Fatti non foste a vivere seduti

Mi ero proposto di scrivere alcuni post per illustrare le parti salienti di Brain Rules, il libro con il quale John Medina tenta di tradurre in suggerimenti pratici alcuni recenti risultati delle neuroscienze. Questo è il primo e si riferisce alla prima regola di Brain Rules, “#1: Exercise”, ovvero “L’esercizio fisico”. Non si tratta di una traduzione in italiano – non avrebbe avuto senso perché questa esiste già – ma di una rivisitazione che, oltre a tenere conto degli sviluppi successivi alla data di pubblicazione di Brain Rules, cerca di collocare il discorso in un contesto a noi più familiare. Per esempio ho sostituito il mio amico Vittorio, classe 1918, a Jack LaLanne, l’iperattivo e longevo salutista menzionato da Medina. A un personaggio interessante ma tutto americano ho preferito la testimonianza di un superstite di quel popolo che l’Italia ha annientato, annientando così la propria cultura e la propria identità. Non  l’eroe di un popolo, ma uno di un popolo di eroi, che era il popolo sino a un secolo fa – immemori come siamo crediamo di esser tutt’altro senza di fatto esser più niente.

Prima di scrivere ho percorso la sterminata bibliografia riportata da Medina nel suo sito – questa per il primo capitolo – leggendone alcuni e andando a ricercarne altri apparsi successivamente alla pubblicazione del libro, con l’intento divalutare la vitalità dei vari filoni di ricerca.  Nella bibliografia ho elencato gli articoli e i libri che ho letto prima di scrivere questo post.

Continua a leggere…

I saperi disgiunti

Edgar Morin. Licenza Creative Commons Attribution-Share Alike 3.0 Unported, 2.5 Generic, 2.0 Generic and 1.0 Generic license.

La scuola del Lutto

L’Università ci insegna precisamente una tale rinuncia. La scuola della Ricerca è una scuola del Lutto.
Ogni neofita che entra nella Ricerca si vede imporre la rinuncia fondamentale della conoscenza. Lo si convince che l’epoca di Pico della Mirandola è passata da tre secoli, che ormai è impossibile costituirsi una visione dell’uomo e del mondo insieme.
Gli si dimostra che la crescita dell’informazione e la sempre maggiore eterogeneità superano ogni capacità di immagazzinamento e di trattazione da parte del cervello umano. Gli si assicura che non bisogna lamentarsene ma felicitarsene. Dovrà quindi dedicare tutta la sua intelligenza ad accrescere quel sapere determinato. Lo si inserisce in una équipe specializzata, e in quest’espressione il termine sottolineato è “specializzata” e non “équipe”.
Ormai specialista, il ricercatore si vede offrire il possesso esclusivo di un frammento del rompicapo la cui visione globale deve sfuggire a tutti e a ognuno. Eccolo diventato un vero ricercatore scientifico, che opera in funzione di questa idea motrice: il sapere viene prodotto non per essere articolato e pensato, ma per essere capitalizzato e utilizzato in forma anonima.

Potrei avere scritto io queste righe…

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: