
Il discorso che avevo fatto sulla colonizzazione di internet era era teso a mettere in luce il potere del codice – codice software. Dicevo:
Qui compare l’argomento fondamentale di Lessig: le leggi che sono scritte per regolamentare la vita nella realtà fisica, si rivelano insufficienti nel cyberspazio, dove la regolamentazione si attua principalmente attraverso il modo con cui esso è costruito, vale a dire attraverso il “codice”.
Occorre dire che il vocabolo “codice” è usato qui nella suo significato tecnologico, vale a dire di codice software: il cyberspazio è regolamentato attraverso il software (il codice) che lo fa funzionare.
Questo potere lo tocchiamo ora con mano seguendo gli eventi nordafricani. Carla Rumor ci racconta in maniera chiara e concisa come Google e Twitter scavalcano la censura e ridanno voce agli egiziani.
Se avete ancora un attimo di tempo, può valer la pena di approfondire il tema leggendo il racconto Scroogled (originale in inglese) di Cory Doctorow, da cui …
Se Google avesse speso quindici miliardi di dollari per prendere i cattivi alla frontiera, ci si poteva scommettere che li avrebbero presi… è che i governi proprio non sono attrezzati per Effettuare Ricerche Appropriate.
If Google had spent $15 billion on a program to catch bad guys at the border, you can bet they would have caught them–governments just aren’t equipped to Do Search Right.
Non è questione di demonizzare il cyberspazio e nemmeno di considerarlo un paradiso. È invece auspicabile uno sforzo congiunto e illuminato per imparare a regolamentare il cyberspazio con un’armonica composizione di legislazione e codice (software), al fine di mettere a frutto le straordinarie proprietà del suo ecosistema e salvaguardare i diritti e la libertà, secondo la Dichiarazione universale dei diritti umani e secondo le costituzioni delle democrazie.
È da qui che passa la gestazione della società della conoscenza ed è da qui che deve necessariamente passare qualsiasi progetto politico che voglia essere veramente proiettato nel futuro.