Facciamo che eravamo sordi, ciechi… (questioni di accessibilità) – #edmu14

Non avrei mai immaginato di appassionarmi a un saggio di linguistica. E, una volta introdotto all’affascinante concetto di grammatica universale, ancor meno avrei immaginato di leggere il brano seguente [1], che colloco immediatamente fra le citazioni preziose:

È un dato della cultura tradizionale, che merita molta più attenzione di quanta non ne riceva, il fatto che l’insegnamento non dovrebbe essere paragonato al riempimento di una bottiglia con dell’acqua ma piuttosto all’aiuto che si dà a un fiore per crescere nel modo che gli è proprio. Come ogni buon insegnante sa, i metodi dell’istruzione e la quantità di programma svolto sono questioni di poca importanza se confrontate con la capacità di suscitare la curiosità naturale degli studenti e di stimolare il loro interesse a compiere ricerche in modo autonomo. Ciò che gli studenti imparano passivamente sarà presto dimenticato. Ciò che gli studenti scoprono da soli quando la curiosità naturale e i loro impulsi creativi sono sorti non solo sarà ricordato ma sarà la base per ulteriori ricerche e, forse, significativi contributi intellettuali.

La curiosità naturale degli studenti e il loro interesse a compiere ricerche in modo autonomo hanno bisogno di tempo per emergere. Il tempo è invece una risorsa scarsa per gente che studia lavorando e deve seguire più insegnamenti in un semestre che in realtà è a malapena un bimestre.

Sto esitando a proporre l’ultima attività (elaborazioni video) perché vedo dai vostri dialoghi che siete in varie altre faccende affaccendati; l’assenza di un software libero di montaggio video utilizzabile per tutte le piattaforme complica ulteriormente la questione – vano seminare in avverse condizioni.

Per facilitare la situazione propongo quindi un’alternativa all’attività sui video che cercherò di proporre comunque – ognuno scelga quella che preferisce. Allo stesso tempo ne approfitto per cogliere un’occasione che, nella deplorevole concitazione, ci eravamo persi alla fine della prima attività, quella sulla sottotitolazione. La proposta era stata fatta da Claude, che aveva a sua volta sfruttato un post che avevo scritto per diffondere la notizia dell’evento Un medico all’Inferno.

La proposta di Claude è interessante perché richiama ancora l’attenzione su valori che sono importanti per un approccio umanistico all’impiego delle tecnologie.

In pratica. Chi vuole fare tutto faccia tutto, ovviamente, ma chi si trova in difficoltà, ai fini dell’insegnamento di Editing Multimediale può scegliere fra l’attività proposta da Claude e quella sulle elaborazioni video che verrà.

Il post di Claude è Accessibilità: facciamo che eravamo sordi, ciechi #edmu14


[1] Noam Chomsky, Linguaggio e problemi della conoscenza, Il Mulino, Bologna, 1998, p. 114-115.
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Cose che succedono in rete, se si lavora bene… (questioni di accessibilità)- #edmu14

Con Claude ci siamo conosciuti in rete, diversi anni fa. Una volta ci è capitato di mangiare una croque-monsieur ma poi abbiamo continuato, si può dire, a lavorare insieme in rete. Con leggerezza ma in modi utili, laddove ai nostri percorsi tortuosi è capitato di tangersi. E così è successo questa volta. Chi ha partecipato a questa attività di sottotitolazione si sarà reso conto del ruolo importante che ha giocato Claude.

La cosa divertente è che, nell’arruffio disordinato del mio agire, proponendo quest’attività, avevo dimenticato una cosa che in realtà sapevo, e cioè che Claude, dai tranquilli lidi di una città elvetica si ritrova ad essere responsabile del forum d’aiuto di Amara – come spiega nella scheda sottostante.

Distilliamo prima qualche messaggio:

  • in rete si possono sviluppare relazioni umane e professionali importanti
  • in rete chiunque si può rendere utile, creando valore vero, da qualsiasi parte del mondo libero, a qualsiasi età, partendo da qualsiasi competenza – può succedere che essendo letterati poliglotti ci si ritrovi a gestire il forum di aiuto di un servizio web internazionale…
  • fare didattica all’aperto offre opportunità straordinarie – più volte mi è accaduto di beneficiare di collaborazioni preziose, che non avrei mai potuto ottenere attraverso i canali di reclutamento convenzionali, purtroppo tragicamente sfilacciati dalle nostre parti

Cose possibili, non facili. Se dovessi, col senno di poi, dare una ricetta… perseveranza, umiltà, apertura e un po’ di fortuna.

La parola a Claude… Grazie!


 

Attività di sottotitolazione #edmu14

Riferimenti: http://tinyurl.com/ST-edmu14 .

Seguo soltanto da cyberturista il corso #edmu14 di Andreas Formiconi, e non ho partecipato alla sua attività di sottotitolazione, salvo per ripristinare alcuni sottotitoli altrui che erano stati cancellati per sbaglio. Però seguire questa attività è stato affascinante, per vari motivi.

In generale

Anche se l’apparenza dello strumento di sottotitolazione di Amara è parecchio cambiata dall’ultima attività di sottotitolazione in un altro corso di Andreas, questo non ha turbato i partecipanti che l’avevano utilizzato allora. E si è subito instaurata una proficua collaborazione tra loro e chi non aveva mai sottotitolato prima.

Da qui la scoperta e l’uso oculato di funzioni che non erano state spiegate nel tutorial introduttivo:

  • le “Notes” (novità) all’interno dello strumento per condividere domande e dubbi,
  • la possibilità di sincronizzare man mano, prima di aver trascritto tutto, in barba al “workflow” previsto da Amara … e alle istruzioni di Andreas, che chiedeva soltanto la trascrizione: ma è più facile ritrovare il punto da dove continuare a trascrivere se l’inizio è già sincronizzato.

Partecipazione

Quanto alla partecipazione, la storia delle revisioni mostra che 15 persone hanno contribuito alla sottotitolazione (togliendo Andreas e me), e questo è un numero cospicuo, nella mia esperienza.

Tuttavia, se ci sono 20 iscritti al corso, e se forse ci sono altri cyberturisti ad aver partecipato, allora ci sono diversi iscritti che devono tuttora svolgere l’attività.

Ulteriori proposte

Andreas ha già suggerito due tutorial su Audacity per ulteriori sottotitolazioni. Però si potrebbe anche pensare ad attività alternative collegate:

  1. Tra le “lingue” di Amara, ce n’è una chiamata “Metadata: Audio description”, che consente di creare un copione di descrizioni degli elementi significativi di un video, con indicazioni temporali che consentono di inserirle al posto giusto. Queste audio descrizioni sono necessarie ai ciechi e il copione risultante produce una trascrizione del video che ha senso di per sé.
  2. Amara ha anche una lingua “Sign languages”: perciò chi è bilingue “Lingua Italiana dei Segni (LIS) – italiano” potrebbe creare sottotitoli italiani per video soltanto in LIS, definendone la lingua, appunto, come “Sign languages”, specificando “LIS” nella descrizione.
  3. Le altre lingue “Metadata” di Amara potrebbero essere sfruttate per preparare un editing di un video, contrassegnano tagli ed aggiunte. Oppure per aggiungere domande (e risposte) sincronizzate su e con il video.
  4. Cercare un video YT con sottotitoli automatici non troppo abominevoli e sistemarli – con Amara o con alcuni nuovi tool attualmente in beta.
  5. Si può anche trascrivere l’audio nelle etichette di Audacity, che è completamente utilizzabile dai ciechi con la sintesi vocale, mentre Amara forse no. E Audacity legge anche file video MP4.

Se ci saranno interessati a queste proposte alternative, sono a disposizione per ulteriori spiegazioni ed accompagnamento.

Nota

Se ho seguito da cyberturista questa attività, e se sono disponibile ad accompagnarne altre un po’ meno classiche, è da una parte perché sono responsabile del forum d’aiuto di Amara: perciò vedere come gli altri adoperano lo strumento mi serve per rispondere meglio a domande lì.

E se ho accettato di occuparmi di quel forum d’aiuto, è perché sono fermamente convinta dei vantaggi e della necessità di rendere i video accessibili a tutti. Con gli anni, farlo è diventato sempre più semplice – però basta un piccolo intoppo, una cosa non capita, a sfar perdere un mucchio di tempo e quindi a scoraggiare la gente.

Però il motivo principale è che mi diverte la sottotitolazione, e soprattutto quella collaborativa come viene praticata in questo corso e in corsi precedenti di Andreas Formiconi.

Conclusione attività I di sottotitolazione di un video – #edmu14

Clicca qui per scaricare il pdf (122KB)

Sommario:

Precisazione su cosa si intenda per conclusione dell’attività. Scrittura di un abstract di 1000 parole. Ripasso su software libero e impiego di LibreOffice. Richiamo sull’accuratezza della scrittura e ripasso su come scrivere il carattere È nei vari sistemi operativi. Correggetemi!


Cosa si intende per conclusione

Diciamo subito che chi è in ritardo non viene tagliato fuori da questo post. Ognuno ha i suoi tempi, determinati dalle proprie contingenze familiari e di lavoro. Penso che nell’ambito dell’aggiornamento professionale si debba imparare a rispettare i tempi individuali. Non vi sono mai scadenze quindi: io continuo a rispondere anche a commenti fatti su temi discussi due anni fa. D’altro canto in questa fase il laboratorio #loptis deve anche seguire la temporizzazione di Editing Multimediale #edmu14, che è un corso universitario con un termine definito: 6 febbraio. Cercheremo quindi di aggiustare la collocazione temporale delle attività segnalando i passaggi dall’una all’altra ma, ripeto, il vostro impegno individuale su ciascuna di esse avrà valore a prescindere dal tempo.


Scrivere un abstract di 1000 parole

Il programma 1 prevede che ciascun partecipante pubblichi in piattaforma un abstract che riassuma ciascuna attività. L’abstract deve essere al massimo di 1000 parole. Quindi chiedo a tutti di redigere un abstract che sintetizzi tutto quello che è stato fatto nell’ambito o al margine dell’attività di sottotitolazione e di pubblicarlo in piattaforma. Lucia vi aiuterà per i dettagli. Ovviamente, coloro che non hanno ancora completato l’attività procrastineranno la scrittura dell’abstract al tempo adeguato.


Usare software libero: LibreOffice

Cogliamo l’occasione per dare maggior corpo anche al precedente adempimento. Usualmente, in circostanze del genere, nella modulistica si fa riferimento a documenti word. Purtroppo da tanti, troppi anni, è invalsa l’abitudine di usare documenti word, come se questa fosse l’unica alternativa possibile. In un corso come questo, dove si pone grande attenzione ai risvolti etici, culturali e di sostenibilità economica che l’impiego di un software piuttosto che un altro può comportare, dobbiamo sollevare la questione. Il programma Word è un ottimo prodotto della maggiore azienda software del mondo, ma non è l’unico! E non è nemmeno l’unica modalità possibile quella di utilizzare software proprietario, vale a dire software per l’uso del quale bisogna pagare qualcuno. Esistono oggi numerosissime alternative, di grande valore tecnico e etico. Invito ad andare a rileggere il post https://iamarf.org/2012/12/17/una-piccola-esplorazione-su-cosa-e-il-software-oggi-linf12/Una piccola esplorazione su cosa è il software oggi – #linf12.

In concreto: chiedo a tutti i partecipanti di redigere gli eventuali documenti utilizzando il software https://www.libreoffice.org/LibreOffice. Si può scaricare per tutti i sistemi operativi ed è come Word, non identico ma simile. L’anno scorso ho fatto una simile richiesta a 370 studenti di medicina e non ci sono mai stati problemi, quindi si può fare. Naturalmente iniziando dal succitato abstract.


Scrivere in bella calligrafia

E cogliamo l’occasione per mettere in luce un ulteriore elemento: l’accuratezza. Mi riferisco alla sciatteria dominante nelle relazioni online, nelle email, nei commenti in qualsiasi contesto. Constato con amarezza che spesso è proprio dalla nostra generazione che vengono i peggiori esempi, che possono talvolta culminare in qualche email scritta da qualche collega, piena di refusi, in minuscolo, o peggio tutta in maiuscolo, sintatticamente devastata. Preferisco un messaggio in SMS-ese che un’email del genere da parte di un coetaneo. La qualità parte dal basso, dalle azioni minime, sempre. Si può essere sintetici e veloci quanto si vuole, i tempi lo impongono spesso, ma non per questo si è autorizzati ad essere cialtroni. Quando si scrive al computer o sul tablet si deve essere accurati, esattamente come quando si scriveva in bella calligrafia. È stato un regresso rinunciare alla bella calligrafia. È un regresso scrivere in internet come un analfabeta. È importante anche la È correttamente accentata (e non apostrofata!) con la quale inizia questa frase. Chi vuole sapere come si fa la È nei vari sistemi può leggere il post https://iamarf.org/2014/01/27/e-loptis/ e i relativi commenti.


Siate severi

Siate severi con voi stessi e, in questa circostanza, con il sottoscritto: segnalatemi refusi e errori di ogni genere! Ogni refuso segnalato un + sul registro…


Note

… programma1
Avevo già diffuso una prima versione del programma ma sto lavorando ad una versione più articolata e ponderata. Al momento della consegna alla segreteria ne faremo oggetto di un post, quale momento di riflessione sul modello formativo appropriato per un corso di questo genere

Un’altra attività (facoltativa) in collaborazione – #edmu14

In questo post proponiamo un’attività alla quale può partecipare chiunque, non solo gli studenti di Editing Multimediale. Questi ultimi ovviamente possono contribuire se possono e vogliono.

Ma prima due parole per ricapitolare come funziona il percorso, anche se per la classe di Editing Multimediale di quest’anno dovrebbe essere già noto, avendo fatto insieme il Laboratorio Informatico due anni fa.

Come in tutti gli altri insegnamenti, alla fine ci sarà l’esame, ma il significato di questo è diverso dal solito. Qui il diritto a conseguire il voto si costruisce cammin facendo e non con una prova finale. L’esame finale servirà a svolgere una discussione, ma l’esito sarà già determinato, al massimo potrà essere ritoccata la valutazione, ma di poco.

Le attività proposte vanno quindi considerate obbligatorie per gli studenti di Editing Multimediale, a meno che non sia esplicitamente dichiarato il contrario, come in quella proposta di seguito. Chi ha dubbi chieda mediante un commento al post pertinente. La valutazione cresce con la qualità e la quantità delle attività. Chi non fa niente pensando di cavarsela rispondendo a delle domande all’esame, avrà certamente una valutazione molto bassa. In tal caso l’esame verterà sui motivi per cui le attività non sono state svolte. In particolare si cercherà di appurare se vi è stato uno sforzo o meno e verranno valutate eventuali difficoltà oggettive.

Veniamo alla seconda attività, che è emersa spontaneamente nel corso della prima. Claude, in un commento al post di introduzione, proponeva di tradurre in italiano il tutorial sull’impiego dell’editore di Amara, il cui originale si trova qui. Mi sembra un’ottima idea e quindi la propongo a tutto il laboratorio, non solo agli studenti di Editing Multimediale, per i quali, ripeto, è facoltativa.

Si tratta di una traduzione collaborativa, esattamente come quella che facemmo insieme dell’articolo Expanding the zone of reflective capacity: taking separate journeys together – Espandendo la zona di capacità riflessiva: unendo percorsi diversi.

Claude ha preparato una pagina apposita, come l’altra volta. Per chi vuole partecipare la pagina è questa (una parte l’ha già tradotta Claude).

Infine una domanda. Considerato che alcuni di voi stavano quasi per finire da soli il lavoro di sottotitolazione del podcast di introduzione, volete un video da sottotitolare?

Un podcast per iniziare Editing Multimediale – #edmu14

Editing in WordPress

Inizia qui un ciclo di post destinato agli studenti di Editing Multimediale del corso di laurea in Metodi e Tecniche delle Interazioni Educative della IUL.

Questi post sono designati dall’hashtag #edmu14 ma implicitamente anche da #loptis: #edmu14 è un sottoinsieme di #loptis.

Iniziamo a tratteggiare l’idea che ci saremmo fatti per questa edizione del corso, e lo facciamo con il seguente podcast:

Se preferite ascoltarlo con qualche altro mezzo lo potete scaricare qui (11 MB – per salvare cliccare con il testo e poi “Salva con nome…”).

Abbiamo affidato al podcast il compito di introdurre il percorso ma non ci basta, lo vogliamo sfruttare ancora di più. Ecco quindi l’idea di farci un esercizio, dal triplice valore:

  1. conoscere un modo semplice per sottotitolare un video in rete
  2. fare un lavoro in collaborazione
  3. lambire la questione dell’accessibilità

L’accessibilità è un attributo delle risorse Web del quale si parla troppo poco. Un video in flash è un buco nero per chi non vede o vede poco. Un file audio è un buco nero per chi non sente.

Questo non significa pretendere di creare materiali in grado di ovviare a tutti i problemi di accessibilità, cosa impossibile. Si tratta tuttavia di porsi il problema, in funzione della platea a cui ci si rivolge e del mezzo che si usa. Qui noi stiamo usando un podcast, può essere una buona idea corredarlo del testo. Non è solo per chi ha problemi di udito: anche coloro che non conoscono bene la lingua possono essere avvantaggiati dalla disponibilità del testo scritto – nelle classi di 300-400 studenti di medicina, si trovano sempre un certo numero di stranieri che sono alle prime armi con l’italiano. Stesso discorso per i video.

Passiamo quindi all’azione. Anche se il nostro scopo è semplicemente quello di trascrivere un podcast, per poterlo fare in maniera collaborativa utilizziamo un servizio web per la sottotitolazione collaborativa dei video. Sono molto interessanti questi servizi perché consentono di rendere accessibile un video in altre lingue, forniscono un testo che torna utile a chi ha problemi di vista – i sottotitoli possono essere esportati in file di testo e i testi posson essere letti dai ciechi con i sintetizzatori vocali – e a coloro che hanno problemi di udito. Abbiamo scelto di usare il servizio Amara.

Per mettere in piedi l’attività, abbiamo creato un video “finto”, nel quale di mobile c’è solo la traccia audio, e lo abbiamo messo in Youtube. Lo potete vedere qui di seguito anche se non è questo che dovremo usare:

Infatti, successivamente, in Amara abbiamo creato un link a questo video Youtube. Sì perché in Amara non si caricano direttamente i video, ma si producono i sottotitoli che vengono sovrapposti al video originale quando questo viene fatto girare attraverso il link creato in Amara.

L’audio dura 12’26”, ovvero 746″. Voi siete 20, un primo pezzetto l’ho trascritto io, per innescare il processo. Quindi ognuno dovrebbe trascrivere circa 30-40″.

Nel tutorial seguente mostriamo come si fa a svolgere il lavoro.

Qui abbiamo preparato anche una versione sottotitolata con Amara, appunto. Nei sottotitoli c’è qualche informazione in più, rispetto al parlato.

Ognuno di voi, una volta entrato nel link qui sotto e giunto all’editore dei sottotitoli, come spiegato nel tutorial precedente, dovrà far scorrere in baso i sottotitoli, individuando l’ultimo, posizionarvi il cursore, e poi far partire li video con il comando “tab”. Arrivato alla fine dell’ultimo sottotitolo già redatto, iniziare a scrivere i propri, come mostrato nel tutorial, per un periodo di circa 30-40 secondi. Non importa essere precisi. Aggiusteremo dopo.

Non rimane che buttarsi. Qui: link per sottotitolare il podcast.

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