Elisa, una mia studentessa, mi ha scritto la seguente lettera:
SALVE PROF..
volevo solo dirle che dopo la lettura del suo pamphlet, qualcosa è cambiato…faccio ancora parte di quel 90 % di utenti che sfruttano la rete senza collaborare perchè “stare on-line”, mi risulta ancora difficile, però volevo dirle che grazie a lei oggi ho creto un nuovo blog, con la speranza di farlo entrare in me e di inglobarlo in modo tale da dimenticarlo come dice lei.
Le scrivo però per dirle che c’è anche una cosa negativa in tutto questo, ed è il fatto che sto diventanto scema saltando da un link all’altro, attraverso i blog che ho letto per farmi un’idea su che cosa scriverle per il testo d’esame…allora l’iter mentale che ho seguito è stato pressappoco questo:
- connessione reti
- mente alveare
- e-learning
- The Augmented Social Network: Building identity and trust into the next-generation Internet by Ken Jordan, Jan Hauser, and Steven Foster
- Pierre Levy e l’intelligenza collettiva
- e potrei continuare con mille persone che popolano il web e che hanno scritto sopra ciò…
Il problema che avverto fortemente è che non riesco a dare un filo logico a tutto ciò …il mio famoso schema rigido scolastico, lo stesso che menzionava Martavara in un post sui dialoghi del secondo capitolo, mi sta creando dei forti problemi di smarrimento… realmente non so trovare un filo conduttore in tutti questi argomenti e cosa ancor più grave non riesco a decidere se quello che leggo è OGGETTIVAMENTE GIUSTO O NO.. perchè? Leggo un post di un qualsiasi blog sull’argomento sopra menzionato e poi non riesco a non dare uno sguardo ai link che saltano fuori durante l’articolo e sistematicamente ti perdi nella galassia delle informazioni, (per non parlare dei blog in inglese).
Ecco, appena cerco un argomento di riflessione da cui iniziare subito vengo interrotta da altri argomenti correlati ed interessanti….passi da un approfondimento ad un altro e tutto ciò è frustrante….non riesco a dargli un ordine….
Volevo scriverle un post sul suo blog perché penso di non essere la sola però poi ho pensato che era meglio parlarne con una mail [ … ed io riporto la discussione qui perché effettivamente può aiutare altri N.D.R.].
Help! Forse sbaglio qualcosa o il problema è che sono troppo ignorante e devo tenermi al passo con i tempi e non avendolo fatto fino ad ora non riesco ad orientarmi?
Grazie!
Cara Elisa,
stamani stavo rimirando con soddisfazione l’opera di zappatura che avevo appena terminato quando mi è venuto in mente di controllare sul BlackBerry se vi fosse qualche messaggio.
Ecco, quando ho letto del tuo smarrimento ho provato esattamente la stessa soddisfazione di quando poco prima guardavo la distesa di zolle rovesciate una per una con paziente fatica.
Riflettiamoci un attimo. L’appezzamento zappato genera soddisfazione dal punto di vista del contadino ma dal punto di vista del lombrico, del grillo, delle formiche, delle tante erbe che vi si trovavano, insomma di quella miriade di organismi che popolavano quell’appezzamento si è trattato invece di un disastro, una vera e propria devastazione!
Perché un uomo deve fare fatica per fare un lavoro che sembra addirittura un’opera di distruzione? Quale bene ci può essere nel sostituire il caos ad un ordine preesistente?
Oggi l’agricoltura si avvale di tante conoscenze scientifiche ma la pratica di mettere a soqquadro la superficie della terra per favorire la crescita di nuove piante è plurimillenaria e risale agli albori della nostra civiltà. Si sa che per far germogliare nuovi semi è molto utile rimescolare la terra con tutti i prodotti di decomposizione delle piante preesistenti e con nuove sostanze organiche, tutto in una caotica commistione.
Questo è un po’ quello che faccio quando spingo i miei studenti, senza tanti complimenti, all’aperto, proprio laddove stai dichiarando di sentirti smarrita. Perché ti senti smarrita? Perché non trovi un filo conduttore, perché ti senti in obbligo di classificare tutto ciò che incontri in
OGGETTIVAMENTE GIUSTO O NO,
perché non ci ravvisi un ordine.
Ecco, codesta non è una situazione anomala, anzi, è la situazione normale. Il mondo non è percorso da fili conduttori, non è diviso semplicemente in cose giuste e sbagliate, non ha un ordine.
Fili conduttori, categorie, ordini sono artifizi che noi escogitiamo per venire a capo di una realtà che è sempre disperantemente complessa. L’ordine, anche quello matematico col quale vestiamo ciò che percepiamo, ha sempre valore relativo. Facciamo bene a festeggiare quando ravvisiamo un qualche tipo d’ordine perché questo aiuta ma non dobbiamo ingannarci ritenendo di avere trovato l’ordine vero. Può bastare cambiare di poco il contesto per stravolgere quell’ordine che era diventato un comodo e rassicurante salotto.
Allora, cosa è importante? Io credo che la cosa importante sia la tua capacità di valutare il contesto, cosa ti interessa nello specifico di quel contesto e la capacità di riconoscere le categorie e l’ordine utili per te in quello specifico contesto.
In Internet è molto facile vivere lo smarrimento che tu descrivi perché tutto è immediatamente a portata di mano ma lo smarrimento deriva dalla complessità del mondo e non da Internet.
Ti faccio un esempio per chiarire l’idea. Recentemente ho trovato un amico con il quale mi pare di avere molte visioni in comune. Tuttavia è un uomo che ha interessi e conoscenze che a me sembrano sterminate e ti assicuro che mi coglie lo stesso smarrimento al pensiero di dovermi orientare in tutti quei territori. Questo mio amico non è Internet! È un uomo ed è anche un po’ più anziano di me e per quanto sia molto aperto verso tutto ciò che è nuovo, si è certamente formato nei modi tradizionali, attraverso la lettura, i viaggi e l’osservazione diretta del mondo. Come ogni uomo intelligente e curioso finisce con l’essere esso stesso un obiettivo aperto sulla realtà. Parlandoci vedi grandi parti di essa, scopri collegamenti che non hai ancora trovato e tonalità nuove.
Sta a te poi, piano piano con pazienza, a fare proprie queste visioni per costruire il tuo mondo. Anche Internet è un obiettivo aperto sul mondo, un obiettivo che magicamente ti fa accedere alla miriade di obiettivi di altre persone. Devi imparare a selezionare ciò che per te ha valore, non esiste un manuale che ti dica come procedere.
È difficile, lo so, ma è normale che sia difficile. È estremamente difficile per chiunque stabilire cosa sia “oggettivamente giusto”. Quando ero piccolo venivano tolte le tonsille a quasi tutti i ragazzi, al primo mal di gola. Io mi sono tenuto le mie perché ero figlio di un medico all’antica. Dopo una decina di anni questa pratica è scomparsa o comunque è stata molto ridimensionata. Cosa è dunque “oggettivamente giusto” a riguardo? Si possono fare innumerevoli esempi del genere.
L’incerto è la norma. Un medico può facilmente trovarsi davanti ad un quadro di sintomi ambiguo o incomprensibile, un ingegnere sa benissimo che malgrado tutta la teoria e tutti i calcoli il suo ponte può crollare per una concomitanza di fattori imprevedibili.
Questo non significa che le teorie e gli studi siano superflui, sono assolutamente necessari ma certamente non sufficienti. La coscienza dell’imponderabile, l’attenzione al cuore oltre che alla ragione, la confidenza con l’inevitabile errore elevano l’uomo dalla pericolosa condizione di zelante applicatore di regole e protocolli.
La proposta di CIN@MED di cui hai forse letto in questo blog costituisce per esempio un tentativo di fare alzare agli studenti un poco la testa dai libri e guardare verso le inevitabili incertezze che la professione riserverà loro. Di sicuro le proiezioni cinematografiche e le relative discussioni non procureranno loro facili ricette e sicuri criteri di comportamento, anzi potranno spaventare per la complessità e la pesantezza dei temi.
Smarrimento, spavento, non possono essere omessi da un percorso di formazione e lo studio deve costituire una base di partenza e non un rifugio.
Concludo con un suggerimento pratico. Quando girovagando in Internet, senti montare lo smarrimento, affidati alla lettura di qualche classico, conversa con qualcuno dei tanti grandi autori che hanno avuto il dono di saper narrare il mondo. Vedrai che alternando il vagabondaggio con la frequentazione di sicuri punti di riferimento troverai spontaneamente il tuo filo conduttore e l’ordine a te congeniale.
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