Assignment 6: riflettiamo sul copyright

L’enorme facilità con la quale oggi è possibile produrre e diffondere contenuti di ogni tipo in internet, unitamente ad una progressiva deriva in senso restrittivo delle leggi sui diritti d’autore, ha indotto un dibattito internazionale di vastissime proporzioni su tutte le questioni inerenti al copyright.

Poiché le questioni si capiscono meglio quando sono calate in un contesto reale, prendo spunto da due considerazioni pertinenti ai corsi che state seguendo.

  1. Per gli studenti di medicina e delle lauree triennali sanitarie tutti gli anni si ripresenta lo stesso problema. Un professore fa lezione mostrando del materiale didattico, molto spesso si tratta di immagini tratte da libri. Alla fine della lezione gli studenti chiedono se possono avere le immagini sulle quali il professore ha parlato e riguardo le quali hanno preso appunti. Il professore nicchia e alla fine le immagini non vengono date per il timore di infrangere la legge sui diritti d’autore.
  2. Gli studenti della IUL sono insegnanti di scuola primaria e secondaria. È del tutto naturale e certamente auspicabile che convolgano il loro scolari nella produzione di elaborati multimediali pertinenti ad esperienze vissute nell’ambito delle attività didattiche. Nell’insegnamento di Editing Multimediale che stiamo percorrendo insieme sono emerse splendide testimonianze a riguardo. È altrettanto evidente che in molti casi si ponga la questione dell’osservanza delle disposizioni sui diritti d’autore relativi a frammenti di opere, musiche, immagini, sequenze video, brani, che può capitare di includere in un prodotto multimediale.

Le leggi sui diritti d’autore, in tutti i paesi, sono tese a favorire la creatività e la diffusione dei prodotti dell’ingegno proteggendo i proventi che gli autori ricavano dalla diffusione delle loro opere e consentendo così loro di vivere con ciò che creano.

Negli ultimi decenni tuttavia si è assistito ad una interpretazione progressivamente più restrittiva sull’impiego di opere protette da copyright. È sorto così il problema opposto per cui i nuovi autori hanno difficoltà a creare le loro opere perché devono pagare diritti troppo onerosi agli autori delle opere che ad essi può capitare di utilizzare per le creare le proprie.

Si tratta di un problema assolutamente generale perché gli uomini non creano dal nulla bensì creano per accrescimento del creato che ciascuno di essi trova.

È ormai idea condivisa da tutti coloro che si occupano di questa materia che la regolamentazione sul copyright si debba basare su di un equilibrio delicato fra protezione delle opere e facilità di riuso delle opere presistenti.

La questione è quindi ricondotta a stabilire quale sia la linea di demarcazione ottimale in questo compromesso.

Vi propongo la lettura di un fumetto (pdf) che due professori di legge e un artista della Duke University hanno scritto con l’intento di offrire una presentazione della questione con un linguaggio meno ostico di quello usuale. Se qualcuno di voi fosse allergico ai fumetti allora vada a leggersi la postfazione che si trova a pagina 67.

Naturalmente, il fumetto fa riferimento alla legislazione statunitense la quale contempla lo strumento del fair use con il quale si possono utilizzare liberamente opere coperte da copyright per scopi inerenti la critica, la didattica o la ricerca.


In Italia la faccenda è regolata dall’articolo 70 della Legge n. 633 del 22 aprile 1941 sul diritto d’autore, successivamente modificata con l’articolo 2 della Legge n. 2 del 9 gennaio 2008 con la quale si integra il summenzionato articolo 70 mediante il comma 1-bis:

Art. 70

1. Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per uso di critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all’utilizzazione economica dell’opera; se effettuati a fini di insegnamento o di ricerca scientifica l’utilizzo deve inoltre avvenire per finalità illustrative e per fini non commerciali.

1-bis. È consentita la libera pubblicazione attraverso la rete internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro. Con decreto del Ministro per i beni e le attività culturali, sentiti il Ministro della pubblica istruzione e il Ministro dell’università e della ricerca, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti, sono definiti i limiti all’uso didattico o scientifico di cui al presente comma.

2. Nelle antologie ad uso scolastico la riproduzione non può superare la misura determinata dal regolamento, il quale fissa la modalità per la determinazione dell’equo compenso.

3. Il riassunto, la citazione o la riproduzione debbono essere sempre accompagnati dalla menzione del titolo dell’opera, dei nomi dell’autore, dell’editore e, se si tratti di traduzione, del traduttore, qualora tali indicazioni figurino sull’opera riprodotta.

Naturalmente, è emersa subito la questione di cosa intenda esattamente il legislatore con l’espressione di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate (il grassetto nella citazione è mio).

Un’interpretazione pare che possa consistere nel fatto che i file mp3 per le musiche e gif e jpg pe le immagini sono intrinsecamente degenerate poiché comportano tecniche di compressione non conservative, vale a dire tecniche che comprimono i dati gettando via una parte dell’informazione originale.

Non vi è comunque certezza su questo e stiamo ancora aspettando che venga emanato il regolamento attuativo.

Sono invece sicuro che nel determinare gli equilibri delicati delle normative sia fondamentale il contributo della popolazione sotto forma di una pressione onesta e leale ispirata a valori universali.

Questo è certamente il caso di qualunque insegnante che con la sua pratica indica la via da seguire avendo come obiettivo primario l’apprendimento dei suoi studenti, che è poi il più importante investimento che una società possa fare.

23 pensieri riguardo “Assignment 6: riflettiamo sul copyright”

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  2. La mia opinione è dualistica: da una parte ritengo corretta la normativa sul diritto d’autore in quanto penso che il lavoro di ingegno svolto meriti di essere tutelato e rispettato poichè frutto di impegno,dedizione e tempo del suo autore.
    Ma di contro penso che la cultura (è internet ne è la dimostrazione!) deve essere patrimonio di tutti in quanto la libera fruizione di conoscenze e metodi ha portato nei secoli il progresso tecnologico che oggi ha migliorato la qualità delle nostre vite.
    In ultimo aggiungo che una scoperta per avere un valore deve essere divulgata e essere condivisa da tutti senza restare imprigionata nelle logiche del possesso intellettuale.

  3. Direi che la legge sul copyright è fondamentale soprattutto per coloro a cui ne è indirizzato il contenuto ovvero autori di vario genere..questa legge riconosce la fatica,il lavoro,i sacrific i fatti dagli autori prima di giungere al completamento del loro percorso lavorativo e quindi all’apice della loro soddisfazione rappresentata da un libro,per esempio..Ma soprattutto in questo periodo l’economia “sociale” ha subio un forte decremento ed ogni euro comincia ad avere il suo peso,perciò pur essendo idealmente d’accordo sugli scopi di questa legge e sulla sua concretizzazione,praticamente non posso permettermi di rispettarla.Come dicono a nche gli altri ragazzi,se dovessi rispettare questa legge,e ciò nel mio piccolo vorrebbe dire fotocopiare solo il 15% dei libri universitari vorrebbe,anche la mia cultura verrebbe compromessa in quanto essa diventerebbe troppo cara..Inoltre credo che il fatto di poter pubblicare liberamente file compressi sia una contraddizione,perchè,per quel poco di cui sono a conoscenza,cambia la forma ma non la sostanza..E’ un bene che anche la cultura sia “economica” poichè questo da la possibilità,anche se in parte,al mondo di non vivere nell’ignoranza e di non essere condizionato nel voler arricchire il proprio io in qualsiasi modo.

  4. Ottima idea quella di incentrare una discussione sul copiright! E’ un argomento che riguarda tutti da vicino, soprattutto noi studenti.
    Teoricamente, se segiussimo per filo e per segno le regole del copiright, dovremmo comprare continuamente libri dai quali magari i nostri professori hanno preso spunto per la spiegazione di un solo argomento. E’ impossibile, visto l’elevatissimo prezzo dei libri didattici. Sono d’accordo sul mettere una legge che tuteli i creatori di un’opera, a patto che questa venga esentata soltanto da lavori a fine di lucro. Che senso ha spendere tanto impegno in una nuova produzione se nessuno può prenderne spunto per creare qualcosa di nuovo? E soprattutto, se nemmeno gli studenti possono usufruirne per arricchire il loro bagaglio culturale?

  5. La questione è secondo me molto complessa e tortuosa. Complessa perchè pur essendomi informata abbastanza sul copyright, probabilmente c’ è sempre qualcosa dietro che noi non possiamo sapere perchè magari non ne viene diffusa più di tanto l’ informazione. Comunque sia l’ art.70 della legge 633 esprime “la possibilità di pubblicazione di immagini, musichea bassa risoluzione e degradate per uso didattico e scientifico”. E fin qui bene, chiaro.Questo però per via internet, altrimenti il problema si propone nell’ ambito del testo cartaceo. E qui mi riferisco a quanto hanno già detto Martina e Stella. Per gli studenti in generale ,ma in particolare per noi della facoltà di Medicina, un qualsiasi libro costa veramente tanto! Io in persona ,pur avendo una famiglia che sta bene economicamente ( e di questo ringrazio, mi considero fortunata), tuttavia non me la sento di comprare il libro di biochimica( che dopo l’ esame mi servirà a poco)che costa 125 euro per non parlare di tanti altri per i quali finirei al verde tra qualche anno.Io e i miei compagni ce la sbrighiamo prendendo di solito i libri in prestito dalla biblioteca o ancora facciamo le fotocopie. A proposito di quest’ ultime se vai a farne in cartoleria, so che non ne puoi fare più del 15% delle pagine totali proprio per motivi di copyright Anche se a Careggi come ben sanno gli studenti, il “Losco”( così chiamato da tutti, è quello che vende e fotocopia i libri di medicina vicino a via delle panche) di questi diritti di copyright se ne strafrega altamente. Mette in mostra i libri in vetrina ma dentro ha la fotocopiatrice con tanto di libri già fotocopiati.
    Tornando al problema,secondo me la legge sul copyrihgt non è sbagliata perchè l’ autore in quanto artefice di un’ opera deve essere riconosciuto sia moralmente che economicamente. Ritengo però che ci dovrebbe essere un equilibrio nel pagamento di questi diritti. è ovvio che se i libri ma anche i cd music costano tanto, è spontanea l’ insorgenza di pirateria e quant’ altro. Secondo me dovrebbero essere abbassati i costi anche se poi così gli autori non guedagnerebbero abbastanza e non potrebbero più creare… però IL SAPERE è DI TUTTI e in qualche modo almeno la cultura deve essere diffusa a tutti quanti… mi scusi per il commento così lungo.

  6. Argomento molto interessante, anche perchè ci trovo 2 posizioni, una favorevole ed una contraria.
    Quando mi dico favorevole è perchè mi metto nei panni di chi crea l’oggetto in questione e penso che se dalla sua creazione ne deve ricavare il suo guadagno, allora è più che giusto il copyright, soprattuto per tutelare il creatore da chiunque altro volesse eventualmente trarre guadagno dal lavoro altrui!
    Dall’altra parte mi metto nella posizione del semplice consumatore che si ritrova a pagare pagare pagare e a ricevere un guadagno magari intellettuale e non remunerativo in termini monetari, e la cosa è ben diversa…
    Come dicono altri ragazzi che hanno commentato, il copyright sui libri è una cosa mostruosa…
    Voglio dire, è giusto che si debba pagare il lavoro dell’autore del libro, anche perchè sennò non ci sarebbero più libri, ma credo che bisognerebbe porre dei limiti, alcuni testi costano veramente troppo…
    Voglio dire, uno studente, mantenuto dai genitori, in una situazione di normale stabilità economica, come fa a comprarsi i libri? Si rovina una famiglia per la necessità di comprare valanghe di libri necessari per studiare?
    Non credo proprio che sia il caso… coi tempi che corrono poi…
    E’ come dire, chi ha soldi studia, chi non ce l’ha no…
    Silvia.

  7. La grande C ( all’interno di un cerchio ) rappresenta solitamente il concetto di “copyright”.
    Per copyright si intende il diritto, appartenente al possessore della proprietà intellettuale di un oggetto, di controllarne la riproduzione e la diffusione, con qualsiasi mezzo esse vengano effettuate. La proprietà intellettuale spetta all’ autore ovvero a colui che, sfruttando le proprie capacità, lo ha realizzato; egli può tuttavia vendere questa proprietà, (ad esempio per i testi ) ad un editore, in cambio di denaro, e perdendo da quel momento il possesso del copyright.
    In molti casi, comunque, il copyright si estingue dopo un certo periodo: ad esempio, per i libri i diritti di copia cessano di esistere dopo 50 anni dalla morte dell’autore (anche se si sta pensando di modificare questa norma), e di lì in poi chiunque può riprodurre e diffondere gratuitamente e senza autorizzazione i testi. Il possessore del copyright, quindi, ha sempre e comunque il diritto di impedire la diffusione del proprio prodotto.
    La legge sul diritto d’autore, conosciuta come copyright, consente quindi di proteggere dal plagio diverse categorie di opere creative, in particolare le opere letterarie, musicali, cinematografiche, i disegni, le fotografie ed i programmi per computer.
    Personalmente mi trovo d’accordo solo in parte con legge sul copyright, infatti sarebbe giusto che tutte le istituzioni educative fossero escluse da questa legge…non può esserci una cultura a pagamento!
    Bisognerebbe trovare almeno una via di mezzo per non violare la legge e soprattutto, noi studenti non saremo costretti a comprare libri, a volte totalmente inutili!!!
    E basta fotocopiare solo il 15% dei libri!
    In ogni caso quando ho bisogno di informazioni basta un click e si apre il mondo di internet…
    Arrivederci prof.
    Martina.

  8. Salve Prof..
    ha avuto un’ottima idea nel decidere di dedicare un assignment sul copyright. e’ un tema molto interessante che riguarda un pò tutti oggigiorno anche perchè se ne sente parlare con molta facilità..basti pensare alla musica o semplicemente a una cosa che riguarda da vicino soprattutto noi studenti: i LIBRI!!! Nelle aule universitarie molto spesso alcuni Professori per via del copyright ci introducono argomenti sui quali non ci forniscono materiali per via del copyright costringendo noi studenti a comprare libri che magari non sono indispensabili nello studio. ma voglio soffermarmi un pò di più su tale argomento..
    in teoria chi viola il copyright è come se rubasse a qualcuno qualcosa, giusto?? eppure la pena che subirebbe in caso di violazione è inferiore rispetto a quella che subirebbe se si parlasse di furto vero e proprio!!!
    Secondo me il copyright è giusto in parte in quanto non dovrebbe incidere sui materiali didattici visto che questi non vengono utilizzati col fine di ” arricchirsi ” ma di aumentare il proprio bagaglio culturale!! sarebbe un grande passo avanti il poter eliminare il copyright; almeno in parte, in ciò che riguarda la scuola e la nostra cultura personale!!!
    per fortuna esiste internet che ci dà la possibilità di andare oltre il copyright e poter apprendere con più facilità senza violare nulla!!!

  9. Un’opera è tutelata dal diritto d’autore fin dal preciso momento in cui passa dal piano d’idea, ovvero da quello del concepimento dell’idea di un opera, a quello percepibile sotto forma di immagine (che sia pittorica, fotografica o digitale), di musica, di testo o di film. È solitamente abbreviato con il simbolo ©.

    Un’opera, per poter essere definita tale, deve contenere un elemento d’originalità o d’interpretazione e il diritto alla sua tutela prescinde dal suo valore materiale. Il che vale a dire che il diritto alla tutela del diritto d’autore è identico per il più quotato dei Picasso o per il disegno fatto da vostro fratello sulla parete di casa!
    Fondamentalmente, i piani di tutela sono due:il diritto morale e quello economico. Il diritto morale è il il riconoscimento al padre dell’opera,all’ideatore. Quello economico invece può essere ceduto temporaneamente o definitivamente ed è limitato nel tempo.

    Personalmente un riconoscimento all’ideatore ci deve essere ma le “opere” devono essere divulgate e diffuse altrimenti cosa le inventiamo a fare se ce le teniamo tutte per noi??
    un saluto a tutti

  10. Molto interessante questa discussione, mi stimola immediatamente il desiderio di citare Richard Stallman (www.stallman.org) (http://it.wikipedia.orgwiki/Richard_Stallman ), che si batte da anni proprio su questi temi, anche se riferiti più che altro al mondo del software, e per ricordare che grazie a lui esiste anche il concetto di “copyleft”, che forse non ha proprio… l’attenzione che meriterebbe.

  11. Come spesso accade penso che occorra buon senso e capacità di interpretare le diverse situazioni per poter tracciare il confine tra Copyright e libertà di utilizzo delle opere altrui.
    Fatta questa premessa, mi ha molto incuriosito il concetto di “Fair Use” e mi sono quindi un po’ documentata sull’argomento.
    Secondo un report della Computer and Communications Industry Association (CCIA) sembra abbia avuto un ruolo determinante nella crescita economica statunitense degli ultimi 10 anni: secondo tale ricerca il valore derivante dall’utilizzo equo vale il 70% in più di quanto economicamente prodotto dal copyright. Le aziende che dipendono dal fair use contribuiscono in modo determinante al prodotto interno lordo degli Stati Uniti. Il principio del fair use rende i lavori protetti da copyright disponibili al pubblico come materiale grezzo senza la necessità di autorizzazione, a condizione che tale libero utilizzo soddisfi le finalità della legge sul copyright.
    La dottrina tenta con ciò di equilibrare gli interessi dei titolari di diritti individuali con i benefici sociali o culturali che derivano dalla creazione e dalla distribuzione dei lavori derivanti. Nella misura in cui questa dottrina protegge forme di espressione che potrebbero diversamente venire a configurarsi come infrazioni del copyright, è stata posta in relazione con la protezione della libertà di parola sancita dal primo emendamento della costituzione statunitense.
    La giurisprudenza americana ha elaborato quattro fattori, da valutare congiuntamente, per arrivare complessivamente ad ammettere o no il fair use,con l’avvertenza che un solo fattore non è da solo sufficiente per ammettere o escludere a priori il fair use:

    1. L’oggetto e la natura dell’uso, in particolare se ha natura commerciale oppure didattico e senza scopo lucrativo.
    2. la natura dell’opera protetta.
    3. la quantità e l’importanza della parte utilizzata in rapporto all’insieme dell’opera protette.
    4. le conseguenze di questo uso sul mercato potenziale o sul valore dell’opera protetta.

    Attualmente in italia siamo ancora molto lontani da questi concetti. Bisogna notare che attualmente è pratica comune tra noi studenti fare le fotocopie di interi libri di testo per ridurre in maniera sensibile il costo che questi hanno sul nostro studio. L’applicazione di norme simili a quelle americane permettebbe a tutti gli studenti di non essere più nell’illegalità e poter apprendere da più fonti. Il problema si accentua notevolmente se ci trasferiamo nel web, dove ad esempio gruppi come wikipedia, una realtà che sta sconvolgendo il modo di fare cultura, si trova nella situazione, di dover rimuovere dalle loro pagine tutte le immagini protette da diritto d’autore, facendo in questo modo decadere la qualità, di quella che a oggi è giudicata una delle migliori enciclopedie disponibili. Introducendo il fair use, si permetterebbe a queste realtà di continuare a fare cultura con qualità superiore. Concludendo in Italia ci troviamo nella situazione in cui, molte realtà che collaborano, e lavorano per il bene e la crescita propria e del paese si trovano a dover convivere con uno stato di illegalità nell’uso delle opere protette dal diritto d’autore. L’introduzione di un nuovo modo di intendere il diritto d’autore, darebbe la possibilità a sempre più realtà di crescere, basti pensare a ricerca e insegnamento, senza scordare i nuovi mezzi di comunicazione e informazione come internet che con realtà come wikipedia stanno portando un grande contributo alla crescita del sapere, ma che allo stato attuale si trovano a dover “estirpare” del materiale (come le foto dei nostri monumenti, con conseguente perdita di visibilità per il nostro paese) che senza questa possibilità del fair use non potrebbe essere inserito.

  12. Certamente il tema è molto variegato, prima di tutto non so se pensare al singolo artista che si mantiene in questo modo grazie ai proventi del suo lavoro, o a qualche colosso che acquista i diritti e li utilizza arricchendosi enormemente. Anche la possibilità di usufruirne gratuitamente deve essere limitata comunque necessariamente almeno in parte. Come si dice la verità sta nel mezzo forse. In india la pirateria dei Dvd è riuscita a far chiudere addirittura filiali di Blockbuster non più di un anno fa.
    “Secondo l’AIE oggi in Italia i fenomeni della sola pirateria fisica, dalla duplicazione di cd, Dvd, fotocopiatura illegale, ecc.. (escludendo quei fenomeni di più difficile misurazione economica come il peer to peer, ecc. in crescita da parte degli utenti della rete valgono almeno 1,2 miliardi di euro, il 20,2% del mercato di editoria libraria, musicale e del cinema registrato”. Forse è vero che “l’occasione fa l’uomo ladro” e che il fenomeno scaturisce dalla facilità di scaricare permessa dall’open source, come con Emule (il mezzo di per sé non è sbagliato). Contemporaneamente dovrebbe essere più facile o meglio più lecito farlo per la didattica ad es. come già la legge dichiara, ma i paletti sono sempre di più, forse per la difficoltà di controllare, ma anche i prezzi che impongono non sono sempre onesti. E perché dovrebbero preesistere agli autori stessi i diritti di autore, che si vendono all’asta come un immobile, come è stato fatto con le canzoni dei Beatles? Forse anche qui si dovrebbe legiferare, se poi si pensa che un gene su cinque è proprietà privata tutelata da brevetto forse si rasenta la follia certe volte..
    Mi sembrano comunque una violenza poi le parole del presidente della SIAE Assumma : “la pirateria è una sfaccettatura di un fenomeno di inciviltà culturale, i ragazzi che imbrattano i muri, che rovinano le suppellettili nelle scuole, che fanno le corse ubriachi sono elementi di questa società incivile che acquista prodotti contraffatti” è fondamentale un’opera di rieducazione “bisogna insegnare ai giovani cosa è lecito e cosa è illecito”
    La “Dottrina Sarkozy” dovrebbe entrare in vigore sostituendo a un organo giuridico un ente amministrativo, l’Alto Commissariato per la protezione del Diritto d’autore, cosa che evoca un po’ lo scenario del film Brazil di Terry Gilliam. Non mi pare neanche ben chiaro infondo ancora cosa sia lecito e cosa no e in quali contesti l’utilizzo etc.

  13. Pingback: Daily
  14. Per andare avanti c’è sempre stato un punto di partenza;quindi per un’opera nuova ci vuole diciamo “una ispirazione” data da un’altra.Penso quindi che se ho ben capito la pensiamo uguale poichè lei dice”gli uomini non creano da nulla”.Ma anche se sono daccordo con la legge sul copyright perche se qualcuno lavora,deve poter godersela penso anche che quelle diapositive che servono all’insegnamento non debbano essere soggette a questa protezione perche chi ne usufruisce(per esempio gli studenti stranieri per motivi economici) non possono entrare in possesso del libro di testo(tipo quello di anatomia che costa quasi 300euro che rappresentano tanto per chi non lavora).Si potrebbe perciò trovare una via per poter consentire l’accesso alle informazioni senza violare/infrangere questa legge facendo come ha fatto per esempio la professoressa di Biochimica cioè pubblicare nel proprio blog le lezioni e dando un username e password agli studenti in modo che possano accedere essendo identificati e assumendosi loro stessi la responsabilità di non divulgare le diapositive ma di farne solo uso personale.

  15. Come ha detto lei ,”gli uomini non creano da nulla”,tutto esiste gia ,basta fare un collegamento delle cose preesistente. Per me l’uso restrittivo delle opere non fa andare la societa anche se fa godere all’autore il frutto del suo lavoro ,ci fa girare sullo stesso posto perché? si parte sempre da un punto per proseguire ;prendo l’esempio nel campo della medicina :i risultati ottenuti dai primi scientifici hanno servito per il proseguimento delle ricerche fino a un risultato quasi piacevole oggi.Si prendre sempre l’ispirazione da un punto per costruire le cose positive . Ma ogni autore creando la sua opera deve conservare nella sua mente che l’ispirazione presso in un libro o il fatto di essere colpito dalle le creazioni di altrui non vuole dire copiarle per fare sue. Si puo esprime un sentimento in diversi modi basta ascoltare il suo cuore e sapere esprimersi .CIAO

  16. Grazie per le preziose informazioni.
    Il problema è evidente, specialmente per chi insegna e non ha alcun scopo di lucro… come fare ad avvicinare (ad esempio) un alunno ad un opera d’arte, ad un documento, ad una piantina se ci sono tutte queste limitazioni?
    Mi piace molto lo strumento del fair use e spero che prima o poi divenga cultura anche in Italia.
    questa è già una bella notizia: “È consentita la libera pubblicazione attraverso la rete internet, a titolo gratuito, di immagini e musiche a bassa risoluzione o degradate, per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro”
    quindi mi confermate che jpeg e gif sono a bassa risoluzione.
    ciao ciao

  17. Da sempre, nella pratica didattica quotidiana,è invalso l’uso di utilizzare immagini, musiche per arricchire, creare, favorire la fissazione di concetti, fornire modelli e spunti di ispirazione. Che io sappia la legge del maggio 2004, la 128, fa sì che si debba interpretare e applicare in forma assai più restrittiva una norma che risale nientemeno che al 1941, varata in pieno periodo bellico. E’ così che la SIAE, non paga dei cospicui introiti relativi a manifestazioni, feste e quant’altro, cerca di fare cassa anche sull’uso didattico-formativo, ignorando il principio dell’uso non volto a fini di lucro.
    Tutte le istituzioni educative dovrebbero essere esentate dal copyright, poichè nella produizone della cultura non vi è alcun intento legato al profitto. La divulgazione del bello,della conoscenza,dell’informazione e rivolta al bene comune e al progresso umano.
    Comunque ho scritto in merito al copyright anche sul mio blog, riportando una notizia proprio di questi giorni che riguarda la Francia.

  18. Copyright, privacy …quanti nuovi problemi per chi si sforza di far vivere ai ragazzi occasioni di scrittura creativa, di editing multimediale, di “visibilità sul web” che li gratifichi, che faccia loro comprendere le potenzialità del loro agire, l’importanza di “comunicare pensieri” e non “vacuità”!
    Concordo con Andreas nel ritenere i file mp3, jpg, gig , file compressi e quindi a bassa risoluzione o degradati; per immagini degradate, poi, penso che siano da intendersi anche quelle relative a quadri d’autore o similari, rielaborate personalmente:schizzi, effetti speciali etc, che non rendono nitida l’immagina originale, facendo decadere il copyright. Lo stesso dicasi per un file musicale compresso oppure una base midi (elaborazione del computer) che di certo non è l’originale! Il copyright, in effetti, protegge l’originale.
    Per fortuna le norme, dopo un primo momento di “allarmismo” si comprendono! Diceva un ispettore tecnico che per chiedere i nostri diritti e far applicare la norma bisogna conoscerla bene, leggere anche nelle eccezzioni e ben interpretare le affermazioni. Nell’art. 70 citato da Andreas si afferma qualcosa che , parallelamente con la cosiddetta legge sulla privacy, è chiara “…per uso didattico o scientifico e solo nel caso in cui tale utilizzo non sia a scopo di lucro”. Lo stesso concetto di “uso didattico ” è ribadito dalla sentenza del Garante privacy in merito al trattamento delle immagini dei nostri alunni, anche se le stesse sono messe nel sito della scuola a scopo didattico ed informativo, perchè il sito della scuola è paragonato ad un giornalino.Sul sito(http://www.uilscuoladirigenti.it/Notizie%20Regionali/Piemonte/dirigenza/Notiziario%202008/ForoNewsletter2.pdf) leggo che:”…La peculiarità del giornalino scolastico, ma soprattutto del sito web è che il secondo (più del primo
    certamente) costituisce un “luogo” di “diffusione” di dati personali. Infatti, se l’accesso al sito web
    non è controllato tramite filtri (user identification e password) l’accessibilità libera al sito
    corrisponde ad un’operazione di diffusione dei dati personali ivi contenuti. “Per la pubblicazione sul
    sito Web, si può adottare la soluzione “creativa” di considerare il sito Web come il giornale on line
    della scuola, con piena facoltà di pubblicazione delle foto” (così il cons. Buttarelli, segretario
    generale del Garante in un’intervista rilasciata a Italiascuola), senza che ci sia bisogno di registrare
    le testate cartacee o telematiche presso il Tribunale.
    Che quelle previste per l’attività giornalistica siano le disposizioni normative cui fare riferimento in
    ordine al caso da ultimo indicato, emerge anche dalle prescrizioni fornite in occasioni ufficiali
    (Garante privacy Prov. Gen. 29.4.2004; prov. 28.6.2006).”
    Ovviamente , anche in questo caso, l’importante è “non a scopo di lucro”.
    Nel caso in cui il video prodotto debba partecipare ad un concorso, debbo provvedere alla raccolta delle autorizzazioni da parte dei singoli genitori dei bambini “ripresi”: in quel caso la semplice informativa sul trattamento dati da parte dell’istituzione scolastica non è più sufficiente!

  19. Problema spinoso: da una parte ci sono i costi materiali per produrre un lavoro scientifico ed i costi vivi delle riviste che li pubblicano (costi per pagare gli autori, che hanno speso a loro volta per produrre il lavoro, costi per il peer review, per la stampa), dall’altra la necessità di diffondere il sapere per il bene di tutti. Sono d’accordo che un pensiero rielaborato, purchè si citi la bibliografia non può violare il copyright: è vero che ci sono dei lavori che sono per lo più un elenco di citazioni, ma chi li legge li valuta di conseguenza. Per quanto riguarda il materiale didattico dovrebbe valere la stessa cosa: le diapositive ed i brani tratti da testi, se rielaborati e provenienti da più fonti, sono come un lavoro nuovo e quindi il professore dovrebbe poterli usare a sua discrezione. L’idea di far percepire qualcosa agli autori, magari con pubblicità sul sito in cui si pubblica, la vedo giusta, sennò quelli si mettono a fare altro, dato che notoriamente gli stipendi dei “veri” ricercatori non sono certo enormi. Infine una curiosità: ho cercato sul sito della mia cittadina delle foto da inserire nel mio blog, ma pure su quelle (foto normalissime che chiuque può fare da solo) c’è il copyright. Passi per i lavori scientifici, ma le foto del paesello natìo proprio no!

  20. Giusto oggi la prof. di Biochimica ci ha fornito, per districarci nel sistema “di archivio” delle slides di lezione, i primi user e password, necessari proprio per “tutelare” le immagini prese dai libri.E pensandoci, questo discorso sul copyright salta fuori un pò ovunque: alcuni miei amici hanno messo su un “video” e vorrebbero partecipare ad un concorso, ma sono rimasti impelagati perchè hanno usato, come sottofondo, stralci di musiche scritte da altri; per quasi ogni libro che esce fanno a gara per accaparrarsi i diritti cinematografici per un futuro film, che poi resta invariabilmente solo “futuribile”. Mi è piaciuta, del fumetto, la vignetta in cui si diceva che l’argomento trattato era un qualcosa capace di far tremare i più coraggiosi: la legge. In effetti è proprio vero, l’associazione legge-limitazione,restrizione è nella maggior parte dei casi automatico e dissuadente. Certo, qualche limite deve esserci..gli autori potrebbero magari percepire una percentuale per il loro lavoro senza però aleggiarvi intorno perpetuamente. Credo che ognuno possa fare un uso personale di una determinata opera, a seconda della componente che più lo ha colpito, reinserendola in un altro contesto filtrata dalla sua personalità. Se resta nota la fonte d’ispirazione, è anzi una grande opportunità di diffusione, sempre basata sui collegamenti, questa volta tra opere diverse, che magari s’intreccciano e seguendo il cui filo alla fine si giunge in “luoghi” impensati.

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