Lettera al mio professore di scienze

Rinfresco questo post con una versione in inglese della mia lettera al professore di scienze che ho utilizzato per scrivere un commento ad un post nel blog Educational Technology & Change. Un blog al quale contribuiscono insegnanti e persone professionalmente coinvolte nella scuola di tutto il mondo. Il post, Breaking Down Barriers, scritto da Harry Keller, mi è piaciuto molto e concerne l’importanza di contaminare vicendevolmente l’insegnamento delle varie materie, attualmente quasi ovunque considerate come compartimenti stagni.

Rinfresco tuttavia questo post per illustrare un’altra questione, relativa ad un altro tipo di barriera. Mi riferisco al problema linguistico.

Oggi è fondamente pensare globalmente. Su molti importanti problemi ha luogo un dibattito che si svolge a livello internazionale. Ignorare problemi, pensieri e soluzioni immaginate nel resto del mondo vuol dire trascurare una ricchezza inestimabile. E questo non ha niente a che vedere con una forma di appiattimento, anzi, il discorso globale può proprio concernere soluzioni diverse ai medesimi problemi in funzione della localizzazione.

Purtroppo le barriere linguistiche costituiscono una difficoltà che spesso si rivela insormontabile. Per inciso, questo è un problema che enfatizza impietosamente il drammatico ritardo della scuola italiana. Ricordo che a otto anni, quindi nel 1963, mi era già chiaro che l’inglese sarebbe stato fondamentale per la mia nascente passione per le scienze. Sfortunatamente, in tutto il periodo della scuola secondaria, media inferiore e superiore, non fu possibile accedere ad un corso di inglese, per meri ostacoli burocratici.

In questa circostanza, ho quindi tradotto in inglese la lettera, ma essendo cosciente della mia scarsa padronanza della lingua, ho cercato aiuto. Sono molto grato a Claude Almansi, che è stata così gentile da metter mano al mio testo claudicante.

A seguire il mio originale in italiano pongo quindi la Versione in inglese corretta da Claude.

Caro prof,

certo che sono stato contento quando ho saputo che Luigi era stato così bravo da rintracciarti e addirittura da organizzare una cena con te in pizzeria. Poi però i ricordi mi hanno subito travolto e la commozione mi ha intrappolato la mente per tutto quel giorno.

Sì, perché un maestro si ama. Capita di rado e quindi, quando capita, le reazioni non sono normali.

Io ti ho amato

  • perché iniziasti le lezioni di geografia astronomica recitando “Alla luna”
  • perché ci dicesti che non ti piacevano quelli che studiavano troppo
  • perché ci dicesti che i nomi delle costellazioni li avevano scelti i più potenti e non i più sapienti
  • perché ci spiegasti come, malgrado tutto quello che poteva dire la pubblicità, il sapone continuava ad esser sapone e i biscotti continuavano ad esser biscotti
  • perché per spiegarci le calorie facesti l’esempio di quello che si poteva fare mangiando un panino al prosciutto, mi pare andare a piedi in cima a Monte Morello
  • perché quando non conoscevi bene un argomento che ci dovevi insegnare ce lo dicevi
  • perché ci trasmettevi la passione e la meraviglia per il mondo ancor più della sua descrizione
  • perché a volte ci davi le tue dispense invece di un libro di testo
  • perché quando ti scrivemmo una lettera di scuse dopo una “interrogazione punitiva” ti commuovesti
  • perché rispondevi sempre alle nostre domande, tante domande
  • perché ci dicesti di non andare in vacanze con i nostri genitori a Viareggio o a Rimini ma di girare l’Italia in campeggio a vedere le bellezze naturali e le opere d’arte
  • perché a quello che si lamentava del furto di una penna d’oro dicesti che l’errore era stato di venire a scuola con una penna d’oro
  • perché eri molto severo ma estremamente leale
  • perché, pur applicando una rigorosa e talvolta impietosa media aritmetica ai voti, eri capace di dire ad una mamma: “Sì, è inconstante ma ha qualcosa negli occhi …”

Tutto questo quarant’anni fa.

Tu ora hai 89 anni ed io 55 e non siamo più gli stessi. Siamo diventati qualcos’altro perché è nella natura delle cose, della biologia.

Rivederti dopo un così lungo tempo richiederebbe uno sforzo di interpolazione del cui risultato non sono sicuro e che temo perché io ho ancora bisogno di te, ho bisogno del mio professore di scienze e di tornare continuamente a quei semi così ricchi che deponesti nelle nostre menti, semi che, a mia volta e nel mio piccolo, cerco di fare germogliare in chi è più giovane di me.

Quindi ti chiedo scusa se non vengo in pizzeria ma non ce la faccio, un po’ perché ho paura di emozionarmi troppo e un po’ perché ho ancora bisogno di te.

Tuo Andreas


Letter to my science teacher

Dear Professor,

of course I was glad to hear that Luigi found you, and even gladder that he was able to arrange a meeting at a pizzeria.

However, after a while, memories overwhelmed me with emotions. Yes, because when you find a master you love him. It seldom happens, and when it does, reactions are unusual.

I loved you,

because you began your astronomical geography course by declaiming Leopardi’s “Alla luna“,

because you told us you did not like those who studied too much,

because you told us that the names of the constellations had been chosen by the mighty, and not by the wise,

because you explained to us that soap is just soap and cookies are just cookies, no matter what ads may say,

because in order to explain calories to us , you showed us what we could do on a ham sandwich – if I remember well, the example you gave was climbing to the top of our Monte Morello,

because if you did not fully master something you were supposed to teach, you told us so,

because, more than a description of the world, you showed us passion and wonder for the world,

because if you knew something well, you gave us your writings instead of textbooks,

because you were moved when we wrote you a letter of apology for having troubled you,

because you always answered our questions, so many questions …

because you told us to spend our holidays traveling and camping around Italy to see its natural beauty spots and works of art, instead of going to Viareggio or Rimini with our parents,

because you told one of us, who complained about the theft of his gold pen that the problem had been his bringing a gold pen to school.

because you have been always very strict but very fair

because, even though you marked our work according to a rigorous and at times pitiless mathematical average, you were able to tell a mother: “Yes, he is inconstant but he has something in his eyes …”.

All this forty years ago.

Now you are 89 and I’m 55, therefore we are no more the same people. We are something different, it is in the nature of life, of biology.

To see you after such a long time would require an effort to adjust to each other’s changed nature, and I’m afraid to face this, because I still need you. I still need my science professor. I still need to return to those seeds that you put in our young minds; seeds that I am now trying to give to the younger, in my small way.

Therefore I’m sorry, but I will not come to the pizzeria because I would be overwhelmed by emotions and because I still need you.

Yours always, Andreas

50 pensieri riguardo “Lettera al mio professore di scienze”

  1. Questa lettera mi ha commosso tantissimo. le relazioni che si creano con i professori sono davvero importanti. Se vai a lezione e pensi solo che davanti hai un professore che dovrà spiegare per 2 ore ti fa fatica e forse quel giorno non vai in lezione. Invece se hai un profesore che lo consideri come un amico, quelle 2 ore vorresti che durassero un’eternità.

    Anch’io ho dei bei ricordi dalla mia maestra delle elementari. E’ stata la migliore maestra che ho incontrato in questa vita fin adesso. Avevo 2-3 anni senza parlare con lei e il 7 marzo gli ho fatto una sorpresa. In Albania il 7 marzo è una festa per i professori perchè il 7 marzo 1887 in Albania si è aperta la prima scuola(ho fatto un po di storia del mio paese…mi dispiace). Ho trovato il suo numero del cellulare anche se sono in Italia, ma dovevo chiamarla per forza. L’ho chiamato…lei è risposta. Quando le ho detto chi sono, ha iniziato a piangere perchè non l’aspettava che qualcuno dei suoi alunni lo chiamerebbe, anche se sono passati piu di 12 anni dall’ultimo giorno di lezione, dall’ultima ora che avevamo avuto lei come maestra.
    Questa maestra è stata come una seconda madre per me. Non la dimenticherò mai, e penso che anche lei non mi dimenticherà.

    Forse sono uscito un’ po fuori tema, ma non potevo rimanere senza scrivere qualcosa per lei. (adesso penso che scrivero qualcosa per lei nel mio blog).
    Grazie Andreas della tua lettera. Mi hai fatto riflettere tantissimo.
    ps:Scusate se ho fatto qualche errore grammatico

  2. Chissà se il tuo era lo stesso che ho avuto io allo scientifico, il mitico prof ZINGONI…

    Potrei dire esattamente le stesse cose che hai detto tu, con l’aggiunta che a noi studenti dava sempre e comunque del Lei e che in classe faceva esperimenti che nemmeno all’università (Scienze Naturali) ho mai visto.

  3. Quanta invidia, professore…
    Penso che lei sia una persona veramente fortunata ad aver incontrato persone del genere nella sua vita… Se ripenso al mio percorso da liceale, mi rendo conto di quanto potesse essere impossibile avere un rapporto del genere con i miei insegnanti… Perchè ormai nessuno, nemmeno loro, amano così tanto il loro lavoro da rendere le persone che ne fanno parte membri della loro vita…

  4. Caro Andreas, hai raccontato un po’ della tua storia scolastica, alcuni aneddoti interessanti. Avrei voglia di raccontare anche la mia, ma in questo contesto forse non è il caso. Però potrebbe diventare un tema da svolgere, magari in un tuo futuro corso con la IUL. Raccogliere e confrontare i ricordi di scuola di studenti di generazioni diverse potrebbe essere interessante. Registrare i cambiamenti o scoprire che è cambiato poco o niente. Farne un lavoro a più mani. E’ solo un’idea.

    C’è un passaggio del tuo racconto che anch’io ho vissuto in prima persona. Anch’io con la matematica avevo un rapporto di convivenza pacifica, non certo d’amore. Finchè alle medie non è apparsa la mia insegnante giovane bionda e bella che portava addirittura i pantaloni … attillati. Credo di essermene innamorato. Gli ormoni hanno fatto la loro parte. Con lei ho preso i miei primi 9 in matematica. Durò poco, era supplente e se ne andò presto portando con sè anche i miei voti più belli.

  5. Caro Gian Francesco,

    in realtà quei ricordi si stagliano nel vuoto. Poi ricordi personali di esperienze scolastiche deludenti e tristi, aspettative deluse, incomprensioni, desideri e forse potenzialità repressi, ali tarpate, dolore. Ne più ne meno di come dici tu.

    Provo comunque a spremere i ricordi.

    Sempre al liceo fui colpito da un’anziana professoressa che era terribile ma quando recitava le poesie si commuoveva. Non fu male anche un professore che ci faceva parlare e collegava storia e filosofia con il mondo nel quale vivevamo.

    Alle elementari, la maestra unica, bravissima donna peraltro, berciava e tirava i nocchini se noi non si capiva. Io per esempio a quell’età non capivo la divisione e le sue urla mi facevano paura.

    Alle medie apparve una professoressa giovane, bionda e bella e io iniziai a capire la matematica ma non so esattamente perché. Forse la spiegava bene o forse catalizzò tumulti ormonali che interagirono positivamente con il mio sistema nervoso o forse era solo il mio momento per iniziare a capire la matematica … chi può saperlo …

    All’università ricordo con piacere un prof severo e temuto, sì, ma che parlava all’infinito, faceva poche cose ma quelle dovevano essere vissute fino in fondo. E poi ricordo l’unico professore che si sia degnato di collegare la fisica che insegnava con il contesto storico e sociale nel quale quelle idee erano nate.

    Per il resto buio. Noia mortale e spesso frustrazione per curiosità represse.

    Attenzione però, non sto stigmatizzando tutti gli altri professori che nella maggior parte stavano cercando probabilmente di fare del loro meglio. Loro stessi erano/sono vittime di una concezione dell’apprendimento distorta, riduttiva, banalizzata. Concezione dell’apprendimento che discende forse da una concezione della conoscenza a sua volta distorta, riduttiva e banalizzata.

    Un limite che ho riscontrato in pratica nell’atteggiamento di tanti miei colleghi. Per il tipo di ricerca che ho fatto ho collaborato con persone di discipline molto diverse e sono sempre stato colpito dall’autoreferenzialità che affligge quasi tutti. Tutti ritengono di avere in mano le chiavi della conoscenza del mondo o di essere cultori della disciplina che detiene il primato. L’ho visto fra i fisici, i matematici, i medici. E poi giù fra fisici sperimentali e fisici teorici, fra fisici fisici e fisici medici. Fra matematici matematici e matematici applicati. Fra matematici applicati che poi si scopre che sono teorici anche loro e analisti numerici. Fra medici nucleari e radiologi. Fra tutti questi e i clinici. E fra varie altre categorie.

    La maggior parte di queste persone che ho conosciuto, ancorché ottimi professionisti, sono persone con una mentalità molto chiusa ormai incapaci di andare a curiosare per vedere cosa c’è al di la della palizzata che separa il loro orto da quello dei vicini.

    È un problema culturale nel senso che la cultura umana è molto giovane e siamo solo agli albori. Molti di noi siamo ingenuamente innamorati del proprio balocco più che del mondo, più che della nostra inesplicabile presenza nel mondo.

    Ciò che si cerca di insegnare, si crede di insegnare a scuola è conseguenza di questa visione. Credo.

  6. Caro Andreas, uso il tu perché il prof. non ti piace, perché nel mio piccolo sono insegnante anch’io, perché sono quasi tuo coetaneo e per sentirmi un po’ più vicino (in realtà non mi viene per niente spontaneo).
    Ho letto la tua “Lettera al mio prof. di scienze” quando l’hai postata. Non sono riuscito a scrivere un commento allora. Da un po’ di tempo, mi commuovo con grande facilità. Un tempo non ero così. Mi commuovo a volte inaspettatamente senza capire con precisione perché. Mi sembra una reazione esagerata. Segno forse di fragilità di debolezza.
    Avrei voluto dirti allora che eri fortunato ad aver avuto insegnanti come il professore di scienze, fortunato a conservare il ricordo così bello e a sentire un affetto così forte da impedirti di incontrarlo dopo tanto tempo, forse per paura di infrangere quell’immagine che avevi conservato o che ti eri costruito nel tempo, che tanto ti era cara e di cui ancora avevi bisogno. Avrei voluto ringraziarti per aver condiviso con noi questo tuo sentimento tanto intimo e bello.
    Ma c’era dell’altro, le tue parole mi avevano fatto anche male. Avevano messo in movimento e fatto emergere ricordi personali di esperienze scolastiche deludenti e tristi, aspettative deluse, incomprensioni, desideri e forse potenzialità repressi, ali tarpate, dolore.
    Tu, oltre ad essere stato un privilegiato, un “pierino”, avevi avuto anche la fortuna di conoscere e amare il tuo professore, di lui conservavi un ricordo che negli anni ti era stato utile, io non avevo avuto questa fortuna, nei miei ricordi non c’era un professore di scienze, nemmeno un maestro.
    O forse c’era stato e non ho saputo riconoscerlo. Ecco! Da qui nasceva la confusione che mi ha impedito di scrivere. Forse la mia occasione l’avevo avuta, ma non l’ho saputa riconoscere. Forse anch’io ho incontrato il mio prof. di scienze, ma non ho colto in lui il maestro, la guida, un modello.
    Leggendo allora la tua lettera mi sono sentito di condividere il tuo modo di sentire e allo stesso tempo ad invidiare i tuoi sentimenti. Ora penso che quelle parole mi hanno aiutato a fare un po’di chiarezza.

  7. Caro prof,
    le sue parole ci hanno proprio colpito.
    Con questo 35esimo commento volevo ringraziarla per avermi fatto ricordare le stesse emozioni e pensieri chequalche anno fa alle superiori ho provato anche io.
    Ebbene anche io ho avuto IL MIO PROF, insegnante di biologia e scienze della terra al classico ma per me non era msolo un prof. Purtroppo con lui avevo solo 4 h a settimana ed erano per me uniche, speciali. Ricordo perfettamente senza esagarare che vivevo le lezioni settimanali a scuola aspettando proprio quelle sue ore. Non vedo l’ ora di arrivare proprio in quella mattinata quando avevo 2 h consecutive.E nche se avevo un compito di storia il giorno dopo ,per me al primo posto c’ era la biologia.So che qualcuno potrebbe pensare che ero innamorata. In realtà ero appassionata della materia e presa dal suo modo piacevole e divertende di spiegarla anche con parole buffe. Ma oltre a questo mi ha dato anche delle dritte morali importanti,( quasi da babbo) che non dimenticherò.E’ stanno insomma tra quei professori che mi faceva venire la voglia di andare a scuola .Ovviamente ero la sua cocchina e gli stavo simpatica sicchè gli piaceva sempre farmi le domande confermandomi il 9 in entrambe le materie. Comunque sia, quando sono ritornata a scuola quest’ anno per salutare qualche prof, sono stata almeno 5 min ad aspettare dietro la porta della sua classe nuova solo per ritrovare il coraggio di salutarlo e convincermi di non emozionarmi.Da una parte mi piacerebbe tornare indietro per rivivere solo 1 minuto di una sua lezione ma forse è più bello così, unico come lo è stato. Di fronte a tale ricordo provo nostalgia ma sono allo stesso tempo orgogliosa di averli trascorsi quei momenti. Ed è bello così.
    Con sincera ammirazione
    Luca B

  8. Caro prof,
    la conosco poco, sento ugualmente il desiderio di ringraziarla per quelle sagge parole che hanno attraversato il cuore di molti, tra cui il mio. Non ho più vent’anni e forse questo mi rende ancora più capace di capirla in quest’atto di amore e riconoscenza verso il suo professore. Mi ha fatto tornare in mente gli insegnanti importanti della mia passata vita scolastica, quelli che hanno lasciato il segno per lo spessore umano oltre che l’onesta preparazione scientifica. Le auguro di essere ugualmente significativo per i suoi studenti.
    Con grande stima
    Simona

  9. sono tornato a leggere i commenti; mi domando come faccia andreas a tener dietro a tutti i rivoli in cui si dirama la comunicazione.
    La cena ci sarà fra una settimana; dai 25 destinatari della mia mail ho ricevuto una dozzina di adesioni.
    Al di là del fatto che andreas non venga, cosa degnissima, sarà comunque un protagonista non meno dei presenti per il dibattito che ha suscitato.
    Sono contento del risultato, che in parte potrà stimolare e sostenere chi fa o farà l’insegnante, o qualsiasi altra cosa in cui avrà a che fare con altre persone, a porre attenzione sia alla relazione che all’oggetto dello scambio (tanto lezione che protesi dentaria che altro).
    Per molti anni ho temuto di disturbare, o che fosse irriguardoso o inutile, dicendo ad un insegnante o ad un auture che mi aveva aiutato. Poi ho avuto il coraggio di farlo e ho scoperto che era importante anche per persone famose, se davvero credevano in quello che hanno detto o scritto.

  10. Veggie, non sei stata inopportuna. Hai scritto cose giuste, belle, le hai scritte bene e sono contento che tu le abbia scritte.

    Ho solo risposto descrivendo sinteticamente il mio stato d’animo perché non è utile che io dica di più in questo contesto.

    Quanto alle strade, non appesantire questa visione. La vita non è un percorso su una via lineare ma un’escursione dove ad ogni piè sospinto si presentano nuove scelte da fare un po’ la ragione e molto col cuore. Per una scelta (apparentemente) sbagliata se ne presenteranno tante altre …

  11. Chiedo scusa se posso essere stata inopportuna (per quello che ho scritto, non per il “tu”…)

    Mi rendo conto che forse non avevo il diritto di scrivere ciò che ho scritto, e non vorrei fosse suonato come una cirtica, perchè non voleva esserlo assolutamente…

    Forse solo le parole di una ragazza che nella sua vita ha buttato via fin troppe occasioni per un motivo o per un altro, e poi si è trovata a rimpiangerle, rendendosi conto che certe strade sono a senso unico e indietro non si può in alcun modo tornare…

  12. Andreas, mi sono sentita tanto vicina al tuo pensiero, anch’io ho incontrato un prof. così nella mia vita, l’anno scorso al liceo classico di Arezzo, insegnava chimica, insegnare non è il termine corretto, lui ce la faceva vivere, avevamo solo 3 ore a settimana con lui, ore in cui riusciva a spodestare dal loro trono il greco, il latino, la filosofia, studi meravigliosi ma imperanti al classico….Per molti di noi era una boccata di aria fresca, pulita, sana che respiravamo a pieni polmoni!!
    Io non ho mai smesso di ringraziarlo dentro di me per averci, reso partecipi della sua ” missione”, che alcuni non hanno mai capito nè capiranno mai, ma lui ha raggiunto il suo scopo, è entrato in noi, c’ha fatto entrare le sue passioni e ci ha permesso, a 18 anni, di guardarlo piangendo e dirgli : ” Lei ci ha salvato la vita “.

    Quando lo penso e scrivo di lui mi si apre un mondo dentro, dolce, amaro, ricco di sfumature vitali, ma quando lo vedo in giro per Arezzo, o me lo ritrovo davanti mi congelo, io Andreas non riesco quasi a sostenere il suo sguardo, forse per troppa ” devozione “, per amore, timore di farmi scoprire così appassionata per lui, o forse perchè, come te, ora e sempre avrò bisogno di lui, del lui persona, del lui guida, del lui insegnante esigente, del lui uomo con tanta voglia di dare e ricevere!!!

  13. Grazie Veggie.

    Hai scritto delle belle cose che condivido ma ora io di rivedere il mio professore non ho voglia.

    Hai fatto benissimo ad usare il tu. Il lei lo tollero a fatica. Il prof mi indispone molto.

    Diciamo che li subisco perché con questa massa di studenti non ho scelta.

    Ma quelli che diventano amici per carità la smettano.

  14. Che dire… è difficile, davvero difficile trovare insegnanti cui dedicare parole del genere… Insegnanti che meritano parole del genene… Insegnanti che meritano cotanto appellativo perchè davvero INSEGNANO QUALCOSA… E, come tutte le cose difficili da trovare, è una cosa estremamente preziosa…
    Però. Forse adesso mi metto a cantare fuori dal coro. Forse adesso verrò presa a calci e in mio commento verrà cancellato. Va bene lo stesso. Ma almeno voglio provare a dire come la penso.
    Per come sono fatta io, penso anch’io che a quella cena in pizzeria non ci sarei andata. Però penso anche che poi me ne sarei pentita un milione di volte. Non so se la cena c’è già stata o meno, ma se fossi ancora in tempo, l’unica cosa che vorrei dirti è: vacci.
    E’ vero, è passato tempo, tanto tempo. E questo può far paura. Paura perchè quando dopo tanto tempo il fotogramma del ricordo si sovrappone a quello del reale, le due immagini risultanti non sono mai coincidenti. E allora si ha paura di rimanere delusi, si ha paura che la persona che ci ha dato tanto, che abbiamo perciò messo su un piedistallo, relegato in un angolo speciale della nostra memoria e del nostro cuore, possa in qualche modo darci una delusione… non sia più quella stessa persona di cui tanto gelosamente serbiamo il ricordo.
    Ma una persona che adesso non c’è più, una volta mi ha detto: “Perchè perdere un’opportunità? Perchè non darsi una possibilità? Finché non siamo morti, c’è sempre qualcosa da scoprire… c’è sempre qualcosa che gli altri ci possono dare”. E io penso che avesse ragione.
    Forse tu non sei più la persona che eri al liceo, e neanche lui lo è. Forse non portà darti quello che ti ha dato al liceo.. ma portà darti molte altre cose altrettanto positive e che varrà la pena di ricordare. Perchè se lui è una persona che vale, merita di essere vissuto fino in fondo. Non sprecare un’opportunità. Perchè le occasioni che perdiamo non ce le ridà nessuno…

    (oh, perfetto, ho anche dato del “tu” a un professore… Licenza poetica, please, che adesso il commento non lo sto a riscrivere…)

  15. Quanti insegnanti desidererebbero sentirsi leggere una lettera-“dichiarazione” di profondo affetto..come quella di Andreas, e quanti insegnanti, sono capaci di creare “relazioni d’amore” con i propri alunni, tanto da essere “modello” che lascia una traccia sì profonda che nemmeno il tempo può cancellare.
    Quanto affetto, rispetto, devi aver ricevuto Andreas per rivelare con tanta sincerità e senza pudore i tuoi sentimenti , grazie i questa lezione!

  16. Caro Andreas

    una delle cose belle dell’insegnare è che si possono generare effeti positivi che vanno al di là dei nostri meriti;

    cose che capitano anche in altri contesti, situazioni
    come la mia iniziativa di organizzare l’incontro con il nostro vecchio professore
    che ha stimolato la tua lettera e tante reazioni sul blog oltre a quelle che sono rimaste emozioni private di chi ha letto e non ha lasciato risposte.

    L’insegnamento mette in relazione le persone, poggia sia sulla dimensione razionale che su quella emotiva, con un impatto moltiplicato dall’investimento che entrambe le parti possono fare sul loro incontro.
    Questo ci mette in mano una grande responsabilità, la gestione di un elemento estremamente fragile e potente, da usare con cautela per i danni che possiamo provocare e che però ci può sorprendere per gli incredibili effetti positivi che crea talvolta, ben al di là delle nostre aspettative.

    Capita quando trova una persona che in quel momento riesce ad agganciare qualcosa dal nostro messaggio e che le permette di estrarre, elaborare qualcosa che all’improvviso illumina.
    Come portare un carico di uva a qualcuno. Se se ne trarrà un buon vino dipende certo dalla qualità dell’uva che portiamo, e quindi dobbiamo metterci tutta la nostra cura. Ma dipende anche da chi riceve e tratta quell’uva, e ancora dal vento, dalla temperatura che ci sarà durante la fermentazione. Poi quel vino potrà darci piacere dopo qualche mese, potremo condividerlo con altri.
    Ma questo vino si moltiplica con il consumo invece di esaursi, permettendoci tornare a sorseggiarlo anno dopo anno. Si può sposarlo con il legno di botti impreviste alla vendemmia. Distillarlo in grappa e senza che la scorta finisca.

    E ancora si potrà trovare una bottiglia di vin santo del 71 e scoprirlo sorprendentemente buono.

    Stamperò la tua lettera e i commenti che ha provocato e li porterò al prof. Zingoni. Penso che lui e tutti noi comprendiamo e apprezziamo che ci sono modi diversi di per esserci e comunicare.

  17. verissimo anche perchè non vinceresti, ma non è detto. I più “anziani” si ricordano del maestro Manzi, ho avuto la fortuna di conoscerlo, un maestro in tutti i sensi. Insegnava in televisione a leggere e scrivere. Qualche anno fa si è ritirato a vivere a Pitigliano dove è morto. Gli hanno proposto di candidarsi a sindaco. Ha accettato ed è diventato sindaco. Nel suo Comune c’è una bellissima sorgente: la sorgente della Nova importantissima anche spiritualmente in epoca preistorica. Naturalmente la volevano captare (per il turismo della costa). Si è opposto e la sorgente è ancora libera. Se avrò tempo vi trascriverò la lettera che ha mandato a tutti gli enti competenti per scongiurare la captazione, bellissima.

  18. Caro Andreas,

    ti capisco e sono d’accordo con te. Inoltre ritrovarsi in tanti non è il modo migliore per incontrare il nostro professore, è troppo dispersivo. Ma io ci vado lo stesso, quasi (e ripeto quasi) tutti gli eventi hanno qualcosa di positivo.
    A tutti i lettori di questo sito: ma come si vivrebbe meglio anche solo sapere che Andreas o il professore di scienze fossero candidati a sindaco di Firenze!
    Gigi

  19. Caro Andreas,
    dopo l’incontro di venerdì riflettevo su alcune tue frasi che esprimevano con quanta carica umana affronti i tuoi “doveri” di…… docente….
    Come riesci a cogliere ciò che non è visibile nell’immediato…
    La lettera che hai voluto condividere con noi…ne è una conferma e , come ho potuto leggere, ha suscitato in tutti belle emozioni, ricordi, riflessioni.
    Tutti abbiamo nel cuore un prof. che è stato maestro di vita più che di contenuti che, comunque, sono stati appresi con piacere. Così come siamo felici nell’incontrare ex alunni adulti che ti chiamano perchè tu ormai non li riconosci più, ti salutano con affetto, hanno negli occhi uno sguardo di gratitudine.
    Grazie

  20. Si è aperta la porta dei ricordi e delle inevitabili emozioni. Concludi dicendo: tutto questo quarant’anni fa. Non so se oggi tutto questo sia ancora possibile; non riesco a capire perchè oggi sia più difficile emozionarsi rispetto al passato, la cortina che ci separa dai nostri allievi è fatta di tempi contratti, di lezioni concitate, di programmi ministeriali che incalzano, di dirigenti che sanzionano, di genitori che impongono e sorvegliano. Il tempo della comunicazione espressiva libera, originale, creativa è appannaggio di pochi.
    Grazie per averci regalato un intimo ricordo, grazie per essere come sei.

  21. Che sincerità in queste parole!
    Grazie per averle volute condividerle con noi: ha fatto in modo che risentissimo qualcosa, almeno io ho sentito qualcosa.
    Penso di poter capire il suo “disagio”: è difficile affrontare una situazione come quella che le si è posta davanti e la sua reazione è ammirabile.

    Penso che stia a noi cercarsi questi Maestri.
    Grazie

  22. Caro Andreas,
    dire che mi hai fatto emozionare è poco! Con la tua lettera sei entrato prepotentemente nei ricordi personali, riesci a “sintonizzarti” con i nostri sentimenti facendoci “rievocare” sensazioni, affetti, …riconoscenze che fortunatamente ancora esistono, nonostante tutto!
    Da bravi professionisti abbiamo avanzato critiche verso un modo di fare scuola che non condividevamo, ma le critiche erano finalizzate a “costruire insieme” nuovi orizzonti formativi, a condividerli in questa “meravigliosa blogoclasse” che ci vede coinvolti “senza che nessuno ci obblighi”, in uno spontaneo scambio di connessioni scaturite da un bisogno interiore di comunicare…comunicare emozioni!
    Anch’io ho difficoltà (per motivi familiari piuttosto gravi) di venire in pizzeria, di poter stare in “presenza” e non solo on-line con il Prof. più originale del mondo! Ma quel ricordo che tu non vuoi sciupare perchè hai ancora bisogno del tuo Professore non sarà lo stesso del mio? Internet, questa volta, con la tua originale scelta, è riuscita a “trasmettere emozioni” e connessioni importantissime per i nostri P.L.E.
    Non mi rimane che dirti: GRAZIE ANDREAS!

  23. Ho seguito questo corso “da lontano”, attraverso i racconti di Emanuela e la lettura del tuo blog.
    Ho avuto una prof. di lettere, alle medie che mi ha accompagnato lungo tutto il percorso della vita.
    Sento spesso la sua presenza in me, dedico a lei la commozione che ho provato leggendo questo post.
    Marinella

  24. Questo sì che lo capisco, come non riuscire a ballare a una festa o a battere le mani a tempo quando le battono tutti. E’ un modo come un altro di far vivere un giorno di più una farfalla.

  25. grazie prof.
    Questo piccolo post mi ha fatto veramente capire cosa lei intende quando parla di un metodo diverso di insegnamento. E per fortuna esistono uomini come il suo professore di scienze.
    Lei ha avuto la fortuna di conoscere un insegnante così straordinario.
    Ma con il suo corso di informatica, con le cose che scrive, con le emozioni che ci fa vivere, con la creazione della blog class, con med wiki, ci ha resi tutti fortunati: infatti anche noi tra 30 anni potremo ripensare al nostro professore di informatica e a quel nuovo metodo di insegnare così incredibile e formidabile.
    Adesso sappiamo che non si arrabbierà se non ceneremo con lei.
    Grazie prof.

  26. Ho fatto quello che volevano che facessi.
    Per anni. Ho imparato a memoria libri interi. Ho portato a casa i voti che tutti si aspettavano da me. Ripercorrendo a ritroso il percorso scolastico mi rendo conto solo questa mattina che in pochi mi hanno capita:

    i prof di fisica e matematica del liceo che al 2° anno hanno smesso di interrogarmi;

    un prof di inglese che leggeva in classe i voti dei compiti partendo dai migliori e il mio lo leggeva per ultimo, dopo i 3 ed i 4 e che poi ha smesso di correggermeli perchè dovevo farlo da sola;

    il prof di genetica a medicina che ha continuato ad interrogarmi dopo la verbalizzazione del voto;

    un assistente che mi ha interrogata per 2 ore all’esame di storia e critica del cinema che quando sono uscita volavo;

    un Prof che mi ha lasciata libera di dire fare provare sbagliare, guardando, leggendo, ascoltando il mio viaggio, che ci ho messo più tempo a seguire il suo corso che per qualsiasi altro e che quando son venuta via dall’esame avrei pianto se fossi ancora capace di farlo.

  27. La tua lettera è il buongiorno di questa mattina.Non no so trovare le parole per esprimere quello sto provando in questo momento, spero solo di poter lasciare anch’io un domani un ricordo così profondo in qualcuno dei miei tanti alunni. Anch’io ringrazio il tuo prof. e ringrazio te , siete due esempi di educatori che valorizzano l’aspetto relazionale dell’insegnamento, quell’aspetto che niente e nessuno potrà cancellare e che potrà solo contribure a rendere l’uomo migliore. Grazie.

  28. andreas…

    io sono fra quelli che hanno avuto la fortuna di conoscere alcuni professori che per me sono diventati membri della mia famiglia

    me li sono cercati, forse ne avevo bisogno

    uno di questi è il mio professore di italiano delle superiori
    un altro è quello di fotografia delle superiori,
    ce ne sono altri
    un altro sei tu

    voi siete diventati un po’ i miei babbi, io me li sono dovuti cercare i miei babbi

    non ho mai ricevuto una lettera da un mio studente, perché non ho mai avuto studenti,
    ma ne ho ricevute alcune dai bambini che ho avuto l’onore di animare a qualche camp’estivo
    e dai miei professori

    i miei bambini fanno parte del mio cuore come nessun’altro ha potuto mai

    quello di italiano mi rispose con una poesia a un tema in rima che gli scrissi
    è diventata uno dei miei sproni a andare sempre avanti,
    una di quelle cose a cui ricorro quando mi sento fallito

    quello di fotografia mi scrisse un bigliettino, a fine esame di maturità, con scritto
    “il datini senza il puggelli è come una fava senza baccelli”
    e altre cose..
    ..sono contento che, essendomene andato via io, se ne fossero andati via i baccelli e non la fava… 🙂
    era un uomo davvero speciale, un vero amico, uno che veramente si metteva alla pari con i suoi studenti
    ci voleva davvero bene, penso che ci considerasse un po’ nella sua famiglia

    ..allora andreas,
    lo sai che farei se fossi in te?
    gli farei avere questa lettera
    al posto della tua presenza
    alla pizzata

    sarebbe un bel regalo per quell’uomo che ami

    pensaci, poi fai quello che vuoi te, in gran tranquillità

    ti voglio bene come tutti noi qui

  29. Grazie per aver condiviso le tue sensazioni.
    Qualche mese va ho avuto la fortuna di incontrare la mia insegnante di matematica delle superiori.
    Siglava con un U.C.A.S. (Ufficio Complicazioni Affari Semplici) i problemi , in cui arrivavo alla soluzione in modo contorto o farraginoso, ma me li restituiva sorridendo.
    Mi viene in mente ogni volta, in cui mi accorgo che sto ingarbugliando le cose e sorrido.
    E’ stato un gran regalo poterci incontrare per un breve momento.

  30. Ogni insegnante sarebbe ben lieto di sentirsi dire queste parole e spero davvero che il tuo prof., in un modo o nell’altro le legga.
    Hai bisogno di lui perchè lo ami, ma anche lui ha bisogno di te e di quelli che, come te, lo hanno apprezzato, perchè ha amato il suo lavoro e non ha mai smesso di amarvi.
    Anni fa ricevetti da un mio alunno un bigliettino, brevissimo ma assolutamente inaspettato nel suo tenore; passo per una prof. severa e sentirmi ringraziare per le “amorevoli lezioni” mi ha alquanto meravigliata.
    Il tuo post mi ha fatto meditare sul fatto che un docente, pur personalizzando, per quanto possibile, la sua azione formativa, tende (ed io lo faccio in maniera incontrovertibie, nonostante qualche sostenitore del maternage nella didattica lo ritenga sbagliato) ad agire in maniera uniforme con tutti gli allievi; eppure non saranno tutti a pensarla allo stesso modo; così, perchè si instauri una relazione d’amore come quella che tu ci hai presentata, credo che sia necessiria anche da parte dell’allievo una certa sensibilità, una almeno discreta capacità di ricezione e discernimento. Onore, dunque, alla tua sensibilità, grazie alla quale provi oggi questa profonda emozione, che nasce dal ripetto, dalla gratitudine, dalla nostalgia.
    Qui mi fermo perchè sull’analisi del tuo timore di aver ancora bisogno del tuo profesore di scienze mi è venuta la pelle d’oca.

    P.S. Il bigliettino di cui parlavo rientrava in una sorta di gioco che i miei colleghi avevano proposto ad una classe terminale: si trattava di scrivere un pensiero per ognuno dei docenti. Sono certa che non c’è bisogno di dirti come il ragazzo in questione è stato trattato all’esame dai colleghi presenti alla riunione. sicchè, rispondendo al tuo post sulla rete, posso concludere dicendo: “Sta’ tranquillo, non sei affatto solo!”.

  31. Questa tua “dichiarazione” di affetto e gratitudine all’indirizzo del prof. di scienze da un lato ci conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, la complessità e la delicatezza del tuo sentire, dall’altro ci mostra quanto fondante e determinante, per la formazione di un ragazzo, può essere l’agire di un insegnante. Di questo dobbiamo tener conto quando interagiamo con i nostri alunni che ci guardano, ci scrutano, ci fanno assurgere a loro modelli. La responsabilità in questi casi non è roba da poco.
    I semi che spargiamo sono i nostri saperi, i nostri atteggiamenti quando ci proponiamo come modelli; ciò che rende fertile il terreno, sempre per rimanere nella metafora, è però la capacità di emozionare di trasmettere sentimenti, di affascinare.
    Credo che quest’ultima capacità tu la condivida col tuo prof. di 89 anni.

  32. Prof.. è riuscito a commuovere anche me attraverso ciò che ha scritto senza che io possa in realtà capire ma fino in fondo a cosa si riferisce perchè purtroppo i ragazzi della mia generazione hanno trovato ben pochi esempi di una tale capacità di insegnamento!

    Credo che sarebbe stato bello conservare questo tipo di ricordi.

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