Far del mondo la classe III.b

Breve passeggiata nel museo degli “scandali della scienza”, dove sono documentati gli attacchi del disordine all’edificazione della torre delle scienze esatte, cercando di mostrare come la visione del mondo sia cambiata rispetto a quella che ancora viene tramandata pervicacemente.

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Noosfera N.2

Come avevo anticipato nella puntata introduttiva di questa serie del far del mondo la classe, qui propongo una breve passeggiata nel museo degli “scandali della scienza”, dove sono documentati gli attacchi del disordine alla edificazione della torre delle scienze esatte.

Prima però vorrei ricordare come concetti quali il disordine, l’incertezza, l’ambiguità, la soggettività, concetti portatori di vaghezza e per questo sostanzialmente banditi dal ragionamento scientifico, non siano affatto scomparsi dal ragionamento generale sul mondo, ma siano invece stati oggetto di esplorazione profonda nella letteratura e nelle arti, per esempio mediante la ricerca sulla complessità delle percezioni e sull’incertezza dei destini degli uomini condotta dalla narrativa dell’ottocento. 

Ci troviamo ora con una cultura spaccata in due, dove il mondo umanistico è quasi ridotto ad occuparsi degli avanzi del ricco pasto del mondo scientifico, che determina gli indirizzi e drena la maggior parte delle risorse.

Ebbene, proseguiamo quindi vedendo che alcuni di questi avanzi, che qui denoto genericamente con il termine “disordine”, non siano poi così accidentali e secondari, e come gli scienziati si siano resi conto, in varie e fondamentali circostanze, che quegli avanzi sono in realtà componenti fondamentali del mondo che vanno investigando. 
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Risposta ad una studentessa che teme di essersi smarrita

Dove si approfitta della lettera ad una studentessa che teme di essersi smarrita per insistere sulla natura di Internet oggi e sul ruolo del disordine.

zollePrima di continuare il discorso iniziato a proposito di Far del mondo la classe e di aggiungere qualche considerazione al margine della Cronaca di un guasto al computer, ripropongo questa lettera ad una studentessa che teme di essersi smarrita, pubblicata la prima volta in questo blog il 9 ottobre scorso.

La ripropongo, citando qui solo i passi essenziali della lettera che mi aveva scritto la studentessa Elisa e che mi aveva indotto a rispondere in questo modo. Il testo integrale della lettera di Elisa si trova nel post originale.

Replico questo post perché si inserisce bene sia nelle considerazioni intorno al disordine che in quelle relative ad una visione allargata della rete ed anche perché in questa stagione c’è sempre qualche studente che vaga sperso nella blogoclasse che che assomiglia un po’ ad una piazza dove c’è stata una festa ma che è ormai deserta (chi ha visto Basilicata coast to coast può pensar a quella piazza lì, alla fine del film).
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Cronaca di un guasto al computer

Il computer, quale congegno essenziale per la gestione e l’elaborazione dei dati nella vita privata e nel lavoro, si sta estinguendo. Le sue funzionalità sono disperse nella rete che è il substrato fondamentale sul quale cresce la noosfera. Il computer sta invece mutando in una varietà di congegni che rappresentano le porte per accedere alla noosfera.

Le porte della Noosfera
Il computer, quale congegno essenziale per la gestione e l'elaborazione dei dati nella vita privata e nel lavoro, si sta estinguendo. Le sue funzionalità sono disperse nella rete che è il substrato fondamentale sul quale cresce la noosfera. Il computer sta invece mutando in una varietà di congegni che rappresentano le porte per accedere alla noosfera.

Temo che il mio vecchio Mac abbia qualche problema. Forse è la scheda grafica. Già da qualche giorno appaiono delle strisciate sottili, come se qualcuno avesse graffiato lo schermo con una punta acuminata. Oggi però le cose sono peggiorate perché ogni tanto si pianta e non mi era mai successo, da sei anni a questa parte, che un Mac si piantasse in questo modo.

La cosa mi fa un po’ uggia perché sto lavorando con Gimp per fare la figura che vorrei mettere in questo post. Non è molto difficile ma ci vuole un po’ di pazienza: ritagliare le sagome degli oggetti che ho fotografato, spostarle, ruotarle e sovrapporle adeguatamente ad uno sfondo. Mi piace l’idea di usare Gimp, un’applicazione open source che fa concorrenza a Photoshop e sono tutto preso dal lavoro perché è divertente baloccarsi con le immagini in Gimp.

L’imprecazione è quindi inevitabile quando mi accorgo che non posso continuare, ma il disappunto dura poco, il computer non è più lo strumento vitale per produrre. Gli sono affezionato, certo. Ci ho lavorato tanto e non solo io in casa, non mi ha mai tradito ed è decisamente un bel pezzo di tecnologia, ma non è più essenziale.

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Far del mondo la classe III.a

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Noosfera N.2

In due post precedenti, uno e due, ho proposto delle testimonianze di studenti che hanno seguito i miei corsi.

Qui voglio specificare meglio cosa intendo dire con l’espressione “Far del mondo la classe”. Il rischio è infatti che molti pensino che si tratti giusto di un metodo didattico facente uso di nuove tecnologie per migliorare l’insegnamento, e che l’idea di uscire dalla classe, raffigurata nel disegno qui accanto, consista nell’integrare nelle pratiche didattiche i mezzi di comunicazione e le tecnologie che i giovani oggi usano diffusamente.

Non si tratta solo di questo, anzi, si tratta di questo solo in minima parte. Far del mondo la classe non può prescindere dal modo di vedere il mondo, in particolare dalla necessità di rivedere il modo di vedere il mondo. Non si tratta quindi semplicemente di applicare nuove tecnologie per insegnare meglio le stesse cose.

Con questo post, cercherò di evocare il contesto necessario per capire il senso degli esperimenti didattici di cui ho presentato alcune testimonianze. Per comprendere come questi corsi siano, rispetto allo standard corrente, meglio descritti come non-corsi, i programmi come non-programmi, il professore come non-professore; ripeto, rispetto allo standard corrente. Non è facile comprendere tutto questo, non tanto perché ci sia qualcosa di molto difficile da capire, ma perché è una questione di prospettiva, di visione del mondo, di paradigma di conoscenza.

Sono consapevole di non avere gli strumenti adatti per essere convincente ma ci provo lo stesso a mettere per iscritto questi pensieri. Del resto la forma del blog si presta a scrivere per cercare di chiarire le idee anche a se stessi, con il vantaggio non trascurabile di ricevere eventuali osservazioni da parte di qualche lettore di passaggio che potrebbero rivelarsi preziose.

In passato alcuni amici mi hanno esortato a scrivere post più agili, conformemente allo stile tipico dei blog. Provo qui ad adeguarmi articolando questo testo in due o tre post più piccoli che pubblicherò in sequenza a brevi intervalli di tempo.

In ultimo, mi accorgo in questo momento di un articolo di Gianni Marconato sul tema del connettivismo che attiene notevolmente al tema di questi post.

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Un paese senza cultura

La cultura di un paese non sta solo nel suo passato e nelle accademie ma anche, e io direi soprattutto, nel saper dare risposte intelligenti e efficaci ai problemi dei cittadini.  Invece dalle nostre parti la cultura sembra essere un mero soprammobile o, peggio, uno strumento di potere.

Veniamo all’episodio, molto specifico ma significativo.
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Far del mondo la classe II

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Noosfera N.2
In Far del mondo la classe avevo riportato la testimonianza di uno studente di medicina. Qui invece propongo il lavoro fatto da Stefania, studentessa nel corso di laurea magistrale in Teorie della Comunicazione, ma anche insegnante in una scuola primaria.

L’insegnamento che Emanuele e Stefania hanno ricevuto è molto simile, malgrado la diversità del corso di laurea e la condizione personale, di studente appena “maturato” in un caso e di studente-lavoratore nell’altro.

Ambedue sono andati ben oltre a quanto esplicitamente specificato e richiesto nel corso ma la cosa interessante è che, pur avendo ricevuto stimoli molto simili, hanno esplorato ambiti molto diversi realizzando un’esperienza concreta. Per chi volesse controllare Stefania aveva seguito gli Assignment blogoclasse autunno 2009 e Emanuele gli Assignment blogoclasse primavera 2010.

Invito il lettore curioso a riflettere su questo fatto.

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