An English version of this foreword is available as a comment to the original English post by Claude Almansi.

Libertà, interessi consolidati, editoria, gestione dei diritti d’autore, impiego degli strumenti di Internet, strategie di apprendimento, lettura e ascolto in altre lingue. Cosa vuol dire essere un autore nel cyberspazio, cosa vuol dire essere un lettore o un ascoltatore nel ciberspazio, cosa vuol dire oggi essere un autore, o un lettore, o ambedue? Questi sono alcuni temi che si possono sviluppare intorno al post Learning from Doctorow’s ‘With a Little Help’, scritto recentemente da Claude Almansi.
Il contenuto dei racconti di Cory Doctorow ed anche il suo esperimento di auto-pubblicazione, sono ricchi di spunti per insegnamenti che abbiano qualche attinenza con le tecnologie di informazione e comunicazione, l’alfabetizzazione informatica e i media digitali. Nel suo post, Claude Almansi, ci dà alcuni suggerimenti specifici per impiegare a fini formativi questo lavoro.
Poiché mi piacerebbe utilizzare queste idee con i miei studenti nel semestre imminente, ho tradotto qui il post originale di Claude.
Oggi l’idea di riutilizzare materiali didattici va molto in voga. Si materializzano così nuovi “oggetti” e proliferano gli acronimi, come Learning Objects, Shareable Courseware Objects, Learning Object Metadata, Instructional Management Systems. Probabilmente, sono oggetti utili, se usati appropriatamente e posti nel contesto giusto.
Tuttavia, spesso mi sembra che questo specie di ossessiva reificazione abbia a che vedere, in qualche modo, col vender l’anima al diavolo: tu ottieni degli oggetti che ti sembrano quelli giusti per fare il tuo lavoro ma poi, in pratica, salta fuori che questi si rivelano inappropriati se non addirittura fasulli. Questo tipo di preoccupazione è del resto abbastanza comune – si veda ad esempio la recente nota di Stephen Downes o questo post di Antonio Fini. Ad essere sincero, anche le Open Educational Resources finiscono col causarmi sensazioni claustrofobiche, malgrado l’aggettivo “open”.
Forse, quello che temo è questa idea della cosa preassemblata, che è in contrasto stridente con l’attitudine che ritengo debba esser propria dell’insegnare, vale a dire perenne adattamento.
Mi piace pensare che l’insegnante del (prossimo) futuro sarà un maestro della caccia alle idee nel cyberspazio, rimanendo allo stesso tempo capace di adattare tali idee alla realtà dei propri studenti. Nessuna necessità di oggetti.
Per questo mi piace così tanto la prospettiva offerta da Claude nel suo post.
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