l’universo è entropia e non regola, semmai l’entropia dell’universo sottostà a delle leggi fisiche o matematiche o naturali o come le vuoi chiamare che non sono discutibili, tipo il trascorrere del tempo… cioè anche se fai una cacchiata non puoi tornare indietro e correggere, ma non c’è una regola da seguire, un ordine in cui vanno fatte le cose, il tutto spesso avviene contemporaneamente; detto questo però il gran casino dell’universo si ordina da sè cioè tutti i sistemi raggiungono l’equilibrio. In natura l’equilibrio è sempre dinamico, quindi anche qui ci sta bene la parola variabilità, che socialmente si traduce nell’impossibilità di regimi totalitari, dittatoriali o comunque fermi… ci vuole il movimento il cambiamento. Occhio che non vuol dire non avere punti di riferimento, sennò su cosa la fondi la stabilità di un sistema economico? tutt’altro, vuol dire che gli equilibri devono dipendere da più variabili, cioè più variabili sono coinvolte e più l’equilibrio è difficile da raggiungere, ma anche da perturbare, di conseguenza esso vive di vita propria e si autotutela grazie all’impossibilità da parte di una variabile soltanto, di determinarne lo sconvolgimento (a parte la situazione politica italiana in cui esistono variabili impazzite che fanno più danni dei terremoti!! sob).

    – scusate sto sparando cacchiate? no perchè a me sembra di essere seria e se dico cavolate vuol dire che sono in piena allucinazione.

    Io da ex-etologa continuo a innamorarmi delle api che secondo me hanno realizzato il modello di anarchia vera… ma vabbè è storia vecchia ormai, e comunque non applicabile a mammiferi, o comunque ad animali dotati di corteccia telencefalica (processi di integrazione).

    2) sull’essere pesce prima di essere donna: credo sia una specie di assicurazione sulla vita, come quelle che van di moda ora, cioè tu la paghi un tanto al mese ma non la usi se non in situazioni d’emergenza. Mi spiego meglio. Se in potenza, durante le fasi precoci di sviluppo (volendo lo si potrebbe ridurre al solo concetto delle cellule staminali!!) un organismo possiede la versatilità massima, per la propria sopravvivenza basta un numero irrisorio di mutazioni, al momento, se cambia l’ambiente. E’ come se in situazioni d’emergenza potessi attingere a risorse che non ho sfruttato prima, e che addirittura posso tramandare alla mia discendenza e che potrebbero fare la differenza tra l’esserci o l’estinguersi.
    Sul discorso dell’ontogenesi il mio prof di Zoologia, il grande Antonio Ercolini (allievo del professor Pardi, Leo Pardi, giuro non è uno scherzo è stato uno zoologo illustre http://it.wikipedia.org/wiki/Leo_Pardi ) a lezione sosteneva che ricapitolasse la filogenesi e per quel poco che ne so io (anatomia comparata) almeno sullo sviluppo del sistema nervoso è proprio così! ma c’erano analogie anche in altri apparati se non mi sbaglio…

    3) il discorso *è bene che ci sia* si spiega non col concetto dell’economicità dell’individuo, ma con quello della variabilità interspecifica… è la solita assicurazione di cui sopra, cioè io pago per avere ancora disponibili delle risorse che aesso non mi provocano nè un danno nè un beneficio, stanno lì… a far che non si sa, ma potrebbero tornarmi utili. In questo senso secondo me bisognerebbe spingere sia l’economia, sia la politica, sia l’insegnamento… cioè a permettere la fioritura di più cose possibili, anche se sembra tutto un brodo primordiale, prima o poi si arriva all’equilibrio e il quadro ha il suo senso.
    Il tutto oviamente non si accorda con i tempi ristretti, l’ho premesso all’inizio che l’armonia e il tempo sono due fattori legati e intersecanti. Inoltre non penso che esista un qualcosa di migliore in senso assoluto o di peggiore in senso assoluto, ma di migliore o peggiore possibile, adesso e statisticamente sui grandi numeri – se si parla di specie o di società – l’individuo migliore o peggiore non si considera, anche il prof coi suoi grafici analizza la tendenza non i picchi e se parla di betwenness si occupa dei legami tra il “blog fighissimo” e tutti gli altri che si collegano a lui no? o ho capito male io?

    questo commento si conclude degnamente con questo video:

  3. @romaguido
    la verità è che io non son venuto bene son sfasato con gli astri, quindi a me m’hanno dovuto fare dei segni tutti miei che si basano sulla disposizione degli spaghetti al sugo nel piatto in cui mangiarono i mei genitori la sera in cui mi concepirono,
    in effetti così risulta che sono del segno della polpetta ascendente trattore

    (ma se lo vuoi sapere davvero sono andato a controllare su internet, mi pare d’essere ascendente gemelli, che credo sia davvero d’aria, e così si spiega tutto perché di aria ne faccio davvero tanta, ma posso comunque tenermi i miei segni di polpetta e trattore? pleeeease!) 😉

    @pat (come la ragazza del baseball!)
    ti mando un bacio
    1) io e mari vogliamo rivederti presto
    2) ti vorrei chiedere alcune cose per approfondire quel ch’hai scritto, tipo se il mantenerci “variabili”, senza un potere centralizzato, per te sarebbe una buona strada per realizzare una società “ideale”, un “anarco-sindacalismo” per dirla alla Noam Chomsky?
    ..poi potrei fare l’avvocato del diavolo e chiederti “fino a che punto è vero che “l’ontogenesi ricapitola la filogenesi”? conosci delle ricerche che hanno dimostrato chiaramente o perlomeno fortemente indirizzato a credere che l’aspetto a pesce di certe fasi embrionarie corrisponda davvero al periodo evolutivo in cui il comune antenato primordiale si era evoluto fino a divenire un animale acquatico? o invece potrebbe essere semplicemente una bislacca coincidenza morfologica? te lo chiedo proprio perché non me ne intendo..
    e poi da vero stronzolo 🙂 potrei anche attaccare la tua tesi secondo cui ogni passo della nostra storia è mantenuto nel nostro corpo perché “è bene che ci sia”: l’esistenza delle strutture vestigiali (ossia quelle robe che abbiamo nel nostro corpo e che ai nostri antenati servivano ma che a noi no e quindi sono andate via via atrofizzandosi.. per es. il coccige è il residuo della coda dei nostri antenati) e di alcune particolarità del nostro organismo sono evolutivamente spiegabili con facilità, ma non intermini di *tutto serve e nulla serve, ma è bene che ci sia*: infatti l’evoluzione – secondo il modello Darwinista – non va mica verso il meglio, va solo verso la sopravvivenza del più adatto in un certo contesto (come dire che se un regime nazifascista comincia a uccidere tutti quelli che non sono sulla sedia a rotelle, alla fine sopravviveranno solo quelli sulla sedia a rotelle, in pieno stile Darwiniano, perché erano i più adatti per quel dato momento storico anche se non i “migliori” in senso assoluto, se ha un senso parlare di migliore in assoluto..) …per farti un esempio il fatto che i nostri condotti deferenti facciano tutto quel percorso così assurdo da quel che so io non è conveniente in termini di economia dell’organismo né in nessun altro, però si spiega con facilità “Darwinianamente” considerarando che prima si stava su 4 zampe e che poi andando verso le 2 ci sono rimaste delle vestigia di quel periodo sotto forma di assurdo percorso dei deferenti…
    dico questo perché “se tu in pancia della tu’ mamma sei stata prima pesce, poi anfibio, poi rettile e poi mammifero, cioè hai superato gli stadi di sviluppo variando continuamente la tua “architettura””, magari un motivo c’è, ma forse non nei termini che dicevi te… o no?
    3) non dar retta all’avvocato del diavolo, magari sotto sotto è d’accordo con te e vuole nuove delucidazioni… 😉

    un saluto a tutti

  4. @ Sandro: ti abbraccio forte! … ma anche Mary 🙂

    La persona singola secondo me è come un organo all’interno di un organismo: vive di vita propria ma è dentro un sistema o un apparato che è comunque gestito da meccanismi che stanno al di sopra, che interagiscono, e sono a loro volta influenzati dal proprio benessere e funzionamento.
    Se si vuole rimanere in ambito anatomico, si sa che anche il cervello ha bisogno degli altri apparati per vivere… quindi in realtà non esiste il vero potere centralizzato o la regola per eccellenza, l’ordine, è un pò un’anarchia nel senso letterario del termine, cioè un’assenza di potere.
    Così come un individuo ha uno sviluppo embrionale che è tanto più completo e funzionale quanto più è armonico e nei tempi giusti, così lo sviluppo del singolo nella massa, e della massa come organismo a se stante, è dipendente dal concetto di armonia e di tempo. Ok, sembro troppo invasata dalla musica ma l’arte usa solo alfabeti diversi, che parlano in modo più immediato, poi alla fine dice le stesse cose della matematica, della fisica e delle leggi naturali.
    In natura dove sta l’indicazione principale che porta allo sviluppo armonico e nei tempi giusti? Nel DNA. Cioè noi abbiamo dentro ogni cellula il messaggio (non in codice binario ma su base 4… almeno sono 4 le basi azotate) con l’indicazione del MODUS OPERANDI. E’ vero che ci sono gli errori, ma sono proprio gli errori che generano le mutazioni e così le soluzioni innovative (o purtroppo anche dei danni irreparabili). Alla fine il codice genetico non dice cosa c’è da fare in termini di sequenza di eventi, quello è il destino o Dio o come uno lo vuole chiamare, ma fornisce un equipaggiamento di base molto versatile, shiftabile e variabile a seconda delle necessità, in modo da permettere al singolo di potersi adattare alle esigenze della massa e viceversa, il tutto inserito in un ecosistema che varia a sua volta. Cioè la parola d’ordine è variabilità. Tutto il contrario di fissità, stabilità, immobilità… ministero della pubblica istruzione…. etc.
    Ora dove sta il baco? Intanto nel fatto che si sta puntando la prua delle società verso l’omologazione, inoltre si guarda alle cose in modo troppo categorico e finalistico.
    Io mi riguardo le tappe dello sviluppo embrionale umano e vedo che riassumono in pochi mesi lo sviluppo filogenetico di interi taxa (=gruppi) come se quel ripercorrere l’evoluzione delle altre specie in quel breve lasso di tempo, in cui si gettano le basi per la crescita della specie cosiddetta “sapiens” volesse ribadire il concetto che *tutto serve e nulla serve, ma è bene che ci sia*, e non *tutti siamo utili ma nessuno è indispensabile* che purtroppo sta diventando un mantra moderno. Insomma se io in pancia della mi’ mamma sono stata prima pesce, poi anfibio, poi rettile e poi mammifero, cioè ho superato gli stadi di sviluppo variando continuamente la mia “architettura”, un motivo ci sarà no?

  5. @ maialinporcello
    Ebbene si, porcellino (così mi piace di più, dà l’idea di un simpatico salvadanaio sonante 😆 ), insegno anch’io, e nn so dirti se la mia sia una regola universalmente seguita; certo è che penso sia l’unica capace di farci amare visceralmente il nostro lavoro.

    Sono andata a curiosare nel tuo blog; mi è piaciuto molto e ci tornerò con calma.

    P.S. Per caso sei anche tu un Acquario?

  6. @arf: scherzi a parte
    mi rispecchio in quello che hai scritto
    m’è parso inebriante
    sto cercancdo manuali su internet
    ce n’è parecchi sulle moto guzzi
    appena torno a casa vo a vedere il modello della moto
    e mi scarico quello adatto
    poi ci sarà da convincere i miei a farmi mettere la mani sulla moto, che la moto è loro quanto mia
    e poi inventerò qualcosa, il prossim’anno voglio prender la patente A, poi si vedrà
    e se pigliavo la patente B, andava bene anche così
    e se pigliavo la patente C, faceva la stessa rima che con D
    e se pigliavo la patente E, t’avrei rubato la motom a te

    @giulia (terminenotte): ciao giulia
    @romaguido: la cosa ch’ahi detto è bella, mi piace, non so se è una regola assoluta ma mi pare colma di speranza, mi piace tanto, sei un professore?

  7. @maialinporcello P.S.

    Io non so riparare motociclette ma l’ho fatto con la mia. Io non so fare niente ma mi innamoro delle cose e allora mi succede di imparare a fare cose che non so fare … poi dimentico i particolari ma mi rimangono colori suoni e odori che si rimpiattano da qualche parte e, credo, di sicuro andranno a nutrire qualcos’altro.

    Mi ricordo di avere fatto delle nottate quando avevo pressappoco i tuoi anni, mani faccia e braccia spalmate di grasso sudato, a fare alla moto riparazioni probabilmente insensate o banali ma a me pareva d’esser tutt’uno con quel parto dell’ingegno umano e quando ci rimontavo sopra mi pareva di volare anche se forse andava peggio di prima, ma questo è irrilevante.

  8. è bellissimo quello che hai detto matteo, la domanda è: per la società – intesa come un essere vivo a sé stante – noi singoli individui siamo importanti?

    se l’interazione trasversale fra di noi fa emergere sistemi che qualcuno si azzarda a chiamare “vivi”, modificando le caratteristiche delle interazioni fra di noi è probabilmente possibile modificare le qualità dell’essere emergente, allo stesso modo in cui noi dipendiamo dalle caratteristiche delle interazioni fra le molecole biologiche che ci compongono e loro da quelle degli atomi che le compongono e loro da quelle delle particelle elementari che li compongono

    così, mi chiedo, e non è una domanda difficile o scervellotica ma banale e 1000 volte già espressa, ma importante ed attuale: che diappero dobbiamo fare per costruire una società in cui la gente – cioè ogni singola persona – abbia per la società un valore pari a sé stessa?

    lasciamo perdere, butto questa domanda lì, non so neanch’io dove voglio arrivare, lasciate perdere forse è solo fuori luogo

  9. bè penso che non si possa mai prescindere dai singolianche se si parte da una visione globale di società.
    Mi torna in mente la “Psicologia delle folle” di Gustave Le Bon con cui alla fine dell’ ottocento si inizia a cercare di capire perchè e come le persone si organizzano nelle folle dando origine alla così detta massa. Se prima era visto più che altro in negativo come un contagio irrazionale quasi e sclusivo ora si è iniziato a pensarla diversamente guardando come le relazioni e i comportamenti delle persone tendono generalmente a evitare che situazioni degenerino. Anche un sorriso puo essere altrettanto contagioso. Credo che in fondo una società sia un sistema autoreferenziale che con il contributo reciproco può migliorarsi e si evolve (anche se non tutto va sempre bene ) è così che ciorganiziamo e devono essereci per forza relazioni trasversali per questo. Indipendentemente dalla dinamica il fine sono le persone vere, i sigoli.

  10. La scommessa su ciò che è apparentemente senza speranza e lo stupore per i risultati raggiunti sono, a mio avviso, alla base di ogni processo di formazione realmente efficace.

  11. wow (si legge uau) addirittura un post!
    capita la giusta discriminazione fra massa e comunità, e apprezzo molto l’interesse per il singolo e per l’insieme contemporaneamente

    sennò a filosofeggiare sul bene della comunità si rischia di perdere di vista le persone singole, allo stesso modo in cui “un formicaio non si preoccupa della vita di ciascuna delle sue formiche e anzi in certi momenti può convenirgli darne in pasto qualcuna al formichiere”, per usare un esempio catturato da hoffstadter…

    sono domande di cui riesco a cogliere solo labilmente la profondità e la portata, così come per le loro risposte…

    bene andreas, grazie e che dio te ne renda merito e ti lasci un post da rockstar in paradiso! o alle auai, insomma dove preferisci!

    P.S. tu sai aggiustare le motociclette? io voglio aggiustare la motocicletta che era del mio babbo, vecchia moto guzzi 350 rombante, assieme a qualcuno che mi insegni come fare
    voglio qualcuno che ci sappia fare e si prenda cura delle moto, non uno sferragliatore che pensa d’avere solo ferraglia davanti a sé
    deve curare anche le sensazioni sue in rapporto alla moto, se capisci cosa intendo

    P.P.P.S: non c’è nessun P.P.S. in questo commento

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