Spunti vari dal laboratorio di tecnologie didattiche

Venerdì 7 avevamo in buona parte articolato il discorso in base agli spunti emersi dal forum. Lo faremo anche le prossime volte, magari, dividendo le 3-4 ore in due: una dedicata agli spunti emersi dal forum e una dove cerco di mantenere il filo del percorso – non so in quale ordine ma in generale vorrei procedere così. È un modo per amplificare la voce degli studenti, mi sembra interessante dedicare loro la metà del “tempo frontale”. In ogni caso la loro voce si estenderà ai “ricevimenti” del martedì (a volte mercoledì), in aula informatica. Già per il prossimo (aula LB3 11-14) abbiamo già vari “appuntamenti”, chi vuol ragionare della tesi, chi della tartaruga che non ama il Mac ecc.).

Ieri a causa dei miei impegni non c’è stato il laboratorio ma voglio comunque recuperare e commentare alcuni fatti interessanti. Son costretto a sintetizzare per via della mole. Tanto per fare un esempio: martedì 11 sono state aperte (escluse le mie) 22 discussioni che hanno raccolto 256 risposte; stasera (14) trovo 44 discussioni e 493 risposte! Magnifico certo, ma non è solo questione di quantità. La varietà e la pertinenza degli argomenti proposti, il desiderio di comprendere, la curiosità… bello. Sembra di avere stappato una bottiglia di spumante. È bastato levare il tappo, il resto vien da sé. Certo, ora occorre riflettere sul sapore di questo spumante, anche cercare il modo per farlo.

La quantità

Iniziamo dalla questione della quantità.  La vitalità del forum è una gran bella cosa ed era il primo obiettivo da conseguire. Ma, come sempre succede, ogni soluzione del problema, ogni successo, genera ulteriori nuovi problemi. È fisiologico. Significa che c’è vita. L’assenza di problemi è morte. Qui, evidentemente, il nuovo problema è quello di venire a patti con la quantità. La quantità schiaccia, induce alla superficialità, disorienta e infine scoraggia. Troviamo un primo sintomo in questa notazione di Marta: Gestire il grande carico di informazioni che “crescono” sempre di più, selezionare quelle più interessanti, o apparentemente più importanti, per poter dare un contributo personale e significativo… non è sempre semplice. Sempre senza perdere di vista che siamo in presenza di una ricchezza, e che il nostro problema è un problema di ricchezza e non di povertà, quindi una fortuna, può valere la pena di riflettere su due prospettive possibili: quella del’autore e quella del lettore.

  1. Prospettiva dell’autore. L’autore scrive per essere letto, il che significa che vuole trasmettere un messaggio ma anche, conseguentemente, che il messaggio venga letto con attenzione! Le risorse umane sono sempre limitate e così lo sono anche nel contesto di una comunità, fisica o virtuale che sia. Qui è il tempo a giocare il ruolo della risorsa limitante. Possiamo anche appassionarci a questo laboratorio ma non possiamo permettere che fagociti la nostra esistenza. Gli studenti hanno molte altre cose da seguire e lo stesso vale per tutor e docenti. Tutti vorrebbero dire la loro, al meglio – che è una gran bella cosa – ma quando la dici occupi uno spazio, un tempo in questo caso. L’esercizio democratico vero, che non è tanto quello imposto quanto quello auto-imposto, comporta la consapevolezza che se tu debordi oltre un certo limite, finisci col togliere tempo agli altri, perché la risorsa temporale del lettore è, appunto, limitata. La sintesi, la semplicità e la nitidezza del discorso facilitano la trasmissione del messaggio. Può giovare ricordare le regole di Orwell. E, per offrire un ulteriore punto di vista sulla questione, ricordare che può trasmettere di più una poesia di tre righe che una pagina di prosa. La conseguenza pratica è: per risparmiare tempo agli altri, ne spendo un po’ di più io per riflettere su come sintetizzare meglio il messaggio.
    Al margine: – “Ehi ma tu qui ti stai dilungando però…” – Vero, ma se si nota, i miei interventi nel forum tendono ad essere sintetici. Qui espleto il mio dovere di insegnante: in questo caso con uno scritto che in qualche modo sostituisce il laboratorio di ieri  – “Eh ma anch’io vorrei sviluppare bene un tema a cui tengo molto!” – Questo è interessante. Facciamo così allora: se qualcuno vuole approfondire veramente un argomento allora può scrivere un breve saggio e inviarmelo, io provvederò a pubblicarlo in piattaforma. Va da sè che questo contribuirà ulteriormente alla valutazione finale.
  2. La prospettiva del lettore. Perché anche il lettore può fare qualcosa, ed è qualcosa che attiene più allo stato d’animo in cui porsi che a qualche precisa strategia. Nel 2008 ho partecipato come studente a un famoso Massive Open Online Course (MOOC), Connectivism and Connective Knowledge (#CCK08), sul tema del “connettivismo”, una teoria dell’apprendimento che, in qualche modo, segue alla triade comportamentismo, cognitivismo, costruttivismo tenendo conto della realtà odierna della rete – non tutti sono d’accordo sullo status di teoria ma qui non ci interessa andare oltre su questo. Fu il primo MOOC, anche se questo acronimo è comparso subito dopo la sua conclusione. Ebbene, gli iscritti erano alcune migliaia, sparsi in tutto il mondo, i più attivi erano alcune centinaia e i canali di espressione vari e dispersi: forum, blog, wiki, newsletter e altro. Il senso di spaesamento di molti era evidente. Io invece, come altri, mi ci trovavo benissimo e mi venne spontaneo di provare a dare una mano agli altri, con una suggestione che intitolai let’s go for a walk in a wood and relax… – sia dai commenti che seguirono il post che in vari altri contesti la metafora fu apprezzata, anche dallo stesso Stephen Downes – uno dei due autori del corso. Ebbene, quella metafora vale anche in questo caso. È scritta in inglese: qualcuno la vuole tradurre in italiano per i compagni di corso?

Registrazione degli interventi in presenza

La realizzazione delle registrazioni sono un aspetto cruciale di questo laboratorio. Lo scopo è quello di affrontare fattivamente il problema dei disagi derivanti da problemi geografici, di lavoro o famigliari. Fra gli obiettivi fondamentali delle tecnologie online vi sono l’estensione delle offerte didattiche a nuove categorie di studenti, la maggior flessibilità dei percorsi e la maggiore personalizzazione. Almeno questo è quello che si intende a livello internazionale. In Italia siamo all’anno zero, più o meno. Gli studenti lo sanno meglio di me. Le scelte tecniche che sto sperimentando sono frutto di una lunga esperienza come studente online – dal 2007 ad oggi ho frequentato 5 MOOC, sempre completandoli con il certificato di partecipazione o, quando esistente, di valutazione finale – e di un’attività pluriennale di insegnamento online, compreso un MOOC che creai nel 2013.  Sono molto utili i vostri vari commenti, come quelli di Giulia e di Elena. Giulia rileva “una maggiore attenzione ai dettagli” nel secondo incontro. Sì, ma più che una maggiore attenzione ai dettagli si tratta dello sforzo di migliorare sempre. Quindi è probabile che la mia manualità cambi progressivamente nel tempo, spero producendo risultati progressivamente più soddisfacenti. Non dispongo di uno staff tecnico per gestire questi aspetti, quindi devo “giocolare” con i vari elementi a disposizione. Mi sono reso conto che è importante mostrare il computer quando lavoro al computer. Qui devo migliorare sulla sincronizzazione delle operazioni, spengendo e attivando i vari apparecchi (il nostro tutor, Antonio Fini, mi richiamerà all’ordine), altrimenti in fase di montaggio mi trovo nei pasticci, dovendo riaccordare il video GoPro, l’audio a alta qualità e lo screencasting sul computer. A proposito di qualità audio è vero: l’amplificazione ipertrofica del microfono peggiora anche la registrazione audio. Dobbiamo ricordarci di aggiustare il volume subito, la prossima volta.
Giulia poi menziona i sondaggi fatti in aula con Mentimeter. Giusto! Abbiamo fatto due sondaggi:

mm-video-precedente

mm-coding

Questi sono i risultati che abbiamo ottenuto in aula. Ora possiamo arricchirli con i contributi di coloro che non c’erano, che possono collegarsi usando i codici relativi e rispondere. Fatelo!

Elena invece pone un’altra questione: Spero che anche il Prof. Formiconi riesca ad utilizzare la funzione di registrazione in diretta del laboratorio, in modo da poter rispondere e interagire in tempo reale. Questa è una faccenda più complessa. La “registrazione in diretta” è uno streaming e la possibilità di “rispondere e interagire in tempo reale” richiede l’attivazione di un canale chat, direi, che un’altra persona, per esempio Antonio Fini, dovrebbe seguire con continuità. Nella (lunga) fase di preparazione del laboratorio ho investigato la possibilità di realizzare lo streaming, anche intervistando i colleghi che l’avevano sperimentato in precedenza negli stessi ambienti. L’Ateneo dispone di un sistema del genere che si chiama Teleskill. Di per sé questo è buono ma non altrettanto si può dire dell’infrastruttura di rete. Purtroppo questo è un male endemico del Paese. Ho molta esperienza di collegamenti in diretta, tipo web conference, ma la probabilità di sprecare tempo in problemi tecnici di connessione e similari è veramente troppo elevata, in una circostanza del genere. Inoltre, uno streaming verrebbe necessariamente da una videocamera, non certo anche dal mio computer quando lo desidero io. Otterremmo quindi qualcosa di assimilabile alla prima delle due registrazioni che abbiamo fatto, dove c’è un unico video. A meno di non pensare a uno staff e una strumentazione stellare che è completamente al di fuori della nostra portata. Direi quindi che andremo avanti con le registrazioni “in differita”. Si ottiene molto più beneficio globale in maniera sostenibile.

Intorno all’utilità di LibreOffice e Logo

Gloria solleva la questione dell’impiego e dell’effettiva utilità che possono avere i vari strumenti incontrati nel laboratorio e nei suo dintorni. Certamente vale la pena di andare a leggere l’eccellente commento fatto da Elenora a proposito dell’utilità di Logo. Eleonora mostra di avere compreso molto bene il senso del capitolo “Mathophobia: the Fear for Learning” di Seymour Papert, che ho tradotto integralmente nel capitolo 1 del Piccolo Manuale di LibreLogo, che è obbligatorio studiare. (Rammento: quando dico studiare non è perché vi voglia fare sopra delle domande ma affinché la comprensione emerga dall’agire conseguente.)

Più in generale, oltre alle considerazioni di Eleonora, gli strumenti e i metodi proposti nel laboratorio non devono necessariamente tradursi sempre in cose da fare in classe, a volte sì ma a volte no. Ad esempio, quando io vi chiedo di usare LibreOffice non significa che poi si debba usare LibreOffice con i bambini. Anzi, la cosa in generale mi pare che abbia poco senso: LibreOffice è una suite per ufficio, come Microsoft Office. Però può (non deve ma può) succedere che si facciano attività che comportino la scrittura di documenti di testo al computer – l’ho visto fare. Bene, in tali casi è giusto, etico e economico che nella scuola si usino strumenti di software libero. E siccome anche agli studenti universitari si può chiedere di scrivere elaborati – l’ho già fatto prima, e lo rifaremo – questa è l’occasione per imparare che esistono strumenti economicamente e eticamente interessanti. I futuri insegnanti lo devono sapere. Quelli attuali non lo sanno quasi mai.

Ritornando sull’utilità di Logo, la questione si connette con quella sollevata dalla discussione Perché la matematica è così odiata a scuola? iniziata da Elena. In questa discussione Nancy ha scritto un contributo molto interessante, condividendo ciò che sta imparando nel suo lavoro di tesi – grazie! Nel suo testo si fa, molto appropriatamente, riferimento al ruolo distorto che viene solitamente attribuito all’errore in matematica – non solo ma qui la cosa fa più danni. Scrive Papert (pag. 32 del Piccolo Manuale di LibreLogo):

Tipicamente, in un’ora di matematica, la reazione di un bambino ad un errore sarebbe quella di dimenticarlo prima possibile. Invece nell’ambiente Logo, il bambino non è criticato per per l’errore del disegno. Il processo di debugging fa normalmente parte del processo di comprensione di quello che fa un codice. I programmatori sono incoraggiati a studiare il difetto (bug) anziché a dimenticare l’errore. E nel contesto della Tartaruga ci sono buone ragioni per studiare il problema, perché il premio è dato dall’ottenimento del risultato.

Aggiungo che giocando con la Tartaruga di Logo si apprendono in modo implicito molti pensieri matematici. Non è solo la questione del gioco, è proprio questione della natura dei concetti e del metodo del pensiero matematico. Perché il pensiero matematico non ha quasi nulla a che vedere con quello che i più intendono per matematica, troppo spesso un conglomerato di operazioni meccaniche, raramente comprese realmente. Per questo voglio che Logo venga approfondito bene, perché solo cimentandosi si può capire. Ma su queste cose tornerò abbondantemente, anche in molte ore di lezione, fra quelle disponibili.

La storia

Nella discussione sulla creazione dei pad, iniziata da Donatella, è venuta fuori una storia scritta in collaborazione. Troppo divertente: continuate!

Problemi tecnici specifici

Può capitare che taluni abbiano problemi tecnici specifici. Per esempio a Alessia, Silvia e forse altri, succede che la Tartaruga non si muova! E pare (per ora) che questo sia dovuto al fatto che usino un Mac. Ecco dove sono utili i “ricevimenti allargati” in aula informatica del martedì (a volte il mercoledì: vedi calendario). Come si vede, i modi per trasformare un “laboratorio di massa” in un laboratorio dove si fanno le cose sono molti: è questione di ottimizzare le risorse e essere flessibili.

La questione dei link…

Nelle discussioni del forum stanno emergendo una quantità impressionante di risorse, che si risolvono in una montagna di link. Martina si era accorta subito del problema, già il 6 ottobre, e aveva iniziato un’apposita discussione. Ma forse il forum non è lo strumento più adatto. Ho in mente un paio di soluzioni e ho già messo qualcosa in cantiere. Prima tuttavia occorre mettere a fuoco un concetto che ci serve ad affrontare il problema della classificazione di una moltitudine di oggetti, in particolare nel Web.

A questo fine vi chiedo quindi di leggere prima un testo: Lo strano modo di trovare le cose.

Poi, fra qualche giorno lanciamo un’iniziativa sulla classificazione dei link.

Ok, forse per oggi può bastare…

P.S. Segnalatemi omissioni e errori: non ho paura di sbagliare e sono contento se qualcuno mi aiuta a migliorare…

Aprendo un ambiente semiaperto…

Il contesto è quello del Laboratorio di Tecnologie Didattiche del quale ho la fortuna di occuparmi presso il Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria. Fortuna impreziosita dalla collaborazione di Antonio Fini, valente e caro amico, nella veste di tutor, (in realtà co-docente).

Per vari motivi è opportuno che tale laboratorio trovi il suo luogo di riferimento nella piattaforma di Ateneo, che ho impostato in maniera da essere massimamente accessibile: eccola. Dovrebbe essere tutto visibile, anche il forum, eccetto per il fatto che gli esterni non possono commentare. Questo pare che non sia proprio possibile. È per questo motivo che ogni tanto riporterò qui alcune delle istanze proposte dagli studenti, in maniera che possano eventualmente ricevere un riscontro più ampio.

Prima di proporre una di queste richieste, voglio dire che questa classe di 262 future maestre – e qualche futuro maestro 🙂 – sta rispondendo in maniera magnifica. In una sola settimana il forum è diventato un vulcano. Che sia benvenuto il caos, dal quale usciranno elementi preziosi, così come quelli, fisici, che escono dalle fornaci dei soli. A testimonianza di questa bella atmosfera, riporto qui per intero il messaggio che Eleonora ha posto in un commento a questo blog:

Qualsiasi tipo di comunicazione – da quella “face to face” a quella virtuale- è indice di informazione.
“Non si può non comunicare”, dice un celebre assioma .
Questo vale anche nel nostro caso.
Nei nostri commenti mostriamo quello che sappiamo ( e che non sappiamo) sull’argomento, facciamo domande, diamo risposte, confidiamo paure, celebriamo risultati.
E credo che, anche quando non commentiamo (per paura di sbagliare o incertezza nel dare un personale giudizio) creiamo sempre comunicazione, soprattutto autodiretta. “Non voglio commentare. Si, ma perchè?” Ecco che si innesta una riflessione che, nel mio caso (come ho letto il caso di molti ) si è fatta riflessione. E alla riflessione è seguito l’agire : è bene prendere coraggio e iniziare a esplorare le risorse, leggere articoli, guardare i video e farsi un’idea su ciò che non si sapeva. E da lì coinvolgere in questo viaggio i nostri compagni, con – appunto- domande.
Nella piattaforma che il Professore ha creato per il nostro Laboratorio di Tecnologie didattiche, spesso leggo commenti e domande. E imparo tanto. Tantissimo.
Imparo a leggere bene la domanda prima di rispondere.
Imparo a cercare la risposta (quando casomai non conosco bene l’argomento).
Imparo a rispondere nel modo più chiaro possibile.
Imparo a stare attenta.
Imparo a essere una vera (futura)maestra.

E ora la domanda, questa volta di Caterina:

Vorrei imparare a utilizzare dei programmi che coinvolgano gli alunni nell’apprendimento della grammatica e del lessico in maniera ludica sia per italiano come lingua straniera che per inglese, da utilizzare anche con la LIM. Qualcuno ha dei suggerimenti o ha già avuto esperienza in merito?

Bene, c’è qualcuno che ha delle idee interessanti in proposito?