Conclusione attività I di sottotitolazione di un video – #edmu14

Clicca qui per scaricare il pdf (122KB)

Sommario:

Precisazione su cosa si intenda per conclusione dell’attività. Scrittura di un abstract di 1000 parole. Ripasso su software libero e impiego di LibreOffice. Richiamo sull’accuratezza della scrittura e ripasso su come scrivere il carattere È nei vari sistemi operativi. Correggetemi!


Cosa si intende per conclusione

Diciamo subito che chi è in ritardo non viene tagliato fuori da questo post. Ognuno ha i suoi tempi, determinati dalle proprie contingenze familiari e di lavoro. Penso che nell’ambito dell’aggiornamento professionale si debba imparare a rispettare i tempi individuali. Non vi sono mai scadenze quindi: io continuo a rispondere anche a commenti fatti su temi discussi due anni fa. D’altro canto in questa fase il laboratorio #loptis deve anche seguire la temporizzazione di Editing Multimediale #edmu14, che è un corso universitario con un termine definito: 6 febbraio. Cercheremo quindi di aggiustare la collocazione temporale delle attività segnalando i passaggi dall’una all’altra ma, ripeto, il vostro impegno individuale su ciascuna di esse avrà valore a prescindere dal tempo.


Scrivere un abstract di 1000 parole

Il programma 1 prevede che ciascun partecipante pubblichi in piattaforma un abstract che riassuma ciascuna attività. L’abstract deve essere al massimo di 1000 parole. Quindi chiedo a tutti di redigere un abstract che sintetizzi tutto quello che è stato fatto nell’ambito o al margine dell’attività di sottotitolazione e di pubblicarlo in piattaforma. Lucia vi aiuterà per i dettagli. Ovviamente, coloro che non hanno ancora completato l’attività procrastineranno la scrittura dell’abstract al tempo adeguato.


Usare software libero: LibreOffice

Cogliamo l’occasione per dare maggior corpo anche al precedente adempimento. Usualmente, in circostanze del genere, nella modulistica si fa riferimento a documenti word. Purtroppo da tanti, troppi anni, è invalsa l’abitudine di usare documenti word, come se questa fosse l’unica alternativa possibile. In un corso come questo, dove si pone grande attenzione ai risvolti etici, culturali e di sostenibilità economica che l’impiego di un software piuttosto che un altro può comportare, dobbiamo sollevare la questione. Il programma Word è un ottimo prodotto della maggiore azienda software del mondo, ma non è l’unico! E non è nemmeno l’unica modalità possibile quella di utilizzare software proprietario, vale a dire software per l’uso del quale bisogna pagare qualcuno. Esistono oggi numerosissime alternative, di grande valore tecnico e etico. Invito ad andare a rileggere il post https://iamarf.org/2012/12/17/una-piccola-esplorazione-su-cosa-e-il-software-oggi-linf12/Una piccola esplorazione su cosa è il software oggi – #linf12.

In concreto: chiedo a tutti i partecipanti di redigere gli eventuali documenti utilizzando il software https://www.libreoffice.org/LibreOffice. Si può scaricare per tutti i sistemi operativi ed è come Word, non identico ma simile. L’anno scorso ho fatto una simile richiesta a 370 studenti di medicina e non ci sono mai stati problemi, quindi si può fare. Naturalmente iniziando dal succitato abstract.


Scrivere in bella calligrafia

E cogliamo l’occasione per mettere in luce un ulteriore elemento: l’accuratezza. Mi riferisco alla sciatteria dominante nelle relazioni online, nelle email, nei commenti in qualsiasi contesto. Constato con amarezza che spesso è proprio dalla nostra generazione che vengono i peggiori esempi, che possono talvolta culminare in qualche email scritta da qualche collega, piena di refusi, in minuscolo, o peggio tutta in maiuscolo, sintatticamente devastata. Preferisco un messaggio in SMS-ese che un’email del genere da parte di un coetaneo. La qualità parte dal basso, dalle azioni minime, sempre. Si può essere sintetici e veloci quanto si vuole, i tempi lo impongono spesso, ma non per questo si è autorizzati ad essere cialtroni. Quando si scrive al computer o sul tablet si deve essere accurati, esattamente come quando si scriveva in bella calligrafia. È stato un regresso rinunciare alla bella calligrafia. È un regresso scrivere in internet come un analfabeta. È importante anche la È correttamente accentata (e non apostrofata!) con la quale inizia questa frase. Chi vuole sapere come si fa la È nei vari sistemi può leggere il post https://iamarf.org/2014/01/27/e-loptis/ e i relativi commenti.


Siate severi

Siate severi con voi stessi e, in questa circostanza, con il sottoscritto: segnalatemi refusi e errori di ogni genere! Ogni refuso segnalato un + sul registro…


Note

… programma1
Avevo già diffuso una prima versione del programma ma sto lavorando ad una versione più articolata e ponderata. Al momento della consegna alla segreteria ne faremo oggetto di un post, quale momento di riflessione sul modello formativo appropriato per un corso di questo genere

28 pensieri riguardo “Conclusione attività I di sottotitolazione di un video – #edmu14”

  1. … ti fa vedere che oltre a quello che hai sempre visto e utilizzato ci può essere altro e magari quell’ “altro” che trovi è anche meglio di quello che prima era L’UNICO…come già citato nella relazione LibreOffice è stato una bella sorpresa, per quanto fossi a conoscenza di altri programmi non li avevo mai esplorati…

  2. Ecco, finalmente anch’io posso dire di aver installato sul mio pc il pacchetto LibreOffice. Confesso che non conoscevo questo software e contrariamente a OpenOffice l’ho trovato molto interessante e naturalmente accattivante. Per certi aspetti l’interfaccia del programma Writer mi sembra sia meglio di Word; ho capito cosa intendeva Roberta quando ha scritto circa i disegnini interessanti …condivido.
    In seguito al presente post del professore e ai numerosi links presenti ho imparato un bel pacchetto di cose circa la differenza fra software libero e software open source che, erroneamente, identificavo come medesimi programmi senza riflettere, più di tanto, sui principi etici sottesi in entrambi.
    Conosco e uso OpenOffice da quattro anni, poiché installato sulla maggior parte dei pc della scuola in cui lavoro, considerando il fatto che le versioni usate sono piuttosto datate, poiché, come spesso accade, nessuno ha mai tempo di aggiornare niente, ma di usare tutto sì, la mia idea e il mio approccio alla funzionalità di OpenOffice ha risentito dei problemi che via via ho avuto: difficoltà del programma a leggere i contenuti preparati a casa con formati differenti, ecc…
    Ciò che mi ha lasciata basita è stata l’esperienza in merito alla correzione delle prove INVALSI lo scorso anno; quattro pc pronti per la correzione, ma, sorpresa, la maschera dell’INVALSI funziona solo con il pacchetto Office di Windows. Questo episodio chiaramente ha contribuito in maniera rilevante ad alimentare in me una sorta di pregiudizio verso le risorse open source, puntualmente smontate dai contenuti del presente post.
    Concludo, dicendo qualcosa che probabilmente ho già scritto in questo luogo, è incredibile quanto si possa imparare allontanandosi, sempre consapevolmente, dai canoni tradizionali di studio.
    Grazie per questa opportunità.
    Il resto delle mie scoperte nell’abstract!

    1. Ciao Roberta,

      Ehi, è grave quel che scrivi, “quattro pc pronti per la correzione, ma, sorpresa, la maschera dell’INVALSI funziona solo con il pacchetto Office di Windows.”

      15 anni fa, ci fu un censimento in Svizzera dove si poteva rispondere online: seguo le istruzioni della circolare, faccio il login con Netscape Navigator il browser che avevamo sui computer a scuola, ma non posso andare avanti: il pulsante non c’è. Chiamo il numero d’aiuto dell’ufficio federale della statistica, a chiedere se posso uscire facendo indietro nel browser, o se non devo perché loggata. Il tizio si scusa, dicendo che ops, bisognava usare Microsoft Explorer, si erano dimenticati di controllare con altri browser e conferma che posso uscire a marcia indietro.

      Più grave: quando ci fu l’uragano Katrina in Louisiana nel 2005, furono donati diversi computer riattati con Linux e software liberi ai soccorritori volontari per coordinare le operazioni. Però la banca dati della Croce Rossa americana che centralizzava i dati anch’essa era soltanto accessibile con Microsoft Exporer.

      Ma oggi queste cose non dovrebbero più accadere. Nemmeno l’anno scorso, e nemmeno con versioni datate di OpenOffice: ci saranno altre scuole dove gli aggiornamenti non vengono fatti regolarmente.

      1. Carissima Claude,

        dal contenuto del tuo intervento deduco che le tue considerazioni siano rivolte alla sottoscritta, Lisia e non Roberta, perciò mi permetto di replicare.

        Se consideriamo il fatto che la nostra vita quotidiana è ormai fortemente connessa e intersecata con la tecnologia,, per fortuna o sfortuna non saprei anche se preferisco di gran lunga la prima ipotesi! condivido quando dici “Ma oggi queste cose non dovrebbero più accadere. Nemmeno l’anno scorso, e nemmeno con versioni datate di OpenOffice: ci saranno altre scuole dove gli aggiornamenti non vengono fatti regolarmente”

        Invece accade, accade ancora nonostante i passi da gigante che il progresso tecnologico sta effettuando grazie ad una moltitudine di utenti che dedicano tempo ed energie allo scopo, proprio come te. Ma nelle scuole italiane, o meglio, in alcune di esse, accade questo ed altro. La cosa più triste, a mio modesto parere, non è tanto il sistema tecnologico più o meno datato con il quale ci si trova a lavorare, o meglio a combattere quotidianamente, quanto la chiusura mentale di chi non vuole accettare il cambiamento e non vuole cercare di capire cosa accade e cercare risposte efficaci per fronteggiare ed accogliere consapevolmente ciò che di nuovo il cambiamento implica.

        Tornando all’INVALSI, oltre la problematica descritta, aggiungo che ho faticato non poco per convincere alcune colleghe della necessità di un collegamento internet necessario anzi determinante per l’utilizzo della maschera di correzione!

        Ecco questi sono alcuni degli aspetti realistici con i quali abbiamo a che fare, io per lo meno….attendo con ansia le prove INVALSI previste per il 2015, non tanto per le prove in sé quanto per quello che potrà accadere durante la correzione!

        A presto Claude e grazie per le tue attenzioni.
        Lisia

        1. Anche io attendo con ansia le prove INVALSI perchè l’anno scorso una soluzione alternativa alla maschera per excel c’è stata: una maschera scritta in linguaggio java. Solo che, ahimé, non è stata pubblicizzata, vedi qualche informazione in più qui e qui.
          Vedremo di sollecitare ancora l’Invalsi per avere un’alternativa percorribile.

          1. Ciao Maupao,

            ho letto entrambi i post e li ho trovati interessanti, mi sorge spontanea una domanda …per giunta banale, ma qualcuno in alto ha letto l’art. 68 del Codice dell’amministrazione Digitale? Forse no, anzi visto il putiferio dello scorso anno direi proprio di no! Comunque il discorso dell’applicativo potrebbe avere un ottimo sviluppo e risolvere parecchie grane…staremo a vedere!

            1. Anche secondo me non l’hanno tanto presente. Mi sa che bisogna farglielo notare. Non abbiamo ancora preso contatti per il nuovo anno ma lo faremo quanto prima per sollecitare una soluzione che venga anche poi pubblicizzata e divulgata adeguatamente.

  3. Ho scaricato Libreoffice per Mac, che uso da poco, perché vorrei continuare a “perseguire” la strada meno conosciuta e comoda. È un continuo provare, cercare di capire e riprovare…ed è forse anche in linea con la proposta di non fermarsi a un Word.

  4. Ciao, ho dato il mio piccolo contributo alla traduzione del tutorial. Ho imparato che competenze nel settore relativo al contenuto che si traduce permettono una traduzione meno letterale e più efficace. Le difficoltà che ho trovato dipendevano dal fatto che non conoscevo l’esatta funzione di un pulsante.

    1. Di quale pulsante?

      Qual è il senso di questa domanda?

      Quando abbiamo un problema, proviamo a fare una domanda pubblicamente, qui: qualcuno potrebbe avere risolto lo stesso problema.

      Quando abbiamo risolto un problema, raccontiamo come l’abbiamo risolto: potrebbe servire ad altri.

      Impariamo a far correre le informazioni.

  5. Grazie ricevuto e fatto!!!Installato Libreoffice e mi sto baloccando per fare una “relazione in bella calligrafia”:veramente ci sono anche delle immagini accattivanti da usare…

  6. Raccolgo la sfida del professore e mi permetto di fare un appunto sull’espressione “bella calligrafia”…
    È vero che la lingua italiana è in continua evoluzione, ma, anche se tutti ormai usiamo quest’espressione nel parlato, io continuo a sentirla stridere come un’inutile ripetizione nello scritto. Sono ancora dell’idea che scrivere bella grafia sia più corretto.

    1. Sì, ma facciamo che alla cultura erudita si accompagni sempre anche una cultura pratica, atta a risolvere i problemi. Mi spiego. L’accuratezza della scrittura soddisfa un criterio estetico ma è anche una forma di sopravvivenza: un simbolo sbagliato distrugge un’equazione, blocca un computer, fa crollare un ponte. È straordinario il livello di disattenzione che scopro in tanti adulti, colti e anche orgogliosi di esserlo. Magari altrettanto severi nei confronti dei propri alunni, ma quando sono loro a cimentarsi in qualcosa si nuovo, zac! Gli errori fioriscono:
      – Prof non mi funziona
      – Che vuol dire?
      – Ho dato il comando preciso come ha detto lei…
      – Ma sei sicuro?
      – Sì, l’ho controllato 10 volte…
      – Mi fai vedere il comando che hai scritto?
      – Eccolo…
      – Le doppie virgolette, quante doppie virgolette vedi?
      – Eh… una
      – Non s’era detto che ci voleva una doppia virgoletta all’inizio dell’URL e una alla fine”?
      – Vabbè, mancava solo una doppia virgoletta!
      – EH NO! Basta un solo carattere, uno solo, per rendere incomprensibile il comando alla macchina!

      1. Andreas, credo che Sandra intendeva che visto che “calligrafia” significa già “bella scrittura”, “bella calligrafia” è pleonastico.

        Anch’io ho sussultato inizialmente su “bella calligrafia”, ma non per quel motivo etimologico. È che ho imparato negli anni 80 cos’erano gli stili di paragrafo perché mio fu marito rovinava allegramente i suoi – e purtroppo anche nostri – testi elettronici lunghi facendo un mucchio di aggiustamenti di superficie per ottenere quel che voleva vedere, allora con Word. A un certo punto il file non si poteva più salvare, salvo come .txt per togliere tutta quella robaccia di formattazione apparente, poi riformattare con paragrafi dagli stili definiti.

        E questi casini dovuti alla formattazione apparente li ho re-incontrati regolarmente traducendo: anche, paradossalmente, i testi di un progetto sull’uso delle TIC nell’insegnamento. Dopo un po’ ogni volta che me ne arrivava uno, lo salvavo come .txt prima di tradurre. Un po’ una pizza quando c’erano tabelle lunghe da ricostituire, ma sempre più veloce e pulito nel complesso. Poi una volta ne è arrivato uno che sembrava formattato razionalmente. Comincio a tradurre sopra l’italiano e paffeté, dopo qualche riga non riesco ad andare avanti. Controllo: avevano messo tutto il dannato testo in un mucchio di tabelle dai bordi nascosti…

        Lo so bene che tu non intendi quella formattazione apparente con “bella calligrafia”, e la tua risposta a Sandra lo conferma. Però temo che il rischio di fraintendimento ci sia, perché la tentazione della formattazione in superficie, del “come verrà stampato” è grande.

        Ultimo esempio: da qualche mese sto aiutando un signore che sta diventando molto ipovedente a sfruttare le funzioni di accessibilità del suo Mac per continuare a scrivere, e rivedere testi già scritti quando ci vedeva bene. Regolarmente, definiamo la pagina del testo sul quale vuol lavorare con margini di 8 cm perché li possa ingrandire con il zoom di LibreOffice e visto che non basta, anche con quello di sistema, e definiamo i paragrafi come allineati a sinistra, perché giustificati a sinistra e a destra vengono molto male con margini così grandi. Però altrettanto regolarmente, tra i nostri incontri, prova a riformattare in superficie per ottenere quel che vorrebbe sia la versione stampata, ma non ci capisce più niente quando zooma.

        Ho provato a spiegargli il concetto di “frappe au kilomètre” (come si dice in italiano? Quando batti prima il testo senza nessuna formattazione?). Non gli va: a parte che l’espressione in effetti è brutta, lui vuol impostare il testo sin dall’inizio come verrà stampato. anche se non lo può vedere così, ma è così che pensa quel che vuol scrivere. E a 80 e passi anni, è comprensibile. L’ultima volta ho provato a riformulare: “Consideri che la formattazione che può vedere zoomando è come le prime bozze in colonna.” Sembrava già più convinto, ma vedremo.

      1. La più vecchia è considerata stabile, la più recente è appena sfornata quindi potrebbe avere qualche bug ma niente di importante. Io ho scelto l’ultima e vado via tranquillo senza particolari problemi.

Lascia un commento