Daily: chi sono i cyberstudenti?

Sociogramma 13 marzo 2010
Sociogramma 13 marzo 2010. I nodi rossi sono studenti di medicina, i nodi blu cyberstudenti, il nodo celeste è il docente. Una freccia che va dal nodo A al nodo B significa che A ha fatto un commento a B, e viceversa.

Chi sono i cyberstudenti? Non lo so ma sono importanti. Sono quella cosa che rende un’esperienza del genere una ricerca. Sono l’imprevedibile, l’ambiguo, la diversità. Sono  l’ingrediente che potrebbe rendere saporito il piatto. Indimenticabilmente saporito. O insipido. Il rischio è inevitabile quando si alza la posta e la ricerca non è tale se non si alza la posta.

Dice l’amico critico: “Ma che vai a cercare? Tu sei incaricato di insegnare informatica di base. Devi insegnare definizioni, regole, processi, Non c’è niente di più definito. Che c’entra l’ambiguo? Non insegni mica letteratura!”

Caro amico, tanto per iniziare, se insegnassi l’informatica come a me è stata insegnata la letteratura, salvo rare eccezioni, allora dell’ambiguo non ce ne sarebbe proprio l’ombra. Ma lasciamo stare, che proprio a causa di ciò io di letteratura so poco e niente – a parte ciò che ho respirato leggendo. Il fatto rilevante qui è che se insegno definizioni, regole e processi non insegno nulla o, se preferisci, io insegno ma la gente non impara nulla di utile: io insegno guadagnando la pagnotta e gli studenti pagano le tasse per ricevere un pacco. Sì, perché un insegnamento di informatica di base convenzionale è un pacco, vuoto.

Oggi i più si collegano a internet con l’idea di accedere ad un gigantesco servizio informazioni e invece si stanno inoltrando con una fragile navicella in uno spazio ad infinite dimensioni, il cyberspazio. Ulisse ha fatto qualcosa del genere. Ora lo devono fare tutti. La sfida fondamentale dell’educazione oggi è aiutare tutti ad affrontare questa impresa.

Non è un viaggio organizzato. Non ci sono depliant illustrativi. È inutile fare progetti. Non ci sono percorsi prevedibili. Certo, ci sono percorsi e ci saranno anche domani. Ma quelli di domani saranno già diversi da quelli di oggi. Sì può fare una cosa sola: imparare ad affrontare l’imprevisto. Per affrontare l’imprevisto serve sempre il duro lavoro e l’analisi del passato, anzi di più, ma non basta se manca l’ambiguo.

Parlo del cyberspazio perché il cyberspazio è lo spazio dell’uomo di oggi. Il cyberspazio pone tutti a contatto diretto con  tutta la quantità e la complessità del mondo, brutalmente. Tuttavia l’imprevisto è sempre esistito, in tutte le attività umane, ma la rarefazione dei contatti e la lentezza delle comunicazioni proteggevano. Su questa fase del mondo, confortevolmente quasi statica si è forgiato il sistema di istruzione. Ciò nonostante, l’impatto con la complessità non ha mai risparmiato nessuno, alla prima vera immersione nella vita: un medico affronta quotidianamente l’imprevisto, i misteri della vita e della morte, ma quasi niente di ciò compare nei suoi studi. Manca l’ambiguo.

Caliamo. Anche in un misero corsetto di informatica di base di soli tre crediti il problema centrale è come usare bene le tecnologie. Ebbene, oggi queste tecnologie sono gli strumenti che consentono di navigare nel cyberspazio. Ma se da un lato il cyberspazio crea sgomento, dall’altro offre inusitate opportunità, per esempio compagni di viaggio che mai uno si sarebbe sognato di poter incontrare.

Quando ci si inoltra nell’ambiguo, vale primariamente l’esperienza. Per imparare a perlustrare un territorio sconosciuto non c’è niente di più prezioso di un compagno che ci abbia già provato, con il quale si possa errare un po’ insieme, anzi meglio se più di un compagno, cosicché l’uno sia più pratico di boschi, l’altro di steppe e l’altro ancora di mari.

Ecco quindi cosa sono i cyberstudenti. Sì la parola è riduttiva se non impropria ma all’inizio si deve sempre semplificare. Qui per me i cyberstudenti sono cybercompagni di viaggio che possono darmi una mano a condurre in qualche piccola regione del vasto spazio gli studenti, ma non è che debbano fare chissà cosa. Anzi è bene che i cybernauti non si sentano in dovere di fare niente di particolare. È bene invece che facciano quello che hanno sempre fatto e per cui sono finiti qui, fra di noi: è questa precisa natura che gli rende potenzialmente interessanti, inconsapevolmente intrinsecamente insegnanti.

Sì, io sono d’accordo col Papini [1] (corsivo mio):

Dappertutto dove un uomo pretende d’insegnare ad altri uomini bisogna chiuder bottega.


[1] Giovanni Papini, Chiudiamo le scuole, Millelire, Stampa Alternativa, 1992 (fuori catalogo), scaricabile con licenza Creative Commons
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3 pensieri riguardo “Daily: chi sono i cyberstudenti?”

  1. Mi fa piacere vedere citato il Papini del Chiudiamo le scuole!!!
    In effetti, gli scritti paradossali e satirici del Papini, come Gog e Il libro nero per esempio, sono assolutamente avvicinabili, per la loro spregiudicatezza e simpatia, all’esperienza formativa e divertente che ci propone. Come contributo scientifico (sic!) alla discussione, stasera vedrò di fare un post sulla posizione dell’inconscio dei Cyberstudenti. Visitatemi…ciao!!

  2. Ma non manca qualche freccia?… (mumble, mumble) Io ho commentato e sono stata commentata ma nessun punto blu è in collegamento con un rosso (né con un blu). Cosa mi sfugge? Illuminami prof.

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