Fermare il tempo

Capita che un tuo studente centri il senso profondo di ciò che non avevi osato dire esplicitamente: le cose importanti meglio lasciarle sottintese onde non vadano diluite nel troppo detto — il mal d’Accademia, il troppo detto. È vero, si rischia che vadano perse lo stesso perché non intese affatto, ma se saranno colte persisteranno nella memoria.

Perché la scommessa di questo laboratorio, inaugurato sei anni fa, fu proprio questa: fermare il tempo, per riflettere, per costruire qualcosa di proprio in modi mai provati prima. Un’idea di laboratorio che fosse un laboratorio vero, dove scoprire il valore dell’errore, della collaborazione, della molteplicità dei modi per giungere alla soluzione. Un’idea di laboratorio fuori dalla dicotomia presenza-online. Un’idea di valutazione vera, profonda, accurata. E un’idea di rispetto dell’altro, dei suoi modi e dei suoi tempi.

Dal diario di Erika Vannacci, studentessa di Scienze della Formazione Primaria 2022/23:

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Finendo per amarsi di più…

Ho trovato interessante come la percezione che abbiamo della tecnologia influenzi la nostra esperienza con essa. Ovviamente se si prova diffidenza verso la tecnologia, oppure ne siamo spaventati perché non siamo sicuri di come usarla, non sarà un’esperienza piacevole utilizzarla. Quello che mi ha più colpito, però, è come tramite Logo sia possibile arrivare ad una conoscenza migliore di sé finendo per amarsi di più.

Maria Cotugno, Scienze della Formazione Primaria

Non adagiarsi nella comfort zone

I momenti che preferisco in un corso sono quelli che precedono l’inizio, quando non conosci ancora nessuno ma sai che da qualche parte c’è un’entità viva e vibrante, che ti aspetta e si aspetta qualcosa da te. Ho sempre cercato di inviare dei messaggi di accoglienza in questi momenti di sospensione, nei vari modi possibili a seconda dei contesti. Come quando si getta l’amo per la prima volta in un nuovo specchio d’acqua, l’incertezza è pari alla speranza e per me questo è un momento esilarante.

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Come rischiare la vita salvò una tesi — storia di un ricercatore birbone

Sono entrato all’università di Firenze nel ’74, come studente, e ne esco oggi. Inevitabile pensare all’inizio. La fisica mi piaceva e anche la fisica nucleare ma non la vita che vedevo fare ai miei professori. Anche perché pensavo di non essere abbastanza bravo per spendere la vita in un laboratorio, distante anni luce dalla vita delle persone fuori dell’università. Volevo sentirmi utile, in modo più diretto, ma ero molto confuso. Finché verso ventun anni scoprii che c’era una cosa che si chiama medicina nucleare. Dopo essermi informato un po’ pensai che in un ospedale avevo forse più possibilità di fare qualcosa che servisse a qualcuno.

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Un appello per la pace in Ucraina, riletto da M. Boldrin e C. De Blasi

Quello dell’invasione russa dell’Ucraina è un tema che mi coinvolge e mi atterrisce al punto di non riuscire a rielaborare adeguatamente la massa di informazioni che sto assorbendo. Chissà se un giorno riuscirò a spiegarmi, per ora mi nascondo dietro l’alibi del poco tempo disponibile. Tuttavia, malgrado la deriva del pensiero debole in atto — che non risparmia nemmeno diversi “intellettuali” — ci sono persone pensanti e intellettualmente oneste in grado di accedere a fonti adeguate che riescono ad esprimersi.

Propongo ad esempio questa rilettura di Boldrin e De Blasi del recente appello di un gruppo di intellettuali (appunto) per la pace in Ucraina o, sarebbe meglio dire, per la resa dell’Ucraina.

Un appello per la pace in Ucraina, riletto.

M. Boldrin e C. De Blasi — Liberi Oltre le Illusioni

https://www.liberioltreleillusioni.it/news/articolo/un-appello-per-la-pace-in-ucraina-riletto

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