Sono preoccupato per i miei amici e colleghi russi

Sono preoccupato per gli amici e colleghi dell’Istituto di Meccanica Teorica e Applicata di Novosibirsk con i quali ho collaborato una ventina di anni fa. Sono stati per lunghi periodi a Firenze e abbiamo sempre mantenuto i contatti ma ora abbiamo timore di scriverci. Pochi fugaci accenni poi basta.

Il 18 aprile scorso la comunità di studenti e studiosi dell’Università Statale di Novosibirsk aveva diramato un comunicato di protesta contro l’aggressione russa e di solidarietà nei confronti del popolo ucraino.

Il 27 giugno Anatoly Maslov, ricercatore capo dell’Istituto di Meccanica Teorica e Applicata di Novosibirsk è stato stato arrestato per il sospetto di trasmissione di segreti di stato alla Cina.

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Brigate Russe di Marta Ottaviani

Raccomando il libro di Marta Ottaviani, Brigate Russe, che, oltre a chiarire l’aspetto nascosto e torbido di questa guerra, ma anche delle guerre contemporanee tout court, è un esempio illuminante di giornalismo serio, fatto di faticosa ricerca delle fonti e di studio. Sono davvero belli i passaggi dove l’autrice racconta l’incerto del suo mestiere, dove il rischio di vedersi servite “polpette avvelenate su vassoi luculliani” è sempre più alto:

Ogni tanto mi sento un po’ come un contadino che deve irrigare il suo campo, ma sa che alcuni pozzi contengono acqua inquinata, destinata a far crescere un raccolto marcio e quindi deve stare attento a quale utilizzare. Il dramma, e da giornalista lo sento sempre di più, è che nessuno è onnisciente e se quindi, su alcuni argomenti, posso avere sviluppato una preparazione e uno spiririto critico che mi può proteggere, su tanti altri, alcuni di importanza vitale, sono vulnerabile.

P. 160-161 edizione Kindle

TikTok sucks

Ho provato TikTok per un paio di mesi — provare per conoscere. Le tendenze partiranno anche da lì — parecchie dementi — ma a me non è di nessuna utilità. Invece è l’ennesimo social rubatempo. L’ho quindi cancellato.

Però l’ho cancellato anche perché è cinese. Vale a dire che è controllato da una dittatura e di questa cura gli interessi. E io aborro le dittature. La faccenda non è teorica: stare in un social è una faccenda di cittadinanza. Se abiti un social vuol dire che accetti di far parte della sua cittadinanza dunque anche del contesto che la genera. Vuol dire che accetti l’idea di generare profitti per quel contesto, attraverso il portato di informazioni relative alla tua persona e alle tue attività, che cedi ad esso.

Giova ricordare che questo vale per me, che non voglio avere assolutamente niente a spartire con nessuna dittatura, ma vale anche per i tanti che professano vigoroso antiamericanesimo contribuendo allegramente alla capitalizzazione di società americane quotate al Nasdaq.

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