“Il Progetto” — un’altra testata russa dissidente

Persevero nell’opera di scovare fonti russe dissidenti, anche se non mi si fila quasi nessuno. Un fatto che non comprendo e che mi inquieta non poco. Con i mezzi che abbiamo oggi siamo liberi (almeno dalle nostre parti) di attingere ad una quantità illimitata di fonti ma questa straordinaria libertà pare non interessare alcuno.

La mia domanda è: perché tutti continuano a seguire sempre gli stessi canali informativi, su internet o giornali, o le innumerevoli comparsate dei personaggi più stravaganti, quando è possibile esplorare autonomamente il mondo per farsi un’idea di come stiano effettivamente le cose? Perché, ad esempio, non interessa nessuno andare a vedere cosa dicono gli “altri russi”? C’è qualcuno in grado di rispondere?

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Novaja Gazeta — Anna Politkovskaja — il disprezzo del regime per la vita

Forse un modo per onorare la memoria di Anna Politkovskaja — autrice di La Russia di Putin e molto altro, uccisa con quattro colpi di pistola il 7 ottobre 2006 (compleanno di Putin…) — è quello di diffondere la testata indipendente presso cui ha lavorato, Novaja Gazeta, chiusa dal regime ma nuovamente presente in rete dal 20 aprile scorso su server europei.

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Laddove parlare di pace è vietato

Riprendo l’iniziativa della comunità di oltre 1000 persone della Novosibirsk State University che ha creato un’apposita pagina fuori dal sito istituzionale per esprimere il proprio dissenso dalla guerra. Sotto riporto il testo integrale (prima che glielo cancellino) ma questo è il passaggio da leggere bene:

Puoi firmare questa petizione solo se sei coinvolto nella NSU. Ci rendiamo conto che una firma aperta su questa lettera potrebbe essere motivo di denuncia da parte dello Stato, quindi abbiamo lasciato la possibilità di nascondere la vostra firma a meno che non chiediate di metterla in chiaro.

Ovvero se parli di pace rischi. Per ora hanno firmato in 1110 di cui 924 pubblicamente. Onore a tutti loro.

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Comunicato della Novosibirsk State University

Dal The Siberian Times — altra fonte da leggere.

Riporto la traduzione del comunicato:

Dichiarazione della comunità dell’Università Statale di Novosibirsk:

“Noi, studenti, laureati, insegnanti e altri dipendenti dell’Università Statale di Novosibirsk, condanniamo fermamente la guerra che lo stato russo ha scatenato in Ucraina il 24 febbraio 2022, ed esprimiamo il nostro sostegno ai cittadini ucraini.

Non c’è nessuna ragione per questa guerra. Migliaia di militari e civili ucraini e russi sono già morti in essa, e ogni giorno di ostilità porta più vittime.

La guerra ha già portato a numerosi crimini contro i civili in Ucraina che devono essere investigati I responsabili di questi crimini devono essere trovati e puniti. Lo stato russo deve fermare immediatamente la guerra e l’esercito russo deve lasciare l’Ucraina.

Messaggio dalla Russia

Ricevo questo messaggio da un’amica russa che vive in Siberia…

“La guerra in Ucraina è una tragedia inimmaginabile… Come essere umano e come artista, mi sono sentito obbligato a rispondere nel modo più significativo possibile.

Così oggi, per la prima volta, ho eseguito pubblicamente la canzone di mio padre, IMAGINE.

Perché ora, dopo tutti questi anni? – Avevo sempre detto che l’unica volta che avrei considerato di cantare ‘IMAGINE’ sarebbe stata la ‘Fine del Mondo’…

Ma anche perché il suo testo riflette il nostro desiderio collettivo di pace in tutto il mondo. Perché all’interno di questa canzone siamo trasportati in uno spazio dove l’amore e l’unione diventano la nostra realtà, anche se per un momento…

La canzone riflette la luce alla fine del tunnel, che tutti speriamo…

Come risultato della continua violenza omicida, milioni di famiglie innocenti sono state costrette a lasciare la comodità delle loro case per cercare asilo altrove.

Faccio appello ai leader mondiali e a tutti coloro che credono nel sentimento di IMAGINE, affinché si mobilitino per i rifugiati ovunque! Per favore, sostieni e dona con il cuore.

#StandUpForUkraine”

Julian Lennon

Un progetto per il genocidio in Ucraina: denazificazione -> de-ucrainizzazione

Premetto la mia domanda: come si concilia tutto questo con il nostro concetto di pace?

Su Ria Novosti, un’agenzia di stampa statale, è apparso un impressionante editoriale a firma Timofei Sergeitsev, un produttore cinematografico allineato con il regime. L’autore sostiene in sostanza che “La denazificazione è necessaria quando una parte  significativa del popolo – molto probabilmente la maggioranza  – nella  sua politica è stata dominata e attratta dal regime nazista. Cioè,  quando l’ipotesi ‘il popolo è buono – il governo è cattivo’ non  funziona. Il riconoscimento di questo fatto è alla base della politica  di denazificazione, di tutte le sue misure”. “Deve essere effettuata una pulizia totale. Tutte le organizzazioni che si sono legate alla pratica del nazismo devono essere eliminate e bandite. Tuttavia, oltre ai vertici, è colpevole anche una parte significativa delle masse di persone perché si tratta di nazisti passivi, collaboratori del nazismo. Sostenevano e assecondavano il governo nazista. Una giusta punizione per questa parte della popolazione è possibile solo attraverso inevitabili oneri di una guerra giusta contro il sistema nazista. L’ulteriore denazificazione di questa massa della popolazione consiste nella rieducazione, che si ottiene con la repressione ideologica (soppressione) degli atteggiamenti nazisti e la dura censura: non solo nella sfera politica, ma necessariamente anche nella sfera della cultura e dell’educazione”.

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Meduza distribuisce gli articoli con licenza Creative Commons

Non è proprio una novità, l’annuncio è dell’8 marzo scorso. Ma io mi sono deciso oggi ad utilizzare questa forma di apertura dei giornalisti indipendenti russi di Meduza per ripubblicare qui con una certa continuità alcuni dei loro articoli traducendoli in italiano — traduzioni delle quali sono interamente responsabile (grazie per eventuali correzioni). Un microscopico contributo alla diversificazione delle fonti e un tentativo di perseguire un minimo di verità all’interno di un’informazione pesantemente intossicata. Intanto riporto qui l’annuncio in questione.

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Malenkiy piket (Маленький пикет): la “piccola protesta” di San Pietroburgo

Malenkiy piket (Маленький пикет)

È ingiusto, sbagliato e pericoloso (s)ragionare per blocchi monolitici. Il dittatore criminale Valdimir Putin e la cricca di delinquenti in combutta sono una cosa, il popolo russo un’altra. La ricchezza della cultura russa ci dice che il popolo russo non ha mai avuto realmente voce in capitolo nei regimi che si sono avvicendati in quel disgraziato paese.

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Andrea e Cesvi accanto a chi fugge dalla guerra

Raccolta fondi creata da Andrea Ricci, ex studente dell’Università di Firenze, che con Cesvi – in coordinamento con la municipalità di Záhony e World Central Kitchen– sta organizzando il primo Entry Point Hub sul confine tra l’Ucraina e l’Ungheria, in prossimità della stazione ferroviaria, diventata ormai un punto critico di raccolta di persone in fuga dalla guerra:

Link alla raccolta fondi

Preferisco perdere la mia vita piuttosto che la mia libertà

Il 20 marzo il matematico e poeta Konstantin Olmezov si è tolto la vita a Mosca, a soli 27 anni. Originario di Donetsk, Olmezov si era trasferito in Russia per perseguire una brillante carriera come matematico. Dopo che la Russia ha invaso l’Ucraina, Olmezov ha cercato di lasciare il paese, ma è stato arrestato e condannato alla detenzione amministrativa; poi si è suicidato.

Anche questo mettiamo in conto al sogno imperialista demente di un dittatore omicida.

Storia completa su Meduza. In inglese, chi non lo legge può usare deepl.com.

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