Pensiero fugace sulla privacy

emergono quasi sempre in vari post e in diversi corsi considerazioni sulla privacy minacciata in rete

effettivamente oggi minacciata un po’ dovunque e certamente anche in rete

ho recentemente imparato, in esperienze avute al di fuori del mio lavoro – apprendimento informale 🙂 -, che possono esistere situazioni, che credo siano eccezionali, dove la tutela della privacy è vitale

ma a coloro che non rientrano nelle eccezioni descrivo

si proteggono le cose che durano

non sento la mia vita, e quella degli altri, come una cosa che dura ma una cosa che accade: esisto solo perché e finché divengo

una bolla di sapone che dura 70 anni, tanti per una zanzara, una minuzia per homo sapiens, quasi zero per Gaia

non c’è un assoluto per la quantità

c’è invece un assoluto per il divenire: esisto, eccome se esisto, perché sento che esisto ma purché continuamente divenga

e allora, che ho da proteggere in quanto essere che non è mai dov’era prima?

perché dissipare vita nel conservare o proteggere come duraturo ciò che esiste solo se cangia?

spendere energie nel conservare o proteggere è per me una forma di suicidio

si può conservare e proteggere solo immaginandovi e costruendovi sopra

Sì, lo so, l’ho presa larga e al netto delle eccezioni, è solo per descrivere la mia opinione e perché mi pare di non avere tempo per proteggere la mia privacy, che mi trovino pure … tanto non mi troveranno mai …

14 pensieri riguardo “Pensiero fugace sulla privacy”

  1. E’ stato un sogno, bello, poetico, dolce, ma niente altro che un sogno. La realtà è un’altra, è quella che vivo oni giorno, monotona e grigia, è la mia esistenza stessa che non ha colore, scivola via su binari paralleli, senza sbalzi; in fondo si tratta di una esistenza normale, anche se non sempre tranquilla, ma può bastare? Deve bastare! Ma chi lo dice, c’è una legge che mi obblighi a cominciare la giornata in un modo anzichè in un altro? Una legge che mi obblighi ad alzarmi al mattino per affrontare le cose di tutti i giorni? Ma nonostante tutto dicono che bisogna farlo: Ma non è giusto fare ciò che non vuoi, non è umano. Ci sono mille cose che potrei fare, chiudere gli occhi e sognare è la più semplice. Sognare è estremamente facile, chiudi gli occhi e ti trovi in una città sconosciuta, il cielo è limpido, un cielo senza nubi, come dipinto da un pittore senza fantasia; non è ancora estate, ma non è più inverno, i metereologhi la chiamano primavera, ma che cos’è la primavera? Sensazioni, emozioni sconosciute mi avvolgono, vivo su di una nuvola al di là del muro che divide sogni e realtà, al di là dell’ipocrisia, dell’inganno.

  2. Ricordami quando andrò via,quando sarò andata lontano nella terra silenziosa,quando tu non potrai più tenermi per mano,quando io non mi volgerò per andare, cercando, ancora,di rimanere. Ricorderò, solo ricorderò, quando giorno per giorno tu non mi parlerai più dei tuoi progetti per il nostro futuro. Tu capirai che sarà tardi per raccomandare o pregare. Ancora: se tu mi dimenticassi per un po’ e poi mi ricordassi, non affligerti, perchè se il buio e la corruzione lasceranno traccia dei pensieri che una volta ebbi, meglio, molto meglio che tu debba dimenticare o sorridere, anzichè ricordare tutto ed essere triste.

  3. Pablo Neruda è uno dei poeti che maggiormente amo. Mi piace la sua passionalità dolce e anche dolorosa.Mi piace il contrasto, sempre presente nella sua poesia: il suo essere tra il bianco e il nero, tra ombra e luce, tra il piacere e il dolore. Tra una promessa e un addio. E naturalmente tra la Vita e la Morte.
    Pablo Neruda per me sta alla poesia come Van Gogh alla pittura.
    “Ritengo che ogni forma di arte debba essere respirata, sentita, annusata, bevuta e mai spiegata come fanno i “critici”.

    ALESSANDRA MANNO

  4. Oltre la privacy

    […[] Quello di non limitare la libertà in Internet e, d’altra parte, di assicurare il rispetto della dignità e della privacy dei cittadini è uno dei problemi più attuali e di difficile soluzione.[…]

  5. Ma sì, Andreas, nessuno potrà mai impossessarsi di noi, di quello che siamo, della nostra essenza.
    Al di là delle eccezioni (non dimentichiamo però che esistono persone che, pur sapendo che esponendosi rischiano la vita, lo continuano a fare e non certo per incoscienza o leggerezza), oggi questo appello alla tutela della privacy viene tirato in ballo anche senza un motivo realmente fondato.
    Ai miei alunni insegno a navigare in Internet con le precauzioni che mi sembrano ovviamente necessarie per dei bambini ma soprattutto raccomando alle famiglie di accompagnare i figli nella loro esplorazione della Rete perché possa diventare un’esperienza di reciproco avvicinamento, visto che oggi il tempo da trasorrere insieme è sempre troppo poco.
    Personalmente non vivo la frequentazione di un social network con il timore di veder violata la mia privacy, forse perché non penso di essere un soggetto interessante o particolare al punto da invogliare qualcuno a danneggiarmi intenzionalmente, riconosco però di non riuscire ad esprimermi in Rete così come mi succede nella vita quotidiana ma questo credo che accada perché per me è una modalità comunicativa ancora piuttosto nuova.
    Ho però fatto molti progressi, grazie ai corsi online che ho frequentato in passato e, soprattutto, a questa università che mi ha fatto sperimentare diversi approcci comunicativi. In generale direi che non nutro diffidenza verso la Rete e, anzi, finora sono stati di più i vantaggi che ne ho ricavato a frequentarla sia a livello personale che interpersonale visto che il mio mondo sociale si è ampliato e arricchito. Ho anche comperato dei libri su Amazone con una carta di credito prepagata e tutto ha funzionato a meraviglia. Certo, i nostri dati diventano pubblici ma non accade la stessa cosa con la tessera del supermercato o con la scheda del cellulare?

  6. che mi trovino pure … tanto non mi troveranno mai …

    …i Lestrigoni e i Ciclopi
    o la furia di Nettuno non temere,
    non sarà questo il genere di incontri
    se il pensiero resta alto e un sentimento
    fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo.
    In Lestrigoni e Ciclopi, no certo,
    nè nell’irato Nettuno incapperai
    se non li porti dentro
    se l’anima non te li mette contro…

    Kostantin Kavafis “Itaca”

    Dedicata a tutti noi…

  7. Beh! Caro Andreas, cos’altro aggiungere alle tue riflessioni.

    Mi piace tanto il concetto di assoluto per il divenire, per cui non ha senso proteggere qualcosa che non sarà mai dove era prima.

    E chi è fermo lì a proteggere, a conservare ciò che apparentemente sembrava stabile si ritroverà con una mano vuota dove prima c’era sabbia.

  8. “Ma poi, che cos’è un nome? Forse che quella che noi chiamiamo rosa cesserebbe d’avere il suo profumo se la chiamassimo con un altro nome?”

    Un nome, un’ informazione non sono altro che un involucro, c’è poco dentro.

    La vita esiste, ed è misteriosa, a prescindere dal nome e dal ruolo che una parola che prova a descriverla, e a circoscriverla, può darle.

  9. Sono rimasta veramente affascinata dalle tue parole che mi hanno dato un ottimo spunto di riflessione per il mio prossimo post e anche un po’ più di coraggio!

    @learner68 la poesia che hai citato, Muere lentamente, è veramente bella, mi ricorda molto “Il Profeta” di Gibran che ho letto quando avevo 15 anni e che nel corso degli anni mi è capitato più volte di riprendere. Ci sono delle cose che tendiamo a dare per scontate e invece dovremmo sempre tenere presenti: “essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare”.
    Purtroppo riguardo a questa poesia si è generata un po’ di confusione perchè non è di Neruda ma di una giornalista e scrittrice brasiliana di nome Martha Medeiros, a cui viene quasi sempre negato il merito di queste parole. Ma anche se non appartiene ad un poeta eccelso come Neruda io continuo ad emozionarmi ogni volta che la leggo!

  10. CHI MUORE (Ode alla vita)
    di Pablo Neruda

    Lentamente muore chi diventa schiavo dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
    chi non cambia la marca,
    chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
    chi non parla a chi non conosce.

    Muore lentamente chi evita una passione,
    chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle i piuttosto che un insieme di emozioni,
    proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
    quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
    quelle che fanno battere il cuore davanti all’errore e ai sentimenti.

    Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
    chi è infelice sul lavoro,
    chi non rischia la certezza per l’incertezza,
    per inseguire un sogno,
    chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai
    consigli sensati.

    Lentamente muore chi non viaggia,
    chi non legge,
    chi non ascolta musica,
    chi non trova grazia in se stesso.
    Muore lentamente chi distrugge l’amor proprio,
    chi non si lascia aiutare;
    chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

    Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
    chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
    chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

    Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
    Soltanto l’ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.

    Caro Andreas, io a dispetto di tutto, sono qui, anche grazie a te 😉

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