Non scherziamo sui fondamentali: bella la lettera della preside, squallida l’uscita del ministro

Cari studenti,

in merito a quanto accaduto lo scorso sabato davanti al Liceo Michelangiolo di Firenze, al dibattito, alle reazioni e alle omesse reazioni, ritengo che ognuno di voi abbia già una sua opinione, riflettuta e immaginata da sé, considerato che l’episodio coinvolge vostri coetanei e si è svolto davanti a una scuola superiore, come lo è la vostra. Non vi tedio dunque, ma mi preme ricordarvi solo due cose. 

Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti. ‘Odio gli indifferenti’ – diceva un grande italiano, Antonio Gramsci, che i fascisti chiusero in un carcere fino alla morte, impauriti come conigli dalla forza delle sue idee. 

Inoltre, siate consapevoli che è in momenti come questi che, nella storia, i totalitarismi hanno preso piede e fondato le loro fortune, rovinando quelle di intere generazioni. Nei periodi di incertezza, di sfiducia collettiva nelle istituzioni, di sguardo ripiegato dentro al proprio recinto, abbiamo tutti bisogno di avere fiducia nel futuro e di aprirci al mondo, condannando sempre la violenza e la prepotenza. Chi decanta il valore delle frontiere, chi onora il sangue degli avi in contrapposizione ai diversi, continuando ad alzare muri, va lasciato solo, chiamato con il suo nome, combattuto con le idee e con la cultura. Senza illudersi che questo disgustoso rigurgito passi da sé. Lo pensavano anche tanti italiani per bene cento anni fa ma non è andata così”. 

Annalisa Savino, Dirigente Liceo Scientifico Leonardo da Vinci, Firenze

Il gatto perfettamente imperfetto di Alice e il “commiato dagli studenti di Firenze”

Creazione di Alice Macelloni. In realtà i due baffi sotto il fiocco ravvivano ulteriormente la figura. Ho letto da qualche parte che Picasso (mi pare) riteneva che i buoni pittori fossero quelli che trasformano gli errori in nuove idee, in creatività. La vita scaturisce dall’imperfetto. C’è chi dice che Michelangelo sfregiasse un angolino nascosto delle sue opere finite, per non dimenticarselo.

Con questo anno accademico (2022/23) termina il mio incarico di insegnamento presso il Laboratorio di Tecnologie Didattiche presso il CdS di Scienze della Formazione Primaria in Unifi.

Scrivo questi pensieri in forma di lettera aperta ai miei studenti per via dei vari messaggi affettuosi che sto ricevendo. In primo luogo per esprimere la mia gratitudine nei vostri confronti: è straordinaria la prontezza che dimostrate nell’accogliere l’essenza di quello che ho cercato di offrirvi e che le vostre lettere esprimono, ovvero il valore della riflessione: “fermarsi a riflettere (non ne siamo più capaci)”, “essere costretti a pensare” sono le espressioni ricorrenti. Al di là delle competenze e dell’abilità nel manovrare la Tartaruga di Seymour Papert o qualsivoglia altra tecnologia. È entusiasmante questo fatto.

In secondo luogo mi preme farvi sapere che non si tratta di una mia rinuncia: ero disposto a continuare per molti anni il laboratorio, come sto facendo con i vostri colleghi di Napoli, fra varie altre cose. Invece il motivo va cercato, credo, in un fatto oggettivo, che è la ristrettezza delle risorse assegnate agli atenei pubblici, che si trovano costretti a minimizzare il ricorso ai contratti, e a cercare di utilizzare al meglio la forza lavoro strutturata. Un motivo perfettamente comprensibile. Del resto, è anche giusto che i “vecchi” si facciano da parte per fare luogo alle nuove leve, che magari in futuro faranno anche meglio dei predecessori.

Inoltre, le storie belle, quelle vere, finiscono. Ed è forse bene che ciò avvenga prima che appassiscano. Perché questi sei anni passati con voi sono stati strepitosi e dobbiamo anche essere grati ai colleghi che mi hanno offerto questa bella opportunità.

In ultimo, come sapete, io ci sono, qui e nei social. Sapete come raggiungermi se avete idee o problemi da discutere.

Le misure del dissenso russo, che dovremmo cercare di conoscere e sostenere

In Russia gli esponenti delle opposizioni stanno in carcere, di questi Alexei Navalny e Ilya Yashin sono fra i più noti. Qualche giorno fa è uscito un appello che Yashin ha inviato dalla prigione, dove sconta una pena di 8 anni e mezzo per avere condannato l’invasione russa dell’Ucraina l’anno scorso.

Il pezzo, intitolato Un messaggio al mondo da una prigione russa, chiede in sostanza di non considerare tutti i cittadini russi responsabili dell’invasione e degli atti criminali prepretati dal regime. L’articolo è interessante perché dà la dimensione del dissenso russo, che io sostengo essere colpevolmente ignorato da un’opinione pubblica intenta a pascolare nella comfort zone delle proprie convinzioni più o meno ideologiche. Dissenso che ho cercato di testimoniare in una ventina di post in questo blog.

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Conferenza stampa di Reporter senza Frontiere con Marina Ovsiannikova

Spero che tutti ricordino il temerario gesto di dissenso di Marina Ovsiannikova, giornalista della TV di stato russa.

Riporto qui sotto la traduzione del comunicato stampa di Reporter Senza Frontiere (RSF) dove Marina Ovsiannikova racconta la fuga dalla Russia coordinata da RSF. A seguire il video della conferenza stampa (l’audio inizia soltanto a 4’39”). Qui il testo originale del comunicato.

Ringrazio l’amica Claude Almansi per la tempestiva condivisione della notizia.

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Teach For Italy ha aperto le selezioni per il suo programma di Fellowship 2023. 

Riporto qui di seguito la brochure e il testo dell’offerta TFI per il 2023.

Segue il testo (3 min)