Assignment 1 coda: allarghiamo ulteriormente il discorso

Lavagna con su scritto "L'informazione affidabile"Avrei molte cose da dire sull’affidabilità dell’informazione su internet. Ha fatto bene Giovanni a sollevare la questione perché è assai più complessa di quel che sembra.

È vero che in internet puoi trovare ogni sorta di fandonie ma questa non è una dimostrazione di inaffidabilità. Il mondo della carta stampata è pieno di sprecisioni, di errori, di teorie fasulle, di spazzatura. Non solo entrando in un’edicola si ha questa sensazione ma anche andando a scartabellare i libri di testo e anche andando a rovistare nella letteratura scientifica. Quest’ultima, ad esempio, soffre oggi di un grave problema di credibilità a causa della bulimica ridondanza – funzionale al metabolismo della macchina accademica, ma non al resto – e, in certi settori, di preoccupanti conflitti di interesse. Sono riviste tipo l’Economist che ogni tanto sollevano la questione e questo è significativo. I risultati della ricerca, soprattutto quella applicata, comportano inevitabili ricadute economiche sugli enti finanziatori. La conseguenza è che si pubblicano quasi sempre i successi e mai gli insuccessi. La ricerca biomedica è particolarmente afflitta da questo problema, a causa degli evidenti interessi delle potentissime multinazionali farmaceutiche. Non credo che questa cosa piaccia molto a Galileo, che guarda di lassù.

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L’ottusità del potere

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Immagine che evoca l'idea di censura con labbra femminili barrate da unsegnale di divieto
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Flattr thisL’ottusità del potere è terrificante.

In Italia, il Premier Silvio Berlusconi, mantiene ostinatamente la posizione, nonostante le pessime performance del Paese, documentate da quasi tutti gli indicatori di salute economica e di progresso, e nonostante gli scandali che rendono l’Italia un paese tristemente unico al mondo. Ma lui resta.

I leader arabi si rivelano del tutto incapaci di capire che la formazione delle giovani generazioni, cruciale per la crescita economica dei rispettivi paesi, ha l’effetto collaterale di accelerare l’emancipazione sociale e culturale. Ma loro perseverano con i vecchi metodi.

Anche leadership democratiche, come l’amministrazione statunitense, peraltro molto incline a dare lezioni di democrazia al resto del mondo, rivelano ottusità quando emergono i loro lati oscuri.

L’isterica veemenza della reazione degli Stati Uniti, di fronte alle massicce quantità di cablogrammi  pubblicati da Wikileaks, non è quello che ci si potrebbe aspettare da una democrazia avanzata, in grado di leggere i cambiamenti cruciali della società.

La storia di Wikileaks ricorda quella di Napster, il servizio per lo scambio peer-to-peer di file musicali, chiuso nel 2001 a causa di violazioni del copyright. Napster è stato chiuso, ma da allora il business di distribuzione della musica è cambiato radicalmente.

Ieri, il sito della Electronic Frontier Foundation ha riportato un interessante articolo che descrive come

… una nuova generazione di siti web sul modello di Wikileaks sta popolando Internet – decentralizzando il concetto di whistleblowing e rendendo più difficile la censura dei pubblici dibattiti semplicemente tagliando i servizi di un sito.

In questo articolo ci si domanda se l’emergenza di una concorrenza di Wikileaks possa indurre una mutazione del whistleblowing rendendolo resistente alla censura. L’ho tradotto qui di seguito (qui la versione originale in inglese).

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Intervista a Julian Assange


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Ecco, questo è l’uomo che rischia l’esecuzione capitale o la reclusione a Guantánamo se finisse negli Stati Uniti, dove non pochi esponenti politici di primo piano hanno pubblicamente dichiarato che meriterebbe l’esecuzione.

Invito ad ascoltare attentamente questa intervista che Sir David Frost ha fatto a Julian Assange per AlJazeera circa un mese fa. Propongo qui la versione che ho sottotitolato in italiano. Di seguito ho aggiunto il testo dei sottotitoli.

Vodpod videos no longer available.

 

Se vuoi leggere la trascrizione …

Gli Stati Uniti spiano su Twitter i supporters di Wikileaks

Birgitta Jónsdóttir, membro del parlamento islandese


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La deriva etica del potere non è solo un problema italiano, ma ha una rilevante dimensione internazionale.

La più grande potenza sta affrontando con enorme difficoltà la diffusione delle informazioni che in internet, per come essa è strutturata, è un fatto naturale.

Il segretario di Stato, Hillary Clinton, aveva appena fatto in tempo a difendere internet, quale luogo elettivo di espressione dei valori di libertà fondanti delle democrazie occidentali, in particolare di quella americana, da “esportare”, che è scoppiato il caso Wikileaks, il servizio web grazie al quale i segreti sporchi di qualsiasi organizzazione possono essere rivelati e diffusi nel mondo.

La reazione degli Stati Uniti è stata a dir poco isterica e rivela l’esistenza di nodi che sono fondamentali per il futuro della democrazia nel mondo.

Si è rapidamente diffusa la notizia della citazione in giudizio che gli Stati Uniti hanno fatto pervenire a Twitter, affinché riveli tutte le informazioni possibili in suo possesso relative ai supporters di Wikileaks, ivi compresa Birgitta Jónsdóttir (account Twitter di Birgitta), membro del parlamento islandese e con una storia pregressa di collaborazione con Wikileaks. Birgitta Jónsdóttir ha annunciato di volersi avvalere immediatamente delle vie legali per contrastare questo grave abuso di potere, ma aggiunge anche:

Non è solo questione delle informazioni su di me. Questo è un avvertimento per chiunque abbia a che fare qualcosa con Wikileaks. È completamente inaccettabile che il dipartimento di giustizia USA mostri i muscoli in questo modo. Io sono fortunata, quale membro del parlamento. Ma per gli altri? È mio dovere fare qualsiasi cosa per fermare questo abuso.

Dal canto nostro, credo che sia nostro dovere dedicare un po’ di tempo ad osservare meglio i fatti di grande importanza che stanno avendo luogo nel mondo, determinanti per il futuro della democrazia. Determinanti anche nel nostro piccolo paese, più della conta pro-contro Berlusconi.

Chi è il bandito?

Immagine logo del gruppo di attivisti AnonymousFlattr thisAl contorno del polverone mediatico scatenato da Wikileaks troviamo anche le imprese degli “Anonymous”, che hanno danneggiato per brevi periodi di tempo le prestazioni dei servizi web di aziende come Amazon, MasterCard o Bank of America.

La maggioranza dei governi e buona parte dei media descrivono tali iniziative come criminali o addirittura terroristiche.

Le cose non stanno così. La protesta fatta in Internet dagli Anonymous a favore di Wikileaks, è l’equivalente di una normale dimostrazione di massa.

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La questione fondamentale posta da Wikileaks

La questione sollevata dalla pubblicazione in Internet di ingenti quantità di documenti riservati da parte di Wikileaks ha sollevato una questione cruciale, che supera in importanza tutte le altre pur gravi faccende che sono sul tappeto in varie parti del mondo, ivi compresa l’impasse nella quale si trova l’amministrazione politica del nostro paese.

La questione attiene alla libertà espressione, sancita nell’articolo n. 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani:

Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.

Il problema della trasparenza e dell’eticità del comportamento delle istituzioni e delle grandi organizzazioni è un tema che molti osservatori ritengono oggi critico per la sopravvivenza dell’intero sistema economico e per la stabilità politica nel pianeta.

La prima ondata di documenti rilasciati da Wikileaks ha travolto in primo luogo la diplomazia americana ma è veramente miope ritenere che sia un problema che concerne esclusivamente gli Stati Uniti, per due motivi: in primo luogo perché stanno comparendo e compariranno documenti provenienti da molte altre origini e in secondo luogo perché in materia di strategia politica, di economia, di innovazione culturale e tecnologica, i problemi degli Stati Uniti sono anche i problemi del mondo, volenti e nolenti.

Per iniziare ad approfondire la questione, mi rifaccio ad un post molto interessante scritto da un giovane studioso, Aaron Bady, un africanista che sta completando il PhD in letteratura presso la University of California a Berkeley e che tiene un blog molto seguito, zunguzungu.

Ho tradotto questo post che pone la questione di Wikileaks nei termini corretti, molto meglio di quanto avrei saputo fare io.

Aggiungo solo che, anche se questo testo è scritto da un cittadino americano che si riferisce al governo del proprio paese, il contenuto è assolutamente generale ed ha valore a prescindere dal paese nel quale ci si trovi.

Leggi il post di Aaron Bady …

Appello per sostenere Wikileaks

La battaglia di Wikileaks è fondamentale per la prosperità della democrazia nel mondo. L’affermazione secondo la quale Wikileaks minaccerebbe la vita delle persone è una vergognosa menzogna. La “discrezione diplomatica” ha coperto un numero crescente di efferratezze. La corruzione è diventata il problema fondamentale della finanza mondiale e delle organizzazioni in generale. Questa è una delle tesi sempre più largamente condivise ed esposte per esempio da Don Tapscott e Anthony D. Williams nel bestseller Macrowikinomics. L’apertura e la trasparenza, la cosiddetta openness, sono oggi un obiettivo fondamentale.

Lascio questo post incollato in testa al blog e vi riporterò le notizie salienti sulla vicenda.

News su WikiLeaks …

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