Versione 0.9.1 del Piccolo Manuale di LibreLogo

Metto in circolazione la versione 0.9.1 del Piccolo Manuale di LibreLogo (PDF 2.8 MB). Ecco cosa è cambiato rispetto alla versione 0.4 (PDF 2.6 MB):

  • Interamente riscritto in LaTeX. Per ora non interamente a dire il vero, ma completerò presto il lavoro. I word processor WYSWYG non sono adatti per lavori così corposi e articolati.
  • Tolti numerosi refusi che infestavano la versione 0.4 grazie al lavoro dell’amico Piero Salonia.
  • Aggiunta sezione ringraziamenti (pag. 2), molto importante.
  • Aggiunta spiegazione su come usare questa versione, ancora parzialmente appoggiata a quella vecchia (Prefazione alla versione 0.9.1, pag. 5): alcuni capitoli vecchi sono rimasti nella versione precedente. Aggiornerò questa sezione via via che completerò il trasferimento.
  • Diviso il lavoro in due parti. La prima, I “Manuale ragionato di LibreLogo” (pag. 3), coincide con la versione precedente, salvo l’aggiunta del capitolo sulla ricorsività. La seconda, II “Esperienze Didattiche” (pag. 51), è in larga parte ispirata dai feedback ricevuti dagli studenti.
  • Aggiunto nella I parte un capitolo di introduzione alla ricorsività: “La magia dei due specchi”, pagine 45-49.
  • Nella seconda parte, aggiunto capitolo “L’esplorazione di Marta”, approfondimento emerso da due contributi, uno di Marta, (ex) studentessa di Formazione Primaria e uno di Alberto Averono, partecipante al Corso di Perfezionamento “Le competenze digitali nella scuola”, pagine 53-75.
  • Aggiunte alcune importanti voci bibliografiche.

 

C’era anche Duccio!

Laboratorio Aperto di Cittadinanza Attiva

Imperdonabile dimenticanza di chi scrive: nel resoconto del grande cerchio avevamo citato 13 ragazzi di Villa Viviana e 23 “indigeni”, più precisamente 20 compaesani e 3 amici di San Polo. Ma, mi è stato fatto giustamente notare, vanno inclusi anche Duccio, felicemente giunto fra noi qualche giorno prima, e i genitori Valentina e Claudio, che sono venuti a salutare tutti all’inizio dell’incontro.

È stato un bellissimo gesto. C’è tanto bisogno di gesti distensivi, diciamo gesti che dovrebbero essere normali. Poiché purtroppo normali non sono, in generale, dobbiamo essere estremamente grati a persone come Valentina e Claudio.

A Duccio spiegheremo questa sua avventura quando sarò un po’ più grande. Ovviamente, a 8 giorni è andato a letto presto…

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La dimensione internazionale

Laboratorio Aperto di Cittadinanza Attiva

Il racconto interessa  tante persone in giro per il mondo ma sta emergendo che interessa anche i giovani ospiti di Villa Viviana. Poteva essere diversamente? Ed è proprio da una prima discussione che emerge l’interessante questione della barriera linguistica. Solo alcuni degli ospiti sono in grado di leggere l’italiano, in particolare coloro che sono in Italia già da diverso tempo. La maggioranza si trovano invece qui da poco, talvolta solo da un mese. Una parte di questi dispone di una lingua-ponte, spesso francese, talvolta inglese. Altri non dispongono di invece di queste lingue. L’italiano lo stanno studiando tutti ma è troppo presto per poterlo utilizzare.

Claude Almansi, che ringrazio come al solito, ha lanciato un paio di idee, quella di utilizzare un sistema di traduzione collaborativa online (Transifex)oppure il servizio Google Translate, con qualche accortezza. Questa seconda idea è emersa in seguito all’intervento di Ali

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Un grande cerchio

Laboratorio Aperto di Cittadinanza Attiva

Un grande cerchio: 13 ragazzi di Villa Viviana, di cui 4 nuovi, 23 “indigeni”, due ragazze woofer presso un’azienda agricola locale e il nostro don Martin. La volta scorsa eravamo 31, questa 34. In totale 17 ragazzi di Villa Viviana sono venuti almeno una volta, 23 gli italiani.

Ci stava bene il planisferio che abbiamo attaccato nella stanza: Bangladesh, Congo, Eritrea, Ghana, Italia, Mali, Pakistan, Senegal, Russia, USA. Come non vedere in questo una straordinaria ricchezza? Una grande occasione?

Abbiamo continuato ad aggiungere nomi sul foglio di carta ma abbiamo fatto anche un passo più in là: ognuno doveva dire qual era la sua lingua originale, al di là di italiano, inglese o francese. Eccole:

LinguaCodice internazionale di classificazione dei linguaggiPaesi delle persone che parlano tale lingua
ArabicISO 639-3 araPakistan
BengaliISO 639-3 benBangladeh
PulaarISO 639-3 fucSenegal
PunjabiISO 639-3 pnb o pan

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Propositi per l’incontro di stasera

Laboratorio Aperto di Cittadinanza Attiva

Stasera alle 21, per chi vuole, siamo nei locali della parrocchia a Poggio alla Croce per un secondo incontro con alcuni dei ragazzi del CAS.

Riassumeremo l’idea di un centro di riferimento, dove trovarsi, giocare, studiare, porre domande, provare a risolvere problemi.

Faremo un ripasso dei nomi. Impareremo quelli di eventuali nuovi ragazzi. Magari proveremo a fare emergere quali sono le loro lingue originali – Bambara, Frafra, Punjabi, Bangla, Urdu… – con l’aiuto di una carta del mondo.

Mostreremo dal vivo un vecchio computer recuperato con Linux, che verrà messo a disposizione del centro o volendo, del CAS, se la cooperativa lo riterrà opportuno. Per stasera porteremo uno schermo e un proiettore. Mostrando il funzionamento del computer faremo emergere la filosofia africana di Ubuntu, che dà anche il nome alla distribuzione Linux che abbiamo usato.

Tutto questo sarà più che sufficiente perché tutto verrà ripetuto in italiano, francese e inglese.

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Tecnologia, software libero, integrazione, filosofia Ubuntu

Laboratorio Aperto di Cittadinanza Attiva

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Un pomeriggio, quattro ragazzi del CAS di Villa Viviana e quattro compaesani intorno a una stampante 3D e un vecchio computer. La stampante andava rimessa in pista dopo due anni di fermo e qualche vecchia magagna in sospeso – siamo riusciti a farla ripartire. Insieme a Claudio, un passato di superspecializzazione nella tornitura di pezzi di alta precisione, l’abbiamo quasi ottimizzata. Ne parleremo un’altra volta . Il computer è un portatile Dell Latitude D510, offerto da Anna Laura (grazie!). Uno di quei vecchi computer “ormai da buttare via”. In realtà un portatile di fascia alta, ma 12 anni fa. Secondo la legge di Moore la “potenza” dei computer raddoppia ogni 18 mesi: quel computer è quindi 250 volte meno potente di quelli di oggi, più o meno. Ci girava Windows XP, di installarci una delle ultime versioni nemmeno a parlarne. Inoltre il disco…

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Un laboratorio didattico per l’integrazione di richiedenti asilo

Non bastavano 400 e passa studenti in quattro corsi di laurea, con il proposito di rispondere rigorosamente a tutti più in fretta possibile. Non bastavano 30 tesi da seguire, con il proposito di controllare anche le virgole – circa 3000 pagine da leggere. Non bastavano incarichi vari nell’università o in progetti europei. Non bastavano idee varie che chissà quando si realizzeranno mai… Ci voleva anche il Centro di Accoglienza Straordinaria nel villaggio, subito sconvolto dall’evento, come succede dappertutto. Ma quando ti tocca ti tocca. Dopo 40 anni di lavoro inquadrato in una precisa e irrinunciabile visione etica delle tecnologie e di quello a cui possono servire per gli uomini, dopo quasi una ventina d’anni di ricerca sulle comunità di apprendimento, in ogni contesto  possibile, nel segno della libera condivisione delle idee e dell’inclusione dei più svantaggiati, con svariate migliaia di studenti, che fai? Dici che questo non ti riguarda? Impossibile. Sarebbe come negare se stessi. Non c’è tempo? Non è vero. Fra manager c’è un detto: affida sempre un lavoro a coloro che sono più occupati, quelli il tempo lo trovano. È un’affermazione un po’ brutale ma è vero, di modi ce ne sono. Banalmente: somma le ore di televisione quotidiana (che non servono a informarsi realmente) e il tempo passato sui social (peggio ancora) e vedrai quanto viene fuori! Questioni di priorità e di quello che vuoi fare della tua effimera esistenza.

Quindi eccoci. Tralascio le cronache, diverse delle quali per nulla divertenti. Due parole invece su alcune delle cose imparate in due o tre mesi di attivismo. Il sistema di accoglienza italiano è di fatto un “sistema escludente”, congegnato per dare un colpo al cerchio e  uno alla botte, scontentando alfine tutti, a spese degli sfortunati che vi rimangono impigliati. Vari particolari si possono trovare nel blog che abbiamo appositamente creato, ma anche altrove. “Sistema escludente” non lo dico io, l’ha detto una persona di grande esperienza che si occupa di questi fenomeni da tanti anni. Una delle venti e passa che abbiamo intervistato per cercare di capirci qualcosa, prima di prendere posizione, attraverso interviste reali a soggetti attivi nel settore, a vario titolo, con un nome e un cognome.

Qualche dettaglio del primo mese di vita del CAS di Poggio alla Croce può essere trovato in questo post, dove concludiamo con l’idea che interessa invece qui:

Viene spontaneo, per deformazione professionale forse, pensare alla creazione di un laboratorio  didattico interculturale, quale strumento di facilitazione della convivenza se non dell’integrazione.

Viene spontaneo pensare una cosa del genere dopo i primi contatti veri con questi ragazzi. Su una trentina capita un matematico e uno che sa di tecnologia. È la perenne lotta contro gli stereotipi (da leggere in toscano…): – Ma quelli che vengano da noi non sanno far nulla…”.  Non credo che troverei molti matematici facendo una retata a caso di trenta persone in una qualsiasi sagra paesana. Sono proporzioni normali. Non si nega che queste cambino da un contesto all’altro ma è l’applicazione dello stereotipo che offende. Un po’ come i miei colleghi che sostengono che oggi gli studenti non sanno più scrivere e basta. Non mi risulta. Quest’anno ho letto, per ora, circa 200 elaborati. Numerosi sono formidabili. Anche questa mi pare una proporzione normale. Non mi risulta che quando andavo a scuola io fosse poi così diverso, se fai la tara rispetto alle contingenze, ovvero senza scambiare per esempio il proprio liceo blasonato (non il mio caso) di una grande città con la scuola italiana in generale.

Insomma, ti avvicini alle persone e scopri universi diversi. Perché quindi non organizzare centri dove chi vuole e può mette a disposizione le proprie competenze per dare una mano a questi ragazzi. Non nella solita ottica accademica in scala ridotta: voi sedete io parlo. Piuttosto in un’ottica laboratoriale, dove il discente è molto più vero discente perché in realtà insegna anche, e il  docente è molto più docente perché in realtà impara anche. Certo, ognuno offrendo ciò che ha. A me viene in mente di aiutare Alì (nomi inventati) a usare la posta elettronica o Samir a attivare Skype. Al matematico chissà, forse dei libri? Ad altri verrà in mente altro. Comunque cose che servono nell’immediato, magari potenziando così efficacemente l’apprendimento della lingua.

Sembra impossibile? O troppo difficile? Va bene. Ma se si volge lo sguardo al passato, e si è mai combinato qualcosa di buono, si ricorderà che c’era sempre stato qualche scettico che ti voleva scoraggiare. Però poi lui è rimasto triste e tu sei diventato allegro.