Non è affatto un male che le riunioni online siano sofferte. Le difficoltà temprano e sono molto più utili gli incontri gestiti dagli studenti, anche se costellati d’ogni sorta d’incidenti, piuttosto che una fila di monologhi tecnicamente fluidi del sottoscritto. Dalle nostre parti i professori parlano sempre troppo e gli studenti fanno sempre troppo poco. Mi sembra invece che queste riunioni “autogestite” rivelino un grande valore, perché favoriscono la condivisione di preziose esperienze personali e regalano spunti interessanti e imprevisti. È davvero un bel contributo quello che state dando, al di là delle dinamiche ristrette di un corsetto universitario. Allo stesso tempo è utile riflettere sulle difficoltà incontrate, per trasformare i problemi in occasioni di crescita. Proviamo dunque a discutere alcuni punti emersi fino ad ora, andando al sodo e senza tanti giri di parole. Che nessuno si adombri, provare serve a migliorare, soprattutto se poi si riflette criticamente sull’avvenuto.
Sia ieri che nella prima riunione è successo che, ad un certo punto, improvvisamente tutti si siano trovati sbalzati fuori del’aula che si è chiusa loro in faccia; sarebbe buffo vedere un’instantanea dei volti basiti! È un inconveniente spiacevole, soprattutto perché causa non poca ansia nel poveretto che, avendo già durato una discreta pena a mettere tutto insieme, si vede sparire ogni cosa sotto il naso, la classe con tutti i ninnoli faticosamente fabbricati insieme a tutti gli uditori, in un colpo solo! Come quando al protagonista de Lo Zen e l’arte della manutenzione della Motocicletta si spezza la vite, che rimane incastrata nella sede senza testa: uno shock, una specie di vuoto della coscienza! Vediamo dunque di organizzarsi per ridurre le probabilità che l’inconveniente si verifichi nuovamente.
Le cause, fino ad ora sono state due.
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Mancata estensione della durata della classe
Posizione dell'icona per la determinazione della durata di una classe, in basso a destra dello spazio schermo di WiZiQ Non solo potete determinare a priori la durata della classe all’atto della sua creazione, ma la potete anche alterare mentre questa è in corso. In questa figura, è raffigurato l’angolo in basso a destra della finestra WiZiQ. L’icona indicata dalla freccia è il tasto di attivazione della finestra che consente di alterare la durata della classe.
Finestra per la determinazione della durata di una classe. Con il menu a sinistra si determina la durata della classe e con quello di destra l'anticipo dell'avvertimento di fine sessione. Nella figura successiva vedete la finestra dove potete cambiare la durata della sessione (Extend session:), da 5 a 240 minuti, ma anche con quale anticipo volete che il sistema vi avverta (Alert:), da 5 a 30 minuti. Quindi, appena vi rendete conto di avere la probabilità di sforare, provvedete subito a risolvere il problema.
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Chiusura erronea della classe
Può succedere di dover uscire dalla classe per rientrarvi, anche in veste di amministratore della medesima. Questo può succedere se il sistema si impalla oppure pasticciando con gli account come stiamo facendo noi. Se questa cosa accade all’amministratore, quest’ultimo deve stare attento a non chiudere la classe anziché il browser. Chiariamo subito la faccenda dal punto di vista operativo con le figure.
Posizione dell'icona di chiusura del browser, operazione che lascia inalterata la classe nel cyberspazio Qui si vede l’angolo in alto a sinistra della finestra del browser, non di WiZiQ, che sta al suo interno; non dimenticate che WiZiQ vi viene offerto attraverso un browser, che nel caso in figura, come vedete, si tratta di Mozilla Firefox. È l’icona indicata dalla freccia che dovete cliccare per chiudere il browser! Così facendo, chiudete la finestra del browser ma l’istanza della classe rimane viva e vegeta sospesa nel cyberspazio e raggiungibile con il suo URL. La chiusura del browser è un fatto che avviene localmente. Quando riaprite il browser e digitate nuovamente l’indirizzo URL, ritroverete la classe al suo posto con tutte le cose che ci avevate lasciato dentro, compresi i vostri uditori che si staranno domandando dove siate finiti, a meno che, previdentemente, non li abbiate avvertiti prima.
Voce di menu per la chiusura della classe, in alto a sinistra dello spazio schermo di WiZiQ Se invece cliccate la voce di menu File in alto sinistra e, nel relativo menu a tendina, End Class, allora chiudete proprio la classe lassù nel cyberspazio, e conseguentemente il sistema WiZiQ procederà all’housekeeping della chiusura, fra cui l’eventuale registrazione della classe.
Icona di chiusura della classe, in alto a destra dello spazio schermo di WiZiQ Analogamente potete fare cliccando sull’icona di chiusura rossa in alto a destra. Attenzione, questa icona, è simile a quella del browser: quest’ultima si trova nella cornice esterna, che è del browser, mentre quella della classe WiZiQ fa parte dell’armamentario grafico della classe WiZiQ, che sta dentro. spesso suggerisco agli over-qualcosa di imparare a cliccare un po’ selvaggiamente, ok, ma questo non singifica a caso! Ovvero, quando guardate tutte queste finestre, abituatevi ad appioppare loro dei significati, tipo: qual è l’area dello schermo all’interno dei quali i comandi concernono WiZiQ? E cosa vuol dire agire su WiZiQ? Quali sono invece le aree che concernono il browser?
Finestra di chiusura di una classe WiZiQ: rispondendo Yes la classe sparisce per sempre ... Quando poi, cliccate su uno dei due comandi succitati di chiusura della classe, si apre una finestra, nella quale WiZiQ cautelativamente vi chiede se siete proprio sicuri, e lo chiede proprio perché è notorio che questi sono errori comuni. Anche qui, se il sistema si prende la briga di chiedervi – Do you want to end the class? – soffermatevi a riflettere su cosa possa voler dire questo.
Avendo accennato alla durata delle sessioni, ne approfitto per una considerazione più generale. La tendenza a eccedere nelle presentazioni è assolutamente generalizzata. La si ritrova massimamente fra gli accademici, solitamente convinti che chiunque sia disposto a massacrarsi per attingere a cotanta messe di sapere, così generosamente elargita. Vedi mai capitasse da queste parti un amico accademico, mi faccio accompagnare da un personaggio di ben maggior statura del sottoscritto, lo storico Paolo Rossi, e invito tutti a dare una letta ai suoi Consigli a un giovane conferenziere (chi non potesse raggiungere il testo con questo link, mi scriva un’email e io provvederò a inviargli il testo). Ma la tendenza all’eccesso la si ritrova un po’ ovunque, anche nelle piuttosto penose sedute di tesi di laurea, che finiscono non poco spesso in un frettoloso appiccicaticcio di cose dette male perché dette in ristrettezza di tempo: programmate sempre una durata inferiore a quella aspettata, il vostro messaggio ne guadagnerà molto. La lunghezza non giova mai, a meno che, come scrive Paolo Rossi nel primo punto del suo decalogo, non stiate parlando in un evento politico o sindacale. Questo vale anche per le nostre sessioni, e tutte le altre possibili immaginabili. Capisco perfettamente l’entusiasmo per mostrare i propri risultati, e me ne rallegro molto, ma se eccedete in quantità diluirete il vostro messaggio anziché rinforzarlo. La gente si stanca. Sempre con Rossi:
È un dato sperimentale e scientificamente acquisito che dopo quaranta minuti di ascolto la capacità di attenzione di un qualunque uditore scende paurosamente.
Prudenzialmente, io ridurrei a trenta minuti il tempo utile, tralasciando i casi pietosi come quello del sottoscritto, che già con difficoltà si inerpica sino ai 20 minuti di attenzione reale. Non abbiate mai paura di dire troppo poco, concentratevi piuttosto sul dire bene quel che ci sta in quel tempo di attenzione fisiologico. E se non lo riempite tutto, ancora meglio. Se così facendo, avete la sensazione che vi siano rimaste delle carte inespresse in tasca, probabilmente ve le potrete giocare con maggior profitto nella discussione susseguente, quando l’uditorio non sarà ancora stanco e anzi, sarà rimasto con delle curiosità da soddisfare.
Vorrei poi fare un commento sul broadcasting del video, andando subito al punto: eliminatelo, oppure usatelo in una prima fase di presentazione o in certe fasi intermedie, ma sempre con parsimonia.
In primo luogo, la trasmissione video, per quanto questi sistemi si sforzino di ottimizzarla ben conoscendone l’onere, è estremamente vorace di banda, ovvero di bit trasmessi al secondo. Quel francobollino animato costa molto, e usato a gogò, dà poco.
Tenete presente anche che viviamo in Italia, e che nella classifica di banda disponibile in MBPS (Mega Bit Per Second) pro capite siamo al trentesimo posto, laddove l’Italia si trova all’ottavo posto nel ranking del PIL, secondo i dati della World Bank. Un bell’esempio di miopia da parte di coloro che sono chiamati a disegnare il futuro del Paese! Per dare un’idea della diversa impostazione strategica in altri paesi, la vicina Svizzera si trova al 19-esimo posto nella classifica del PIL ma al settimo in quella della banda disponibile per cittadino. Fortunatamente, l’attuale governo ha messo in agenda nell’ambito del Decreto Sviluppo la questione della distribuzione di banda larga a tutti gli italiani, riconoscendone il valore strategico. Bene, ma siamo in grave ritardo.
In altre parole, noi non viaggiamo sulle autostrade telematiche (banda larga), ma su viottoli di campagna. Ora, se voi volete visitare un luogo ameno in montagna, ve lo portereste dietro, siccome vi piace tanto il pane tostato, il tostapane più la necessaria batteria e il necessario inverter per alimentarlo? Penso di no, perché la gita abortirebbe dopo pochi metri. Ecco, con il video nelle riunioni online è la stessa cosa. Si tratta di eventi nei quali la banda diviene un fattore critico e quindi va amministrata con oculatezza, eliminando tutto il soverchio. E di soverchio, in una faccina che si vede a malapena, che fissa un monitor per un paio d’ore, c’è parecchio. Tutt’altra storia se invece viene gestita in modo dinamico e mirato. Per esempio, farsi vedere all’inizio è molto simpatico, ma tenete presente, che il nostro cervello ha una capacità straordinaria di memorizzare il carattere di una fisionomia, bastano pochi secondi, quindi se tenete il video aperto per qualche minuto iniziale, è più che sufficiente.

Potete anche utilizzare i vostri primi piani in modo divertente. Ricordo per esempio quello sketch simpatico di C’eral’H e GranDiPepe, dove quest’ultima faceva la maglia, oppure le fumate di testa di Gaetano, ma l’effetto di queste trovate sarebbe stato molto più intenso se fossero state sparate fra capo e collo nel bel mezzo delle presentazioni. E la banda per così brevi tempi non ne avrebbe sofferto, anzi in quegli sprazzi il suo lavoro principale sarebbe stato proprio quello di convogliare le immagini video, sulle quali tutti avrebbero concentrato la loro attenzione.
In sintesi, riguardo a questi ultimi due punti, sulla durata delle sessioni e dei video online: attenti a non saturare l’input dell’uditorio.
In pratica, la figura mostra la finestra di controllo dei setting audio e video, attivabile in alto a destra dello spazio WiZiQ. all’inizio di ogni sessione, a meno che non vogliate mostrare inizialmente il vostro volto, chiudete subito il video: Stop broadcasting video (A). Lo potrete sempre riattivare all’occorrenza. Poi fate sempre un check del microfono: Device settings (B). Poi chiudete la finestra: Hide (C).
Lo Zen e l’arte della manutenzione della Motocicletta, Robert M. Pirsig, Adelphi, 1990