Domandandomi domando #linf12

La questione posta da Lisa nella sezione del pad “pensieri in libertà” è importante ed è una questione che si potrebbe riassumere con la domanda: – Ma siamo consapevoli del senso delle cose che facciamo? Oppure ci limitiamo a galleggiare facendo fronte agli “adempimenti” del caso?
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Scrittura collaborativa: – PiratePad #linf12 – II

Breve post, prima di altri tre giorni di viaggio, nei quali sarò presente soprattutto in Twitter e mediante brevi risposte in questo blog.

Sì è vero, induco al caos perché penso che sia necessario. Perché penso che la maggior parte delle persone siano imprigionate in una gabbia alla quale abbiamo dato il nome di istruzione ma che è appunto, troppo una gabbia, un luogo dove sentirsi sicuri. Il pericolo è quello di fare la fine del topo in trappola, e di non accorgersi che il mondo, il mondo dei pensieri, è per definizione un luogo aperto, nel quale non si può viaggiare al sicuro, pena l’inganno e la morte della mente.

Ma… ma il caos da solo è… solo caos! Il caos genera vita ma solo se finemente intercalato con l’ordine. In fin dei conti è quello che fa la natura. Insomma, per scendere terra terra… Continua a leggere…

Scrittura collaborativa: – PiratePad #linf12

Se proprio vogliamo immaginare in quale capitolo ci troviamo, allora potremmo dire in quello della scrittura collaborativa. Non illudetevi però, qui il percorso non è lineare. Magari il prossimo post ci sbalzerà in tutto un altro capitolo, forse in uno dei precedenti, oppure in uno nuovo. E qualcuno di voi penserà: – Ma cosa avrà in testa per il prossimo passo? – Nulla signori miei! Un bel Nulla! Giusto qualche intenzione, ma nessuna certezza. – Oddio, siamo dunque preda del caso? – Sì cari, ma un caso sensato, molto sensato. Il prossimo passo ha un alto grado di incertezza perché viene determinato da un dado e quel dado siete voi, ovvero la vostra piccola comunità che prova, pensa, si esprime, si lamenta, chiede, propone. L’azione del docente, in questa visione, attiene molto più all’idea della cura che a quella della manovra: tenere ben fermo l’obiettivo generale e poi aiutare ciò che appare utile, trascurare il resto.

È così che siamo finiti nella sabbiera… Continua a leggere…

Come propongo di usare Twitter in #linf12 – IV

Nelle edizioni precedenti di percorsi IUL simili a questo – Editing Multimediale, che seguirete al III anno – avevamo fatto un sacco di riunioni online, di “sincroni” per dirla in orrido didattichese. Proprio da qui prendo le mosse in questo breve post, ovvero dal lessico fuorviante. Perché il lessico del didattichese rivela facilmente una mentalità strumento-centrica. Non solo il didattichese, spesso anche l’accademichese, l’aziendalese eccetera. E invece il paradigma non va nemmeno “spostato”, va proprio rovesciato. Bisogna ripartire dall’uomo, che alla fine della fiera al centro non ce lo troviamo mai. L’uomo che riflette, che si esprime, che comunica, che crea comunità, comunità di pratica, che costruisce il mondo. Che genera senso, poco importa se parlando, scrivendo, scrivendo breve o lungo, dipingendo, poetando o cantando; importa l’anelito genuino a facilitare la generazione di senso condiviso.

Vale più una comunità viva in Twitter o un’arida esposizione “sincrona”?
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Come propongo di usare Twitter in #linf12 – III

L’immediatezza degli scambi in Twitter favorisce la condivisione di problemi e soluzioni del quotidiano, fluidificano la vita della comunità di pratica: trovo un ostacolo, pongo sinteticamente il problema nella timeline su cui si focalizzano n persone, ho una probabilità n-plicata che qualcuno abbia l’idea buona. Il concetto è enfatizzato quando un compagno di classe risponde prima del prof:
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Come propongo di usare Twitter in #linf12 – II

Scorrete di nuovo la timeline (flusso di tweet) che avevo riportato nel post Guardiamoci un attimo – #linf12. Quella è la mia timeline limitata ai tweet emessi dai membri della lista #linf12. Sarebbe stato un problema andare a ripescare i tweet della classe sperduti nel fiume della mia timeline generale, alimentata da 615 fonti. A questo servono le liste: volete vedere la mia timeline generale? Eccola: http://twitter.com/iamarf. Quella di #linf12? http://twitter.com/iamarf/linf12. Quella che mi sono confezionato a mo’ di rassegna stampa?
http://twitter.com/iamarf/informazione. Per inciso, osservate questi indirizzi e ne capirete facilmente la logica, ora che siete un po’ svezzati al codice…

Ebbene, scorrendo una qualsiasi di queste timeline, vedete quanti di quei tweet offrono un link? Una caratteristica cruciale che trasforma un tweet in una porta o, se volete in una sorta di titolo. In fin dei conti, quando sfogliate un quotidiano cosa fate? Scorrete molto rapidamente i titoli disseminati sulle pagine e leggete solo gli articoli che vi interessano. È per questo che i giornali sono fatti così: ampie pagine e grandi titoli. Usato con questo spirito Twitter non è molto diverso.

Sul ruolo nel giornalismo contemporaneo magari torneremo successivamente. Ora vi propongo di sfruttare questa caratteristica nel modo seguente. Come avevo scritto nel post precedente, cercherò di porvi vari quesiti, sia tipo organizzativo, come quelli che vi ho appena proposto, che su argomenti di informatica. Molto spesso le risposte potranno essere sufficientemente concise, ma in alcune circostanze qualcuno potrebbe desiderare approfondire, benissimo, costui potrà scrivere il suo approfondimento sul proprio blog e linkarlo in un tweet.

Porre un link in un tweet è una cosa buona perchè i tweet sono visibili da tutta internet. Ecco una sostanziale differenza da Facebook!

Qualsiasi cosa io ponga in Facebook questa potrà essere raggiunta solo da coloro che vi sono iscritti.

Facebook è un’azienda quotata al Nasdaq, internet è la collettività, internet siamo noi.

Esistono modi di usare internet che riducono in massimo grado la dipendenza da attori privati, ma sono modi da specialisti, da hacker, in ultima analisi modi destinati a riguardare pochi. Gli atteggiamenti estremi finiscono sempre col rivelarsi impraticabili con i grandi numeri ma abituarsi ad abitare lo spazio aperto di internet è molto importante, è una questione di libertà. Questo è uno degli obiettivi del nostro percorso: imparare a sapersi muovere anche al di fuori del recinto protetto, facilitato e banalizzato di Facebook. Il che non vuol dire non servirsi di prodotti industriali: tutti i servizi web che stiamo provando sono sviluppati e gestiti da aziende attive sul mercato: WordPress, Twitter, Blogger, Youtube, Google, tanto per nominare solo ciò che stiamo sperimentando insieme. Figuriamoci Google, che già incorpora Blogger e Youtube. Comunque, nei limiti del possibile è bene abituarsi a spaziare, per il beneficio della nostra libertà, della nostra mente e anche per quello del libero mercato.

Come propongo di usare Twitter in #linf12

In Twitter possono aver luogo scambi estremamente densi, di informazioni, idee, visioni. Attenzione, ho detto possono, non ho detto che abbiano luogo sempre. Anzi bisogna impegnarsi, ascoltando, condensando i pensieri, andando al nocciolo, cercando di dare una mano, ma sempre rilassati. Quando poi si seguono molte fonti, ancora più rilassati. I tweet passano come i rivoli d’acqua nel torrente, solo un folle li vorrebbe vedere tutti, mentre è interessante starsene quieti a guardare l’acqua scorrere, cogliendo un particolare qua e uno là.

Ma Twitter si può usare anche in modo molto attivo, prefiggendosi obiettivi ben precisi. Qui propongo di utilizzarlo per fluidificare ulteriormente i flussi di informazioni. In particolare vorrei sfruttarlo per intensificare il colloquio con ciascuno di voi. Vorrei porvi domande precise e ricavarne sorte di minisondaggi:
– Cosa sapete di tale argomento?
– Vorreste parlarne un po’?
– A che punto siete di tale attività?
E voi medesimi potreste fare la stessa cosa:
– Io non so nulla di tale argomento ma mi pare importante, voi che ne pensate? Eccetera.

Scorrete ora la lista di tweet nel post precedente.
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Guardiamoci un attimo – #linf12

Mentre preparo due parole sulla nostra attività in Twitter e altro, proviamo a guardarci, ovvero a guardare dentro la sottocomunità twitter #linf12 nella sua genesi.

Ho lasciato i miei tweets, anche quelli che non riguardano strettamente noi, per darvi un’idea (parziale) di come lo uso.
Quando voglio specificare che un tweet è rivolto al nostro percorso allora lo taggo con #linf12.
Riconoscere ma non dividere…

Riporto qui il piccolo dizionario:

@iamarf Andreas (in effetti mi seguo e sono seguito da me stesso…)
@ErricaMarino Errica
@Sabribod Sabrina
@gattiveria Beatrice
@RobertaSangior1 Roberta
@fina407 Mariantonietta
@ventolino3 Lisa
@LucciL3 Laura
@SabriRosAle Rosaria
@LP271 Lisia
@FlaviaZanchi Flavia

Ho momentaneamente tolto Claude perché sta svolgendo un’attività informativa molto intensa e diluirebbe troppo il flusso seguente. Potete vedere i suoi tweets qui: http://twitter.com/pythy

 

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In una rete di linee che si allacciano – #linf12

Domina l’ossessione dei processi, l’ossessione di costruire la macchina che funziona. Domina l’ossessione di reificare e classificare ogni entità, riducendola ad un pezzo da mettere in precisa relazione meccanica con gli altri pezzi che compongono la macchina, la quale può essere l’azienda, la fabbrica, l’istituzione, la scuola, l’università o ogni altro tipo di organizzazione.

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Seminario

DOORS

Seminario per gli studenti di medicina ma non solo

Mercoledì 31 10:30-11:30

Aula grande Cubo


In un commento ad un mio recente post sul tema delle tecnologie nell’università, Sergio Los ha scritto

Convincere gli individui a essere tanto orgogliosi della propria prigione da potere dar loro la chiave, sicuri che – convinti che essa rappresenti il massimo di libertà possibile – ci torneranno, rappresenta il massimo della funzionalità: una macchina urbanistica perfetta.

e conclude

Eppure non saranno le macchine, belliche o commerciali, a migliorare la salute del mondo che viviamo, ma una maggiore, più profonda, capacità di comunicare.

L’assenza di comunicazione è il tratto che distingue maggiormente la società odierna, anche nei luoghi che parrebbero deputati allo sviluppo della dimensione comunicativa, insieme allo sviluppo delle competenze specifiche, anche per esempio nelle aule universitarie. Non dovrebbe forse essere il medico un maestro della comunicazione per comprendere i propri pazienti, per spiegar loro terapie e stili di vita, per risolvere insieme a numerosi colleghi e collaboratori problemi che solo in maniera collegiale si può aver qualche speranza di affrontare?

Invece tutti a testa bassa in un’insulsa corsa alla conquista di un sapere fatto di sole cose dette ma copia sbiadita di quella complessa composizione di abilità manuali, sensibilità, capacità relazionali, pratiche di lifelong learning, empatia e conoscenze, indispensabile per lo svolgimento della professione medica.

Nel seminario verrà aperta qualche porta, giusto per dare a tutti la possibilità di affacciarsi, magari a qualcuno verrà voglia di uscire a fare un giro …

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