Alla ricerca in rete … compito?


Molto bene. Riprendo in mano il piccolo semplice elenco di criteri per giudicare i siti web che avevo scritto ieri, perché avete aggiunto degli elementi importanti.

In primo luogo grazie a Alessandra, che oltre ad aggiungere delle precisazioni interessanti e pertinenti, mi ha rammentato quello che era il primo o il secondo punto nella mia lista che avevo in mente e che mi ero dimenticato di aggiungere! Rimedio subito quindi.

E poi grazie anche a Maurizio che introduce un’altra prospettiva, quella dello storico, ottimo! Il commento di Maurizio mi ha consentito di rendermi conto che non ero stato sufficientemente chiaro in un punto importante: la necessità di scendere dentro alle fonti citate. Nel mio intendimento questo fatto io l’avevo scritto ma mi rendo conto di averlo fatto in modo troppo implicito, condensato in quel – Uffa che fatica però! – Rimedio anche a questo e introduco i numeri nell’elenco, passando dal codice <ul> … </ul> al codice <ol> … </ol>, vale a dire dalla Unordered List alla Ordered List – non perdiamo di vista l’editing 😉

Mantengo uno stile semplice, da poter usare con tutti, anche con i più giovani. Sì è vero, si trovano tanti consigli in rete, anche molto buoni, s’intende, ma sviluppiamo qui i nostri, con la nostra mente, poggiando sulle nostre esperienze e pensando ai nostri bambini. Quindi vi invito a sforzarvi di migliorare questi criteri oppure, se vi sembra che vadano bene così, allora ditelo. O dite su cosa non siete d’accordo. Ma pensateci bene, quasi quasi lo considererei un compito, che io faccio insieme a voi.

Finisco in un sito web e leggo … sarà vero quello che leggo?

  1. In primo luogo non ne potrò mai essere sicuro, nemmeno se me lo dice il prof che è vero, o la mamma o il babbo. Se mi viene in mente un’altra verifica bisogna che la provi e non accontentarmi. Se non me ne vengono in mente più, allora forse è abbastanza vero, ma forse …
  2. Quando è stata scritta la pagina che stiamo leggendo? Non si capisce? Gran butto segno. Anche le altre pagine del sito sono prive di riferimenti temporali, cioè non si capisce quando sono state scritte? Ancora peggio.
  3. L’autore è riconoscibile? C’è scritto il suo nome? Se metto il suo nome in Google, che succede? Non viene nulla? Non è un buon segno. Vengono molte voci? È un buon segno. È citato da altri articoli? È un buon segno. È un professore di qualche università, un giornalista, insomma uno che opera per un’organizzazione di qualche tipo? È un buon segno, sì, ma sempre un segno in più, non la certezza.
  4. Se nel testo ci sono scritte delle fonti, che io posso raggiungere subito, o comunque facilmente – non nell’irraggiungibile giornale parrocchiale di una paesino della Nuova Zelanda – allora questo è un buon segno. Le fonti hanno un autore? No? Non è un buon segno. Sì? È un buon segno … valgono gli stessi discorsi fatti per l’autore principale, cioè per ogni fonte raggiungibile nel web si deve tornare al punto 3 e fare le stesse cose – Uffa che fatica però! – Eh ragazzi, inseguire la verità è un affar serio!
  5. Trovo due pagine sullo stesso argomento, una in inglese e una in italiano. Mi dispiace amici, ma quella in inglese è probabilmente meglio. È frutto di un mondo molto più ricco semplicemente perché più grande. Nella mia personale esperienza questo è un criterio assai valido, mai in assoluto, naturalmente, e fatte salve eccezioni che certamente ci sono … mostro esempi.
  6. Sobrietà, semplicità. Non scritte urlate, esagerate, troppo grosse, troppo colorate. Pagine sobrie, semplici nel testo e nella grafica, sono un buon segno, non sicuro ma molto buono.
  7. Linguaggio accademico, gergo strano, molte parole difficili. Pessimo segno, specialmente in pagine destinate alla lettura web, ma non solo. Gli scritti di valore non hanno bisogno di complicazioni linguistiche. L’autore di valore non ha paura di parlare troppo semplicemente, anzi. Io diffiderei di quello che usa molti paroloni.

11 pensieri riguardo “Alla ricerca in rete … compito?”

  1. Comunque sia, siamo positivi ed impariamo ad apprezzare la confusione che può generare l’uso di Internet perchè ci permette di esplorare a 360 gradi ( lo so che i matematici mi criticheranno ) per trovare informazioni, seguendo le nostre curiosità, che non sapevamo neppure di avere. Si comincia con un obiettivo e poi si stabiliscono inedite associazioni, si scoprono mondi ancora inesplorati, si accresce il bagaglio della nostra conoscenza. Basta saper distinguere, magari usando il vademecum che ci ha regalato Andreas, a cui aggiungerei ” la presenza di errori di ogni genere, anche trascurabili” mi deve insospettire.

  2. @Claude Almansi
    È il template dinamico di default di Blogger, o meglio della nuova versione di questo servizio offerto da Google. È carino come tema, ma non ne sono molto convinto: ora lo lascio così per comodità, ma se dovessi scegliere nuovamente tra Blogger e WordPress, prenderei la seconda.

    Quel progetto che viene citato nel post, Citizendium, è ancora attivo e funzionante? In ogni modo trovo molto discutibile la posizione assunta dal direttore Dillena. Per esempio cosa significa la frase: “…coloro che coltivano il sogno di poter mettere le mani sulla conoscenza a costo zero…”? Non mi risulta che Wikipedia presenti della pubblicità sul suo sito. A mio parere la conoscenza dovrebbe essere liberamente accessibile da tutti, dovrebbe essere di dominio pubblico. Il costo di enciclopedie cartacee è esagerato di fronte a soluzioni come quelle offerte da Wikipedia, che è filosoficamente anche più interessante. Perché molti accademici temono di non poter imporre la propria esperienza in un progetto come quello fondato da Jimmy Wales? Hanno per caso paura di essere screditati da un qualsiasi internauta che capita sulla loro prima pagina?

    Mi è venuto in mente che potrebbe essere d’aiuto in alcuni casi condividere il materiale sotto indagine per conoscere il parere di altri circa la veridicità e affidabilità del contenuto. A me personalmente capita spesso di chiedere ad amici o conoscenti un parere su qualche sito web o qualche notizia pescata in giro per la rete.

  3. aggiungerei all’elenco:
    oltre all’autore, controllerei l’editore
    cercherei, se fosse possibile, di distinguere notizie e fatti, dalle possibili opinioni e/o credenze dell’autore.

    e la certezza non ci sarebbe comunque…

  4. Ciao Ciambello

    La tua menzione dello studio di Nature sulla Britannica e su Wikipedia mi ha ricordato un pezzo dell’allora arcigno direttore del Corriere del Ticino, Gianfranco Dillena, che si era entusiasmato per l’ennesimo “serio” progetto di Larry Sanger di lanciare una versione “affidabile” perché peer-reviewed di Wikipedia. Cfr Wikipedia, Giancarlo Dillena e Paul Levinson – aggiornato 17.12.06 (con scuse per l’autocitazione, per giunta di un pezzo ingarbugliato da aggiornamenti, però i testi del CdT scompaiono troppo in fretta nella parte a pagamento per essere salvati nell’Internet Archive, quindi quel mio post è il solo dove lo sfogo di Dillena sia tuttora disponibile).

    Off-topic: bello il tuo blog Kivangi che lascia gli utenti liberi di scegliere tra diverse disposizioni dei contenuti. Essendo una migrante digitale, ho scelto quella Classic a rotolo di carta cronologica, ma dopo aver provato le altre, È un template normale di Blogger o lo hai sfrucugnato tu?

  5. Vi consiglio di aggiungere il blog di Paolo Attivissimo: parla spesso di come verificare le fonti nei suoi post ed applica un metodo molto valido ogni volta che deve sbufalare qualcosa di strano o bizzarro che circola in rete (scie chimiche, storie di complottisti, ecc…). Per quanto riguarda il discorso su WIkipedia, questo è il mio punto di vista: ovviamente cioè che troviamo su Wikipedia non è sempre vero, attendibile e corretto al 100%, tuttavia questa piattaforma è altamente dinamica rispetto ad altri tipi di fonti come i libri di testo. Se su un libro di testo trovo un errore non posso corregerlo o segnalarlo direttamente all’editore, ma su Wikipedia è possibile e se addirittura posseggo le competenze del campo d’interesse posso io stesso correggere l’articolo e osservare la risposta degli altri co-autori. Don Tapscott, l’autore di Wikinomics 2.0, afferma che la collaborazione di massa è in grado di produrre contenuti più affidabili di quelli realizzati dagli editori dell’Encyclopedia britannica. Inoltre, uno studio pubblicato su Nature nel 2006 che confrò le due enciclopedie in termini di accuratezza, notò un leggero vantaggio per l’Encyclopedia britannica, che si dissolve però in termini di velocità di modifica e correttura degli errori, un punto in cui il modello wiki è fortemente avvantaggiato.

  6. Discussione odierna in un consiglio di classe sul copia e incolla da Internet. Tra gli insegnanti va molto di moda disprezzare ciò che si trova in rete (spesso confuso con wikipedia) quasi fosse una specie di marchio contraffatto della cultura (sigh), è un atteggiamento difensivo/conservativo, che, vista l’età media dei partecipanti al dibattito (me compreso), non riesco a biasimare fino in fondo… sta di fatto che la riflessione sulla veridicità di ciò che si incontra in rete dovrebbe essere affrontata il più presto possibile (scuola primaria ?)… invece…
    Questa volta il copia-incolla lo faccio io, Andreas permettendo, distribuendolo dove posso.
    Antonio (o Antonello)

  7. Non so perché ora WordPress mi chiama così…
    devo aver pasticciato io, nel profilo…
    Mah!
    Confesso la paternità (o dovrei dire la maternità??? 😉
    del post precedente e per sicurezza mi firmo…
    M.Antonella

  8. Chiaro ed esauriente, Andreas,questo tuo vademecum in 7 punti, per controllare la veridicità
    e l’attendibilità delle pagine web.
    Mi ha colpito l’affermazione:

    “Trovo due pagine sullo stesso argomento, una in inglese e una in italiano.
    Mi dispiace amici, ma quella in inglese è probabilmente meglio.”

    Il mio amor di patria ne è uscito un po’ indolenzito…
    ma probabilmente quel che dici è vero…
    Tuttavia, seguendo i tuo consigli, farò dei controlli incrociati… 😉

Lascia un commento