Vediamo un po’ di HTML – #loptis

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Insistiamo un po’ con l’HTML. Non per sviluppare siti web ma per essere più autonomi. Per familiarizzare in un modo più “letterario” con la Macchina. Per non terrorizzarsi qualora incontrassimo qualche altro tipo di codice – nei wiki per esempio, che useremo. E perché no, per pavoneggiarsi con i nativi digitali, in realtà quasi sempre molto incompetenti, meri cliccatori compulsivi – per favore non chiamateli nativi digitali dice Paolo Attivissimo, brillante giornalista esperto di tecnologie informatiche e bufale mediatiche – ha ragione, e noi dobbiamo sviluppare una familiarità con il mezzo che ci consenta di superare la loro di familiarità, dal fiato corto – dovevamo andare a fare il nostro mestiere di educatori nel cyberspazio, no?  Ma anche per riconoscere la genialità dove questa appare – ho conosciuto coders adolescenti tanto geniali quanto misconosciuti a scuola; e come facciamo a ravvisare quella genialità lì, se non abbiamo la più pallida idea di cosa ci sia sotto a tutti quei click?

Il laboratorio nel computer #loptis

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Nel post precedente vi avevo chiesto di fare l’esercizio di scrivere un link in un commento. Avevo fatto anche un po’ il gradasso dicendo che non c’è nemmeno la rete di salvataggio perché una volta pubblicato non lo potete modificare! Meglio così, bisogna stare proprio attenti… 🙂

Affermazione non sbagliata…

Come si fa un link – #loptis

Nei post “Un passo indietro”, I e II, abbiamo smontato l’URL, l’indirizzo che consente di raggiungere una pagina web in internet. Quelle discussioni ci sono servite per avere un’idea di com’è che si manovra la Macchina, di come sono fatti i comandi che le inviamo. Forse quelle considerazioni vi potranno tornare utili in qualche circostanza concreta, ma soprattutto ci sono servite ad introdurre l’idea di codice, seppur in forma embrionale. In questo articolo, analizzando la costruzione di un link, portiamo avanti l’esplorazione del codice. Sì, perché il link è un frammento di codice, un frammento molto piccolo ma magico, perché è quello che trasforma un testo in un ipertesto.

I veterani conoscono questo articolo. Avranno pazienza, magari potranno aiutare qualche matricola in difficoltà. E poi, ho sempre sentito i miei insegnanti che repetita iuvant, diciamo che mi vendico 😉

Lista dei feed e formato CSV #loptis

Ho aggiunto un ulteriore supporto alla lista dei blog. Si tratta di due file che potete scaricare sul vostro computer. In uno trovate i feed dei post relativamente al blog di ciascun partecipante, in ordine alfabetico del cognome, nella seconda i feed dei commenti che ciascun partecipante ha ricevuto. Potete inserire ciascuno di questi feed nel vostro aggregatore. Riporto anche qui i link:

Coloro di voi che conoscono il file OPML – per chi non lo conosce: si tratta di un formato per lo scambio dei feed fra aggregatori diversi – si domanderanno perché non ho ancora fatto il file OPML del corso. Anche se poi finirò per confezionarlo, ho due perplessità che mi inducono ad aspettare:

  1. Purtroppo con l’esperienza mi sono reso conto che OPML è uno standard fino a un certo punto: in passato ho avuto difficoltà a fabbricare un file che fosse digeribile da tutti gli aggregatori, perché ognuno di questi usa un dialetto un po’ diverso – tutto si può fare ma ne deve valere la pena.
  2. Vorrei che la gente si cercasse; vorrei lavorare in maniera da indurre maggiormente l’aggregazione di persone che hanno interessi o problemi in comune. E allora forse è meglio che ciascuno si costruisca progressivamente la propria cerchia, inserendo nel proprio aggregatore i feed dei blog “vicini” uno per uno, post e commenti, anziché ritrovarsi una massa di feed scodellati. Poi magari potrebbe essere fatto un file OPML per ciascuno gruppo. Qualcosa che attiene a trarre vantaggio, sì, dal caos, ma con il fine di fare emergere senso.

Un’osservazione sul formato che ho utilizzato per confezionare i due file: il CSV (Comma-Separated Values). È un formato aperto per lo scambio delle informazioni tabulari, quelle che masticano programmi per fogli di lavoro (worksheet), come Calc di LibreOffice o Excel di MS-Office per esempio. In questo formato le informazioni sono scritte in testo semplice, su cui si può lavorare con un semplice editore di testo, come Blocco note di Windows, o Textedit di Mac OSX, o Gedit di Linux – che sono diversi dai Word Processor, come Writer di LibreOffice o Word di MS-Office. Questi ultimi consentono di infiorettare graficamente il testo mentre con gli editori di testo si può solo lavorare con i caratteri nudi e crudi. Spesso è molto utile lavorare con il testo semplice, senza nessuna formattazione grafica fra i piedi. Ci torneremo.

I file CSV sono quindi scritti in testo semplice e rappresentano la struttura base delle tabelle dei database relazionali: ogni riga è un record, ogni record è suddiviso in un numero fisso di campi. Provate ad aprire con il blocco note uno dei due file e guardatelo: per ogni persona una riga, composta da una serie di campi suddivisi da virgole: nome, cognome, indirizzo blog, indirizzo feed.

La cosa bella è che qualsiasi foglio di lavoro è in grado di importare un file CSV. Al massimo vi chiede come sono organizzati i dati. Se ci provate, fra le cose che chiede, limitatevi a specificare che i campi sono separati da virgole.

Lista dei blog e pistolotto #loptis

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In Apriamo il blog s’era detto:

Vi prego di scrivere correttamente i dati. Anche questo fa parte dell’insegnamento: quando si scrive qualcosa nella Macchina si deve essere estremamente accurati: gli errori vi si ritorceranno contro. Una buona parte delle italiche magagne amministrative dipendono dall’approssimatività e quasi assente alfabetizzazione digitale di un’intera generazione: colloquiando con la Macchina si deve essere esatti. Quindi:

  • nome e cognome esatti

  • indirizzo del blog con http://

  • non mettete il www con l’idea che ci stia sempre bene: se non c’è non c’è

Succede però sempre – me lo immaginavo – che qua o là scappi un www o sfugga un html, che poi devo andare a correggere a mano. Ok, allora ho dedicato la giornata a irrobustire il sistema di gestione in modo che corregga automaticamente questo genere di imprecisioni. Non è un grosso problema, anzi, ad aggeggiare con il software mi diverto e così in futuro non perderò più tempo su questa faccenda. Del resto dovevo anche produrre la lista dei blog, che terrò aggiornata quotidianamente – e di cui trovate il link anche nella colonna a destra.

Ma non mi lascio sfuggire l’occasione  per insistere sull’importanza dell’accuratezza.

Ripropongo l’immagine del frontespizio della Scrittura Italiana Posata di cui mi ero servito nel primo post, A coloro che non sono sicuri di essere pronti.

Frontespizio di un corso di Scrittura Italiana Posata

In quel post avevo collegato la bella calligrafia alla scrittura del codice o, più in generale, alla scrittura per comunicare con la Macchina: per esempio scrivendo l’indirizzo di un blog, per esempio scrivendo il proprio nome, la propria data di nascita ecc.

Non molto tempo fa un amico mi ha raccontato che, all’atto della successione, certe particelle di un terreno di suo padre al catasto non si trovavano. Trattavasi di un piccolo giardinetto nel quale il mio amico aveva passato l’infanzia, certo che ci dovevano essere! Ebbene, alle particelle era stato attribuito un nome troncato – tipo Gian invece di Gianfranco. Fatti normali. Purtroppo.

Accenti sbagliati – è è diverso da é, anche nel computer; È non si scrive E’ ecc. – spazi che vanno e vengono nei nomi composti e sbavature similari possono avere conseguenze nefaste, specialmente in un paese afflitto da un’amministrazione letargica come il nostro, dove tutto è inerzia e niente è intelligenza.

Torna buona l’epigrafe che ho messo recentemente in vetta al blog. Rileggiamola:

Non c’è mutazione che non sia governabile. Abbandonare il paradigma dello scontro di civiltà e accettare l’idea di una mutazione in atto non significa che si debba prendere quel che accade così com’è, senza lasciarci l’orma del nostro passo. Quel che diventeremo continua ad esser figlio di ciò che vorremo diventare. Così diventa importante la cura quotidiana, l’attenzione, il vigilare. Tanto inutile e grottesco è il ristare impettito di tante muraglie avvitate su un confine che non esiste, quanto utile sarebbe piuttosto un intelligente navigare nella corrente, capace ancora di rotta, e di sapienza marinara. Non è il caso di andare giù come sacchi di patate. Navigare, sarebbe il compito. Detto in termini elementari, credo che si tratti di essere capaci di decidere cosa, del mondo vecchio, vogliamo portare fino al mondo nuovo. Cosa vogliamo che si mantenga intatto pur nell’incertezza di un viaggio oscuro. I legami che non vogliamo spezzare, le radici che non vogliamo perdere, le parole che vorremmo ancora sempre pronunciare, e le idee che non vogliamo smettere di pensare. È un lavoro raffinato. Una cura. Nella grande corrente, mettere in salvo ciò che ci è caro. È un gesto difficile perché non significa, mai, metterlo in salvo dalla mutazione, ma, sempre, nella mutazione. Perché ciò che si salverà non sarà mai quel che abbiamo tenuto al riparo dai tempi, ma ciò che abbiamo lasciato mutare, perché ridiventasse se stesso in un tempo nuovo.

I barbari
Alessandro Baricco

(Il grassetto è mio)

Ecco, anche nelle piccole cose. Anzi, prima di tutto a partire dalla piccole cose: ad esempio, portiamo l’accuratezza della calligrafia nella digitazione attenta dei caratteri. Sono gli atomi della conoscenza, vanno trattati bene.

Editing appunto, se vogliamo.

Due parole sulla scelta del blog #loptis

Fra le iscrizioni che stanno arrivando ve ne sono alcune che fanno riferimento a servizi blog diversi da quelli che ho proposto nel blog precedente.

Cerco sempre di lasciare la più ampia scelta ma in alcune circostanze occorre circoscrivere un po’ il novero delle possibilità, affinché tutta l’operazione risulti alfine sostenibile. Mi spiego. Dietro a questo marchingegno ci sono io (indirizzo generale), io (conduzione del corso, scrittura post ecc.), io (ascolto, risposta ai commenti) e poi io (creazione e amministrazione database). La cosa è possibile grazie ad un ampio uso dei benefici della Macchina – che è poi parte di quello che voglio sperimentare e che vorrei insegnare – ma occorre mantenere il controllo, in modo che nessuna di queste attività risucchi troppo tempo per un solo particolare.

Ma al tempo stesso amo le sorprese e quando, nella fattispecie, qualcuno propone un servizio blog diverso vado subito a vedere, e naturalmente imparo qualcosa. Condivido quello che ho imparato e al tempo stesso chiedo di correggere dove opportuno.

Altervista.  Ho trovato come estrarne i feed per i post ma non per i commenti. Questo non va bene, perché a posteriori è cruciale poter recuperare l’intreccio dei commenti per analizzare la storia del corso con i metodi della social network analysis e questo avviene attraverso i feed dei post e dei commenti. A meno che Altervista produca invece anche i feed dei commenti e io non li abbia trovati. Chi può mi dia una mano verificando questo fatto. Poi decidiamo.

Edublogs. È ampiamente basato su WordPress. Mi pare che vada bene. Lo integro nella procedura. usatelo pure se volete.

Google sites. No, non è propriamente una sistema di blogging ma un sistema per creare siti web. Un blog è un particolare tipo di sito web ma un sito web in generale non è un blog, che a noi qui interessa come strumento che facilita il dialogo. Inoltre, considerato che Google, gigante fra i grandi colonizzatori degli spazi liberi del web, osteggia manifestamente lo standard libero dei web feed, non è una buona scelta. Infatti non prevede un meccanismo di feed. Si può rimediare con terze parti ma non vale la pena.

 

 

 

 

Apriamo il blog #loptis

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Chiedo di aprire un blog a tutti coloro che vogliono continuare a partecipare pienamente al laboratorio. Lo chiedo a maggior ragione a coloro che sono o potrebbero essere interessati al conseguimento dei CFU. Comunque, essendo il laboratorio libero e aperto, anche coloro che non vogliono aprire un blog possono continuare a partecipare,  in tutte le maniere possibili, non escluse quelle dei troll.

Continua a leggere…

Come seguire le fonti in internet – II – #loptis

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Simbolo feed
Simbolo feed

Anche questo è un post che i veterani conoscono già. Lo rinfresco, con qualche aggiornamento, per i 50 nuovi partecipanti che si sono aggiunti sino ad oggi, più i 23 studenti di editing multimediale. È uno di quei post che intercalo alle proposte di nuove attività, per dare modo a tutti di mettersi in pari, senza lasciare troppo inattivi coloro che le hanno già completate,  approfondendo gli argomenti precedenti, o preparando i prossimi.

Vi ho proposto di usare un aggregatore…

Come seguire le fonti in internet – #loptis

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Simbolo feed
Simbolo feed

Cos’è questo logo? Ok, i “reduci” di #ltis13 o #linf12 già lo sanno e, se si aggirano ancora da queste parti, forse ancora lo usano. Ma ora mi rivolgo ai “nuovi”, in particolare a coloro che non lo sanno. E anche se questi non sanno cosa sia è comunque probabile che lo abbiano visto apparire da qualche parte, fra la miriade di oggetti che ci passano sotto gli occhi, e che perlopiù filtriamo.

Questo logo rappresenta una cosa che si chiama web feed (versione in italiano), a volte RSS feed – impropriamente, perché gli RSS feed sono giusto un tipo di web feed.

Il vantaggio dei feed è presto detto…

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