Scoprendo e riscoprendo… [4] (fabbricare mondi)

Sì, è interessante la presentazione trovata e proposta da Luisella nel suo post Evoluzione dei media ai tempi di Twitter.

In quella presentazione l’autore conclude (condivido abbastanza, non proprio tutto) che:

  • La crisi dei media tradizionali non deriva dagli andamenti del mercato, ma da ragioni più profonde, innescate dalle nuove tecnologie
  • Perdono audience i media a “forma lunga” (il libro, il cinema…), e prevalgono i media a “forma breve”
  • … immediatamente accessibili in mobilità, aggiornati in tempo reale, e contestualizzati
  • L’overload informativo rende impossibile un approccio strutturato alla nostra [in]formazione -> serendipità, multitasking
  • Abbiamo ottenuto una totale libertà di esprimerci e di raccontarci pubblicamente, in cambio di una perdita complessiva di controllo sull’attendibilità dell’infosfera
  • Gli storici del futuro non avranno vita facile…

e propone due pensieri…

Scoprendo e riscoprendo… [3] (valutazione)

In questi giorni sono impegnato in varie commissioni di tesi. Vivo questa mansione come un momento doloroso perché si è costretti a dare i numeri: misure prese con metri di gomma. Invidio i colleghi che con mano ferma manovrano raffinate macchine docimologiche, mentre io provo disagio e vorrei essere altrove. Mi sovvengono voci dalla rete. Torno, ma prima di rimettermi a seguire tracce di #lits13 voglio ritrovare ciò che ho ricordato. Frugo nel pentolone magico, ecco: uno scambio di idee fra Sabina e Lucia, in Casca l’asino e Cercare significato nella valutazione. Me lo rileggo tutto avidamente e mi rincuoro. Ci sono persone che dubitano, che si interrogano. Non importa se sono poche. Bastano per tirarsi su.

A me piace praticare un flipping della valutazione: dare voti agli studenti per sapere come sono andato io – questo lo trovo molto utile – mentre allo studente vorrei poter dire, semplicemente: – Ok, puoi andare oltre… – oppure: – Stai ancora un po’ con noi… – tutto il resto dell’accanimento docimologico non lo capisco. E pensando alla complessità della valutazione mi viene in mente il bilancio visivo-narrativo di Giuliana

Scoprendo e riscoprendo… [2]

Bello girare nelle vostre classi.

Mi viene in mente il professore di scienze che ci stupì iniziando l’anno scolastico declamando Alla luna, quando mi imbatto nella Poèsia mate e anche un po’ matica di Ivette.  M’ha fatto un’impressione strana leggere quella poesia. Mi sono sembrate efficaci le intersezioni fra due mondi rappresentate da quelle parole in grassetto. Vien voglia di tornare a scuola, che da parte del sottoscritto è tutto dire…

Vien voglia di tornare a scuola anche sbirciando nella classe di Piergiovanni. M’era preso lo scoramento a vedere la lunghezza del post ITALIA 1, poi sono arrivato in fondo senza accorgermene. Caro Piergiovanni, io con firme e registri faccio proprio come te…

Poi vorrei anche ricordare la discussione che è seguita al post Per correttezza di Sabina. È un buon esempio di come una comunità virtuale possa (perlomeno) fungere da sostegno in un momento difficile della vita reale. Ci sono molti ingredienti interessanti in quella discussione.

Scoprendo e riscoprendo…

A tratti defatigante, il poco appariscente lavoro di seguir le tracce per assegnare i CFU elargisce invece sorprese. Lo ammetto, non è solo un gentleman aggrement fra l’istituzione e me – tu mi sdogani questa follia e io ti sperimento i cfu (€) – ma anche un modo per riscoprire.

Vedo che anche quando i casi della vita mi impongono di essere poco attivo, ivi compreso l’obbligo di valutare, la comunità borbotta per conto suo.  Bene, ciò allevia la frustrazione di dover fare un lavoro invisibile. Ma perché non mettere a frutto anche quest’attività?

Mi sono per esempio divertito a seguire la storia del pesciolino Guizzino, ultima fatica di Alessandro; bella questa commistione di lavoro manuale e elettronico

Ho trovato poi particolarmente utile l’approfondimento di Maria sulla privacy in FB, e pare che sia solo la I puntata. Prendo nota e inglobo nei materiali sui social network.

E infine il camminare con piede leggero di Sabina

Nel discorso di Sir Ken Robinson ritrovo i fondamenti del nostro sperimentare, li snocciolo così come li ripenso, al volo:

  • stiamo sottoutilizzando in maniera mostruosa il talento che perfonde l’umanità
  • coloro che amano ciò che fanno, lo amano perché sono quella cosa
  • l’istruzione allontana una grande quantità di gente dai propri talenti
  • le riforme  dell’istruzione non servono più perché migliorano un modello fallimentare
  • la tirannia del senso comune impedisce l’innovazione
  • la vita non è lineare ma organica
  • abbiamo costruito i nostri sistremi educativi come fast food, ossessionati dalla linearità
  • non occorre un’evoluzione, bensì una rivoluzione che ad un modello di educazione industriale, lineare, ne sostituisca uno agreste, dove si è consapevoli di curare la crescita di creature e comunità viventi e non di controllare un processo

Versione in italiano dell’incontro #loptis – Learning 2gether

Ricordate l’avventura di Lucia e Fabrizio nella comunità Learning 2gether?

Riassumo. Learning 2gether (Imparando insieme) è uno spazio di incontro per persone interessate all’insegnamento che si realizza mediante seminari online settimanali, solitamente tenuti la domenica o il lunedì. L’ideatore è Vance Stevens, un insegnante di inglese e esperto di tecnologie per l’insegnamento che attualmente lavora a Abu Dhabi, la capitale degli Emirati Arabi Uniti che si affaccia sul Golfo Persico.

Avevo ribloggato il post di Vance Stevens sul seminario che ha coinvolto Lucia, Fabrizio, Clude e Luisella il 23 giugno scorso, ma era tutto in inglese.

Poi Claude ha capitanato un’eroica opera di sottotitolazione e traduzione del seminario culminata in un invito a presentare Amara agli insegnanti di Learning 2gether e #loptis, in un seminario condotto da Vance Stevens. Per chi è interessato: questo è il post di Claude con tutte le info. L’incontro avrà luogo alle 16, ora italiana, qui dovrebbe essere possibile collegarsi.

In questo incontro i nostri eroi chiederanno aiuto per perfezionare vari passaggi della trascrizione che sono rimasti incerti. Tuttavia, ciò che è stato fatto fin’ora è già molto utile per seguire la conversazione. Ecco quindi la traduzione dell’incontro del 23 giugno, tratta da Amara. È la traduzione della conversazione trascritta in inglese, fatta con il metodo dei sottotitoli. In realtà Amara serve per sottotitolare i video ma si può usare anche per realizzare trascrizioni e traduzioni di informazione audio. Qui sotto ho reso in grassetto il nome dell’oratore di turno, ogni riga è un “sottotitolo”.
Leggi la trascrizione in italiano…

Recuperare il valore degli ultimi, non selezionare i primi

La nostra idea è che per fabbricare un mondo migliore sia più importante recuperare e valorizzare il potenziale degli ultimi (tanti) anziché polarizzare l’attenzione sulla selezione dei primi (pochi). Che non vuol dire trascurare i primi, bensì utilizzarne le posizioni vantaggiose per aiutare i loro compagni di viaggio. Non si tratta di negare il valore dell’eccellenza – parola ampiamente abusata – ma di riconoscere che il valore dell’eccellenza si può esprimere proficuamente se questa è innestata in un territorio fertile e non nel deserto.

Facendo riferimento al tema dei recuperi, riunisco qui i nomi di coloro i quali in vari modi hanno segnalato il desiderio di mettersi al passo degli altri – a dire il vero alcuni non sono affatto indietro. Fabrizio ha proposto di usare un documento Google Drive per scambiarsi idee. Può andare bene per una fase immediatamente successiva. Per il brainstorming preferisco che questo post venga inflazionato di commenti perchè se ne tiene bene nota con i feed RSS – non esiste per me il problema dell’inflazionamento, i mezzi informatici servono apposta per venirne a capo, niente paura quindi.

fabrizio bartoli http://limfab.wordpress.com/
anna becattini http://viaggionellospazio.wordpress.com
daniela boano
patrizia brion http://villaggiodelleeemozioni.blogspot.it/
teresa carloni http://tnt54.wordpress.com/
enrichetta dallari https://marcondirondirondello.wordpress.com
davide gelati
antonella radicioni http://anto911.wordpress.com
federica sargolini http://federicasargolini.wordpress.com

Le situazioni di queste persone sono diverse fra loro, e non è affatto detto che debbano fare le stesse cose. Invito a cercarsi e a darsi una mano. Si tratta di riconoscere le posizioni reciproche. Chi si accorge di essere più avanti nel gruppo può dare una mano a coloro che sono rimasti effettivamente indietro, e questi ultimi possono provare a spiegare dov’è che si sono incagliati e magari anche suggerire modi diversi di procedere.

Altri si possono aggregare, sia nella veste di ultimi che di primi. Basta commentare questo post, che aggiornerò adeguatamente.

Non amo dare disposizioni precise. Mi limito a ricordare la buona sintesi fatta da Claude nel suo post Attività aperte…, da cui traggo:

Cioè abbiamo fatto tante cose in quei due mesi, e con soltanto quattro strumenti comuni, però esplorati adoperandoli assieme:

  1. i blog
  2. i feed RSS dei blog per trovarne gli aggiornamenti
  3. Diigo per la sistematizzazione dei contenuti prodotti
  4. PiratePad per collaborazioni “al volo”.

Ma lo faccio giusto per ricordare i passi essenziali. Possono essere immaginate variazioni…

Segnalo inoltre il lavoro di trascrizione del meeting online che Lucia Bartolotti, Fabrizio Bartoli e Claude Almansi stanno portando avanti. Presumo che a questo seguirà la traduzione in italiano.

Che cos’è che non va?

Questo Tweet mi catapulta in un articolo apparso sull’Harvard Magazine che me ne ricorda un altro che avevo letto qualche anno fa; il collegamento è interessante. L’articolo è lungo da tradurre, sintetizzo.

Un professore di fisica di Harward (Eric Mazur) un bel giorno scopre che la sua fama di insegnante è un’illusione, un castello di carte. L’evento scatenante è la lettura di un articolo pubblicato da un altro professore (David Hestenes) sull’American Journal of Physics. L’articolo riporta i risultati di un test proposto a migliaia di studenti per verificare le loro conoscenze di base di fisica dopo avere seguito i corsi introduttivi. Il test è particolare perché le domande sono formulate con il linguaggio di tutti i giorni. Risultato: i corsi non hanno insegnato quasi nulla. Gli studenti hanno imparato a manipolare formule e equazioni ma quando si chiede loro di calare le descrizioni teoriche nella realtà tornano indietro di migliaia di anni, ai tempi di Aristotele.

Mi è venuto immediatamente in mente un articolo molto interessante scritto nel 1956 dal fisico Enrico Persico, di cui venni sapere grazie ad un post di Carlo Columba. Che cos’è che non va? (pdf) si domandava l’autore, riflettendo sull’esame di una studentessa brava ma incapace di trovare alcun nesso fra la teoria che sa così bene e la realtà cui questa si riferisce:

Perché questa ragazza, che non è stupida, ma che trova tanto difficile descrivere un condensatore, una volta messa sul binario delle formule corre come una locomotiva? Sono sicuro che era in buona fede quando, avendo scritto E=Ri, sosteneva di conoscere la legge di Ohm, ma perché poi non ha saputo calcolare la corrente in quella tale lampadina? E perché non trovava nulla di strano nell’inverosimile risultato? E quello sgorbio informe che era stata la stentata risposta alla richiesta di disegnare un elettroscopio a foglie, era proprio dovuto a inesperienza del disegno, come lei sosteneva, o a mancanza di qualsiasi immagine mentale dell’oggetto da disegnare?

La conclusione dell’articolo pare proiettata nel futuro:
È colpa dei programmi e del famoso abbinamento1? O dipende dal fatto che la matematica accompagna il ragazzo ininterrottamente dalle elementari alla Università, mentre, dopo le elementari, non si parla più di fatti fisici fino agli ultimi due anni di Liceo? È colpa degli insegnanti? O degli insegnanti degli insegnanti? Queste e tante altre possono essere le ragioni, e vorremmo che voi ci scriveste il vostro pensiero in proposito. Diteci, per favore, che cos’è che non va?
Che avrebbe pensato Enrico Persico se avesse letto delle perplessità di Eric Mazur, quando dopo aver proposto un test simile, una studentessa si alza e domanda:
Come devo rispondere a queste domande – nel modo che lei ci ha insegnato o come io penso usualmente a queste cose?
Mazur discute una delle domande poste nel test con gli studenti, spiega il concetto due volte, niente. Poi, una proposta che non  aveva mai fatto:
Perché non ne discutete fra voi?
Tre minuti di caos, poi gli studenti fanno:
Ok, andiamo avanti…
Eric Mazur si appassiona. Nasce l’Interactive learning, dove l’insegnante sfrutta l’interazione fra gli studenti per facilitare l’apprendimento. Pare che imparino tre volte di più, che  si attenui la quasi totale dimenticanza degli argomenti dell’esame precedente, che le ragazze colmino rapidamente il gap nei confronti dei ragazzi nelle materie tecniche.
Vi ricorda qualcosa tutto questo?

[1] Si riferiva all’abbinamento delle cattedre di matematica e fisica per l’insegnamento nei licei.