Domandandomi domando #linf12

La questione posta da Lisa nella sezione del pad “pensieri in libertà” è importante ed è una questione che si potrebbe riassumere con la domanda: – Ma siamo consapevoli del senso delle cose che facciamo? Oppure ci limitiamo a galleggiare facendo fronte agli “adempimenti” del caso?

quando il sistema delude:
quarta elementare verifica (e già io ho un’avversione per queste cose) di informatica (?)…domande aperte (su un foglio da scrivere con la penna)…cos’è l’unità  centrale? quali sono le periferiche? come si accende il pc? che cos’è un floppy? a quest’ultima sarebbe stato da rispondere: una fonte materiale…ha senso fare queste “verifiche”? perché dobbiamo essere così ipocriti da dire che facciamo informatica nelle scuole?..

La domanda che si pone qui Lisa è esattamente la stessa che mi posi io alcuni anni fa, quando fui incaricato di insegnare l’informatica di base al primo anno di vari corsi di laurea universitari.

Voi a questo punto iniziate ad avere un’idea abbastanza precisa di quale sia la risposta che mi sono dato. È giusta questa risposta? Dei feedback positivi ci sono ma poiché tutto è sempre passibile di miglioramento, vi pongo ora la seguente domanda:

Sentite la mancanza in questo percorso di qualche informazione di base, tipo: cos’è un PDF, codifica del testo (ASCII), architettura di un computer ecc.

Mi potete rispondere con un commento qui sotto, in Twitter (http://twitter.com/iamarf/linf12), nel pad oppure con un post nei vostri rispettivi blog, secondo le vostre preferenze.

22 pensieri riguardo “Domandandomi domando #linf12”

  1. @ Laura|3

    Ciao, Laura!
    Ho letto con attenzione e condivisione il tuo intervento in cui ad un certo punto affermi:

    ” lei lo sa che la LIM me la sono costruita da sola (.. e tra l’altro funziona benissimo) ”

    Come hai fatto???

    M. Antonella

  2. Diciamo che in generale anche io non ne sento manacanza di nozioni di base , in quanto credo di aver capito che piu’che altro qui sia importante l’interazione e la condivisione attraverso quanti piu’canali possibili di comunicazione e cercare di favorirla anche nelle scuole .
    E’ovvio che a titolo informativo quando avro’tempo mi andro’a leggere qualche cosa per rispolverare nozioni lette un po’ìdi anni fa’sull’informatica di base .
    Per il resto ci sono da abbattere una serie di difficoltà innumerevoli tra cio’che si potrebbe fare e cio’che materialmente all’atto pratico non si puo’fare all’interno della scuola per motivi burocratici , per atteggiamenti non sempre di apertura al nuovo , per i tagli assurdi che sta avendo la scuola ecc.ecc.
    Ci si proverà .:)

  3. @Claude: sì va bene, tu parli di un progetto articolato, strutturato attraverso un approccio interdisciplinare con un percorso intenzionale non buttato lì tanto per far scrivere qualcosa, infatti parli di una ricaduta positiva sul comportamenti, allora sono d’accordo !

  4. con tutto il rispetto… mio figlio con l’esonero in educazione fisica è stato rimandato a settembre in teoria e noi siamo qui a parlare di sperimentazione, di apprendimento… io credo fermamente in quello che faccio ed è per questo che continuo ad andare avanti nonostante tutto, ma veramente ci sarebbe da scrivere un libro… a puntate!

  5. @Lisia: beh sì, il quaderno di educazione fisica è folle – però uno dei più bei progetti di apprendimento che ho visto era un progetto sul movimento, impostato dai docenti di educazione fisica, geografia e matematica in una classe di scuola media – siccome insegnavo francese “corso base” in quella classe, ne ho soprattutto visto le ricadute positive nel miglioramento della capacità degli allievi a verbalizzare i motivi del loro scontento invece di fare casino. Il mio contributo si è limitato ad aiutarli ad appendere i loro lavori quando hanno organizzato una mostra.

  6. Ci sono anch’io finalmente!
    comincio così perchè è un bel po’ che litigo con ciò che rimane di un pc che adesso ha detto basta e non vuole più andare ma..ora ho solo questo fra le mani e cerco di arrangiarmi come posso.
    avrei voluto rispondere subito gentile prof ai dubbi che lei si pone sul suo corso in-corso, avrei voluto rispondere sul mio blog che non mi sembra vero sia stato lanciato da me! ma questa macchina si rifiuta di aprirlo! pensi prof che fatica ho una parte dei miei collegamenti con voi tutti sul pc di mia figlia dal quale adesso sono lontana e una parte sul mio “nonno” che si inchioda e non c’è verso di smuoverlo! per partecipare alle sue attività impiego delle ore, attendo i tempi imposti da lui! ma non fa niente proprio sarei disposta a smontarlo pezzo pezzo pur di non perdere il suo stimolante laboratorio e lei si fa venire certi dubbi?
    il suo laboratorio è una fonte inesauribile di apprendimento costante proprio perchè non ci sono lezioni tradizionali, proprio xchè siamo costrette ad aprire il quaderno del fare, del cercare, del pasticciare, del tentare e ritentare ….questo è imparare. Avrei voluto dirle ciò che le hanno sapientemente già detto le mie amiche di avventura e che condivido pienamente! No, noi non sentiamo il bisogno di lezioni cattedratiche, di dispense, di appunti, ecc…
    Io sono una di quelle che ha seguito numerosi corso di informatica e a volte ne sono uscita un po’ così senza segni particolari…non so se mi spiego, ma qui con lei no ! Il suo è proprio come dovrebbe essere un’attività di laboratorio qualcosa che ti lascia un segno dentro, qualcosa che ti scombussola e ti costringe a rivedere il tuo modo ormai un po’ assopito di apprendere….questo è l’effetto che lei ha sui suoi studenti, i suoi imput sono scosse continue, se ne esce elettrizzati e sa prof fa bene, quanto fa bene!!
    perciò avanti così, noi tutte a quanto leggo siamo con lei e…non si faccia venire in mente di cambiare qualcosa!!
    due parole alla collega della verifica scritta di laboratorio informatica cl. 4^……qui appare la solita deformazione di alcune maestre che pensano bisogna documentare tutto sulla carta, come dire carta canta…ma scherziamo!! qualcuno glielo dica alla collega che ci sono degli apprendimenti che non passano per i fogli dei quaderni ma solo per le sinapsi! Il caso è identico a uno che ho vissuto da vicino, la collega ..carina per carità ma fuori come una campana …voleva che i bambini avessero un quaderno x educazione fisica…ma a volte non c’è limite alla follia!! non trova anche lei prof?
    per stasera ce l’ho fatta a non perdermi il contatto con voi, sono contenta e vado a nanna soddisfatta di aver contribuito un pochino proprio un pochino a quello che lei ha saputo sapientemente creare fra di noi.
    buonanotte a tutti!

  7. Ah, velocemente… fra due anni c’è editing multimediale, che ci faremo? Oh a me non lo chiedete! Ho solo qualche vaga idea… Ma chi l’ha detto che vi deve essere una pausa di un anno? In fin dei conti voi potete continuare a utilizzare questi strumenti per rimanere collegati fra di voi e aiutarvi nel percorso, che costì fra studio, bambini a scuola e magari anche a casa c’è da uscire pazzi!!! Io in giro da queste parti ci rimango, anzi potreste farmi da aiutanti in certe circostanze, ma di queste è prematuro parlare ora

  8. @Tutti

    Grazie, bene.

    @Lisa

    No no, io sono completamente d’accordo con te. Le tue considerazioni sono proprio quelle che mi hanno indotto a seguire questa strada, da alcuni anni. Perché allora ho chiesto qualcosa che sembra quasi puntare nella direzione contraria?

    Diciamo per deformazione professionale, in un certo senso. Facendo tutta la vita il ricercatore, e senza praticamente avere mai smesso, si sviluppa una specie di ossessione per la verifica del proprio agire. Un po’ come il navigante che fa il punto per vedere se la rotta desiderata è stata seguita effettivamente.

    Perché la verità rivelata non ce l’ha nessuno. Qualcuno può avere l’illusione che nella mente di chi azzarda un po’ di più del solito vi siano grandi certezze e chiara visione del giusto. Nient’affatto. C’è grande incertezza ma grande speranza. Tuttavia la sensazione è sempre quella di procedere al buio, avendo solo alcune possibilità di illuminare la scena, come fa il fulmine nella notte tempestosa: ogni tanto si ha un flash chiarissimo, ma pochi passi dopo si può essere già fuori strada.

    Ecco, questo è il senso di domande come quella che ho posto qui. Anche voi sentite il bisogno di essere rassciurati, no? Beh anche chi vi conduce (per assai breve tratto), e il modo per avere qualche rassicurazione è questo.

    P.S.
    E ora il problema mio sono i ritardatari: come diavolo li integriamo a questo punto del discorso? La dico chiara: devo temperare l’irritazione che monta per un sistema d’istruzione che toglie la vita alle persone, impedendo loro di vedere aria e luce. Domani andrà affrontata questa faccenda, fra un esame e l’altro degli studenti di medicina. Idee?

  9. Ho già avuto modo di esprimerle i miei più complimenti per il suo “modo” di insegnare…facendo. Il tempo della teoria, delle definizioni base, dei nozionismi è superato. Questo corso di Informatica, gestito da lei, si è delineato e costruito da sè…prima l’imput e poi molte delle cose che abbiamo fatto insieme…sono già scaturite dalle nostre esigenze. Non quindi un abito che va bene a tutti, ma un abito su misura…costruito sulle nostre esigenze, conciliando sapere, saper fare e soprattutto “saper essere”. Saper essere nostro, con tutti i limiti e le sfide e poi il suo “saper essere” accanto, in modo sensibile attento e puntuale. Ognuno di noi ha fatto un per-corso, sicuramente più fruttuoso e avvincente di molte e molte ore sterili e fredde. Mi sono sempre sentita viva e parte integrante del “viaggio”. La scoperta del cyber spazio è stata una conquista forte, abbiamo tentato di impadronirci di competenze, acquisite dal confronto, dall’imput, dalla via che lei ci indicava. A me non è mancato nulla, …e non ho cercato mai in questi due mesi una definizione…operavo, sbagliavo, provavo e riprovavo. Ora sono qui, con un “fare” diverso rispetto a prima, con una visione dell’utilizzo del pc…non fredda e arida. Poi sarà lei a tirare le somme.
    Una cosa è certa: la curiosità per Editing multimediale è infinita, forse si doveva mettere come insegnamento consequenziale a questo. Ma ne sono certa, anche li , lei ci farà scoprire un nuovo “modo di essere” e un “nuovo modo di fare”.
    Grazie. Mariantonietta.

  10. E’ veramente grave che un’insegante non sappia esprimersi così…sono riuscita a passare un messaggio opposto rispetto a quello che volevo darte? La mia delusione è data dal fatto che persone come noi, giovani ma non più di primo pelo si direbbe dalle mie parti, sono state messe davanti ad un modo di lavorare sconvolgente, destabilizzante e anche rischioso perche avremmo potuto non combinare un bel niente, ottenendo risultati esaltanti in termini di partecipazione, apprendimento e motivazione e bambini figli dell’era cibernetica vengono avvicinati ai loro linguaggi in maniera assolutamente astratta…proponendo loro fotocopie, definizioni e mezzi preistorici rispetto alla quotidianità che vivono. Per di più si ha la pretesa di valutarli anche secono questi sistemi. Se la sua interpretazione è stata diversa dai miei intenti espressivi me ne dispiaccio e ribadisco che preferisco mille volte pasticccaire piuttosto che stare ad ascoltare passivamente (almeno quando si può)…e poi ormai mi fido di questo gruppo perciò accetto di farmi coinvolgere nelle proposte chhe vengono fatte, interpretate, provate e modificate strade facendo. chiara ora?;)

  11. Ho letto con molta attenzione i commenti e sono in piena sintonia con Laura. Anch’io sono un po’ fatta come lei mi sembra una gran fatica galleggiare in questo cybersapzio…anzi nuotarci timidamente dentro, ma ogni volta che riesco a fare una piccolissima cosa…tutte le mie prove e i miei fallimenti, non li vivo come una serie di adempimenti, ma come occasione-prove, simulazioni di attività possibili con i miei alunni:anche il mio blog pasticciato, impresentabile è specchio di me e di tutti i miei sforzi.Poi prof volevo aggiungere una cosa al suo tweet : sono arrivate altre due e-mail da parte di due di voi e a questo punto non so cosa fare. In quel momento mi sono rivista quando lo scorso quinquennio nei momenti più impensati e impensabili nella classe si inseriva un alunno straniero. Cosa fare?Non parlava la lingua…ma poi tutto è stato motivo di ricchezza: è stato un dono. Ne vennero quattro:un indiano a maggio della prima (il 5 maggio!) Dopo qualche anno lui solo sapeva parlare punjabi e così ha fatto da traduttore con altri tre alunni pakistani giunti in altre classi. Poi nell’ordine una nigeriana, una italo-spagnola, un dominicano:nella mia classe erano presenti quattro dei cinque continenti. Ricordo ancora con nostalgia e affetto i miei dubbi (cosa faccio adesso?) per l’arrivo di queste persone in un momenti inaspettati:adesso mi accompagna sempre un testo di lingua italiana di classe prima…anche se magari siamo in quinta. Ai miei alunni che mi chiedono il perchè rispondo che nella vita bisogna sempre essere pronti. Tutti questi arrivi sono stati una delle esperienze più arricchenti a livello umano e professionale che mi siano mai capitate. Saprà sicuramente cosa fare!Saluti a tutti

  12. Sono sincera..e credo di averlo già detto in un post.. io sono una abituata ad avere tutto sotto controllo e all’inizio, quando nn capivo un accidente, mentre annaspavo, tra una sua pagina e l’altra nel web, io prof l’ho odiata, con tutte le mie forze, nn avevo la consequenzialità logica, mi mancava il mio puntello fondamentale, .. “conosco…faccio”, qui ho dovuto rivoltare tutto “faccio… perciò conosco” e mi è piaciuto, piaciuto moltissimo e sinceramente ho imparato moltissimo, senza libri, senza formule precostituite, e questo è sicuramente bello, se nn fosse che come insegnante con 30 anni di carriera alle spalle, mi ha messo davvero in crisi, mentre “facevo” da brava maestrina dalla penna rossa, il mio pensiero era sempre là…
    – questo mi apre questa strada…
    – caspita.. con questo posso fare anche quest’altro nella mia classe.
    Ma…come trasportare tutto questo nella misera scuola italiana,
    badi bene, io detesto quelli che si lamentano, e nn fanno niente per cambiare, lei lo sa che la LIM me la sono costruita da sola (.. e tra l’altro funziona benissimo) però oggettivamente noi siamo ancora la scuola della matita e della penna, la matita e la penna ce l’abbiamo in testa, in alcune scuole sono anche arrivate le LIM ma continuano ad essere spente e affiancate da una lavagna d’ardesia, la LIM nn è l’oggetto, è la mentalità, io da anni sono fermamente convinta che l’informatica nn può essere una materia, ma un linguaggio trasversale per apprendere, ritengo inoltre che sia il linguaggio più vicino ai ragazzi di oggi se nn l’unico e più vado avanti e più ne sono convinta.
    Quello che dice Lisa è vero, ma nn si può mollare e nn per se stessi, ma proprio per la responsabilità del futuro che passa attraverso le nostre mani, quello che dico sempre ai miei ragazzi è… massima onestà mentale e fare fino in fondo quello in cui si crede. però prof io avrei aggiunto qualcosa al titolo del suo blog: insegnare, apprendere, mutare, in-segnare.

  13. Sono perfettamente in linea con la mia collega. S’impara facendo e non leggendo definizioni.
    Io insegno informatica da anni e i miei alunni devono pasticciare anche se ogni tanto strillano spaventati perché non sanno cosa hanno combinato!!!
    Ora stanno preparando un POWERPOINT partendo da una fiaba inventata in classe. E devo dire la verità non vedono l’ora di tornare in sala per continuare il lavoro.

  14. Assolutamente no! Non sento proprio la mancanza di informazioni di base fini a se stesse. Mi ero ripromessa di ringraziarla alla fine, dopo l’esame, ma oggi è venuta da sola l’occasione. La ringrazio perché ho imparato più attraverso questo percorso che in tutti gli anni di utilizzo degli strumenti informatici a mia disposizione in ufficio, attraverso la scoperta di nuovi “mondi” ho capito che si può scaricare programmi, sperimentare nuove vie senza che lo schermo scoppi o che ne so io. Il tutto condito di un gran divertimento.

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