Inizia il II semestre

Premessa

Questo post non è una critica agli organi di governo dell’università. Non è nemmeno una critica agli uffici amministrativi e tecnici nei quali ho trovato persone che hanno cercato di darci una mano e che ringrazio ancora.

Questo post rappresenta uno spunto di riflessione sulla cronica inadeguatezza delle nostre istituzioni a seguire i mutamenti del mondo che si avvicendano ormai ad un ritmo vertiginoso. È quindi una riflessione che si riferisce ad un contesto e ad una cultura che caratterizzano un ambito ben più ampio di quello del singolo ateneo. Sta di fatto che il problema c’è ed è grave.

Antefatto

All’inizio del I semestre fui giustamente indotto da molti amici a trasferire le attività online per l’insegnamento dell’informatica di base sui server che l’ateneo ha deputato alle attività didattiche attinenti all’e-learning.

L’operazione è stata semplice e indolore ma l’impiego di questo sistema ha generato un problema cospicuo. In breve:

  1. Per poter utililizzare la piattaforma, il sistema di e-learning richiede a ciascun studente matricola e password assegnate dall’università per poter accedere ai servizi
  2. Per gli studenti di molti corsi di laurea la partecipazione ai servizi di e-learning risulta di fatto impossibile perché le complesse procedure di assegnazione degli studenti ai vari corsi di laurea ritardano l’attivazione delle password anche di molti mesi.

A causa di questa situazione nel corso del I semestre è stato necessario cambiare al volo le procedure previste dal corso cercando di salvaguardare al massimo la qualità dell’offerta didattica agli studenti.

Rimedio

Il problema concerne soprattuto il I semestre ma avendo capito che non sarà facile trovare una soluzione in tempi brevi ed essendo il mio compito primario di docente e ricercatore quello di perseguire tutte le occasioni di innovazioni, risolvo la questione sin da questo II semestre rinnovando ulteriormente l’architettura del corso secondo le più recenti proposte emerse a livello internazionale nel campo dell’applicazione delle tecnologie informatiche alla didattica. Il rinnovamento comporta lo spostamento del fulcro delle attività dall’interno di una piattaforma di e-learning all’esterno verso servizi WEB liberamente disponibili. Seguo in questo modo i più recenti suggerimenti di personaggi del calibro di David Wiley e Stephen Downes, giusto per menzionare gli esponenti di maggior rilievo. Un buon riassunto dell’argomento è stato scritto da Caterina Policaro. La nuova architettura si evince dalla descrizione del corso che si trova nelle pagine wiki del medesimo.

Ripresa della premessa

Ripeto. Mi rifaccio ad un antefatto preciso perché è esemplificativo e perché giova ragionare su cose concrete ma non vi è nessuna critica specifica nei confronti di nessuno. L’inadeguatezza che ho menzionato è strutturale e culturale. Riguarda tutti noi. Le considerazioni di Maria Grazia Fiore sulla valutazione nell’università sono un altro buon esempio.

Vi è la consuetudine di identificare l’innovazione con iniziative top-down che vengono subito istituzionalizzate, prima ancora che esse possano avere mosso i primi passi. Come dire: “Di questo bel neonato facciamo un grande ingegnere!”

Oggi questa è una strategia perdente.

Tutte le grandi innovazioni nate nel terzo millenio sono del tipo bottom-up.

Compito delle istituzioni e delle organizzazioni deve essere quello di favorire al massimo le circostanze affinché nuovi fenomeni sorgano spontaneamente. Codifica, regolamentazione, istituzionalizzazione vengono dopo.

Aziende del calibro di IBM o di Procter & Gamble l’hanno capito bene, per esempio. Varie altre aziende e organizzazioni si sono adeguate prontamente ma siamo solo agli inizi. In tutto il mondo le istituzioni pubbliche stanno arrancando, massimamente quelle didattiche. In Italia, duole dirlo, non brilliamo davvero.

Due parole su twitter

Grazie alla diavolessina di Potenza, catepol, mi ritrovo in Twitter. Una vera e propria diavolessina del WEB 2.0. Ogni pochino è lì a tesser le lodi di qualche nuova diavoleria e ci riesce bene … i curiosi come il sottoscritto vengono inesorabilmente accalappiati 🙂

E pensare che detesto ogni tipo di chat perché le trovo insopportabilmente intrusive. Ok, Twitter è diverso ma a prima vista sembra orribilmente intrusivo, una montagna di ciance che ti sommerge. Ci ho comunque provato dopo avere letto un recente post di catepol. Ci sono cascato subito. Complimenti!

La cosa più interessante che mi sta offrendo Twitter è la possibilità di seguire da vicino alcuni dei compagni di classe del corso OpenEd. Questo è molto piacevole perché durante i tre o quattro mesi del corso si era creata una notevole atmosfera della quale poi ho sofferto la mancanza. Tramite Twitter ho la sensazione di averla in parte recuperata. Non solo, succede che si raggiungono altre persone che non hanno partecipato al corso OpenEd ma che sono interessate all’argomento.

È notevole la quantità di notizie utili che si ricevono. Per esempio è da questa comunità che ho saputo dell’esistenza di un dibattito intorno al social networking sull’Economist oppure della disponibilità dei primi XO, i computer sviluppati nel progetto One Laptop Per Children, in Canada.

La questione cruciale è: come si fa ad aumentare la quantità di notizie utili affinché il costo di dover seguire un’ennesima fonte valga la pena d’esser speso? Incrementando il numero di persone da seguire, ovviamente, almeno fino al limite oltre il quale uno non ce la fa più. Numero che può essere diverso per ognuno di noi ma che dipende anche dalle persone che si seguono.

Qui ho una perplessità, quando Twitter viene usato come conversazione continua, come dice catepol alla fine del decalogo nel suo post. Se una persona pone molti messaggi su fatterelli spiccioli succede che la massa si diluisce e il rapporto beneficio-costo summenzionato cala. Parlare della vita spicciola può essere simpatico ma dipende dalle persone a cui ci si rivolge.
Secondo me si può usare per due tipi di comunicazione diversi:

  1. Affettivo: cicaleccio che ha senso entro una cerchia ristretta di amici più o meno intimi, un modo per sentirsi vicini
  2. Generalista: diffusione di notizie che hanno probabilità di essere di interesse generale, un modo per informare

Credo che il primo tipo di comunicazione andrebbe svolto in forma privata perché sennò può succedere di abbuiare qualcuno che dà ogni tanto delle notizie interessanti ma che, generando troppo flusso privato, rischia di offuscare gli altri. Mi pare però di avere capito che in Twitter si può lavorare o in modo pubblico oppure privato. Quindi bisogna decidersi … o magari fare due account … o mi sta sfuggendo qualcosa?

Opened – Week 15 – Wrap up

At the beginning I was hoping to improve my background in OER issues.
The course met this expectation, definitely, and it turned out also to be a great experience!

It allowed me to

  1. to get a background in the field of open education
  2. to know available repositories of OER
  3. to know friends sharing similar commitments in the field of education
  4. to make a great experience in using web 2.0 tools for learning

It was even quite remarkable to be involved in the group of classmates inside LTEver.

I’m glad to participate to the LTEver group presentation.

Thanks!

Opened – Week 14

Poor post on cross-blogging, just overloaded. However, I read many of your posts: I’m learning so much from you. Thank you also for the appreciation expressed in comments to may last post. Indeed, the basic idea was to adopt openness in any respect. The feedback is great, it sounds like a kind of principle: the more you give the more you get.

Opened – Week 13

Really enjoyed Wiley’s close:

… embrace the trib culture sooner than later. Higher education doesn’t have to remain stuck in its traditional R/O ways … I would beg those early pioneer to open their eyes to what was happening all around them (on YouTube, on Flickr, on Wikipedia, and the other pioneers of the trib’ing movement) and to evolve with the times rather than be left behind by them.

Just at the end of the first blogging experiment in the computer literacy course I told you in a previous post. Basically, students were told:

If you create a blog and play with it, as I’ll tell you during the course, by using Web 2.o tools, then you will build up your grade without doing the final test, or doing just a small part of it. If you need some basics, just browse the courseware available for you in the platform and use it as you need it. I’m here for questions but, please, post them always to the whole community.

At the end, when asked what they thought about this course, they were enthusiastic. Almost 70 comments have been written so far. A swedish student was allowed to write in english. The main message of her post I’m picking up here, is shared by the totality of the other ones:

Caro Prof,
How much more you learn and how much easier it is to learn through doing and not just trying to repeat endless definitions without the chance to reflect or think about their meaning. This course has not only allowed me to do, to think and to reflect but it has also allowed me to choose when to do it. Something that in many other courses is impossible and which make learning even more difficult especially when you try to combine studies with work. This course has really offered an unique way of learning. If a similar method could be applied to other courses it would be great. I am convinced that if not a whole course, certain parts of several of our courses could benefit. In some cases maybe not limiting the approach to the use of computers but by following your example introducing more student-based learning and active participation …

This girl was already quite familiar with computer technology. The leitmotiv of many with bad or no computer experience was of the kind

… previously, I hated the computer and I did not know what to do with it, now, when I’m back home I run to see if others have written something or a comment to may last post; now I understand how computers and Internet could by useful in my life and my future job.

And they have been introduced to very few things: open a blog, use it, manage RSS feeds, con(trib)ute things in a wiki page, manage social bookmarks. Nonetheless, they are all confident to be able to face new issues, just feeling familiar with this new device.

So, dear friends, going back to the last sentences that Wiley put in 2012, I would say that

students are ready to trib now whereas schools are light-years behind

Mi tuffo nel Web 2.0!

Rivitalizzato dalla partecipazione alla community LTEver, un posto dove si discute su questioni di insegnamento e tecnologie usando i blog, e da un corso sulla Open Education, ho portato in Moodle il mio corso di informatica spostando ulteriormente il baricentro dallo studiare al fare.

Spero che la rivitalizzazione non si riveli una sbronza …

Torno a scuola!

Ebbene sì, ho avuto un’opportunità di tornare a scuola e l’ho colta.

Si tratta di un corso online sulla Open Education. L’argomento del corso, Open Education, consiste in offerte formative di qualsiasi tipo o livello distribuite liberamente in rete. Il corso è accessibile per chiunque e viene gestito mediante blog e wiki.

Chi mi conosce o chi ha letto qualcosa delle mie pagine web o del mio blog probabilmente penserà che io stia andando incontro a seri problemi cognitivi, considerate le opinioni che ho sulla maggior parte delle scuole che conosco.

Certo, non si può escludere che stia rincretinendo, tuttavia posso addurre delle giustificazioni.

  1. È proprio la pessima opinione su tutte le scuole che ho frequentato a rendermi estremamente curioso su forme di insegnamento alternative. Umano sperare …
  2. Credo moltissimo nei valori della condivisione e della partecipazione e si legge molto delle virtù dei blog e dei wiki. È inevitabile essere incuriositi da un corso nel quale il blog rappresenta il veicolo di comunicazione primario.
  3. Credo moltissimo nei valori della condivisione e della partecipazione e il fenomeno del software open source ne costituisce un’espressione concreta entusiasmante. Con l’open source, chi produce software lo rende disponibile in rete perché altri lo possano utilizzare ed eventualmente anche modificare. Il corso in questione verte sulla “Open Education” con la quale si offre istruzione liberamente in rete: una forma di istruzione che rinforza il libero accesso alla conoscenza. La conoscenza non rientra forse fra le risorse fondamentali per la vita dell’uomo quali l’aria o l’acqua? Come si fa a non andare a vedere di che si tratta?
  4. Insegno informatica. Impossibile non tentare di aggiornarsi su ciò che offre la information technology.
  5. Avrò molto lavoro questo autunno e sarà quindi difficile che riesca ad essere un buon studente. Non lo sono stato quasi mai del resto. Bene. Un’ottima occasione per calarsi nei panni di uno studente in difficoltà, credo che possa fare molto bene ad un professore.

Arrancherò per via del poco tempo a disposizione, arrancherò perché so poco l’inglese, arrancherò perché a scuola ho sempre arrancato. Non importa. Anche se prenderò brutti voti, anche se boccerò, semmai in questo corso si può bocciare, avrò avuto la possibilità di mettere il naso in qualcosa che mi interessa e che potrebbe migliorare ciò che sto cercando di fare.

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