Daily: miscellanea di risposte

Sociogramma 23 aprile 2011. I nodi rossi sono studenti di medicina, i nodi blu cyberstudenti, il nodo celeste è il docente. Una linea che congiunge due nodi significa che almeno uno dei due ha fatto almeno un commento ad un post dell’altro.
Sociogramma 23 aprile 2011. I nodi rossi sono studenti di medicina, i nodi blu cyberstudenti, il nodo celeste è il docente. Una linea che congiunge due nodi significa che almeno uno dei due ha fatto almeno un commento ad un post dell’altro.

(ruzzolando, i refusi domani … forse …)
Ci sono varie domande a cui devo rispondere ed anche qualche commento da fare. Includo tutto qui, ponendo riferimenti. Indice argomenti:

delle domande sciocche del grave vizio di disturbare i prof, zoccoloduristi che scalpitano, della rassicurante sicurezza, dell’ansia da password, delle blogoclassi blu, dell’evoluzione, dell’istruzione, del valore dell’errore.

Delle domande sciocche e del grave vizio di disturbare i prof

È incredibile quanto spesso le vostre domande siano precedute da solenni dichiarazioni di incompetenza o di stupidità della domanda a venire. Ma che cosa vi hanno fatto da piccini? Che cosa ci hanno fatto? Quando eravamo bambini facevamo tante domande. Usciti da scuola siamo terrorizzati di fare domande. Sicuro che vada tutto bene? Come facciamo a produrre poeti mirabili, esploratori coraggiosi, ricercatori brillanti, diagnosti acuti, in queste condizioni? E non stanno forse spiegando a tutto il mondo, i guru dell’economia e della tecnologia, che il futuro della società sta tutto nella capacità innovativa? Come facciamo a innovare se siamo terrorizzati di uscire dal seminato proprio negli anni che dovrebbero essere caratterizzati dal massimo ardimento?

Altro aspetto di questo fenomeno: … mi scusi per il disturbo … grazie per l’attenzione concessa … non so se è il momento (in orario di ricevimento) …

Dato per scontato che tutte le forme di rispetto (soprattutto quelle verso i più deboli …) fanno onore a chi le esprime, chiariamo il concetto: un prof è pagato per essere disponibile con gli studenti e per rispondere. Fa parte del servizio, e gli studenti sono cittadini che hanno pagato (sempre di più) per quel servizio. Nessuno vi regala niente rispondendovi.

Le vostre titubanze mi ricordano benissimo quelle che io e tanti miei compagni di scuola avevamo alla vostra età. Siccome tutto ciò attiene alla faccenda dell’istruzione, ci ritorno più giù.

Zoccoloduristi scalpitano

Gianmaria chiede in bacheca se sono state stabilite le date per il test. Non ancora. Verranno comunque fissate dopo il 29 di maggio per via del regolamento. In ogni caso le annuncerò qui, nel Daily.

Incidentalmente, preciso che il Daily – e questo blog, in generale – va seguito. È una regola fondamentale del corso. Parlando con una studentessa iper-indecisa mi resi conto che non aveva letto nulla, ma a lezione ero stato estremamente chiaro: chi non legge e chi non si iscrive per me non esiste.

Attenzione, i computer sono molto usati anche in Zoccolodurolandia, perché sono fondamentali per informarsi, su tutto. La differenza è che i zoccolodurolandiani li usano in modo passivo, ma li usano, eccome!
Quindi, se uno chiunque di voi conosce un zoccolodurolandiano disperso, lo informi di questo fatto, e che perlomeno mi scriva un’email.

Della rassicurante sicurezza

Giorgia esprime bene un sentimento diffuso:

E’ vero, si può impostare delle opzioni sull’account per renderlo meno visibile da chi ancora “non è tuo amico”, ma davvero mettiamo così al sicuro le nostre informazioni? Facebook ci serve sì per comunicare, ma anche per “farci vedere”, taggarci in posti dove siamo stati ecc. E’ possibile farlo in una “rassicurante” sicurezza?

È decisamente un fenomeno interessante: la domanda di sicurezza cresce con la sicurezza medesima. Sono proprio i cittadini delle società più ricche, quelle dove si vive meglio (materialmente) e più a lungo, ad essere sempre più ossessionati dalla sicurezza. Sicurezza di ogni tipo.

Vivere è molto rischioso, ma ne vale la pena. Non c’è attività che non comporti l’accettazione di un rischio a fronte di un vantaggio. Il fatto è che vi è molta irrazionalità nella valutazione dei rischi, che dovrebbe semplicemente basarsi sull’entità della posta in gioco e sulla probabilità dell’occorrenza sfavorevole

Una bella gita al mare comporta dei vantaggi innegabili per un fiorentino ma anche l’assunzione del rischio di percorrere 160 km di autostrada, fra andata e ritorno. In Italia muoiono in questi anni circa 4000 persone l’anno e 300000 rimangono ferite, secondo le statistiche Istat. In termini percentuali sono rischi relativamente piccoli, quello di morire è circa 1 su 10000 e di rimanere feriti intorno allo 0.5%. La posta è tuttavia alta, massimale nel caso di morte. Quindi è un rischio importante, ma lo accettiamo senza pensarci poi tanto, al punto che ovvie e banali misure, come quella della distanza di sicurezza vengono praticamente ignorate.

Invece, rischi remotissimi e risibili, come fu quello della “mucca pazza” alcuni anni orsono, creano delle vere e proprie psicosi di massa.

La tecnica fondamentale per ridurre i rischi è usare il cervello per adeguare il proprio comportamento alla posta messa in gioco e alla probabilità.

La rete è un posto pubblico, dove può succedere di tutto, esattamente come nei luoghi pubblici fisici. Un locale pubblico è molto pericoloso se io mi assento da un tavolo lasciandoci sopra il libretto degli assegni aperto. Allo stesso modo FB è molto pericoloso se io metto nel mio profilo gli estremi del mio accesso online al conto bancario. Rischi elevati ma determinati da un comportamento stupido, come nel caso della distanza di sicurezza.

In realtà nessuno vede grandi rischi nell’andare a prendere un aperitivo, perché si dà per scontato che le conversazioni siano ragionevolmente leggere. Esattamentne lo stesso vale per FB o qualsiasi altro ambiente online. Io ho circa 1500 contatti – non certo amici – in FB ma non vedo quali possano essere i rischi. Uso FB per ciò che mi serve, soprattutto come una sorta di megafono per annunciare iniziative che ho interesse a diffondere. Nel profilo non ho messo nulla, eccetto l’indirizzo del mio blog, che è il mio strumento di lavoro.

Non ho nemmeno paura di tutelare la mia identità che non è una cosa statica ma è frutto di un dinamismo, il dinamismo dei pensieri e delle azioni. Io in rete, come nella vita, come tutti, esisto nella misura in cui creo roba nuova, di qualsiasi genere. Ciò che non creo non ha alcun valore, è mera chiacchera, magari mero dato anagrafico. Invece ciò che creo, nessuno me lo può rubare, perché è continuo divenire. Quello che mi farebbe veramente paura sarebbe una qualche diavoleria in grado di togliermi la capacità creativa. A questo ci penserà la Natura ma è inutile perder tempo sull’ineluttabile, c’è troppo altro da fare.

Trovo invece che FB sia preoccupante perché chi lo controlla può distorcere la vita delle comunità che vi si formano, in virtù di interessi privati. Come ho scritto altrove i problemi sono due.

  1. FB e altri ambienti generalisti internet-simili attraggono utenti perché le risorse interne sono accessibili solo facendo un account: l’indirizzo di un post nel mio blog http://iamarf.org è accessibile in tutto il mondo – cosa che io desidero – mentre un post in http://www.facebook.com/iamarf è accessibile solo per gli utenti di FB. Questo è inaccettabile e quindi io non posterò mai niente esclusivamente in FB ma solo come mero riflesso di ciò che posto all’aperto.
  2. Se un utente arriva a disturbare in qualche modo gli interessi di un gruppo di potere sufficientemente potente, quest’ultimo potrà influire sul management di FB che avrà più a cuore il suo business della mia libertà. Questo è inaccettabile. Io non voglio padroni di sorta. Come giustamente annotava Maria Grazia,  agli italiani FB piace, e molti sono su FB ma non hanno per esempio un’email. Notoriamente dalle nostre parti, l’ombra del padrone non disturba poi troppo, in cambio di qualche perlina colorata facciamo finta di nulla senza crearci troppi problemi. Questa attitudine va combattuta e c’entra molto con la faccenda dell’istruzione.

Silvia chiede:

Ma mi chiedo c’è un controllo per esempio anche nei blog?O questi sono un mezzo più libero? Ditemi di sì!

In base alla mia esperienza sì. Ovviamente anche WordPress.com ha un padrone, perché è un business, ma non mi fa ombra, per ora. Vale a dire che mi consente di mostrare tutto quello che faccio a tutto il mondo e, che io sappia, non censura. Esiste solo un’opzione Segnala come “per adulti”. Se un utente segnala il mio blog come per adulti (io l’ho fatto con il blog di un visitatore di quello di uno degli studenti) allora lo staff di WordPress controlla rapidamente e, se si tratta di un blog con contenuti non appropriati per la totalità dei potenziali visitatori, allora non lo censura ma riduce le facilitazioni al suo reperimento, con una varietà di tecniche che chiunque può conoscere andando a vedere la documentazione di WordPress.

Sia chiaro, niente è sicuro a questo mondo. La prima volta che avrò il sentore che WordPress abusi della possibilità di censurare materiali per motivi di opinione o politici io metterò in un fagotto il blog esportato periodicamente in xml e lo trasferirò altrove. Troverò un altro servizio libero, e se non lo troverò più lotterò per crearne uno nuovo.

Dell’ansia da password

Dice Luigi:

[…] uno dei motivi per cui sono restio a servirmi di siti come quello suddetto è la necessità di iscriversi, con nome e password. Trovo la cosa odiosa perchè ormai sono talmente tanti i siti che richiedono tale procedura che dovremmo creare un’ agenda con tutti i nostri tantissimi nomi e password per ciascun sito cui ci siamo iscritti. Purtroppo la memoria da sola non basta.Nè credo conveniente utilizzare, come fanno in molti, sempre i soliti per evidenti motivi di privacy e sicurezza: impegandoli anche in servizi personali di una certa diffusione e rilevanza quali facebook, sarebbe pericoloso se fossero trafugati.
Quali sono le sue strategie e accortezze in proposito?

Le motivazioni del mio atteggiamento sono quelle esposte a proposito della “rassicurante sicurezza”. In pratica io procedo così.

  1. Posta in gioco significativa (conto online, accesso carta credito …). Moleskine e penna.
  2. Posta in gioco irrisoria (FB, Twitter, Anobii, Scribd, WordPress, Google, Dropbox, Youtube, Screencast, Flickr, Linkedin, Delicious, Stumbleupon, Digg e chissà quanti ancora) Tutti stesso user e stessa password. Se in alcuni ho un user diverso è per motivi storici: vecchie iscrizioni fatte in epoca pre-iamarf e mi fa fatica cambiarle.

Delle blogoclassi blu

È grazie alla totale trasparenza che possono nascere altre esperienze come quella di informiamocifacendo e che ho scoperto in un commento. L’ho chiamata un po’ iperbolicamente blogoclasse blu, ma la potenzialità virale della faccenda è chiara.

Dell’evoluzione

Riferendomi al post, molto articolato, di Matteo, questa e successive annotazioni. Dice Matteo di non condividere il fatto che

Oggigiorno “evoluzione” ha preso il significato di un volgere verso qualcosa di positivo, quasi un migliorarsi.

e di domandarsi cosa significhi esattamente “evoluzione”.

Io per evoluzione intendo la progressione verso complessità crescenti. L’universo è primariamente caos, ma il caos produce regolarità marginali nelle quali si annidano isole di vertiginosa complessità, a loro volta composte di larghe fasce di caos con dentro altre isole di complessità. C’entrano i frattali che ha scoperto Martina, non poco. Nel caos termodinamico delle stelle si producono il carbonio – mattone fondamentale della vita e strumento di tortura degli studenti nei primi due-tre anni di medicina –  ed anche tutti gli altri elementi. Su qualche zolla nell’universo, quale la Terra, tali elementi-mattoni si aggrovigliano in macromolecole sempre più complesse e possono alfine emergere muffe che si avvitano in spirali di complessità vertiginosa: biosfera -> ecosistema -> umanità -> società -> cyberspazio -> noosfera -> ∞

Nessuna valutazione etica. Mera osservazione scientifica e pura meraviglia.

Dell’istruzione

Poi Matteo dice:

Mi sembra davvero insensato insultare il sistema di istruzione.

😀

In una società ipercomplessa, che sta appunto evolvendo a perdifiato verso una complessità vertiginosa – pochi anni fa PubMed aveva 16M di articoli, ora siamo a 20M, esiste addirittura la meta-meta-letteratura scientifica, ogni due anni raddoppia la quantità di informazione prodotta dall’umanità ecc. – lo schema industriale di impippiamento delle nuove generazioni, schema di matrice ottocentesca, si sta rivelando insufficiente. Schema peraltro recentissimo rispetto alla storia della cultura umana, avrà formato sì e no una decina di generazioni. Questa è un’emergenza che viene considerata strategica da chiunque al mondo si occupi di formazione, sviluppo economico, organizzazione, scienza. Organizzazioni internazionali quali l’OCSE o organizzazioni quali McKinsey investono moltissimo nella ricerca sulla formazione. È un problema molto complesso ma c’è generalmente accordo sul fatto che l’istruzione debba essere sempre meno mera istruzione e sempre più capacità di acquisire informazioni, di apprendere autonomamente e di risolvere problemi in ambiente complesso, in ambiente ambiguo.

Voi, come tutti i giovani del mondo avete la più grande forza che la Natura abbia prodotto, a nostra conoscenza: la capacità di apprendere, che da bambini prorompe con grande evidenza. L’attuale sistema di (mera) istruzione soffoca in grande misura questa capacità innata.

Tanto per fare un esempio, ho potuto constatare di persona, come è ovvio e perché il tema mi interessa, le capacità di risolvere problemi di matematica degli studenti di V liceo scientifico: autonomia di pensiero = 0.

Qualcuno crede che io voglia fare a meno della scuola. No, proprio perché la formazione è un fattore strategico, penso che la scuola sia cruciale ma penso che vada veramente rivista radicalmente.

Del valore dell’errore

Perfetto alibianchi. Come se tu acquistassi fisicamente un numero di Science. Nessuno ti vieterebbe di regalarlo ad un amico.

14 pensieri riguardo “Daily: miscellanea di risposte”

  1. Credo che in un corso universitario sia molto più facile fare degli esperimenti. Nelle scuole ci sono molti più vincoli: un programma imposto, lo spauracchio della (im)maturità, il “fondo” richiesto da un lavoro che dura circa 9 mesi contro uno che ne dura si è no 2, le pressioni dei genitori …

  2. Riflettendo sull’intervento di Antonio (7 nell’elenco) devo aggiungere che come nonna di una nipotina di 8 anni anche io sento questa faccenda dell’impippiamento, come dire, di stretta attualità. L’inutilità (se si esclude l’esercitazione della memoria, ma serve?) della maggior parte delle attività scolastiche a cui sottoponiamo discenti sempre più smaliziati (anche se la maggior parte dei colleghi pensa esattamente il contrario) è spesso frustrante.
    Cercando una spiegazione di questa specie di riflusso scolastico (che induce anche molti genitori ad apprezzare la pedagogia del grembiulino) mi sono chiesta se manchino proposte, idee, o esploratori del nuovo.

  3. Infatti; sono d’accordo, la questione anagrafica sta a cuore anche a me (e coerentemente ho tolto il disturbo con questa convinzione). Immagino che si possa convenire che uno svecchiamento anagrafico sia essenziale anche se, da solo, non risolve. Temo vi sia in atto un certo incartapecorimento mentale, confermo quindi e concordo sul meteorite

  4. Maria Serena la dentiera è ovviamente provocatoria, ma credo che la questione anagrafica sia un pochino sottovalutata. La mia generazione (sono nato nel 1960) ha di fatto occupato tutti i posti disponibili nelle scuole superiori, i pensionamenti serviranno a sistemare i soprannumerari prodotti dalla simpatica riforma della simpatica (sigh) ministra. Per i prossimi anni (dieci, quindici ?) è molto probabile che l’attuale organico rimanga pressoché immutato, nel frattempo ci vorrebbe una specie di rivoluzione per adeguare il sistema formativo ai tempi… sono tendenzialmente ottimista, ma nutro poche speranze su rivoluzioni condotte da sessantenni… a meno che qualche meteorite…

  5. Come insegnante nella scuola superiore e come padre di una bimba di quinta elementare sento questa faccenda dell’impippiamento, come dire, di stretta attualità. L’inutilità (se si esclude l’esercitazione della memoria, ma serve?) della maggior parte delle attività scolastiche a cui sottoponiamo discenti sempre più smaliziati (anche se la maggior parte dei colleghi pensa esattamente il contrario) è spesso frustrante.
    D’altronde, allentando la pressione esercitabile con verifiche nozionistiche, ho quasi sempre ottenuto risultati scoraggianti: http://amaiolino.net/?p=1712 (emme acca gi, ovvero mm di Hg, letto da un alunno di quarta liceo)

  6. Oddio la dentiera nel bicchiere …. oggi si può ben evitare! (tutto il resto forse no); però ti assicuro, Antonio, che le ondate di conservatorismo e ottusa sottomissione al corpus iuris civilis gelminianus è arrivata con i docenti di nuove leve. Io sono andata in pensione a 59 anni (con tutti i miei denti) non per stanchezza dei miei ragazzi, ma piuttosto per insofferenza verso numerosi colleghi/e 35-40enni sussiegosi, acritici, astiosi ma allineati e coperti. Gente perbene, ma con poca cultura e tanta paura di non essere abbastanza autoritario/a.
    Gente rispettabile, ma che tra altri dieci-quindici anni farà dire ripetere ad Andreas “ma cosa v’hanno fatto da piccini?” . Contaci. A meno che non accada che un meteorite abbatta questi dinosauri. Daje meteorite!

  7. Perfetta sintesi di ciò che penso da qualche anno, è terribile immaginare le classi delle scuole superiori italiane fra una decina d’anni, insegnanti con età media che oscillerà sinistramente intorno ai sessant’anni, dentiera nel bicchiere, possibilità di interazione prossima allo zero…

  8. Caro Prof,
    Penso che l’utilizzo di formule introduttive autodenigranti sia un retaggio del mondo liceale, dove effettivamente la popolazione dotata di titolo accademico è (a malincuore mi tocca ammetterlo) poco disposta a formare gli studenti nell’età dello sviluppo: tante lezioni, poche spiegazioni, nel senso di riuscire a incastrare realmente la materia in un reale percorso formativo che si possa definire attuale. Lo studente che non afferra alla prima occasione la Fenomenologia dello Spirito di Hegel è considerato una sorta di “seccatura” tanto per fare un esempio. Spesso richieste di chiarimenti sono ritenute perdite di tempo o peggio ostacoli al regolare svolgimento della giornata del Professore di turno. Capita che lo studente, anzichè premiato per aver dimostrato una riflessione interiore dal momento che non ha afferrato alcuni concetti, venga considerato il “furbone” di turno che non vuole essere interrogato, a cui rispondere svogliatamente. Personalmente mi considero uno di quelli che ha smesso di fare domande al personale accademico, prediligendo il percorso autoformativo, il “me la cavo da solo”. Non è il caso di tutti, ma di molti. Dispiace sentirsi rispondere a tono da titolari di cattedre a dir poco immeritevoli e si pensa che il mondo intero ruoti intorno a questo modo di fare. All’interno della Facoltà di medicina però ho avuto anche il piacere di essere smentito qualche volta 🙂 Buona Pasqua

  9. Mi scusi per il disturbo, Professore, ma il mio puntino blu Le voleva porgerLe a Lei i più d’istinti auguri di Buona Pasqua, ma solo se non Li ha ricevuti e solo Le sono graditi-oddio-come-faccio-se-non-sono-graditi 😉
    Scherzo un po’, permettetelo tutti
    Con l’occasione faccio gli auguri a tutti e vi ringrazio per questa avventura (ma solo se non disturbo).
    Cristina

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