“La cultura umana si sviluppa sul substrato di un insieme di linguaggi e strumenti universali, ad esempio lingue naturali e linguaggio matematico fra i primi, carta e penna fra i secondi. Compito primario della scuola è aiutare a comprendere e utilizzare questi linguaggi universali. “
Hardware e software, strumenti di pensiero e libertà
Castel del Piano, 30 maggio
È da qui che dobbiamo partire per introdurre il lavoro del secondo modulo sul linguaggio HTML.
Gli uomini comunicano mediante linguaggi universali fondati su sistemi di simboli, grammatiche, notazioni musicali, formalismi matematici. Per utilizzare questi linguaggi occorre padroneggiare le rispettive simbologie, che non sono piovute dallo spazio ma sono un’emanazione della mente umana, o meglio dalla collettività delle menti umane, al di là di ogni limite spaziale e temporale. Le espressioni umane sono rese possibili dall’esistenza di specifici dispositivi mentali innati. Ad esempio Noam Chomsky, a proposito di lingue naturali, parla di una grammatica universale, espressione di un dispositivo linguistico che sarebbe presente nella mente di tutti, fin da bambini. Poi, l’esposizione ad un determinato contesto linguistico e culturale fa sì che il bambino moduli la sua grammatica universale in quella di una lingua specifica. In questo modo l’apprendimento della lingua madre non è una cosa che i bambini fanno ma una cosa che succede loro, se il contesto ambientale è favorevole in una certa finestra temporale. I sistemi di simboli si sono evoluti nel corso di un lungo processo evolutivo, attagliandosi a tale meccanismo; sono in altre parole figli dei dispositivi presenti nella nostra mente, a loro volta evolutisi dai tempi di Lucy ad oggi – un paio di milioni di anni. Questo vale probabilmente anche per i sistemi matematici e musicali. In generale, il pensiero ha una base innata ma è comunicabile grazie all’esistenza di precisi modelli formali, tutti basati su precisi sistemi di simboli.
La comunicazione point-and-click è una novità di un minuto fa, per così dire. Il sottoscritto era già un esperto programmatore quando vide un mouse per la prima volta, negli anni ’80. Trent’anni, niente rispetto ad un’evoluzione che si misura in centinaia di migliaia di anni – trecentomila diviso trenta fa diecimila: l’era del point-and-click è un decimillesimo della storia della cultura umana, ad essere ottimisti. Ritenere che ora si possa volare ovunque grazie al point-and-click è – mi si perdoni la brutalità – un pensiero imbecille. Non si nega l’utilità del meccanismo point-and-click nell’uso delle risorse del Web, e nemmeno la straordinaria ricchezza delle risorse di quest’ultimo – vedi il commento sulle OER fatte in un post recente. Qualsiasi uomo curioso non può che entusiasmarsi di tutto questo e ogni rifiuto aprioristico di tale ricchezza costituirebbe una negazione dell’intelligenza ma questo non significa che si debba rinunciare all’apprendimento dei sistemi di simboli fondamentali che sorreggono il pensiero.
Venendo al contesto formativo – che ci interessa qui – di questi tempi proliferano le discussioni intorno all’impiego delle tecnologie nella scuola, in un panorama caotico dove qua i genitori finanziano la carta igienica, nel paese accanto ci si arrovella su come spendere un finanziamento di svariate migliaia di euro per fare la “classe 2.0”, l’altro giorno una persona che si occupa di LIM racconta che abbiamo reso 780 milioni di Euro di finanziamenti europei PON perché non abbiamo saputo spenderli [1]. In uno scenario simile prevalgono facilmente gli acquisti indiscriminati sotto la pressione pubblicitaria. Il risultato è che, di fatto, quasi tutto passa dal touchscreen, che comprende smartphone, tablet, LIM compresa la quale, in sintesi, non consiste altro che nell’interfacciamento di un computer con un grande touchscreen.
Intendiamoci, la tecnologia touchscreen non ha niente di diabolico di per sé. Tutti i dispositivi sono computer oggi, dall’orologio al supercomputer parallelo, smartphone e tablet compresi, quindi hanno tutti un’architettura di base simile e tutti funzionano con la stessa logica. La differenza sta nel come sono stati messi sul mercato. Approfondiremo in altre occasioni ma la sostanza è che questi prodotti vengono offerti con la logica di fidelizzare il cliente, al punto di renderlo prigioniero del prodotto, una logica che è stato possibile realizzare con grande successo, mediante il lancio del nuovo hardware (touchscreen) e della nuova forma di distribuzione di software fatta di app, l’apoteosi del point-and-click che però ha estromesso qualsiasi linguaggio formale universalmente condiviso. Si parla di “nuove grammatiche” ma non confondiamoci: si tratta di banali regolette stabilite dal produttore della singola app che stabilisce cosa puoi cliccare e cosa puoi fare con ogni clic – magari in una app con un documento PDF puoi fare due cose mentre in un’altra no, o ne puoi fare di diverse, ma non sei tu che decidi. In altre parole, ci troviamo nella Torre di Babele; soprattutto, lasciamo che i giovani ci crescano. L’immagine è un po’ quella del genitore che con l’idea peregrina di essere amico dei propri figli fa un gran pasticcio, ammiccando superficialmente al nuovo.
Ma perché proprio il linguaggio HTML? L’obiettivo che ci poniamo è più culturale che tecnico. Nessuno di noi ambisce a fare il progettista di siti, come qualcuno potrebbe immaginare, considerato che HTML è il codice di base con il quale si compongono le pagine web. No, approfondiamo qualche elemento di HTML per i seguenti motivi:
- L’HTML è una delle prime cose che si trovano quando si cerca di sbucciare questo corpo tecnologico, quel tanto che basta per scorgere, subito sotto, i linguaggi e gli strumenti che ne costituiscono l’essenza (Ibidem). L’HTML è uno dei linguaggi universali del Web, il primo. Tutto ciò che vedete poggia (anche) su di esso.
- Può obiettivamente servire. Basta voler scrivere qualcosa in un blog, wiki o servizio similare, per rendersi conto che sapere manipolare un minimo il codice HTML dà maggiore libertà nel controllare la forma di quello che si scrive, rispetto ai comandi iconografici usualmente messi a disposizione. La forma nella scrittura digitale è tanto importante quanto lo è la calligrafia nella scrittura manuale – ebbene sì!
- È un esempio interessante e importante di come oggi testo e metatesto si integrino: i comandi sono frammisti al testo medesimo su cui devono agire: scrivendo Pippo impartisco al navigatore che rappresenterà sul vostro schermo questo testo l’ordine di scrivere la parola “Pippo” in grassetto, così: Pippo. In questo caso per metatesto intendiamo comandi che impongono una qualche manipolzaione della forma grafica del testo e che non appariranno sul medesimo. Si tratta di un codice e questa particolare forma di codice ricade nella categoria dei linguaggi marcati, markup language, con i quali il testo viene marcato conn i comandi che devono agire su di esso. HTML: HiperText Markup Language.
- Un laboratorio non potrà mai essere realizzato veramente in un contesto online ma se è a questo che siamo confinati, allora ne possiamo fare un surrogato forse decente mettendo su delle semplici esercitazioni in HTML, considerato che i risultati possono essere mostrati a tutti e quindi facilmente condivisi – non così facilmente in realtà ma anche questo è istruttivo.
- Alla fine avremo comunque “smanettato un po’” e questo dovrebbe far bene alla confidenza con la Macchina, che è un discreto obiettivo per un laboratorio.
Note
- La fonte è una conoscenza personale ed è seria ma mi piacerebbe verificare ulteriormente. Se qualcuno conferma e dà ulteriori riferimenti mi fa piacere. Torna indietro