Un progetto per il genocidio in Ucraina: denazificazione -> de-ucrainizzazione

Premetto la mia domanda: come si concilia tutto questo con il nostro concetto di pace?

Su Ria Novosti, un’agenzia di stampa statale, è apparso un impressionante editoriale a firma Timofei Sergeitsev, un produttore cinematografico allineato con il regime. L’autore sostiene in sostanza che “La denazificazione è necessaria quando una parte  significativa del popolo – molto probabilmente la maggioranza  – nella  sua politica è stata dominata e attratta dal regime nazista. Cioè,  quando l’ipotesi ‘il popolo è buono – il governo è cattivo’ non  funziona. Il riconoscimento di questo fatto è alla base della politica  di denazificazione, di tutte le sue misure”. “Deve essere effettuata una pulizia totale. Tutte le organizzazioni che si sono legate alla pratica del nazismo devono essere eliminate e bandite. Tuttavia, oltre ai vertici, è colpevole anche una parte significativa delle masse di persone perché si tratta di nazisti passivi, collaboratori del nazismo. Sostenevano e assecondavano il governo nazista. Una giusta punizione per questa parte della popolazione è possibile solo attraverso inevitabili oneri di una guerra giusta contro il sistema nazista. L’ulteriore denazificazione di questa massa della popolazione consiste nella rieducazione, che si ottiene con la repressione ideologica (soppressione) degli atteggiamenti nazisti e la dura censura: non solo nella sfera politica, ma necessariamente anche nella sfera della cultura e dell’educazione”.

Quindi il popolo ucraino per  essere denazificato deve sostenere il costo della guerra: all’inizio  dell’invasione il regime descriveva la denazificazione  come una “liberazione”, ora Sergetsev la chiama senza mezzi termini  “punizione”: gli ucraini devono essere puniti per aver cammuffato la devozione al nazismo sotto il modello europeo del “desiderio di indipendenza”. E come “punire” gli ucraini? Non basta la guerra, sostiene l’autore, il popolo deve patire qualcosa in più delle sofferenze di un  conflitto, spiegando che “denazificazione vuol dire anche de-ucrainizzazione”: la nazione deve  perdere il suo nome, artificio  anti-russo ordito dall'”Occidente collettivo”, e deve perdere anche i suoi legami con l’occidente e con  l’Europa. Non basterà una guerra, ci vorrà  almeno una generazione, per espiare il tradimento.

Di seguito l’articolo apparso fra le news Meduza di ieri 5 aprile. Pubblicato qui in accordo con la licenza Creative Commons di Meduza. Nella pagina originale si trova anche il link all’articolo di Sergetsev.

In un saggio scioccante che sostiene apertamente la “de-ucrainizzazione dell’Ucraina”, l’editorialista Timofei Sergeitsev offre quello che è essenzialmente un progetto per il genocidio del vicino della Russia. Nel testo (pubblicato come editoriale dall’agenzia di stampa statale RIA Novosti), sviluppa idee sull’illegittimità della statualità ucraina avallate da Vladimir Putin, aggiungendo che la maggior parte della popolazione ucraina ha permesso “passivamente” un “regime nazista”

Per rettificare questa presunta situazione, Sergeitsev propone una “rieducazione” costruita sulla “repressione ideologica” che prevede, tra le altre cose, il controllo dei mass media e del curriculum scolastico. (Chiarisce, però, che l’alto comando “banderista” dell’Ucraina e qualsiasi “nazista senza speranza” dovrebbero essere “liquidati” completamente). Sergeitsev insiste sul fatto che l’Ucraina deve perdere la sua sovranità in questo processo, che durerà almeno una generazione. La Russia deve gestire questo processo, dice, sostenendo che l'”etnocentrismo artificiale” dell’Ucraina rappresenta una sovversione dei “confini naturali” della Grande Russia.

Sergeitsev conclude sostenendo che la Russia è in realtà l’ultimo difensore al mondo dei “valori storici europei”, avendo reso servizi disinteressati all’Occidente sviluppando il socialismo, sconfiggendo il fascismo tedesco e offrendo la sua amicizia all’Occidente negli anni ’90. Sostiene anche che la Russia ora si allontanerà dall’Occidente e intraprenderà il proprio cammino come “leader nel processo globale di decolonizzazione”. Dati gli sforzi dell’Occidente per “corrompere” l’Ucraina; le azioni della Russia lì ora costituiscono anche una forma di decolonizzazione, dice Sergeitsev.
Le sanzioni hanno consolidato il putinismo

Nell’articolo spiega che la  guerra ha mostrato che lo sforzo di denazificazione dell’Ucraina non può  essere applicato soltanto alla leadership del paese, ma va esteso alla  maggioranza della popolazione: tutti gli ucraini che hanno preso le armi  devono essere eliminati perché sono colpevoli del genocidio del popolo  russo in Ucraina. Queste parole hanno trovato la loro applicazione a  Bucha, dove dai resoconti dei sopravvissuti i soldati russi andavano  alla ricerca di uomini, cercavano sui loro corpi segni di combattimento o  anche tatuaggi, bastava avere disegnato il tridente ucraino per essere  portato via dai militari e ucciso.

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