Andando per scuole e dintorni

Sabato 31 marzo sono stato generosamente ospitato presso la Fondazione Ente Nazionale Canossiano in occasione della presentazione del loro Bilancio Sociale 2010/2011.

Le conversazioni che ho avuto con alcune delle persone che ho incontrato, e la particolare sintonia che ne è emersa, mi hanno indotto a riflettere su di una serie di esperienze che ho vissuto negli ultimi anni e che avevo lasciate disperse, per così dire. Così le ho raccolte, rendendomi conto di come nel loro insieme queste perdano il carattere episodico che io superficialmente attribuivo loro e come invece rappresentino un vero e proprio nuovo corso, forse l’unico vero corso delle mie attività.

Conseguentemente, ho aggiornato la pagina Chi sono e ne ho aggiunta un’altra che raccoglie tutti questi episodi, che ho chiamato appunto Andando per scuole e dintorni. E vedo che tutto questo mi rallegra molto.

Grazie alle persone che mi hanno indotto a riflettere meglio.

E ora l’audio dell’intervento che ho cercato di ripulire da rumori e cose inutili. Qui la versione scaricabile (53.9 MB) e qui la versione online:

(la durata è di 58 minuti e 49 secondi: intervento 43 minuti, discussione il resto)

3 pensieri riguardo “Andando per scuole e dintorni”

  1. Che bello è stato ascoltare questo intervento! 🙂 🙂
    Hai centrato un punto fondamentale: la memoria si fissa con le emozioni. Penso infatti che il per-corso di “Editing Multimediale” rimarrà sempre un ricordo vivo, vivissimo, proprio perchè mi verrà spontaneo associarlo ad una pluralità di emozioni vissute insieme a te e a tutti gli altri miei colleghi. Concordo pienamente: l’educazione e la formazione perderebbero il loro vero significato se non fossero intrise di passione e amore. Ed è bello sentirti parlare dell’esperienza alla IUL…
    Sì, la copia è fondamentale. Quella nobile, certo. E a proposito di copia mi hai fatto venire in mente quando da ragazza, avevo 17 o 18 anni, frequentavo il corso di formazione professionale di vetrinista. Nel colore ero bravissima, mi piaceva un sacco usare tempere e matite, ero precisa, facevo delle splendide sfumature, era una di quelle attività che mi faceva stare bene, in pace con me stessa e con il mondo. In disegno però ero un disastro! E continuavo a dire a me stessa: non sei portata, è inutile, non ce la fai. Poi però, mio cognato, danese, diplomato all’accademia di Copenaghen, mi disse: “Ma chi ha detto che saper disegnare è un dono innato? Per saper disegnare devi copiare, copiare, copiare. E’ solo questione di allenamento”. Beh, adesso non so disegnare, ma copiare sì 😉

    Grazie ancora Andreas per questa meravigliosa opportunità di averti potuto ascoltare ancora.
    Ormai lo sai, io quando posso, come posso, con le mie limitate conoscenze, continuo a seguirti.

    Alla prossima!

    1. Già, il disegno… Alle elementari ero molto taciturno, somaro in aritmetica perché terrorizzato dagli urli con la quale la maestra voleva farcela capire, un po’ confuso da lingue diverse che sentivo a casa, mi veniva naturale disegnare e, non raramente, quando dovevo spiegare qualcosa a un adulto, mi veniva spontaneo aiutarmi con un disegno. Andò a finire che il disegno era la “materia” nella quale eccellevo alle elementari e la classe era decorata con i miei disegni. Poi andai alle medie, dove c’era addirittura un’intera professoressa dedicata al disegno, anzi all’educazione artistica! Ma fu un disastro. Il mio modo completamente spontaneo di esprimermi con le forme e i colori si infranse in una metodologia imposta che prevedeva che copiassimo esclusivamente un certo tipo di vasi ornamentali, secondo criteri rigidi inderogabili. Così, mi passò completamente la voglia di disegnare e per un paio di decenni non ho mai più fatto niente se non obbligato per racimolare un 6. E sono diventato ancora più taciturno.

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