E così giocando con la scultura di un amico finisco sulla gazzetta della Spezia

La storia l’avevo narrata in Statico/dinamico. In sintesi, un paio d’anni fa parlando con colleghi a colazione in un albergo di Helsinki sulle meraviglie matematiche della Spira Mirabilis di Bernolli, vengo intercettato da un artista interessato alla cosa. Nasce un dialogo, nasce una ricerca, per l’ennesima volta in territori a me di fatto sconosciuti. Benissimo così…

Se ne parla venerdì a La Spezia: Statico/dinamico, Jacques Toussaint amplia la sua mostra con una nuova installazione.

Statico/dinamico

Dove racconto di un’esperienza molto divertente occorsa durante la pandemia, con qualche riflessione didattico scientifica, ovvero STEM, come si dice oggi, o anche STEAM: Science, Technology, Engineering, Art and Math. L’esplorazione è alla portata di studenti degli ultimi anni della scuola di secondo grado.

Continua (20 min)

Matematica e scuola

Problemi personali poco simpatici quanto ineludibili mi obbligano a limitarmi agli adempimenti.

Aspettanto che passi ‘a nuttata trovo consolazione in letture amene. È la volta di

More about Il cammino della matematica nella storia

Un libro delizioso, scritto da Stefano Beccastrini e Maria Paola Nannicini, che offre numerosi spunti per collocare storicamente il pensiero matematico nell’insegnamento della matematica nella scuola primaria.

Quella dell’insegnamento della matematica è una questione che mi ha sempre turbato e ogni tanto ci ritorno perché la matematica è fondamentale per la soluzione di problemi di ogni tipo nella vita privata e nel lavoro, perché è una formidabile palestra del pensiero e perché è bellissima. E invece, come dicono gli autori di questo libro, è la cenerentola delle materie.

La suddivisione dello scibile in materie ben distinte, e principalmente la suddivisione fra mondo umanistico e mondo scientifico,  è probabilmente una delle cause principali, anche se non l’unica, dell’inadeguatezza della scuola a formare cittadini pensanti e non solo abili (più o meno) a fare un mestiere.

Non si dovrebbe parlare di materie bensì di prospettive. Non dovrebbe essere tanto importante cosa insegnare ma insegnare a vedere qualsiasi cosa dal maggior numero di prospettive possibili: la prospettiva storica, la prospettiva matematica, la prospettiva geografica, letteraria, sociale, politica e via dicendo. In altre parole, si dovrebbe insegnare che non è mai tempo perso quello speso a risalire una connessione insospettata con un mondo del tutto diverso. Non è tempo perso nemmeno quando a causa di tali diversioni si rischia di non finire il programma.

Per l’appunto, la matematica, alla fin fine, nient’altro che di questo è fatta: connessioni fra mondi apparentementi lontani. Connessioni perfettamente e minuziosamente definite e quindi spesso faticose da conquistare; connessioni che generano stupore, piacere estatico; connessioni senza le quali ciò che conosciamo come tecnologia non avrebbe mai visto la luce.

Ecco, a me sembra che la proposta di Stefano e Paola vada in questa direzione prendendo le mosse dal momento più importante, quello nel quale gli insegnanti accompagnano i bambini nei loro primi passi in quella che dovrebbe essere una passeggiata in un bosco incantato anziché in un labirinto pieno di mostri dispettosi.

Il valore del contesto, compito 5 facoltativo?

Sì, avevo già scritto un post del genere qualche tempo fa, uno di quelli che ho piazzato fra i frammenti perché mi si era un po’ sbrodolato. Tuttavia non posso fare a meno di riprendere l’argomento perché ho letto un post molto affine di Lee LeFever, l’autore, insieme a Sachi LeFever, dei video didattici di The Common Crafts Show, alcuni dei quali ho posto nella pagina dei contenuti dedicata al social netoworking. Grazie a Jacopo abbiamo una traduzione in italiano di questo post.

Facendo riferimento ad un paio di episodi del proprio passato scolastico, Lee LeFever lamenta come a scuola si tenda a trascurare il contesto:

Looking back, context is what I always missed in education.

Questa posizione collima perfettamente con quella che io sostengo a proposito dell’insegnamento della matematica nel mio post sul valore del contesto, che per l’occasione ho rispolverato un po’.

Poi Le Fever spiega come l’idea dei loro video didattici sia nata proprio dal ricordo delle esperienze scolastiche poco felici e dalla constatazione che molte delle spiegazioni che si trovano nel Web sono scolastiche: spiegano il come ma non il perché, ignorano il contesto.

Inizialmente volevo solo cogliere il nesso fra il post di Lee LeFever ed il mio per riproporre un tema che mi sta a cuore al lettore generico. Poi ho pensato che mi piacerebbe conoscere l’opinione degli studenti i quali, per la maggior parte, sono proprio appena usciti dalle scuole superiori!

Quindi, cari studenti, vi invito senz’altro a leggere ambedue i post, Talkin’ Bout My Education e Formule, il valore del contesto. Per inciso, la matematica oggi fa capolino in molti aspetti della medicina moderna quindi qualche riflessione in proposito può giovare. Poi, se qualcuno ha delle opinioni in proposito sarei curioso di leggerle come al solito sui vostri blog e in poche parole …

Formule, il valore del contesto …

Recentemente Andrea scriveva

Spesso ci siamo detti “Ma perché uno così non ci insegna anche la fisica?”…

Per almeno due buoni motivi:

  1. Non me la ricordo 😀 certo, potrei rimediare ripassando ma ci vuole tempo (vedi punto successivo)
  2. Non ho tempo 😀 sono già abbastanza spalmato in modo informatico su 500-600 studenti l’anno, se aggiungessi la fisica non ci rimarrebbe più niente ..

Tuttavia, un paio di post recenti che mi sono piaciuti (uno di una studentessa ed uno di un’amica in LTEver) mi inducono a fare delle considerazioni sulle formule, le formule matematiche che si usano tanto anche nella fisica. È un argomento al quale sono sensibilizzato dalla convinzione che il linguaggio matematico sia pressocché ignorato dalle scuole. Parlando con tanti giovani, i figli e tanti tanti studenti, mi sono persuaso che non giunga loro quasi niente del pensiero matematico e del linguaggio matematico.

Non è questione di quanto si lavora a scuola o da quale scuola si proviene. Si lavora anche troppo a scuola, in particolare si fanno troppe lezioni a casa, troppe perché si lavora male. Tanti esercizi fatti per ottenere un risultato mediocre: una grossa quantità di mediocrità non compensa una piccola quantità di qualità. Il voto, a cui la maggior parte dei genitori è così attenta misura poco e nulla in questo senso. Anche il tipo di scuola influisce poco. Vi sono classi di liceo scientifico dove la matematica si insegna peggio che in classi di liceo classico. Differenze inessenziali quelle fra le scuole, la differenza la fanno i singoli insegnanti. Un solo insegnante che affronta il suo impegno con passione, amore e curiosità fa miracoli nel cuore e nella mente di un giovane, anche se gli capita di insegnare in una scuola professionale serale. Un insegnante di ruolo in un liceo classico blasonato può distruggere l’interesse per la matematica nella maggior parte dei suoi allievi, a prescindere dal fatto che vengano poi promossi o bocciati (si dice sempre così?), questione inessenziale questa rispetto alla prima.

Non ho certo la pretesa di rimediare alcunché con queste note ma solo di suggerire un atteggiamento più cosciente e arioso nell’affrontare un testo corredato di formule matematiche. Il tema mi preme molto, mi ha preso la mano, si è allungato troppo e l’ho quindi spostato fra gli articoli: Formule, il valore del contesto ….

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