Assignment 5 bis: la Folksonomy

Tre marmellate su uno scaffale: more, prugne e mirtilli. Se non avessi messo delle etichette sui barattoli sarebbe un pasticcio, dovrei andare per tentativi perché sono tutte e tre più o meno blu scuro.

Buona idea quella di mettere le etichette. Continuo a fare marmellate.

Trenta marmellate di cinque tipi su più scaffali, messe tutte alla rinfusa. Dov’è finita quella di rosa canina? Ho fretta … mi arrabbio …

Faccio ordine: raggruppo tutte quelle di more su uno scaffale, poi quella di prugne su un altro e così via. Perfetto, ora non ho più problemi.

continua a leggere …

Testimonianze di insegnamento e futuro

Monica è contenta che il lavoro realizzato con i suoi allievi di quarta elementare sia finito sul giornale ed io sono contento che i miei allievi, come Monica, mettano a frutto ciò su cui abbiamo lavorato insieme in un corso.

Monica è contenta perché i suoi bambini hanno realizzato un podcast e voi penserete che io abbia insegnato a Monica come si fa a fare un podcast. Niente affatto. A Monica, come ai suoi compagni di corso e come a tutti gli altri studenti io non insegno quasi nulla di specifico, solo pochissime cose  assolutamente non comprensive di tutto quello che potrei pensare di insegnare loro in materia, ammesso che ne sia capace.

Non insegno loro il maggior numero possibile di contenuti ma suggerisco loro, e solo a volte mostro loro, come muoversi su alcuni contenuti esemplificativi affinché poi siano autonomi. Non insegno loro la disciplina ma cerco di far crescere in loro il pensiero che caratterizza quella disciplina.

Ricevo innumerevoli testimonianze della concretezza di questo processo. Eccone una recente ma particolarmente significativa perchè scritta da uno studente estremamente critico oltre che molto bravo:

Dunque, le scrivo per dirle che il suo corso, a distanza di un anno, mi ha dato tanto. Non l’avrei pensato all’inizio, però sono rimasto favorevolmente stupito. Mi ha dato tanti spunti, mi ha cambiato, mi ha reso più sensibile a certe problematiche… insomma, personalmente è stato uno dei corsi che mi hanno lasciato di più. E, per la cronaca, non lo considero ancora terminato (il corso) 🙂

I risultati che si ottengono sono concreti e non si basano né sulla copertura di un programma né sull’esecuzione di esami.

A me non interessa dare voti su domande fatte in ambiente controllato perché quei voti non significano quasi nulla. A me interessa che chi ha vissuto un corso, dopo sappia immaginare qualcosa e sappia fare qualcosa che prima non avrebbe avuto la capacità o il coraggio di immaginare e di fare. Per inciso questa è anche la base di un vero lifelong learning, non l’attuale ridicolo mercato di crediti raccattati in giro per congressi e eventi pseudoformativi.

Attenzione, fare può significare anche qualcosa di completamente teorico: per esempio essere in grado di studiare da soli la fisica quantistica grazie al fatto di avere interiorizzato il pensiero fisico in un semplice corso di meccanica classica.

Mi sto convincendo che l’università pubblica, specialmente ma forse non solo, italiana, specialmente ma forse non solo, non abbia la capacità di rinnovarsi come la società sta chiedendo con sempre maggiore urgenza. Credo che il futuro sia in qualche forma di apprendimento extra-accademico.

È fuori o comunque altrove che mi interessa spendere energie prossimamente, qui mi sembra di raschiare il fondo del barile.

Assignment 5: Social Bookmarking

Tutti parlano dei social network oggi e a quasi tutti, parlandone, viene in mente Facebook. Quando si parla molto di una cosa di solito la cosa si svuota e al suo posto ci rimane una manciata di luoghi comuni ma, allo stesso tempo, se ne va la capacità di capire come stanno le cose.Non so quanto sia effettivamente possibile ma qui vi invito per favore a dimenticare quello che credete di sapere sui social network e soprattutto ciò che avete sentito dire. Magari, per dimenticare meglio, alzatevi e andate a fare qualcosa che vi piace e tornate solo quando vi siete rilassati.

Dimenticato? Bene, ora proviamo una cosa nuova che non vi dico come si chiama precisamente perché sennò vi si intrappola nuovamente la mente.

Questo assignment consiste nell’imparare ad usare delicious che è un noto servizio web per la gestione dei bookmarks. Penso che lo sappiate in tanti, comunque i bookmarks, o preferiti, sono gli indirizzi delle pagine web che vi piacciono e che il vostro browser, o navigatore, (Firefox, Mozilla, Chrome, Internet Explorer, Safari, Flock, Opera e tanti altri) vi consente di memorizzare e catalogare.

Perché usare un servizio web per fare una cosa che tutti i browser fanno ormai da “secoli”? Calma, ecco le differenze offerte da un servizo web.

  1. I vostri bookmark sono accessibili da qualsiasi accesso internet e non da un solo computer; li potete quindi ritrovare anche se state usando il computer di un amico, quello di un internet point, uno smartphone o altro. Non succede più di trovarsi in giro col portatile e di scoprire che quel certo bookmark che vi serviva proprio in quel momento l’avevate memorizzato nel computer fisso a casa …
  2. Quando memorizzate un bookmark potete, anzi dovreste, associarvi delle tag, vale a dire delle etichette, che sono delle parole singole destinate a connotare il bookmark. Per avere un esempio potete vedere i miei bookmark. La pratica del tagging delle informazioni è molto importante oggi. Ne parliamo dopo e forse anche in un post futuro.
  3. I propri bookmark sono visibili agli altri, avete appena visto i miei per esempio, e voi potete vedere i bookmark degli altri. Se si vuole si possono anche rendere privati ma allora la cosa perde molto del suo interesse.
  4. Quando cercate un bookmark, fra i tanti che avete memorizzato, si usano le tag; quindi la scelta appropriata delle tag è importante per ritrovare le cose. In seguito ad una ricerca, delicious non vi rende solo i vostri bookmark ma vi rende anche quelli degli altri utenti di delicious che hanno usato le stesse tag. Inoltre, dal numero di persone che hanno memorizzato un bookmark potete avere un’idea del suo potere attrattivo, un buon sistema per scoprire siti importanti su argomenti che vi interessano.

Per fare questo compito dovete creare un account in delicious, introdurre i vostri boookmark, usarlo per fare ricerche, esplorare le possibilità leggendo l’help e infine scrivere un post con le vostre impressioni e il link al vostro nuovo account delicious in modo che gli altri possano curiosarvi.

In questo video mostro i fatti esenziali di delicious …

Vodpod videos no longer available.

… e in questo mostro come ricercare i bookmark con le tag …

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Basta così. Per ora vi lascio in compagnia di Lee LeFever, creativo ideatore di Common Craft, un servizio web che produce video di tre minuti per spiegare in “plain english” cose apparentemente complesse. Ecco la sua descrizione del social bookmarking.

Grazie ad un servizio web altrettanto brillante, dotSUB, che consente a chiunque di sottotitolare un qualsiasi video in Internet (molto divertente) potete vedere lo stesso video sottotitolato in 27 lingue diverse

Oppure potete vedere anche una versione doppiata in Italiano a cura di Fabio Ballor

Seminario

DOORS

Seminario per gli studenti di medicina ma non solo

Mercoledì 31 10:30-11:30

Aula grande Cubo


In un commento ad un mio recente post sul tema delle tecnologie nell’università, Sergio Los ha scritto

Convincere gli individui a essere tanto orgogliosi della propria prigione da potere dar loro la chiave, sicuri che – convinti che essa rappresenti il massimo di libertà possibile – ci torneranno, rappresenta il massimo della funzionalità: una macchina urbanistica perfetta.

e conclude

Eppure non saranno le macchine, belliche o commerciali, a migliorare la salute del mondo che viviamo, ma una maggiore, più profonda, capacità di comunicare.

L’assenza di comunicazione è il tratto che distingue maggiormente la società odierna, anche nei luoghi che parrebbero deputati allo sviluppo della dimensione comunicativa, insieme allo sviluppo delle competenze specifiche, anche per esempio nelle aule universitarie. Non dovrebbe forse essere il medico un maestro della comunicazione per comprendere i propri pazienti, per spiegar loro terapie e stili di vita, per risolvere insieme a numerosi colleghi e collaboratori problemi che solo in maniera collegiale si può aver qualche speranza di affrontare?

Invece tutti a testa bassa in un’insulsa corsa alla conquista di un sapere fatto di sole cose dette ma copia sbiadita di quella complessa composizione di abilità manuali, sensibilità, capacità relazionali, pratiche di lifelong learning, empatia e conoscenze, indispensabile per lo svolgimento della professione medica.

Nel seminario verrà aperta qualche porta, giusto per dare a tutti la possibilità di affacciarsi, magari a qualcuno verrà voglia di uscire a fare un giro …

Assignment 4: Feed, Personal Learning Environment

Abbiamo introdotto i feed come uno strumento che serve a tenere d’occhio i siti web che ci interessano, uno strumento tecnico insomma.

In realtà l’impiego dei feed ha implicazioni ben più profonde che sono connesse ad un altro concetto, il Personal Learning Environment, che travalica parecchio l’ambito tecnico.

Vi chiedo di leggere un articolo che ho scritto su questo tema.  È lungo (!) quindi non vi darò nuovi assignment per una settimana. Poi potete scrivere un post sull’argomento.

Leggere l’articolo e scrivere il post non è obbligatorio ma vale parecchio, specialmente se il post è scritto “di pancia” 😉

Il link che vi ho dato punta a Scribd, un social network che chiunque può usare per diffondere liberamente i propri testi. Emerge quindi il concetto che social network non è solo Facebook. Ne troveremo degli altri.

Assignment 3: ormai il computer è “là fuori” …

Se volete fare un buon uso del computer … ebbene, il computer lo dovete dimenticare …

Ormai il mio computer è sempre più vuoto, in tutti i sensi. Ci tengo sempre meno dati e non ci installo quasi niente. Mi importa sempre meno che sia superpotente e supercapace. Mi interessa molto più un’altra cosa: che ovunque mi trovi abbia a disposizione quello che mi serve, i dati che mi servono e gli attrezzi per lavorarci. E questo senza dover girare per il mondo con un trolley pieno di tecnologia.

Mi sto trovando bene con un computer minimale, un netbook, come si dice oggi. Un aggeggio di plastica che pesa sì e no 1 Kg  e costa fra 100 e 200 Euro. Probabilmente il prossimo che mi capiterà fra le mani costerà meno di 100 Euro. A dire il vero quello che sto usando l’ho avuto in omaggio in un (inutile) congresso al posto dell’usuale (inutile) borsa.  Forse non ne comprerò mai più uno, userò quelli vinti (si fa per dire) con i punti della benzina o recuperati dai cassonetti. Meri accessori galleggianti nel mare magnum del surplus consumistico.

No, non mi sto preparando ad andare in pensione. Non sto perdendo interesse per quello che si può fare con la tecnologia, tutt’altro. È la tecnologia che sta cambiando. Sta diventando pervasiva, economica, anzi, tendenzialmente gratuita, liquida.

Il computer sta scomparendo, o meglio, sta mutando. Quello che è veramente un computer, cioè non una mera accozzaglia di lamiera, plastica e silicio bensì l’insieme delle funzioni che può offrire, si sta liquefacendo completamente. Lo trovate nel telefonino, nell’orologio, nell’automobile, in una varietà di forme che ancora non hanno un nome e, veramente liquefatto ed ubiquitario, in internet.

Oggi il software si trova in rete. I dati si memorizzano in rete. La quantità e la qualità di questo genere di servizi sta crescendo esponenzialmente e non costano nulla o costano pochissimo.

Vogliamo farci un’idea precisa? Usiamoli inventandoci un esercizio: teniamo un diario delle nostre attività.

1. Andate in Google Documenti e create un nuovo foglio di lavoro come potete vedere in questo video

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(il video è stato confezionato l’anno scorso ma vale lo stesso, c’è solo un riferimento alla “primavera 2009” che chiaramente va inteso come “primavera 2010” ma la sostanza non cambia).

2. Inserite come titolo il vostro nome e cognome.

4. Scrivete quello che avete fatto e l’URL per l’attività: post nel vostro blog, eventuali contributi nel wiki e qualsiasi altra iniziativa. Non solo gli assignment. Intanto potete metterci tutte le cose che avete fatto fino ad ora.

5. Valutate le vostra attività con un voto compreso tra 1 a 5.

6. In una casella, in qualche parte del foglio di lavoro, mantenete aggiornata la media dei vostri voti .

7. Condividete il vostro foglio di lavoro con me come ho mostrato nel solito video.

Con questo assignment farete con un certo numero di cose diverse.

1. Tengo conto di tutte le vostre iniziative, in particolare quelle volte a cooperare e aiutare gli altri. Tuttavia a volte posso perdermi qualcosa. La scrittura di un diario delle proprie attività mi aiuterà a tenere traccia del vostro lavoro. Ciò significa che ho meno lavoro da fare e più tempo per fare (si spera) cose utili per voi. Si tratta di una sorta di divisione del lavoro.

2. La richiesta di autovalutazione del proprio lavoro può sembrarvi strana. Con questa classificazione siete esortati a riflettere di più sul valore della vostra attività. Con questo vostra autovalutazione dovreste dichiarare quanto siete soddisfatti del vostro lavoro. Se vedete che non siete soddisfatti, beh, tornate indietro e riguardatevelo!

3. Farete un po’ di pratica con i software di Internet e questo è positivo. Per molti di voi, questo corso ha a che fare con l’alfabetizzazione digitale, dopo tutto.

4. Farete un po’ di pratica con i fogli di lavoro. A volte, molto raramente, qualcuno mi chiede: “Vorrei imparare Excel”. Beh, innanzi tutto cominciate con la manipolazione di un foglio di lavoro con Internet…, ad esempio, calcolando la media delle vostre autovalutazioni 😉 Se necessario farò un video per questo … oppure, ancora meglio, qualcuno di voi potrebbe scrivere un tutorial per gli altri o fare un video …

Assignment 2: il Daily

Introduco il Daily che aggiornerò quotidianamente, o quasi, riportando gli highlights della blogoclasse, cioè i post che mi sembrano utili per evidenziare alcuni concetti importanti.

Dimenticate per favore di essere a scuola. Non si tratta di una classifica dei più bravi ma di un ausilio per vedere meglio il filo conduttore del corso e per evidenziare cose utili o semplicemente curiose.

Lo utilizzerò anche per comunicazioni spicciole che designerò con la tag “info”.

Il Daily è a disposizione di tutti. Se qualcuno vuol segnalare qualcosa agli altri, nello spirito che avete visto, lo può fare sul Daily. Se costui ha già un account in WordPress.com allora non ha che da postare immediatamente, altrimenti è necessario farsi un account.

DailyAggiungete il feed del Daily al vostro aggregatore …

Il tema P2 utilizzato interpreta il blog come uno strumento di messaggistica e rende estremamente naturale la scrittura di post e commenti i quali vengono aggiornati immediatamente senza dover ricaricare la pagina. In questo modo il blog può essere utilizzato anche come una forma di chat.

Assignment 1 bis: ancora sui feed RSS ma non solo …

Non ho motivi per non “riciclare” questo post che avevo scritto per gli studenti del I semestre.

Aggiungo solo che ho rinfrescato il file OPML al quale potete accedere dal solito link nella colonna di destra.

Ora che state familiarizzando con i feed RSS per tenere la traccia dei vostri compagni di corso può valer la pena di allargare un po’ il discorso.

I feed sono indubbiamente utili per dare coesione ad una comunità di blog, come è questa nascitura blogoclasse, ma sono in generale anche un potente mezzo per seguire le proprie fonti di informazione, qualsiasi esse siano.

La gente compra il giornale per informarsi (guarda anche la televisione, lo so, ma questo ci porterebbe fuori strada ora) e questo è un fatto che ha accompagnato la vita delle persone della mia generazione e di un paio di generazioni precedenti, più o meno.

Da una decina d’anni a questa parte è comparsa Internet, una cosa talmente esplosiva e polimorfica che crea inusitate opportunità e disorientamento in pari misura. Si fa anche fatica a definirla succintamente, certo è che ha a che vedere con la produzione e distribuzione dell’informazione.

Supponiamo che io sia un tranquillo cinquantenne che si compra tutte le mattine il suo giornale. Qualcuno mi dice che quel medesimo giornale si trova su Internet e prima o poi mi capita di vederlo. Potrebbe per esempio essere questo

libero

Scopro che ci sono molte notizie ma non tutto quello che si trova nella versione cartacea a meno che uno non faccia un abbonamento, seguendo per esempio uno dei link che ho evidenziato. La novità interessante è che si può fare sia l’abbonamento alla versione cartacea che ad una versione elettronica, sfogliabile sullo schermo o scaricabile in formato pdf. Provate a seguire i link per vedere di che si tratta, potete anche farvi un’idea delle differenze di costo.

More about Illusioni perduteLa cosa mi interessa ma, si sa, è un po’ un problema in tutto il mondo, i giornali hanno un padrone e non è sempre facile leggere dentro alle notizie, se n’era già accorto Balzac all’inizio dell’800, forse ora dalle nostre parti è ancora peggio …

E allora che faccio? Vado a vedere anche un giornale per così dire di segno opposto, per esempio questo:

repubblica

Ecco, qui posso vedere le stesse notizie “dall’altro lato” e se voglio posso fare l’abbonamento alla versione elettronica anche qui.

Certo, queste versioni web dei giornali sono stipate di titoli, immagini, notizie, annunci, pubblicità, link e di tutto e di più il tutto condensato in una densità pazzesca. Faccio fatica a trovare quello che mi interessa, magari desidero essere informato solo su alcuni temi ma ogni giornale li comprime nello spazio disponibile a modo suo. Diventa faticoso e irritante …

Qualcuno, magari un figlio, impietosito vedendomi annaspare in questo mare di informazioni, mi informa che esistono i feed RSS e mi mostra come funzionano.

Mi spiega anche che i siti più ricchi, come quelli dei quotidiani, offrono feed distinti per categorie di notizie distinte. Come per esempio si può vedere in fondo alla pagina principale di Libero:

feeds liberoEcco, qui posso fare la stessa operazione che avete giusto imparato a fare voi sulle categorie che mi interessano in modo da tenere traccia solo di quelle. Talvolta le categorie sono ulteriormente suddivise, si tratta di andarle a cercare e non è sempre immediato. Per esempio in Repubblica, bisogna entrare nelle singole sezioni. Supponiamo che ci interessi il feed delle notizie di scienze: repubblica scienzefeed repubbl scienzeEbbene, se seguiamo questo link, nell’angolino in fondo a destra (!) troviamo il feed che ci serve.

La cosa si è fatta interessante e mi vien voglia di aggiungere altri giornali, rendendomi conto che tutte le testate del mondo, anche le più famose si stanno sforzando di recuperare online ciò che stanno perdendo inesorabilmente con le tradizionali versioni cartacee.

Trovo che Don Tapscott, il famoso autore (insieme a Anthony D. Williams) del best seller Wikinomics, in un recente e molto discusso articolo, Colleges Should Learn From Universities’ decline, dà per scontato che l’era dei giornali stia volgendo al termine. Cita vari casi di importanti giornali statunitensi che sono già scomparsi e racconta come per esempio il New York Times abbia svariati milioni di lettori ma solo una minoranza di questi acquista la copia cartacea ed i suoi profitti vengono principalmente dalla pubblicità sulla versione stampata.

newsp dead watchScopro addirittura che esiste un blog che funge da osservatorio della morìa di giornali e la cosa interessante è che il suo autore, Paul Gillin, non è un giovane entusiasta delle nuove tecnologie bensì un anziano signore che ha fatto il giornalista per 25 anni, i primi 17 dei quali su giornali convenzionali che dichiara di amare proprio nella tradizionale forma cartacea.

Paul Gillin sostiene che alla fine il 95% dei giornali americani convenzionali spariranno e che sulle ceneri di questo disastro economico risorgerà un nuovo tipo di giornalismo nel quale l’aggregazione da fonti di notizie plurime e i contenuti generati dai lettori medesimi giocherannno un ruolo primario.

In effetti, se da un lato le testate giornalistiche tradizionali annaspano, allo stesso tempo stanno emergendo numerose forme alternative, direi quasi ibride. Per un certo tempo le notizie che trovo su questo fenomeno sono tutte di origine straniera ma poi scopro che anche da noi sono comparse delle realtà interessanti.

Ne trovo alfine una che non è dall’altra parte del mondo, anzi, è proprio locale, si potrebbe dire dietro l’angolo, e si chiama l’Altracittà: un laboratorio di giornalismo dal basso, libero e indipendente.

È un vero e proprio giornale perché viene anche stampato ma la cosa interessante è che chiunque può contribuire con un articolo.

altracitta

E questa è una cosa che mi piace tantissimo perché c’è tanta, troppa distanza fra tutto ciò che è istituzione, potere e informazione alfine da quest’ultimo gestita, e la vita delle persone con i loro reali e cogenti problemi.

Anche dal punto di vista tecnico la versione online di l’Altracittà è interessante perché sfrutta efficacemente le potenzialità del web. Per esempio è un blog, infatti gli articoli si possono commentare. Oppure, nella parte bassa della home page c’è un praticissimo calendario Google, esattamente come avete conosciuto nel wiki di questo corso.

Orbene, qui vi ho accompagnato in un giro che è influenzato dalle mie preferenze e dalla mia sensibilità. Naturalmente, ciò che piace a me non è detto che piaccia ad altri. Il giro è servito a descrivere concretamente come una persona oggi possa confezionarsi una propria composizione delle fonti di informazione se non addirittura concorrere alla produzione della medesima.


Nota. L’Altracittà fa parte di un insieme di attività di impegno sociale condotte dalla Comunità delle Piagge come per esempio il Fondo Etico e Sociale delle Piagge per l’esercizio del microcredito, in larga parte ispirate da Don Alessandro Santoro della cui rimozione da parte della Curia avevo accennato in un post precedente.

Assignment 1: impariamo ad usare i feed RSS

Immagine di una lavagna con su scritto "feed RSS"Questo è il primo post dedicato agli studenti di medicina del semestre primaverile 2009/10.

Orbene, per dare maggior coesione alla blogoclasse, dovete iniziare ad usare i feed RSS, o più correttamente web feed anche se la prima denominazione è quella che va per la maggiore.

Il vantaggio dei feed è presto detto. Se per esempio voi volete seguire un certo numero di siti web quotidianamente, dovrete andare a visitarli tutti i giorni per vedere se c’è scritto qualcosa di nuovo. Se i siti sono tanti la cosa si farà pesante o anche impossibile. Utilizzando i feed RSS è possibile invece vedere facilmente cosa è cambiato in ogni sito dopo l’ultima volta che lo avete visitato. È un sistema che consente di controllare un grande numero di fonti.

Per prima cosa dovete utilizzare un aggregatore che è un’applicazione o un servizio web in grado di raccogliere i feed dei blog e di altre pagine web che vi interessa seguire. Nel caso in cui si voglia utilizzare un’applicazione bisogna provvedere alla sua installazione sul proprio computer e, naturalmente, la funzionalità di aggregazione dei feed rimane ad esso confinata. Potete anche installare l’applicazione su altri computer ma poi si pone il problema di mantenere sincronizzate le raccolte di feed sulle varie macchine. Direi che conviene utilizzare un’applicazione da installare se tendete ad utilizzare un solo computer e vi stanno antipatici i servizi web.

Nel caso invece di un servizio web è necessario iscriversi ad esso facendo un account, operazione che richiede in genere di specificare un proprio indirizzo email, una password e talvolta un nickname. I vantaggi principali degli aggregatori che funzionano come servizio web è che sono accessibili da qualsiasi computer o congegno collegato ad Internet e che non c’è da gestire nulla sui propri computer. Ecco una lista degli aggregatori disponibili sia nella forma di applicazione che di servizio web.

Non vi spaventate per il numero di applicazioni e servizi disponibili. In pratica: chi già usa per conto suo uno qualsiasi di questi aggregatori può continuare a farlo anche in questo corso, l’importante è che sia in grado di seguire i blog degli altri; a coloro invece che non hanno mai usato un aggregatore consiglio di utilizzare Google Reader. Non è una forma di pubblicità a Google. È semplicemente che se iniziate ad usare tutti lo stesso sistema sarà più facile aiutarvi fra voi. Poi in futuro potrete sempre optare per altri sistemi.

Credo che tutti siate in grado di iniziare ad utilizzare questo servizio dopo avere visto gli esempi nel capitolo sul Social Networking. Aggiungo qualche ulteriore informazione.

Andando direttamente in Google Reader appare una cosa di questo genere:

Google Reader

Una volta che avete il vostro account potete iniziare ad aggiungere i feed di blog e, in generale, di altri siti web che vi interessano (se avete fatto il blog con blogspot.com allora l’account Google lo avete già). Nel video seguente (2:24 sec) vi mostro come si compie questa operazione. Il video è stato fatto l’anno scorso. La grafica del mio blog era diversa e, ovviamente i nomi dei feed non si riferiscono ai vostri blog, ma questo non inficia la sostanza. L’unica annotazione è che ora in questo blog i link ai feed dei miei post e dei commenti che ricevo si trovano a destra in alto sotto la scritta Feed RSS.

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L’esempio che ho appena mostrato va bene per aggiungere un numero limitato di feed. Può succedere però che si sia interessati ad aggiungere un insieme di feed, magari molto numeroso, per esempio l’insieme di tutti i feed della vostra blogoclasse. Per fare questo esiste un metodo che si basa sull’impiego dei cosiddetti file OPML. Un file OPML è un file scritto in formato XML fatto per scambiare liste di feed web.

Nella colonna a destra in alto, sotto la scritta Corso primavera 2011, ho aggiunto un link al file OPML di questa blogoclasse che terrò aggiornato quotidianamente in modo da contenere i feed di tutti gli studenti che hanno scelto il metodo del blog. Nel video che segue (4:58 sec) vi mostro come si fa ad importare il file in Google Reader.

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A questo punto credo che non ci debbano essere più problemi, tuttavia se vi rimane qualche dubbio andate e chiedere ai compagni nella vostra blogoclasse, chiedete agli amici, provate insieme a loro, baloccatevi con loro. Come ultima risorsa, chiedete a me.

messaggio liofilizzato sul corso nella bottiglia

nutrito e assai confortato dai pensieri di varie persone libere
per esempio vicino e recentemente da

Gianni Marconato
Maria Grazia Fiore

Noa Carpignano

(alcuni maestri lontani li ho nominati un’altra volta)

soffocato nelle spire degli adempimenti banali
impedito dal pensiero lento
liofilizzo in poche righe l’idea che mi ronza nella mente

quella cosa che si chiama
qua informatica di base
là tecnologia della comunicazione online
più in là ancora editing multimediale

e che mi è cresciuta fra le mani

ricercando l’insegnamento
insegnando la ricerca

ebbene, quella cosa è un corso open source
di fatto

ne ha già completamente la natura
quindi
può essere gettata nell’oceano come un messaggio nella bottiglia

messaggio scritto con un tizzone spento preso dal fuoco di ieri
su un pezzo di carta ripianata recuperato dal cestino
messo nella bottiglia di vino finito stanotte
di sugheri era già pieno il cassetto

insomma, un corso fatto con quello che c’è
tutti componenti open o quasi
blog
wiki
aule virtuali
altro
tutte cose di cui è ormai ricca la rete

budget annuale due o trecento euro
giusto per concedersi qualche lusso

totale indipendenza da ciascuno di questi servizi
morto uno si passa ad un altro

un corso sospeso fra

minimalismo del “programma”
profondità dell’esperienza

segna coloro che credono in quello che fanno
non costa quasi niente ma ha valore espresso da molte centinaia di
messaggi
post
commenti
valutazioni

questo corso è germogliato nell’università
è vero
ma non ne avrebbe più alcun bisogno eccetto che per una cosa:
ha bisogno degli studenti che passano di lì perché un percorso obbligato glielo impone

questo è il filo ormai tenue che ancora mi lega all’università
altro no
purtroppo

la domanda è quindi una sola:

come fare a raggiungere coloro che non abitano la rete
perché non hanno avuto occasioni
perché ne hanno avute di sfortunate
ma che se solo si potessero rendere conto
ne diverrebbero cittadini vitali?

dopo avervi traghettato migliaia di studenti
so che queste persone sono tante

gli insegnanti si sono rivelati i più appassionati degli studenti

studenti insegnanti intercettati grazie ad un paio di corsi universitari

come fare per raggiungere quelli che non s’imbarcano in una laurea triennale vissuta dopo cena e nei weekend
ma che forse si imbarcherebbero in un nano-corso galleggiante nella rete
gratuito
un paio di mesi alla scoperta della propria cittadinanza digitale

quale comunità
quale organizzazione
quale azienda

in grado di raggiungere i potenziali ignari abitanti della rete potrebbe capitalizzare su tale valore?

non so se quest’idea che mi ronza in mente si poserà da qualche parte del mio percorso
ma so che contiene il seme dell’università del futuro

a me basterebbe vederlo germogliare