Prove di inserimento (embed) in blog WordPress.com – #ltis13

Locandina del connectivist Massive Open Online Course: Laboratorio di Tecnologie Internet per la Scuola - #LTIS13

È il terzo giorno di fila che che dico di fare una cosa e dopo dieci minuti ne faccio un’altra: frugando fra domande è info perse nel chiacchericcio della piazza, inciampo in questo post di Claude, che mi pare stia proprio bene qui. Lo ribloggo e torno a frugare…

Bloglillon

Aggiornamento

3.05.2013: seguendo il saggio consiglio di valottof, metto qui all’inizio il player con la Sesta di Beethoven

(poi lo lascio anche in fondo, con la spiegazione)

Punto di partenza

Questo post nasce  dal  commento #33 di annaritabergianti a Qualche altro elemento HTML – #ltis13:

prof ho provato a copiare ed incollare il codice html generato da scoop.it per condivide sulla pagina del mio blog la slideshow della ricerca che ho curato insieme ad altri compagni. Purtroppo non c’è verso di visualizzarla, ogni volto che provo a salvare il codice si cancella e non si visualizza nulla. ho provato anche a copiare su blocco appunti il codice e poi incollarlo da lì, but it isn’t work!
leggo e rileggo i post, ma non riesco a capire dove sbaglio…

e dalla discussione nei commenti a Un tuffo nell’ html di Antonella Rubino su cosa si può fare con l’html…

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40 pensieri riguardo “Prove di inserimento (embed) in blog WordPress.com – #ltis13”

  1. @Gianni #33: Questa però è cattiveria 🙂
    Sto facendo di tutto per evitare di seguire il canto di altre sirene e tu mi metti questa pulce nell’orecchio “Siamo sicuri che quello degli Ambienti 3D sia l’ultimo scalino?” NO, non sono sicura, anzi penso che ai miei studenti potrebbe anche piacere e che io potrei farci anche delle cose carine, tipo usarlo per “inscenare” vicende storiche importanti che loro non riescono/vogliono proprio memorizzare… o forse no… o forse non si può usare così…
    Insomma, avrei davvero tanta voglia di sperimentare, ma sento che questa sfida è troppo grande, almeno adesso… Dovrei diventare un mutante con 3 teste e 6 braccia, forse, allora, riuscirei a gestire tutto… 😉

    1. @nadiamoretti#34
      ….mmmm….buona idea, un avatar mutante….ahah
      Gioco a fare il Pierino;)
      Si hai ragione, oltre che andare per gradi e gradini, bisogna prima conoscere e capirne l’utilizzo
      É come dice Andreas, appropriarsi delle basi digitali e poi volare
      E lo dico in prima persona, per me stesso, che sto imparando molto frequentando questo villaggio
      Soprattutto ad ascoltare

  2. @nadiamoretti#31
    Hai perfettamente ragione sull’andare per “gradi” 🙂
    Siamo sicuri che quello degli Ambienti 3D sia l’ultimo scalino?
    E che nn sia invece proprio nell’usare ciò che Kapor definiva Emotional Bandwidth la chiave di volta?
    Io nn lo so, nn ho ricette, nn me lo consente la mia esperienza
    Ho solo gettato uno sguardo….”peloso” 😉

  3. @Claude#tutto
    Certo che nn vanno esclusi i Docenti, com le altri componenti “sociali”, per evitare di ghettizzarsi in competenze dominanti
    L’importante è “dare a Cesare quello che è di Cesare” (e averne tanti….)
    Il senso del mio modestissimo contributo era (per esperienza diretta e quindi nn significativa statisticamente) che nn si può essere “tuttologi”
    Esattamente come nei Mondi: c’è chi Scripta (= lista con codice LSL), chi costruisce, chi progetta, chi fruisce, chi collabora, chi propone, in una relazione dinamica partecipativa
    Dal 2006 è passata tanta acqua sotto ai ponti (com’è intuibile) e soprattutto, ripeto…. è finita la bolla mediatica che individuava nei Mondi (SL è solo uno, ma sicuramente il più stabile e ricco di esperienze e stimoli) il futuro delle Tecnologie di Comunicazione e Informazione (ICT)
    Sia nel marketing che nella Politica o anche, più banalmente, dei SN
    Ciò a cui oggi si assiste nel Metaverso sono implementazioni di piattaforme come Moodle, webquest, corsi di lingue o di Arte, Scienze e Didattica laboratoriale, sia per la divulgazione che per l’apprendimento
    Cito solo un esempio che mi coinvolge e che è l’associazione Esplica no profit, ma potrei fare i nomi di tanti Docenti, della Primaria, Secondaria o Università (straniere più che italiane), che “usano” l’immersività come fondamento per una buona metodologia
    So che concordiamo sul fatto che nn bisogna “puntare” sulle tecnologie per fare Didattica innovativa, ma far sì che esse la “rafforzino” (enhanced vs focused) e per questo nn voglio “resuscitare” alcunchè….
    Ma divergiamo d’opinione quando definisci “senza alcun senso” ciò che è più attinente alla VirtualReality (probabilmente “il futuro” delle comunicazioni e relazioni, nonchè dell’Apprendimento, più di ogni piattaforma e-learning), come sono i Mondi 3D
    L’esperienza della visita al Robotic Laboratory a Didamatica è stata illuminante (poi ne parlerò in un post)
    Ambienti indubbiamente di nicchia, ma ho sempre pensato che nn fosse la massificazione a determinare le scoperte, bensì la curiosità
    Nel villaggio abita anche Nicoletta che, come docente, forse può essere più brava di me a definire limiti e vantaggi degli ambienti virtuali 3D, visto che io, in fondo….nn insegno….(ancora…ahahah)
    In conclusione della mia ennesima “sbroscia”, un accenno al Miur & C.
    E’ indubbio che ci sia moltissima attenzione e disponibilità ad apprendere da parte di quei 350 Docenti che si sono iscritti al suo Metaverso (eDmondo)
    Fanno parte di quella categoria di volonterosi che sacrifica tempo e vita per tentare di migliorare qcsa, arrancando senza supporto nè formativo nè economico nè gratificante e che si ritrovano spessissimo isolati nel condurre le loro esperienze in Classe, che personalmente trovo fantastiche, sia umanamente che didatticamente
    I Mondi 3D nn sono solo SecondLife, che è sicuramente il più stabile e “ricco”
    Proprio grazie al fatto che Linden rilasciò il codice Opensource è nata Opensim, l’alternativa funzionale reale, ma anche molti altri, ognuno con proprie problematiche, tutti figli del mondo dei Videogames (linguaggi connessi) e che forse si stanno sviluppando proprio nella direzione di semplificare gli accessi, senza più un Client ma direttamente sul web
    In ultimo lascio la segnalazione di questo webinar di domani su eDmondo come ulteriore spunto di riflessione (e assolutamente nn per “difendere” il Miur)

  4. @Gianni #25: Caro Gianni, io ammetto profonda ignoranza rispetto a Second Life, che, sicuramente, è una risorsa, forse non per tutti.

    Il mio commento effettivamente semplicistico e sbrigativo si riferiva alla necessità per me di “sotterrare” la curiosità verso SL, almeno per il momento.

    Comunicare attraverso questo mezzo non ci permette di condividere molto di noi, ma fa trasparire solo la superficie di quello che siamo, talvolta nemmeno quello, perché la fretta nel formulare una risposta può dare adito a numerosi interpretazioni, diverse dall’intenzione di chi scrive. Me ne scuso.
    Ho liquidato la questione troppo velocemente.

    Parli di Ricerca e uso anch’io la maiuscola… Se avessi la possibilità di dedicare il mio tempo alla Ricerca ti assicuro che sarei la persona più felice al mondo… Purtroppo, però, la mia realtà è un’altra: sono un’insegnante di italiano come lingua seconda, non rientro nel corpo docente delle scuole, ma agisco come un fantasma, nell’ombra, nel tentativo di dare a questi ragazzi degli strumenti che permettano loro di sentirsi come i compagni, capire come i compagni, dimostrare le loro reali competenze come i compagni… Second Life mi aveva incuriosito perché avrebbe potuto essere un contesto nel quale creare delle situazioni di vita “parallele”, far fare ai ragazzi cose “travestite da gioco” ma all’interno di un percorso formativo ben preciso.
    Ora, io ho bisogno di strumenti facili da usare, per me e per loro… Io mi impegno molto, ma le mie conoscenze sono perlopiù da autodidatta, quindi SL mi è apparso subito come uno scoglio difficile da sormontare.
    Ma è anche per questo che ho chiesto lumi in #17, perché speravo che la questione fosse più semplice di come l’avevo vista io a suo tempo… Dalle risposte ricevute non mi è sembrato.
    Non ha voluto essere una mancanza di rispetto nei confronti di chi, invece, ha studiato, si è formato ed è riuscito a produrre qualcosa attraverso l’uso di questo strumento. Tanto di cappello.
    In modo molto pragmatico, però, credo che in questo momento la mia Ricerca debba orientarsi ad altre cose, più semplici da realizzare, più spendibili, più alla mia portata. E spero in un futuro di avere tempo da dedicare a Second Life come ad altre, tante, troppe cose che per necessità ho dovuto “sotterrare“. 🙂

  5. @Gianni #28

    Rispetto a “Cosí come quando si progetta un percorso didattico ci si avvale di Istructional Designer che nn sono necessariamente dei Docenti”

    Però se i docenti non vengono coinvolti dai designer nella progettazione, si arriva spesso ad assurdità madornali, come nel classico fumetto del dondolo.

    Rispetto alle strategie del MIUR: difficile ignorarle per i docenti cui vengono imposte. Vedi La circolare sull’adozione dei libri di testo, le allegre compagnie di editori e le responsabilità dei dirigenti. di Noa Carpignano (5 marzo 2011) e il suo commento del 7 maggio 2013 al post di Maria Grazia Fiore, “Tablet e comunicazione aumentativa”, 30 aprile 2013.

  6. @Gianni #25

    Sì, Riccardo aveva un’impressionante capacità di esplorare a 380° tutto quanto di gratuito offriva il mondo digitale, e soprattutto ad organizzarne l’esplorazione collaborativa, che era il senso del progetto Pinocchio. E l’uso di Second Life che faceva nel progetto Pinocchio era certo interessante: c’era la galleria Szczepanski, c’erano le sue visite ad altre isole di SL: il tutto fruibile da molti perché ne traeva video che pubblicava online.

    Ma utilizzare Second Life per insegnare? Lì valgono le obiezioni di Andreas sui requisiti tecnici. Il mio primo (non)incontro con Second Life risale a settembre 2006. Partecipavo al corso CyberOne: Law in the Court of Public Opinion di Charles Nesson, prof di diritto penale a Harvard e co-fondatore del Berkman Center for Internet and Society, e di sua figlia Rebecca, responsabile per i corsi a distanza (“extension courses”) della facoltà di legge. Second Life veniva appunto prevalentemente usato per gli incontri con e tra gli iscritti agli extension courses. Io ero tra gli “Internet User “At Large” (cyberturisti) quindi non mi riguardava, però ogni tanto c’era un incontro in SL aperto a tutti. E non ci potevo partecipare perché il mio Mac non reggeva l’app di SL: poco male perché anche lì facevano poi i video e soprattutto pubblicavano il testo degli scambi (1). Persino per gli extension students che non potevano usare SL, c’era una lista di discussione alternativa.

    Cioè l’uso di SL in Cyberone era giustificato tematicamente – allora SL sembrava destinata a diventare un elemento importante per la formazione e l’espressione della “Public Opinion”, che era l’angolo d’approccio del corso – e era accuratamente programmato per non escludere nessuno, grazie alla ridondanza. Ma persino così, Ethan Zuckerman, altro confondatore del Berkman Center, aveva sollevato forti obiezioni etiche a quell’uso (2). Idem da parte di certi studenti, che a novembre 2006, davanti alla replica del Berkman Center, avevano eretto una specie di kiosko dal quale si accedeva al loro progetto Cyber Seizure Awareness Project (per fortuna sanamente presentato in testo e audio fruibili da tutti)

    Allora quel che mi disturba nel revival attuale dell’interesse per Second Life per l’insegnamento – oltre alle obiezioni di Andreas – è l’amnesia per tutte le sperimentazioni fatte e discusse negli anni 2006-2009, non solo al Berkman Center o in altre grandi università americane: anche in Europa, anche in Italia. Ignorarle e ripartire “starry-eyed” in Second Life per l’insegnamento, come fosse una novità, non ha senso.

    Poi rispondo al tuo commento #28, arrivato mentre ero fuori: se lo faccio qui l’antispam manda il commento in moderazione per troppi link 😀

    (1) Allora, nel 2006, l’interazione in SL era solo testuale. C’era il vantaggio menzionato da Donburi in “Dear Linden, Dear Linden” nel 2007 :

    “Dear Linden, Dear Linden, Won’t you give us a choice
    to stick with the chat and get rid of the voice
    once my partner finds out I’m a man
    I do not think that he’ll understand”

    Ma sopratutto c’era un enorme vantaggio di fruibilità per tutti: tra le attrezzature che uno poteva aggiungere, c’era una pallina che ti traduceva automaticamente le cose ce dicevano gli altri. E ovviamente, i sordi non avevano problemi.

    (2) vedi il video zuckermans rant 22 dicembre 2006. Estratti:

    “…My main problem with Second Life is that notion that someone wants me to contribute my creativity and my energy to a world where the entire architecture and the entire infrastructure is owned by a for-profit corporation which has built itself around pornography and real estate. (…)
    I don’t really understand why you’ve let yourself be used as part of Second Life type machine, as opposed to embracing something like this that seems much, much closer to your principles and your values. You could have been the key user for Croquet. (…)
    Instead, what’s happened is that you are now, along with Angie Chang, one of the four stories in doing something interesting in Second Life. And so every single freaking business story is now going to mention you and Harvard University has embraced this. You have given them 10s of millions of dollars in marketing. And what have they given you back, Charley?”

    Vedi anche, sempre di Zuckerman, il post Virtual Darfur, and why I don’t get invited to technology conferences anymore, del 10 maggio 2006.

  7. @Andreas#26
    Caro prof, ora si che tu mi garbi!
    Per gradi e senza bruciare
    Apprezzo molto nn aver letto alcuna polemica nelle mie parole
    Anche io ho sbagliato l’approccio al Metaverso agli inizi, pensando di traslocarci tout court imprese e quant’altro da Real Life
    Second Life, come altri Mondi 3D va usato come ambiente di apprendimento collaborativo (ammesso che sia certificabile in questo senso il valore aggiunto promesso) e cmq nn per il Marketing o altre amenitá mediatiche
    In questi ambienti ognuno gioca le sue competenze, dallo scripter al builder, senza voler creare dei tuttologi
    Cosí come quando si progetta un percorso didattico ci si avvale di Istructional Designer che nn sono necessariamente dei Docenti
    Sono daccordissimo anche nel nn entrare nel merito delle strategie del Miur (anche se in tanti cercano anche l’ delle “soluzioni” originali)
    Riguardo a RR stiamo facendo uscire Pinocchio dalla Balena…;)
    Grazie della riflessione

  8. @Claude #24 Sì, sono le cose che ci interessano. Senza dubbio. Cose che non pongono limiti alla comprensione di chi vi abbia interesse o necessità. Ovvero il fondamento di una cittadinanza consapevole e letterata. Questo che tu indichi è uno standard aperto emergente. Quando sarà maturo ce ne serviremo gaudiosamente. È particolarmente interessante perché sfuma la demarcazione fra linguaggio video e testo (convenzionale), intersecandone i territori; e tutto ciò che alimenta le intersezioni è linfa vitale per lo scorrimento del pensiero.

  9. @Gianni #25 La mia è sempre una visione estremamente pragmatica e sempre modificabile, in funzione dei mutamenti del contesto. È dal 1977 che vivo nel software. Ho visto da lontano, seguito da vicino, contribuito o coordinato progetti e avventure delle più varie. Vivendo le cose si acquisisce una sorta di istinto, forse quello che si chiama mestiere, come quello dell’artigiano, che ti fa dire – questo si può fare, questo ancora no, questo forse chissà quando. Tutto qui. Nel caso di Second Life vedo fino ad ora un’eccessiva sproporzione fra risultati e risorse necessarie, in termini di competenze tecniche – bisogna essere veri coders per essere veramente produttivi e creativi – e anche tecnologiche – questa è roba che richiede infrastrutture larghe, quindi è roba, per fare un esempio che viaggia molto meglio in Svizzera che in Italia, e questo è un peccato. Ho osservato poi – come in molti altri diversi casi – che questo tipo di ostacolo finisce col creare una quota di delusi che rinforza le file degli apocalittici e arrocca quelli che ci chiappano nelle loro castalie. E questo non è utile e brucia e ritarda i germi buoni che dentro a quei progetti si annidano. Conviene allora lavorare ora subito adesso sui basics, sul possibile che eleva la maggior quantità di persone. Sarà dopo più facile affrontare il resto.

    L’eredità di persone come Riccardo Rivarola è una cosa meravigliosa. Proprio per questo andrebbe avviata laddove può respirare e volare liberamente, non laddove rischia di soffocare.

    Di MIUR e istituzioni preferisco non parlare.

  10. Ciao a tutti, ricompaio dopo alcuni giorni di silenzio dovuto ad una lontananza forzata dalla Rete
    E devo dire che si vive ugualmente
    Mi inserisco nei post di Claude, Andreas e Nadia, senza stare a specificare a chi rispondo, perchè cmq il modo in cui viene affrontata SecondLife vi accomuna in un “giudizio” che ritengo, con assoluta modestia, eccessivamente sbrigativo e forse anche un pò superficiale
    E’ indubbio che i Mondi Virtuali richiedono molto impegno, soprattutto nella comprensione delle metafore che rappresentano
    E’ altrettanto vero che solo dopo la deflagrazione della bolla mediatica che li aveva accompagnati dalla loro nascita fino al 2009 si è cominciato a parlare di risvolti educational anzichè commerciali
    E’ certo che questo tipo di mistificazione si fondava su un assunto profondamente contraddittorio con il Metaverso stesso, che nn nasce per importare in ambienti digitali ciò che già esiste nel mondo fisico
    E’ comprensibile che sia più “facile” imparare qualche codice html (nn per tutti) che appropriarsi dello scripting LSL
    Ma dopo tante certezze eccessive….credo anche che sia ugualmente sbagliato tracciare confini di qualità fra “strumenti” digitali, che siano blog, piattaforme, ambienti, la sostanza nn cambia: sono solo ed esclusivamente dei “banali” strumenti
    Ciò che nn è affatto banale è la Ricerca, la Sperimentazione e la Curiosità
    Tutto ciò che è il contario delle Certezze
    Mi sorgono spontanee delle domande
    Come si può affermare che i Mondi ammiccano? Che vanno sotterrati? Che è tempo sprecato? A fronte di quali esperienze?
    Sbaglia il Miur ad investirci? Sbagliano gli utenti a farsi coinvolgere da un senso di appartenenza alla Comunità? Sbagliano coloro che dedicano senza ricavare soldi le proprie competenze e tempo a collaborare e insegnare? Sbagliano i docenti a usarli come ambienti in cui usare la Didattica Laboratoriale e la Simulazione, Gioco compreso, per invertire la Didattica Erogativa Tradizionale ed indirizzarla verso l’Innovazione che nasce dai comportamenti partecipativi e collaborativi dei loro studenti quando “creano” qcsa insieme e con le loro mani?
    O sbaglio io nell’aver interpretato anche questo ambiente asincrono come uno “strumento” per creare senso di appartenenza e condivisione?
    Tanti dubbi ma una certezza
    Niente e nessuno deve avere alcun “dominio” su niente e nessuno, che sia un testo digitale o un’idea
    Quello che si tende purtroppo a dimenticare è che gli “strumenti” nn contano nulla se nn supportati da adeguate “metodologie”, che si devono fondare su elementi come la collaborazione e la partecipazione, così come sulla “solidarietà”, unica componenente necessaria per sentire di appartenere alla stessa “Umanità”, che è dotata di un’Anima oltre che di una Mente
    Tutto il resto, sono daccordissimo, è precario e provvisorio
    Con molta umiltà ed “ignoranza”, vi invito a nn dare giudizi su esperienze che hanno la stessa dignità di qualunque altra “digitale”, senza tracciare confini
    Anche imparare a conoscere ed usare i testi digitali, acquisendone conoscenza, è faticoso e nn tutti riescono ad acquisire competenze
    Ma ci si “prova”
    Ovviamente nn sto polemizzando con nessuno (negherei me stesso se lo facessi), cerco solo di “gettare benzina sul fuoco”….per stimolare una discussione
    Riccardo Rivarola insegnava in una Scuola dello Stato e un giorno sbarcò con il suo Pinocchio nella Rete e nei Mondi Virtuali nn per ambizione o per perdere tempo, ma per cercare, curiosando fra le metafore “digitali”, come riuscire a dare “strumenti” innovativi ai suoi alunni
    Ci riuscì, con fatica e nn pinocchisticamente, ma con tanto impegno
    La mia certezza è che bisogna tenere la mente aperta a 360°
    Con affetto
    (to be continued….)

  11. @Andreas #21

    Ehi, a proposito di “confidenza con i testi digitali fluidi, scomponibili e ricomponibili”: mentre stavo aggeggiando col video che ho inserito in http://almansi.wordpress.com/2013/05/12/niko-donburi-dear-linden-dear-linden-2007-ltis13/ , ho scoperto che YT adesso consente (all’uploader del video) di esportarne i sottotitoli come file .vtt, oltre ai soliti .srt .sbv eccetera.

    E questa è una stupenda notizia, anche se la pagina d’aiuto sui formati di file di sottotitoli accettati da YT mette “Implementazione iniziale” accanto a WebVTT, e anche se francamente, capisco ben poco al documento http://dev.w3.org/html5/webvtt/ linkato.

    Però dal poco che capisco:

    – WebVTT è un formato particolare di XML, come il tuo file OPML, come i feed che vi elenchi; cioè un testo digitale “fluido, scomponibile e ricomponibile”

    – consente / consentirà a breve di aggiungere un mucchio di informazioni testuali sincronizzate a un video;

    – tra queste, ci sarà la possibilità di scrivere audio descrizioni dei contenuti visivi per i ciechi, che verranno pronunciate dal browser tramite un’API di sintesi vocale, come annunciava Silvia Pfeiffer in HTML5 video accessibility and the WebVTT file format – Audio Described due anni fa.

    E questo apre un mucchio di possibilità, anche per la scuola. Perché tecnicamente, una volta che ci saranno gli editor specifici, qualsiasi classe potrà produrre audio descrizioni dei propri video come semplice testo, farle sincronizzare col video per renderlo accessibile ai ciechi, e tenerle come testo per riferimento veloce. Ora mettiamo che il video sia di un esperimento di fisica – scriverne la descrizione sarebbe anche un interessante esercizio di lingua, no?

    Non subito, chiaro. Prima i geek ci devono fornire spiegazioni “per umani”, e fabbricarci quegli editor WebVTT. Però mi sa che non ci metteranno tanto. E quando lo faranno, ci torneranno utili per impadronircene veramente quegli esercizi col codice che ci stai proponendo qui.

  12. In mio post #22 per attività “banali” intendevo quelle proposte nel percorso offerto. Ricordo che era strutturato come una sorta di chat però supportata dalla possibilità di interagire “dal vivo” attraverso gli avatar: si davano appuntamento un determinato giorno in un certo luogo e fissavano un argomento. Di sicuro un modo innovativo per esercitare la comunicazione orale e non passare per il medium dello scritto, tuttavia mi ero fatta prendere dallo sconforto, perché, come al solito, se non riesco a comprendere subito le regole di base del gioco abbandono l’obiettivo (approccio sbagliato, ma quando si hanno risorse di tempo ed energie limitate è una scelta quasi obbligata…).

  13. @Claude, @Andreas… Ho afferrato il concetto: prendo Second Life e lo sotterro definitivamente… in precedente percorso formativo una collega ne aveva decantato le lodi e aveva detto di essere riuscita a tenere un corso per adulti attraverso l’uso di questo strumento. Al tempo avevo dato un’occhiata e non mi era sembrato un gran che, le attività proposte mi sembravano anche banali o, forse, non ci capivo molto… Quindi SOTTERRATO causa mancanza di tempo da perdere per approfondire! A dire il vero adesso non riuscirei nemmeno a rintracciare il link di quel progetto 😦
    Poi l’ho sentito nominare nuovamente qui (da Claude, più volte, per quel fatto increscioso) e mi è ritornata la curiosità, ma ho nuovamente capito che non sarebbero sicuramente energie spese bene.
    Grazie mille, comunque, per la vostra risposta!

  14. @Claude Infatti. È sulla confidenza con i testi digitali fluidi, scomponibili e ricomponibili, la confidenza con codici e testi marcati; la confidenza con i testi multimediali, con gli strumenti per la loro manipolazione e diffusione; è sulla consapevolezza del valore degli standard liberi e condivisi, degli strumenti liberi; è su tutto questo che dobbiamo lavorare, piuttosto che subire un po’ pinocchisticamente il fascino di mondi duali banalmente ammiccanti al reale. Non è detto che in futuro emergano versioni effettivamente fruibili, ma non è ancora il momento. In estrema sintesi: il vero e importante progresso popolare al quale possiamo aspirare è rappresentato dal dominio del testo digitale, nelle forme e nei luoghi che gli sono propri. Poi si vedrà.

  15. @Andreas #19

    Concordo: il blog e il wiki di “Humanitarian Life in Second Life”, il progetto dell’Università della Svizzera Italiana e di NoWomanNoLife che avevo descritto in Isola noWomannoLife in Second Life per progetti umanitari non profit: un evento in SL e uno a Lugano il 16 giugno 2007, sono fermi da agosto 2008. Le ditte – Reuters, Nike… – che apparivano nel video che Anna aveva fatto per gli insegnanti delle scuole professionali nel 2007 hanno chiuso bottega in Second Life.

    In effetti, persino molti di coloro che avevano “sufficiente competenza e soprattutto tempo per scrivere codice” o sufficienti quattrini per pagarsi qualcuno con quelle competenze, ci hanno rinunciato perché mantenere una presenza in Second Life richiede un investimento in personale addetto. Una galleria d’arte in SL, come quella cui accennava Gianni, forse ci può riuscire, perché può aver ore di apertura limitate. Ma se si vuol usare SL per l’insegnamento, anche premettendo di trovare geek che “ammobilino” l’isola, diventa gravoso forte.

    Poi c’è un altro problema: la parte ELIGIBILITY TO USE SECOND LIFE delle condizioni di servizio di Second Life dicono che per creare un account, bisogna avere 18 anni, oppure tra 16 e 18 anni se si ha l’autorizzazione parentale.

  16. Second Life tende a partorire topolini, rispetto all’impegno che richiede. Riesce a fare qualcosa di interessante solo chi ha sufficiente competenza e soprattutto tempo per scrivere codice, alla fine poca gente. Gli altri compicciano poco e nulla. Non mi pare una buona idea spenderci tempo, almeno in questa fase e in questa forma.

  17. @Nadia #17 Nel 2006-7, prima che il mio avatar Second Life atterrasse nudo ecc ecc, ma quando SL era “all the rage” e persino Di Pietro vi si era fatto l’isola, Anna Veronese ed io avevamo scritto una serie di post su Second Life in vista di una presentazione del Web 2.0 per insegnanti delle scuole professionali ticinesi. Vedi http://noimedia.iobloggo.com/cat/second-life/78205 . Alcuni link di risorse sono morti nel frattempo, ma diversi funzionano ancora. Grosso modo: Anna spiegava e io criticavo.

    La cosa che mi fa ridere fra quei link morti è la canzone “Dear Linden, Dear Linden” di Niko Donburi che avevo citato in “Second Life: un nuovo mondo parallelo – sondaggio dell’Università di Gorizia”: il link originale non funziona più, c’è un messaggio che dice che l’account è stato sospeso. Però lui ne ha ripubblicato il testo in http://songsaboutsecondlife.blogspot.ch/2007/02/dear-linden-dear-linden-by-niko-donburi.html e si può riascoltare e scaricare da http://www.reverbnation.com/nikodonburi/song/8768417-dear-linden-dear-linden . Nella versione audio, ad ogni rimprovero dell’utente, Linden risponde:

    … we hear what you say
    but at Linden Labs, we don’t like it this way

    mentre nella versione testo, risponde:

    …we hear what you say
    but at Linden Labs, we like it this way

    CMQ, nel frattempo, Linden Labs ha venduto Second Life

  18. @Claude, @Gianni
    Ok, sono in ritardo.
    Ok, è domenica mattina, ma mi sta cominciando a girare la testa con tutti questi fantastici discorsi, per me incomprensibili, purtroppo 😦
    Devo però confessare che già in passato mi era venuto l’interesse di usare Second Life per la didattica, ma:
    1. mi spaventava un po’ il ricorso a questi Avatar,
    2. avevo provato a capirci qualcosa, ma senza molto successo (e probabilmente senza il dovuto impegno)…
    So che è OT, ma c’è qualcuno che mi sa dare delle velocissime dritte in merito? Magari qualcuno che lo ha usato?
    Non pretendo una risposta, visto che non rientra specificatamente in questa discussione, ma se c’è la possibilità…

  19. @Andreas #15 re #13

    Avevo già visto siti di sole pagine statiche o quasi fatti con WordPress.org: quello di Riccardo è il primo che vedo fatto con WordPress.com. Piccolo problema per quell’uso come CMS: alle pagine statiche non si possono aggiungere tag, e nemmeno categorie.

    Forse si potrebbe rimediare facendo invece come Jim Shimabukuro con etcjournal.com, dove mette in post retrodatati a prima dell’inizio del blog – prevalentemente al 1° ottobre 2008 – contenuti che di solito si mettono in pagine statiche, tipo bio di autori. Lui non tagga quei “mock posts”, però si potrebbero taggare e, volendo, categorizzare (1).

    Da immigrante digitale, questo potenziale dei tag che descrivi in Lo strano modo -> #ltis13 <- di trovare le cose mi affascina. Infatti mi ero fatta un avatar chiamato “taggatrice” su wikispaces.com 😀
    È che era così più complicato prima…

    (1) Una volta avevo fatto il contrario. Era nel 2005, poco prima del 2° Vertice mondiale sulla società dell’informazione a Tunisi e il governo di Ben Alli minacciava di far tirare giù il sito – statico – di un’organizzazione tunisina di difesa dei diritti umani. Allora avevo aperto un blog Blogger, e copiato in post normali ciascuna pagina originale. Poi avevo fatto un post datato al 2020, mi pare, con un sommario che rispecchiava la struttura del sito originale, ma con link alle copie blog delle pagine. Beh oggi i post datati nel futuro non si vedono fino alla loro data, ma allora si vedevano già subito.

  20. @Claude#13
    Si, quello di Google è un mirror ma quello in WP è leggermente più aggiornato
    L’idea cmq è di nn proseguire nessuno dei due, ma ripartire con un sito nuovo (anche per una questione di “rispetto” verso Riccardo)

  21. @Gianni #12

    Uau! Il sito http://pinocchionellarete.wordpress.com/ ha un blog con un solo post e 775 pagine statiche (vedi Pinocchio nella rete – menù linearizzato delle pagine).

    Questo è il dirottamento più creativo di una piattaforma blog che conosca!

    Poi una volta che saranno archiviate quelle, potremo metterci alle cose nella colonna di destra, tra le quali c’è l’altro blog Pinocchio nellarete http://blog.anitel.org/diario_di_pinocchio/ – dove c’è un link al sito Google https://sites.google.com/site/pinocchionellarete/ che è una traduzione del “blog” wordpress: o dovrebbe essere – bisognerebbe controllare se ci sono differenze.

  22. @Claude#11GrazieAppena fatto ti mando il link su Drive
    In SecondLifericostruiremo il progetto che è andato disperso in mille rivoli e che può essere conosciuto sul
    sito
    Poi riprenderemo anche le attività in RL (spero)

  23. @Gianni #10
    Sì, per favore, condividi le informazioni sul recupero di “Pinocchio nella rete”. Non so come si recuperi un metaverso in forma caricabile in una cartella Drive, però (da quando il mio avatar è atterrato calvo e nudo come un verme sulla scalinata del Berkman center di Harvard, versione Second Life, non li ho più frequentati). Creando video?

    Poi forse, per le risorse prevalentemente testuali, sarebbero da esplorare due strumenti:

    http://webcitation.org per archiviarle; però bisognerebbe fare in fretta, perché c’è il rischio che non si possano più archiviarvi nuove pagine a fine anno, se non radunano i soldi necessari per continuare

    https://www.diigo.com/ per repertoriare sia le versione originali sia quelle archiviate con il social bookmarking: Andreas ne ha parlato nel suo “Post audiomobilistico restaurato – #ltis13”, annunciando un post con ulteriori spiegazioni. Intanto: la cosa interessante di Diigo è la possibilità di usare tag per descrivere ciascuna risorsa, poi di combinare i tag per affinare la selezione delle risorse. E Diigo andrebbe anche bene per repertoriare risorse multimedia (ad es. i video del canale “ADETutor” di Riccardo su YouTube – a proposito: scarichiamo anche quelli per archiviarli altrove?)

    Ehi, il recupero del progetto “Pinocchio nella rete” potrebbe essere una di quelle “aggregazioni fra coloro che hanno interessi, competenze e aspirazioni analoghe o altri tipi di affinità” di cui Andreas parlava in quel “Post audiomobilistico”, no? Cioè oltre al recupero di quel progetto, sarebbe l’occasione di sperimentare diversi strumenti e come combinarli, e questo potrebbe servire anche in altri contesti…

  24. @Claude#9 Grazie su tutto:)
    In effetti forse l’unica soluzione è caricare in Drive o Slideshare, oppure dare i link, senza embeddare (cominciamo a dire includere….)
    Riguardo a Pinocchio, dopo la scomparsa di Riccardo, insieme ad altri colleghi ed amici abbiamo pensato di “recuperare” il suo progetto
    Nn per farlo “rivivere”, sarebbe impossibile interpretare la mente di Riccardo, ma per ripartire e proseguire, cominciando dal Metaverso :DD
    Stiamo disponendo uno spazio in Drive per recuperare materiali
    Se tu o altri sono interessati, lo condividerò con molto piacere

  25. @Gianni #8
    Mi commuove il video con ‘annuncio del Progetto Pinocchio: Riccardo Rivarola non solo l’aveva fatto, ma aveva anche creato i sottotitoli in http://www.amara.org/en/videos/FXEArRS7N1uD/it/73646/ , poi li aveva scaricati e aggiunti al video YouTube.

    Mediafire: l’ho solo usato passivamente, per scaricare file caricati da altri. Però a quanto capisco dalle FAQ, ha soltanto link per il download, non per la visualizzazione. E per poter embeddare un oggetto in WordPress.com (ma anche in generale) è necessario che l’oggeto possa essere visualizzato con un browser senza fare login – non solo scaricato.

    Didapages: come per Mediafire. Inoltre, anche se volessi, non potrei usarlo attivamente perché c’è un software da insallare sul computer, e funziona solo con Windows, mentre io uso un Macbook.

    Quindi per tutti e due, se non puoi ottenere un link di visualizzazione, meglio scaricare, ricaricare su una piattaforma che dialoga bene con WordPress.com (Drive ad es.), poi tentare l’embed. O più semplicemente ancora: lasciar perdere l’embed e dare il link.

    Ultima cosa su Didapages: il suo uso per preparare materiali di apprendimento potrebbe essere vietato in Italia, dove per legge questi materiali devono essere accessibili a tutti. Ora Didapages, come ISSUU e simili, trasforma un materiale scritto perfettamente fruibile da tutti in uno **** filmino flash dove nessuno può fare “copia” o prendere appunti.
    Ma soprattutto, a chi deve usare la sintesi vocale per leggere (ciechi, dislessici forti, persone con certi tipi di disabilità motorie e cognitive) i libri Didapages che ho provato comunicano soltanto: “Présentation de Didapages dash Internet Explorer” (e le altre app che ti trasformano del sano testo in flash dicono cose altrettanto poco informative).

    Se vuoi fare un bell’e-libro interattivo e fruibile da tutti, prova http://bookbuilder.cast.org/ (sito in inglese, spagnolo e portoghese). Lì il software di guida gentilmente nel produrre un risultato che rispetti l’accessibilità. Vedi il loro libro guida (anche Riccardo ed io ci avevamo provato un po’).

    Certo, quegli e-libri bookbuilder non si possono embeddare ma si possono scaricare con tutte le funzioni interattive, per utilizzarli senza connessione internet.

  26. Ho fatto qualche esperimento audio e video, ma nn son riuscito a trovare un codice per mediafire e didapages, una ppt e un e-book
    Forse vanno semplicemente scaricati?
    Oppure prima caricati in slideshare e scribd?

  27. @Gianni #4: no, purtroppo: il shortcode deve essere uno shortcode accettato da WordPress.com. Un tempo c’era una bella soluzione: Vodpod. Tu ripubblicavi con VodPod l’oggetto che volevi inserire nel blog WordPress, e Vodpod ti sputava un shortcode compatibile con WordPress.com ma purtroppo è stato venduto a Lockherz che quel servizio non lo fa più.

  28. Quindi gli shortcodes servono ad aggirare le intemperanze di wordpress?
    Ma se uno li crea con altri servizi online, tipo bitly, è uguale? Ora provo…

  29. @cate55 #2
    Grazie per il consiglio. In effetti, a volte i codici embed ripresi da altri servizi e inseriti nell’editore WordPress.com scompaiono o vengono amputati persino se non salvi: a volte basta passare dalla modalità Text a qualla Visual. Allora come dici, è sempre una buona idea farne un’altra copia, con Notepad++ (o qualsiasi altro programma di scrittura, in realtà: i codici embed sono abbastanza brevi e intuitivi per non necessitare le evidenziazioni di Notepad++).

    Però se il software WordPress.com è programmato per rifiutare un dato codice embed esterno, puoi provare a ricopiarvelo quante volte vorrai da quella copia esterna, esso te lo rimenomerà o ricancellerà ogni volta. È quel che mi è capitato 5-6 volte nella prova di inserimento del file scribd.com, finché mi sono ricordata che la prima volta che l’avevo inserito, avevo usato il shortcode WordPress.com offerto da scribd.com.

    Invece nel caso delle slide slideshare.net di George Siemens, slideshare.net non offre un shortcode WordPress.com, però il software WordPress.com stesso trasforma il codice embed di slideshare in un shortcode che funziona.

    Per questo suggerivo, quando il codice embed fornito da un altro servizio va in vacca in WordPress.com, di controllare nella categoria Shortcodes delle risorse Support di WordPress.com, se esiste un shortcode per quel servizio.

  30. Scusa non so se ho capito bene, ma a volte, diciamo, i codici si “sporcano” e se li provi a salvare spariscono. Fai questo tentativo: copia il codice senza salvarlo, incollalo su un foglio di Notepad++ ( se non l’avessi puoi scaricarlo da qui ), poi ricopialo ed incollalo di nuovo dove ti serve! Credimi non sono molto esperta…ma vado a tentativi…;-) speriamo di esserti stata utile caterina

  31. Grazie per il reblog, Andreas – ma cfr. lo scambio tra Lucia e me nei commenti al post, a partire dal suo commento datato May 2, 2013 at 9:27 pm: com’è, cioè un ibrido fra presa d’appunti e parafrasi di risorse dell’aiuto in inglese, il post è poco fruibile (salvo per la Sesta Sinfonia di Beethoven).

    Riformulazione:

    1. Se non vi funziona un codice embed fornito da un altro servizio, controllate se esiste forse un shortcode (codice breve) WordPress,com corrispondente a quell’embed nella categoria Shortcodes dell’aiuto inglese.

    2. Se un shortcode WordPress.com funziona nei post, non è detto che funzioni nei commenti.

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