Il caos necessario #linf14

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La nostra idea è che per creare un buon ambiente di apprendimento si debba rinunciare a un po’ di controllo. Il controllo totale attiene alle faccende militari, non alla crescita di qualcosa di vivo – chi volesse raddrizzare tutti i giorni un olivo lo ammazzerebbe. La crescita richiede cura, che è una cosa ben diversa, e richiede tempo: la temporizzazione stretta che caratterizza tanta formazione è nefasta. A studiare molto in poco tempo si può anche imparare ma male, che delle volte è peggio che imparare poco – esattamente come a volersi riscaldare con un fuoco di paglia. Riflessione,  discussione, richiedono tempo. Un tempo che l’università ha cancellato, prendendo il peggio dell’Ottocento e il peggio della contemporaneità. Ad esempio, fare finta che un TFA progettato per sei mesi o più possa  essere fatto egualmente in due mesi vuol dire rinunciare alla missione formativa e avere in realtà altro a cui pensare.

Questa piccola premessa per introdurre il caos tranquillo dell’insegnamento di Laboratorio Informatico nel Corso di Laurea IUL in Metodi e Tecniche delle Interazioni Educative, dove, tanto per iniziare ci siamo riappropriati del tempo, dilatando un mese scarso in un semestre vero.

Quest’anno gli studenti sono quasi tutti insegnanti di scuola primaria, alcuni dell’infanzia. In questo periodo stiamo facendo esercizi di HTML. HTML?! Alle elementari?! All’asilo?!! Ebbene, grazie proprio al caos lento del laboratorio è emerso che almeno cinque di queste persone hanno avuto esperienze con la programmazione o vi sono interessate – linguaggio Scratch, robotica Bee-Bot. Se l’insegnamento fosse stato impartito al ritmo normale (frenetico) nessuno si sarebbe accorto di nulla e avremmo perso tutti un’occasione. L’occasione è questa: nel forum abbiamo proposto a coloro che hanno all’attivo qualche esperienza didattica di robotica e coding di organizzarsi proponendo materiali didattici per tutti gli altri. Noi docenti e tutor saremo i loro assistenti. Se quest’attività dilaterà troppo i tempi allora rinunceremo ad una di quelle programmate, convinti che un’esperienza di apprendimento fra pari, riferita a contesti professionali reali, sia un’occasione di grande valore da non perdere.

Gli esercizi con HTML sono una buona attività propedeutica, considerato che questo linguaggio è alla base di tutto ciò che vediamo nel web, che ci si può esercitare a costo zero in casa, usando software che viene gratis con tutti i sistemi operativi, che è perfetto per toccare con mano quanto sia possibile costruire subito qualcosa ma quanto impegno occorra per scrivere codice – forse per guardare con occhi diversi quel ragazzo svogliato in classe ma che la notte fa cose strane al computer…

Tuttavia il caos lento con cui sviluppiamo questi esercizi ci interessa solo in parte quale metodo di sviluppo di specifiche competenze tecniche, HTML o altro. Ci interessa invece più come incubatore di comunità di apprendimento, dove non ci sono solo studenti che apprendono e professori che distribuiscono conoscenza ma c’è una comunità composita che partecipa ad un’impresa comune, al termine della quale gli studenti avranno certo imparato qualcosa ma ognuno nella misura e nel modo che gli serve nella sua realtà professionale, i tutor e i docenti avranno ulteriormente consolidato e ampliato le proprie conoscenze, gli sviluppatori degli strumenti didattici avranno migliorato gli strumenti didattici, tutto questo per dare vita al nucleo di quella che si chiama una learning organization. Vediamo dunque qualche sprazzo della vita nel laboratorio.

In breve ecco come funziona. In questo laboratorio il ritmo viene scandito mediante la pubblicazione degli articoli pubblicati in questo blog, che vengono poi riuniti in una forma più organica in http://iamarf.ch, da dove possono essere scaricati in EPUB e PDF. Contestualmente vengono proposti semplici esercizi che gli studenti inviano sotto forma di documenti HTML per essere “appesi alla parete”, esattamente qui, dove il linguaggio HTML può essere usato senza limitazioni. Laddove necessario, questi lavori vengono discussi, attraverso i commenti in  questo blog, nei blog o nel forum dell’ambiente IUL, talvolta per email.

La situazione può dunque parere dispersiva ma c’è dell’altro. La IUL quest’anno si è ricomposta in una nuova configurazione che prevede il rilancio di una serie di attività, fra cui la rivisitazione e lo sviluppo dell’ambiente informatico. Una delle novità consiste nell’introduzione dello strumento di blogging che, come qualsiasi altro software, per funzionare bene necessita di un dialogo persistente fra progettisti e utenti. Così  chiediamo agli studenti di scrivere i loro codici anche nei post che scrivono sui blog UL e di contribuire segnalando eventuali comportamenti che sembrino anomali.

Certo, ci imbatteremo sicuramente in qualche imprevisto e avremo delle difficoltà. In altre parole, rinunciamo a una quota di controllo ma contiamo di trarre vantaggio da ciò che impareremo nel risolvere i problemi. Vediamo dunque alcuni sprazzi.

Gabriella e Luca segnalano che una finestra pop-up si apre lontano, in fondo alla pagina. Giovanni Spinelli, analista e sviluppatore software della IUL, corregge il problema e apre un blog anche lui, per discutere le segnalazioni e proporre soluzioni.

Sia a Luca che a Elena succede che il proprio codice HTML alteri tutto lo sfondo della pagina intera, non solo del post. Comprendiamo così meglio come il  proprio codice possa interagire con quello originato dal servizio che provvede a impastare tutto per fabbricare la pagina che poi vediamo. Elena volge la caratteristica a proprio favore per “imporre” uno sfondo eclatante al suo blog.

Vari studenti si accorgono che se nei titoli di un post ci sono degli apostrofi, quando salvano il post dopo una modifica compaiono altri caratteri prima dell’apostrofo. Analizziamo il problema e Giovanni lo risolve.

Gabriella mi segnala che sarebbe meglio se in questo blog ci fosse un link all’ambiente di formazione IUL. Provvedo e ringrazio.

Gabriella segnala che non riesce a caricare immagini nell’ambiente IUL per linkarle nei post. Scopriamo un problema che Giovanni risolve.

Elena, Luca e Gabriella hanno problemi con il codice per realizzare i rimandi alle note in una pagina, che funziona come HTML o all’interno di un blog in WordPress.com ma non nel blog IUL. Gabriella scopre da sola un modo per farlo funzionare anche nel blog IUL, usando l’attributo ID anziché NAME nelle ancore: <A ID=”pippo”><A> anziché <A NAME=”pippo”><A>, come avevo “insegnato” io. Giovanni ci spiega come stanno le cose. Tutti impariamo che è meglio usare ID anziché  NAME in questo caso. Aggiorno conseguentemente le “dispense“.

Manuela e altri segnalano che ci si può aiutare con la W3Schools. Gli studenti precorrono: era una delle cose che volevo dire.

Precorrono anche in altre occasioni.  Cinzia, in un commento nel blog di Giovanni fa una domanda sulla differenza fra il codice  <i></i> e <span style=”font-style:italic;”></span>. Ci stiamo per arrivare. Ecco, nella nostra idea, quando succede che gli studenti precorrono allora vuol dire che stiamo andando bene.

Giovanni offre una sorta di palestra HTML. Tutti gradiscono.

Manuela ha l’idea di utilizzare il blog IUL per fare una cosa utile in due insegnamenti, compilando un piccolo vocabolario di filosofia per   “Pedagogia delle Risorse Umane” e allo stesso tempo facendo un esercizio HTML per il laboratorio, precorrendo le tabelle.

Giovanni scrive in un commento al suo blog:

Però ….. ora che ci penso, alla IUL mancava qualcuno che effettuasse il debug  del mio lavoro.

Con questo BLOG ho guadagnato questo servizio.

Continuate così.

Certo, con questo blog, ma in un contesto che prevede di non prevedere tutto.


IUL

La IUL – Italian University Line è un’università telematica pubblica, non statale, istituita nel 2005. L’Ateneo è promosso dal Consorzio IUL, composto dall’Indire (Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa) e dall’Università degli Studi di Firenze. È autorizzata a istituire corsi universitari a distanza: laurea triennalee laurea magistrale, master di I e II livello, corsi di perfezionamento e di aggiornamento professionale.

La IUL ha come mission quella di erogare formazione continua al personale della scuola, ma, più in generale, si pone come punto di riferimento per l’apprendimento permanente, proponendosi come una sorta di “Lifelong Learning University” per tutti coloro che desiderano acquisire conoscenze immediatamente spendibili nel proprio ambito professionale.

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HTML – 2 – I miei strumenti e il laboratorio online #linf14

Scrive Gabriella, nel forum IUL:

Sono curiosa di conoscere quale editor ha utilizzato il prof. perchè l’html è pulito e il blog [sito] http://iamarf.ch/ è bello chiaro. Aprendo il codice vedo che ha utilizzato un foglio di stile CSS per definire l’impaginazione, ma non riesco ad individuare con cosa sia stato generato.

Rispondo qui perché la questione è interessante e si presta ad un paio di considerazioni. La prima.

La mia regola è questa: usare lo strumento minimo che consente di conseguire l’obiettivo significativo. Se vogliamo è un corollario delle regole di scrittura di Orwell. Anche con gli strumenti: il superfluo rischia d’esser dannoso.

Nello specifico della domanda di Gabriella, per scrivere i file HTML e CSS uso quasi solo Vim, un editore di testo derivato dallo storico editore vi per Unix, che risale al 1976! Quindi scrivo tutto “a mano”. Inoltre faccio larghissimo uso del copia-incolla, una virtù fondamentale di chiunque scriva frammenti di codice, di qualsiasi tipo. In questo un editore di testo puro ma sofisticato può essere molto utile. La questione è il controllo e, conseguentemente la libertà: sapere esattamente cosa stai facendo. Al contrario, se usi un sistema WYSIWYG (ciò che vedi è ciò che ottieni) tutto sembra molto più facile ma in certe situazioni puoi impazzire perché il sistema non fa quello che che vuoi. Copia-incolla che può essere fra propri frammenti di codice ma anche da codice scritto da altri di cui ci si fidi, sia dal punto di vista tecnico che etico.

Per esempio, i caratteri stilistici delle pagine che vi sto proponendo (per ora in http://iamarf.ch e http://iamarf.ch/iul) li ho tratti dal sito di un mio caro amico: Istituto di Cultura Italiana (in Tbilisi). Mi limito a citarlo perché la sua storia meriterebbe un romanzo piuttosto che un post, malgrado il fatto che abbia la metà dei miei anni. Tommaso è un letterato ma è anche un raffinato autore di software, tanto fuori dalla corrente quanto geniale. Ha realizzato siti web complessi utilizzando solo il Blocco note di Windows. Apprezzo la nitidezza delle sue soluzioni grafiche anche, e forse soprattutto, perché riflettono l’etica limpida che ispira il suo pensiero e le sue azioni. Competenza e visione etica di cui in un paese come il nostro nessuna delle istituzioni che conosco saprebbe che farsene, purtroppo. Infatti ora è in Georgia e pare che si trovi bene.

 

La seconda considerazione attiene a ciò che sto cercando di fare con il server http://iamarf.ch, perché anche questo è emerso nel forum IUL e anche questo può essere di interesse generale.

L’insegnamento che sto tenendo nella Italian University Line si chiama “Laboratorio Informatico” ma il contesto è quello di un’università telematica. Come può essere quindi un laboratorio online? Per di più quando ci ritroviamo…

nozionismo, didattica trasmissiva, classi “pollaio” in Italia, contro learning by doing, costruttivismo e “classi laboratorio” (digitalmente aumentate) in Europa

… come ha scritto Paolo Ferri oggi in Agenda Digitale. Come fare dunque questa cosa? Risposta: facendo (per davvero) cose molto semplici e comunicando molto: – cura della comunità di pratica. Fuori dai piedi tutto ciò che è orpello o sovrastruttura inutile. Invece, varietà di strumenti e soluzioni, alle basi, dritti ai concetti fondanti.

HTML dunque, un po’ di CSS, un brandello di Javascript, forse, giusto per avere un’idea di come sono architettate le cose. Poi altra roba. Non ci interessa la competenza del tecnico – queste persone fanno gli insegnanti – ci interessa la familiarità con la Macchina, la percezione di cosa c’è sotto i bottoni colorati, la capacità di intervenire un po’ più consapevolmente dentro l’editore di un forum, di un blog o di un wiki. La consapevolezza di poter costruire e non solo consumare. Consapevolezza che si potrebbe insegnare anche ai giovani, invece di comprare loro app.

HTML manipolato con editori di testo e visualizzato sul browser del proprio computer: un laboratorio magnifico – tentativi, imparare facendo. Ma così facendo manca ancora la dimensione corale del laboratorio. Ecco che serve un luogo dove “attaccare al muro” i propri lavori per poi discuterli insieme: http://iamarf.ch/iul. Un luogo dove ciò che scrivi è ciò che vedi, non ciò che vedi è ciò che ricevi.

Allo stesso tempo un luogo dove anche l’arrovellìo del docente sia visibile – il laboratorio. Qui si tratta di convertire il marasma di informazioni, frammentato negli anni, dalla forma blog in una più organica. Una sorta di libro in divenire anche se il sottoscritto non scriverà mai un libro, giusto per mostrare quello che si può fare e come si può fare, semplicemente. Ecco quindi che nel medesimo laboratorio andiamo condensando i vari testi sparsi qua in un capitolo introduttivo su HTML: http://iamarf.ch. In tre diverse forme la cui essenza è determinata dallo scopo:

  1. HTML con disegno massimamente chiaro e accessibile, per essere frugato sullo schermo del computer – il regno del link;
  2. EPUB per la lettura su ebook di vario genere, tablet ecc. – testo che si adatta allo schermo sempre diverso – smartphone, tablet, e-reader – come fosse liquido in un recipiente;
  3. PDF per la lettura su carta – pagine “fotografate” per essere riportate sulla carta.

Gli esercizi HTML semplici ma senza limiti vengono poi riportati nel blog. Da qui la trovata di rendere visibili anche dall’esterno i blog che i partecipanti della IUL possono aprire nel loro ambiente. Anzi, da oggi è anche possibile commentare i post dall’esterno. È un fatto notevole: di solito tutto ciò che è istituzionale è chiuso dalle nostre parti. Che succede dunque se si riporta quel codice HTML in un ambiente di pubblicazione, come il blog? Va sempre tutto bene? Oppure no? Occasioni di riflessione, approfondimento, elementi di doma della Macchina.

Forse ci verranno altre idee ma il principio è lo stesso: poca teoria ma applicata tutta, molto dialogo. Non sarà mai come un laboratorio vero ma forse lo sarà di più di tutti quelli veri che non ci sono.


Regole di Orwell per la scrittura efficace.

  1. Non usare mai metafore, similitudini, o figure retoriche che vanno per la maggiore nella stampa.
  2. Non usare mai parole lunghe dove ce ne potrebbe stare una corta.
  3. Se puoi eliminare una parola mantenendo intatto il significato, eliminala.
  4. Non usare mai il modo passivo dove puoi usare anche l’attivo.
  5. Non usare una frase straniera, parola scientifica o di gergo se conosci una parola di uso comune che esprime lo stesso concetto.
  6. Infrangi queste regole prima di scrivere qualcosa di ridicolo.

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HTML – 2 – Gli strumenti #linf14

HTML – 1 – #linf14

Hardware e software, strumenti di pensiero e libertà
Castel del Piano, 30 maggio

È da qui che dobbiamo partire per introdurre il lavoro del secondo modulo sul linguaggio HTML.

Gli uomini comunicano mediante linguaggi universali fondati su sistemi di simboli, grammatiche, notazioni musicali, formalismi matematici. Per utilizzare questi linguaggi occorre padroneggiare le rispettive simbologie, che non sono piovute dallo spazio ma sono un’emanazione della mente umana, o meglio dalla collettività delle menti umane, al di là di ogni limite spaziale e temporale. Le espressioni umane sono rese possibili dall’esistenza di specifici dispositivi mentali innati. Ad esempio Noam Chomsky, a proposito di lingue naturali, parla di una grammatica universale, espressione di un dispositivo linguistico che sarebbe presente nella mente di tutti, fin da bambini. Poi, l’esposizione ad un determinato contesto linguistico e culturale fa sì che il bambino moduli la sua grammatica universale in quella di una lingua specifica. In questo modo l’apprendimento della lingua madre non è una cosa che i bambini fanno ma una cosa che succede loro, se il contesto ambientale è favorevole in una certa finestra temporale. I sistemi di simboli si sono evoluti nel corso di un lungo processo evolutivo, attagliandosi a tale meccanismo; sono in altre parole figli dei dispositivi presenti nella nostra mente, a loro volta evolutisi dai tempi di Lucy ad oggi – un paio di milioni di anni. Questo vale probabilmente anche per i sistemi matematici e musicali. In generale, il pensiero ha una base innata ma è comunicabile grazie all’esistenza di precisi modelli formali, tutti basati su precisi sistemi di simboli.

La comunicazione point-and-click è una novità di un minuto fa, per così dire. Il sottoscritto era già un esperto programmatore quando vide un mouse per la prima volta, negli anni ’80. Trent’anni, niente rispetto ad un’evoluzione che si misura in centinaia di migliaia di anni – trecentomila diviso trenta fa diecimila: l’era del point-and-click è un decimillesimo della storia della cultura umana, ad essere ottimisti. Ritenere che ora si possa volare ovunque grazie al point-and-click è – mi si perdoni la brutalità – un pensiero imbecille. Non si nega l’utilità del meccanismo point-and-click nell’uso delle risorse del Web, e nemmeno la straordinaria ricchezza delle risorse di quest’ultimo – vedi il commento sulle OER fatte in un post recente. Qualsiasi uomo curioso non può che entusiasmarsi di tutto questo e ogni rifiuto aprioristico di tale ricchezza costituirebbe una negazione dell’intelligenza ma questo non significa che si debba rinunciare all’apprendimento dei sistemi di simboli fondamentali che sorreggono il pensiero.

Venendo al contesto formativo – che ci interessa qui – di questi tempi proliferano le discussioni intorno all’impiego delle tecnologie nella scuola, in un panorama caotico dove qua i genitori finanziano la carta igienica, nel paese accanto ci si arrovella su come spendere un finanziamento di svariate migliaia di euro per fare la “classe 2.0”, l’altro giorno una persona che si occupa di LIM racconta che abbiamo reso 780 milioni di Euro di finanziamenti europei PON perché non abbiamo saputo spenderli [1]. In uno scenario simile prevalgono facilmente gli acquisti indiscriminati sotto la pressione pubblicitaria. Il risultato è che, di fatto, quasi tutto passa dal touchscreen, che comprende smartphone, tablet, LIM compresa la quale, in sintesi, non consiste altro che nell’interfacciamento di un computer con un grande touchscreen.

Intendiamoci, la tecnologia touchscreen non ha niente di diabolico di per sé. Tutti i dispositivi sono computer oggi, dall’orologio al supercomputer parallelo, smartphone e tablet compresi, quindi hanno tutti un’architettura di base simile e tutti funzionano con la stessa logica. La differenza sta nel come sono stati messi sul mercato. Approfondiremo in altre occasioni ma la sostanza è che questi prodotti vengono offerti con la logica di fidelizzare il cliente, al punto di renderlo prigioniero del prodotto, una logica che è stato possibile realizzare con grande successo, mediante il lancio del nuovo hardware (touchscreen) e della nuova forma di distribuzione di software fatta di app, l’apoteosi del point-and-click che però ha estromesso qualsiasi linguaggio formale universalmente condiviso. Si parla di “nuove grammatiche” ma non confondiamoci: si tratta di banali regolette stabilite dal produttore della singola app che stabilisce cosa puoi cliccare e cosa puoi fare con ogni clic – magari in una app con un documento PDF puoi fare due cose mentre in un’altra no, o ne puoi fare di diverse, ma non sei tu che decidi. In altre parole, ci troviamo nella Torre di Babele; soprattutto, lasciamo che i giovani ci crescano. L’immagine è un po’ quella del genitore che con l’idea peregrina di essere amico dei propri figli fa un gran pasticcio, ammiccando superficialmente al nuovo.

Ma perché proprio il linguaggio HTML? L’obiettivo che ci poniamo è più culturale che tecnico. Nessuno di noi ambisce a fare il progettista di siti, come qualcuno potrebbe immaginare, considerato che HTML è il codice di base con il quale si compongono le pagine web. No, approfondiamo qualche elemento di HTML per i seguenti motivi:

  1. L’HTML è una delle prime cose che si trovano quando si cerca di sbucciare questo corpo tecnologico, quel tanto che basta per scorgere, subito sotto, i linguaggi e gli strumenti che ne costituiscono l’essenza (Ibidem). L’HTML è uno dei linguaggi universali del Web, il primo. Tutto ciò che vedete poggia (anche) su di esso.
  2. Può obiettivamente servire. Basta voler scrivere qualcosa in un blog, wiki o servizio similare, per rendersi conto che sapere manipolare un minimo il codice HTML dà maggiore libertà nel controllare la forma di quello che si scrive, rispetto ai comandi iconografici usualmente messi a disposizione. La forma nella scrittura digitale è tanto importante quanto lo è la calligrafia nella scrittura manuale – ebbene sì!
  3. È un esempio interessante e importante di come oggi testo e metatesto si integrino: i comandi sono frammisti al testo medesimo su cui devono agire: scrivendo Pippo impartisco al navigatore che rappresenterà sul vostro schermo questo testo l’ordine di scrivere la parola “Pippo” in grassetto, così: Pippo. In questo caso per metatesto intendiamo comandi che impongono una qualche manipolzaione della forma grafica del testo e che non appariranno sul medesimo. Si tratta di un codice e questa particolare forma di codice ricade nella categoria dei linguaggi marcati, markup language, con i quali il testo viene marcato conn i comandi che devono agire su di esso. HTML: HiperText Markup Language.
  4. Un laboratorio non potrà mai essere realizzato veramente in un contesto online ma se è a questo che siamo confinati, allora ne possiamo fare un surrogato forse decente mettendo su delle semplici esercitazioni in HTML, considerato che i risultati possono essere mostrati a tutti e quindi facilmente condivisi – non così facilmente in realtà ma anche questo è istruttivo.
  5. Alla fine avremo comunque “smanettato un po’” e questo dovrebbe far bene alla confidenza con la Macchina, che è un discreto obiettivo per un laboratorio.

Note

  1. La fonte è una conoscenza personale ed è seria ma mi piacerebbe verificare ulteriormente. Se qualcuno conferma e dà ulteriori riferimenti mi fa piacere. Torna indietro

Come confezionare una semplice pagina HTML nella PirateBox – #loptis

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Questo è il terzo dei tutorial che corredano le PirateBox.

Leggi…

Due o tre cose sulle pagine Web – #loptis

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Devo consultare l’orario, anzi devo anche fare il biglietto. Mi siedo al computer e chiamo la pagina http://www.trenitalia.it. Devo andare da Firenze a Milano. Scrivo Fi… è già sceso un menu a tendina: “il sistema” mi fa scegliere fra Firenze Campo di Marte, Firenze S. M. Novella, Rho-Fiera Milano, Riminifiera. Furbetto! Ma come fa?

Ragioniamo…

Il codice gemmante – #loptis

Un ripasso e un passo fuori, in una delle tante possibili direzioni, ma una particolarmente importante – suggestiva. Vorremmo qui toccare con mano la caratteristica gemmante del codice, credo una cosa propria della lingua, in generale. Sarebbe interessante poter vedere in maniera dinamica l’evoluzione delle lingue da diecimila anni a questa parte, contraendo la scala dei tempi a qualche minuto. Forse qualcuno l’ha fatto: fiammeggiante proliferazione di lingue, dialetti, gerghi. Il codice fa parte di questo, credo, solo che evolve in tempi contratti, follemente contratti.

Gli esempi che stiamo per vedere…

Altre tre cose in HTML – #loptis

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Un post da leggere in due modi

Vediamo altre tre cose che si possono inserire in un post ma che non si possono fare con l’editore visuale standard.

Per consentirvi di vedere bene quello che succede, scrivo questo post in due versioni: una sotto forma di post in wordpress e l’altra sotto forma di una pagina HTML nuda e cruda – l’ho piazzata in un server che ho a disposizione; ciò che vedete lì dovrebbe coincidere con quello che vedete nel vostro laboratorio locale.

Aggiungiamo poi un trucco…

Vediamo un po’ di HTML – #loptis

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Insistiamo un po’ con l’HTML. Non per sviluppare siti web ma per essere più autonomi. Per familiarizzare in un modo più “letterario” con la Macchina. Per non terrorizzarsi qualora incontrassimo qualche altro tipo di codice – nei wiki per esempio, che useremo. E perché no, per pavoneggiarsi con i nativi digitali, in realtà quasi sempre molto incompetenti, meri cliccatori compulsivi – per favore non chiamateli nativi digitali dice Paolo Attivissimo, brillante giornalista esperto di tecnologie informatiche e bufale mediatiche – ha ragione, e noi dobbiamo sviluppare una familiarità con il mezzo che ci consenta di superare la loro di familiarità, dal fiato corto – dovevamo andare a fare il nostro mestiere di educatori nel cyberspazio, no?  Ma anche per riconoscere la genialità dove questa appare – ho conosciuto coders adolescenti tanto geniali quanto misconosciuti a scuola; e come facciamo a ravvisare quella genialità lì, se non abbiamo la più pallida idea di cosa ci sia sotto a tutti quei click?

Il laboratorio nel computer #loptis

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Nel post precedente vi avevo chiesto di fare l’esercizio di scrivere un link in un commento. Avevo fatto anche un po’ il gradasso dicendo che non c’è nemmeno la rete di salvataggio perché una volta pubblicato non lo potete modificare! Meglio così, bisogna stare proprio attenti… 🙂

Affermazione non sbagliata…