Ciò che tutti usano ma non conoscono tanto bene #linf14

Con questo post concludiamo il primo dei 5 moduli previsti nel programma (ODT, DOCX, PDF) del Laboratorio IUL #linf14, quello intitolato “Ciò che tutti usano ma non conoscono tanto bene”.

I temi proposti sin qui erano volti ad allargare lo scenario tecnologico condiviso dai più, solitamente confinato all’impiego di

  1. programmi tipo “Office” – Word, Excel, Powerpoint
  2. un variegato insieme di “app”, di Apple, Google o altri venditori, a seconda dei casi
  3. qualche social network

Tanti hanno competenze di questo genere, più o meno approfondite, ma si tratta sempre di competenze confinate in qualche recinto: Microsoft per i tantissimi che usano i programmi del pacchetto MS Office; Apple per i patiti di iPad e similari, Google per i possessori di congegni Android; Facebook, Twitter e altri per i patiti dei rispettivi social network.

Pochi hanno competenze trasversali, universali. Pochi hanno una qualche dimestichezza con i sistemi e i linguaggi che sottostanno ai suddetti recinti. Pochi sanno che usare un software piuttosto che un altro ha implicazioni molto diverse, in termini economici, etici e formativi. Pochi sono consapevoli del fatto che oggi al portentoso sviluppo delle tecnologie non contribuiscono solo alcuni attori industriali convenzionali ma un complesso ecosistema, dove il libero contributo di sterminate comunità di individui non è meno determinante di quello delle maggiori companies.

La scuola non può ignorare il grande scenario, la big picture. Non può limitarsi ad una piccola parte del discorso. A che vale la tanto acclamata cultura classica se poi questa non si traduce nella capacità di vedere sempre sia la parte che il contesto? A scuola si cerca di insegnare l’italiano di tanti, non l’italiano di pochi. Per quale motivo allora dovremmo insegnare l’informatica di pochi? Troppi assumono che l’innovazione tecnologica nella scuola consista nell’acquisizione degli apparati di ultimo grido e in corsetti che si riducono a istruzioni per l’uso dei medesimi.

Occorre essere consapevoli che vi è una grande differenza fra tentare di comprendere il mondo e accontentarsi di conoscere il proprio recinto. Fra la conoscenza di lingue universali e la pratica di gerghi particolari, le prime utili per tutti e per tutto, i secondi non di rado privilegio di pochi e buoni solo in ambiti limitati. Fra la cultura della diversità e l’illusione del pensiero unico. Fra la preparazione di ottimi consumatori – deboli – e quella di cittadini capaci e consapevoli – potenti.

Nel primo scorcio di questo laboratorio l’abbiamo presa un po’ larga ma non è possibile arrivare a percepire lo scenario con poche istruzioni per l’uso. Il senso di disorientamento e la fatica sono inevitabili. Riassumiamo allora un attimo i passi sin qui compiuti.

  • Laboratorio Informatico – Introduzione con invito alla lettura di un articolo dove si precisa, in sostanza, che imparare ad usare le tecnologie non è una questione di sola tecnologia.
  • Note sul metodo – Dell’importanza di fare commenti (in http://iamarf.org) e del modo corretto di stare in una comunità online, soprattutto del modo corretto di porre domande per ottimizzare l’apprendimento di tutti e l’impiego delle risorse, ivi compreso il tempo di tutor e docenti.
  • Il software libero raccontato da una studentessa – Il racconto fresco di un nativo digitale nell’atto di scoprire quanto è più ampio il mondo che credeva di conoscere era forse un buon modo per introdurre l’argomento.
  • Software libero – Importante per via del ruolo strategico assunto dal software ormai da quasi mezzo secolo ma importante anche perché le nuove modalità di sviluppo e distribuzione hanno fatto da apripista per altri ampi settori. Ci eravano limitati ad un inquadramento generale, confidando che esempi specifici sarebbero emersi spontaneamente durante il percorso, invece è saltata subito fuori una bella lista, grazie a Roberto Marcolin – su alcuni elementi di quella lista ci soffermeremo in seguito. L’episodio ha anche un’altra più ampia valenza perché testimonia come si possa creare una comunità viva senza ricorrere a software o dispositivi standard e senza ricorrere ai soliti social network ma con l’uso di strumenti generali – un blog nessun strumento tipo Office… – poi cura, perseveranza e fatica.
    A proposito del software libero abbiamo poi anche proposto qualcosa di pratico: Scaricare LibreOffice e scrivere con questo tutti i documenti che verranno richiesti nel laboratorio.
  • Il diritto d’autore – Le tecnologie oggi hanno messo tutti in condizione di essere autori, il più delle volte inconsapevolmente e, se volete (non sempre) pessimi autori, ma autori. Autore è anche colui che indulge nella (abbastanza insulsa) moda del selfie o che pubblica le foto del proprio (inconsapevole) figlio. In un mondo siffatto non si può ignorare completamente la questione della gestione di propri diritti e di quelli degli altri.
  • Note sul metodo – Dello spirito con cui le relazioni richieste dovrebbero essere scritte.
  • Hardware libero – Uno dei fenomeni che sono derivati direttamente da quello del software libero. Un mondo estremamente ricco e dalle ricchissime potenzialità didattiche.

E ora? Da dove possiamo dunque iniziare? Dalle piccole cose. Da alcune piccole cose.

Vi proponiamo articoli scritti negli anni precedenti quindi alcuni particolari vanno debitamente contestualizzati ma sono irrilevanti per il senso generale.

Facciamo un passo indietro per focalizzare l’attenzione su quella scatolina in alto nel navigatore (browser: Firefox, Internet Explorer, Safari o similari) dove siamo abituati a scrivere ciò che desideriamo trovare nella rete. Leggete quindi i post Un passo indietro e Un passo indietro II. Nel primo ci concentriamo sull’anatomia degli indirizzi Internet, i cosiddetti URL (Uniform Resource Locator), nel secondo cerchiamo di conoscere meglio il motore di ricerca, iniziando anche a imparare che non ce n’è uno solo.

Una volta letti questi due post, lentamente e con attenzione, proponiamo un esercizio: Come scrivere un link. Per gli studenti IUL l’esercizio proposto nel post va considerato obbligatorio – rientra fra le attività che andranno a comporre la valutazione finale.

Una volta fatto tutto ciò, chiudiamo il modulo “Ciò che tutti usano ma non conoscono tanto bene” con un’altra lettura con la quale cerchiamo di capire cosa significhi “fare un account”. La trovate nel post Non solo luci.

È parecchia roba, stimiamo che occorreranno due settimane, forse più. Nel frattempo non vi tormenteremo con altre proposte ma saremo sempre disponibili a rispondere ad ogni tipo di domanda – in questo blog. Se lo troverete utile potremo organizzare degli incontri online – anche questo lo potrete comunicare attraverso commenti a questo post.