AI: non parole ma tocchetti

Difficile fare un discorso breve sull’AI. Questi appunti sono destinati a proliferare, obbligandoci anche a compiere vari passi indietro. Ad esempio, è già emerso come per l’AI le parole siano meri numeri ma non si tratta di una semplice questione di codifica. Se lasciamo la cosa lì rischiamo di capire poco.

Cosa intendiamo normalmente per codifica? Ad esempio, semplificando, le lettere che sto scrivendo in questo testo vengono immediatamente trasformate in sequenze di uno e zero, un byte (otto bit) per ogni carattere, per la precisione. Il testo verrà memorizzato, eventualmente elaborato e infine in qualche modo riprodotto ma all’interno di tale processo i byte viaggeranno indisturbati, codici di simboli che per noi sono lettere. Altrettanto indisturbate viaggeranno le parole composte da tali lettere, e così i relativi significati.

Nell’AI la storia è assai diversa e ritroveremo le nostre fidate parole disperse in spazi talmente complessi da non potere essere immaginati. Ci vorrà un po’ di tempo e un po’ di fantasia per farsene una ragione. Andiamo quindi per gradi rifacendosi dall’inizio: cosa succede ad una parola appena introdotta nell’AI?

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Nota su alcuni termini che compaiono parlando di AI: vettori e matrici

Un amico mi ha fatto notare che nel post della conversazione con l’AI sarebbero utili delle note esplicative in parole povere di termini estranei all’uso comune, come gradiente, matrici, etc. Ha ragione anche perché qui mi rivolgo a lettori non specializzati. Nessuna pretesa di completezza. Mi sforzo di dire il minimo per dare un’idea intuitiva di alcuni concetti in relazione all’armamentario dell’AI. Mi riferisco inoltre ai sistemi di Natural Language Processing, tipo ChatGPT e similari.

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