Sono le 15:02 di domenica 27 dicembre, nel preciso momento in cui sto scrivendo questo paragrafo. Il resto del post l’ho scritto quasi tutto fra ieri e oggi, mi manca poco per finire. Ho appena letto il commento di Simonetta, una studentessa IUL, al post dell’intervista, dove si chiede in che misura il metodo che stiamo sperimentando insieme, cosiddetto della blogoclasse, dipenda dalle caratteristiche individuali dal docente. Non saprei ma il post che stavo giusto scrivendo rappresenta forse e in parte una risposta indiretta. Vedremo più avanti.
Con i prossimi post vorrei farvi conoscere le Open Educational Resources. Per iniziare vi racconto alcune storie che ho tradotto dall’articolo Students Find free Online Lectures Better Then What They’re Paying For apparso l’11 ottobre scorso in The Chronicle of Higher Education, la più importante pubblicazione dedicata all’università negli Stati Uniti. In queste storie troverete dei riferimenti ad alcuni corsi online e con questa espressione, nel seguito, intenderò corsi online che siano liberamente fruibili da chiunque. Avrei potuto esplicitare i link di tali risorse ma preferisco lasciarveli cercare con Google affinché, cercando, ciascuno di voi possa eventualmente scoprire quel che per lui, ma non necessariamente per altri o per me medesimo, potrebbe essere una perla.
Prima storia
Nicholas Presnell ha due professori di algebra lineare: uno ufficiale e uno virtuale. Il primo è un professore dell’Arizona State University, dove il sig. Presnell è uno studente part-time in ingegneria elettrotecnica. L’altro è un insegnante del Massachusetts Institute of Technology (MIT) che ha inserito le proprie lezioni di algebra lineare fra i materiali didattici online offerti dal progetto OpenCourseWare del MIT.
In un certo senso, il professore di matematica Gilbert Strang del MIT, è apparso per primo nella vita di Nicholas Presnell che ne trovò per caso le lezioni video mentre stava cercando di risolvere un problema incontrato nel proprio lavoro di ingegnere elettrotecnico presso la Honeywell Aerospace. Queste lezioni online non servirono solo a risolvere il problema immediato di Nicholas ma si rivelarono anche uno stimolo per iscriversi ad un corso di laurea presso un istituto nelle vicinanze, la Arizona State University. Ora Nicholas, pur seguendo le lezioni di sistemi lineari presso la Arizona University utilizza frequentemente i video del MIT come un ulteriore fonte di studio.
“È come se il MIT fungesse da controllo di qualità dei corsi che sto seguendo”
sostiene Nicholas.
Qui compare, in un contesto molto specifico, una delle conseguenze più importanti di Internet che è una mutata concezione dell’autorevolezza. Abbiamo infatti uno studente universitario che confronta corsi diversi attingendo da questi in funzione di ciò che ciascuno di essi dà. Si tratta di un vero e proprio rovesciamento di paradigma, dove non abbiamo lo studente che si rivolge ad un’istituzione nell’autorevolezza della quale ripone a priori la propria fiducia, bensì abbiamo uno studente consapevole che conduce in prima persona il processo di apprendimento recependo le proposte degli insegnamenti ma svolge nel contempo un ruolo critico, operando eventualmente selezioni e integrazioni. Torneremo su questo concetto.
Seconda storia
Sharon Malaguit racconta che il suo professore di anatomia, nel corso di infermieristica che seguiva presso il San Bernardino Valley College, era diventato un incubo per lei. Il professore spiegava in modo difficile da capire e facilmente partiva per la tangente ma allo stesso tempo era severo e inflessibile.
Fu così che Sharon scoprì un’alternativa nella forma delle lezioni online di Marian C. Diamond, una professoressa di anatomia e neuroscienze presso l’università di California a Berkeley, lezioni che presto divennero la sua ancora di salvezza tutte le volte che si trovava in difficoltà perché non riusciva a tenere il passo delle lezioni presenza.
“Lei era molto più chiara e riusciva a rimanere focalizzata sull’argomento trovando esempi pertinenti con l’oggetto delle lezioni”
racconta Sharon a proposito della professoressa di Berkeley.
Era tornata al college dopo un’interruzione di 18 anni dovuta al fatto che si era dedicata all’educazione dei suoi quattro figli. Inoltre era cresciuta nelle Filippine e perciò l’inglese era la sua seconda lingua. Per queste ragioni, Sharon paventava delle difficoltà e quindi già immaginava di dover cercare qualche forma di aiuto per riprendere ed andare avanti con gli studi.
All’inizio cercò di farsi aiutare da un tutor del campus ma per lei era troppo difficile trovare il tempo per incontrarlo. Successivamente Sharon provò con le lezioni video acquistate dalla Rapid Learning Center, azienda specializzata nella vendita di supporti didattici, ma i 200$ necessari si rivelarono mal spesi perché il livello dei corsi si rivelò essere troppo elementare.
Poi successe che il marito, facendo delle ricerche in YouTube, scoprì le lezioni online che una nota insegnante di Berkeley, la professoressa Diamond, aveva reso liberamente disponibili in Internet. Sharon rimase ammaliata dalla chiarezza delle lezioni del prof.ssa Diamond e si organizzò per seguirle la sera dopo avere messo a letto i bambini. In seguito raccomandò le lezioni a molti compagni di classe e amici.
Sharon, prima di trovare queste lezioni online, era così frustrata che stava per demordere dal proposito di terminare la scuola. Successivamente scrisse un’email alla prof.ssa Diamond per ringraziarla e rimase stupefatta quando un giorno la professoressa la chiamò al telefono per incoraggiarla a continuare gli studi.
“Mi sentivo come una scolaretta ed ero felice e commossa”
racconta Sharon.
Da parte sua, la prof.ssa Diamond, commentando l’episodio, ha spiegò di rispondere a tutti coloro che le scrivono e di ricevere grande gratificazione da questo tipo di riscontri.
Qui compaiono ulteriori elementi interessanti. Il primo è l’enorme vantaggio che le risorse didattiche online asincrone danno a coloro che frequentano un corso universitario contemporaneamente allo svolgimento di un lavoro ed alla conduzione di una famiglia. Evidente il nesso con il tema del lifelong learning. Il secondo fatto degno di nota è la relazione umana significativa che si può stabilire in una forma di insegnamento online, anche se ridotta ad un singolo episodio. L’effetto che può produrre una relazione del genere non dipende infatti necessariamente solo da aspetti quantitativi ma è sostanzialmente un fatto di qualità. L’entusiasmo e la spinta prodotti da un episodio come quello raccontato da Sharon può letteralmente fare miracoli.
Terza storia
Tradizionalmente nelle high school americane esistono le Advanced Placement classes, corsi facoltativi che gli studenti più intraprendenti possono seguire per avvantaggiarsi per il futuro inserimento all’università. Recentemente sono stati introdotti anche i cosiddetti Independent Study, mediante i quali si possono acquisire crediti validi ai fini del completamento del liceo seguendo dei corsi universitari che si attaglino ai propri interessi.
Ebbene, il giovane Aditya Rajagopalan era uno studente presso la Choate Rosemary Hall (uno liceo) che nell’ambito di un programma di Independent Study stava seguendo un ciclo di lezioni online sulla teoria matematica dei giochi di Benjamin Polak, un professore di economia della Yale University (la teoria matematica dei giochi è molto importante nella scienza dell’economia oggi).
Aditya ogni settimana seguiva una o due lezioni a casa e poi, insieme agli altri studenti del gruppo che aveva aderito al programma di Independent Study presentava in classe quello che aveva imparato discutendo insieme agli altri ed al professore il problemi che aveva incontrato.
Le discussioni erano condotte da un professore di matematica del liceo, Fred Djang, con la collaborazione saltuaria di un professore di economia. Aditja ed un suo compagno dimostrarono interesse per questo soggetto ed avrebbero voluto approfondire per farne il tema principale del corso di matematica ma il professore disse loro che non avrebbe avuto il tempo di ristrutturare il corso in questo modo. Quando tuttavia, il professor Djang ebbe modo di guardare i video delle lezioni si rese conto che questi stessi avrebbero potuto formare la maggior parte di un intero corso.
“Oddio! Quando vidi questi video mi resi conto che non ci sarebbe stata alcuna possibilità di fare qualcosa di paragonabile …”
disse il prof. Djang
“… questo professore è troppo bravo e l’interesse mostrato dalla classe è palpabile”.
Aditja spiegò anche che vi sono altri professori del liceo che suggeriscono agli studenti di seguire le lezioni disponibili online:
“Per esempio il professore che ci spiega l’algebra lineare e le funzioni a più variabili ci dà il link delle lezioni online del MIT per risolvere eventuali dubbi”.
Successivamente Aditja ebbe anche modo di conoscere personalmente il professor Polak durante una visita organizzata al college di Yale e in quell’occasione emerse che molti altri studenti avevano seguito le lezioni online di Pollak il quale si meravigliò della popolarità delle proprie lezioni.
A parte l’interesse di un approccio nel quale viene istituzionalizzato e considerato l’accesso degli studenti di liceo a delle lezioni universitarie, voglio mettere in luce l’atteggiamento aperto dei professori che riconoscono il valore di altri e, invece di chiudersi e chiudere gli studenti nel proprio recinto, propongono addirittura loro di integrare i propri materiali con quelli degli altri. Questa visione aperta e collegiale è fondamentale e, purtroppo, molto poco diffusa dalle nostre parti. Una volta un mio collega al quale stavo descrivendo le opportunità di un atteggiamento più aperto che si rende oggi possibile grazie alle nuove tecnologie mi disse:
“Ma io sono geloso delle mie cose!”
Ecco, in che misura possono essere “proprie” le cose che insegnamo? Che vuol dire che sono proprie? Su questo è opportuno riflettere. Ci torneremo.
Quarta storia
La maggior parte degli insegnanti utilizzano libri di testo come materiali di studio. Bene, qui si racconta la storia di un professore che assegna la visione delle lezioni di un altro professore.
Per Heather Green-Smith, in procinto di laurearsi presso il Wisconsin Indianhead Technical College, questo suggerimento rappresentò la salvezza.
“Delle volte, tornata casa, avevo le lacrime agli occhi dalla frustrazione perché non venivo a capo dei problemi di programmazione del software”
raccontava Heather.
Furono le lezioni online di Mehram Sahami, professore associato presso la Stanford University, a chiarire le idee a Heather e molto aiutarono l’empatia e il senso dell’humor del professor Sahami. Heather era venuta a conoscenza delle sue lezioni online grazie ad un altro professore del proprio college che aveva chiesto agli studenti di guardarle e di scrivere un compito su di esse.
Heather non era una studentessa convenzionale, trovandosi all’età di 49 anni al primo anno di college. Aveva dovuto compiere questa scelta difficile dopo aver perso il proprio lavoro di tecnico presso un’azienda di produzione di materiali plastici per equipaggiamenti sanitari.
Heather finì col seguire una dozzina di lezioni fra quelle offerte online dalla Stanford University, collegandosi la sera tardi mentre il marito si attardava ai propri lavori di bricolage (costruendo per l’appunto una scrivania alla moglie …). Anche Heather scrisse al proprio “professore virtuale” per mostrare la propria gratitudine.
Non è che l’insegnante ufficiale del corso non le piacesse, anzi, gli riconosceva doti di pazienza e brillantezza. Il fatto è che aveva poca esperienza di insegnamento avendo lavorato vari anni nell’industria: parlava molto veloce e mostrava passione ingegnandosi a mostrare modi diversi di affrontare i problemi; tuttavia dimenticava di attenersi al ritmo di apprendimento degli studenti e di utilizzare un linguaggio a loro famigliare. Gli studenti lo seguivano con grande difficoltà.
Al contrario, il prof. Sahami, procedeva rifacendosi da un punto dove gli studenti lo avrebbero sicuramente capito e preoccupandosi di mostrare che la programmazione del computer “non è poi quella cosa così spaventosa”. Con il suo metodo si formava spontaneamente una comunità grazie al fatto che gli errori più comuni venivano ripresi pazientemente e discussi insieme, cosicché era improbabile che uno studente si trovasse isolato di fronte ad un problema apparentemente insormontabile.
Heather ci teneva anche a specificare che l’insegnante “Parlava in inglese!”, tutta contenta perché in un corso che all’inizio pareva insormontabile aveva finito col prendere un “A”.
Giunti a questo punto, non commento oltre. Preferisco abbandonarvi alle vostre riflessioni e lasciarvi girovagare al di là di queste piccole porticine che vi ho aperto, sperando sì che scopriate qualcosa che vi piaccia ma non da inquietare i vostri famigliari per eccesso di rete-dipendenza!
L’assignment, se vogliamo, consiste nel cercare e, al ritorno dalla ricerca, narrare le proprie impressioni, magari descrivendo qualche
scoperta interessante. Poi ne riparleremo.
