
Sto lavorando con ipad da una piazza, spero che funzioni …
La questione sollevata da The Piper è importante. Provo a definirne qualche aspetto molto brevemente.
Mi spiego: con i social network, come Facebook e come Twitter, e come era MySpace ai suoi tempi, è possibile per chiunque entrare nella tua vita privata, per qualsiasi azienda sapere come sono orientati i tuoi gusti, sapere come passi i sabati sera e cosa ti piace mangiare a colazione. Per me questo controllo totale, questo Grande Fratello Orwelliano è la morte del libero arbitrio dell’individuo per cui tanto si è lottato nella Storia
Vero, ma la questione della privacy è, in modo più generale, indissolubilmente connessa alle tecnologie della comunicazione. Ricordo episodi di molestie subite negli anni ’70 attraverso il vecchio telefono di bachelite nera: il numero di telefono era sugli elenchi pubblici e nella grande maggioranza dei casi, essere reperibili su quegli elenchi era una cosa utile. Poi sono proliferati i sistemi di monitoraggio dei luoghi pubblici, anche a causa di un’ossessivo desiderio di sicurezza. Ok, forse siamo più sicuri ma la privacy se n’è volata via. Poi sono arrivati i cellullari, anzi, voi li avete trovati. Qui la privacy è andata definitivamente a ramengo. Se necessario l’autorità può tracciare tutti i vostri movimenti minuziosamente. Anche un’autorità poco rispettosa delle vostre opinioni politiche …
Tutto ciò che connette ci regala delle opportunità ma, al tempo stesso, minaccia potenzialmente la nostra privacy.
Più su nel suo post The Piper nominava Wikileaks. Precisiamo cosa sono i servizi giornalistici – perchè tali sono, e Wikileaks è uno dei tanti – di whistleblowing: servizi che consentono a dipendenti di organizzazioni “forti” di denunciare pratiche di corruzione o difformi da quello che i cittadini o i clienti si sarebbero aspettati.
Questa funzione è benemerita e non va a ledere la privacy dei cittadini onesti, bensì crea una funzione di controllo su azioni illecite e non di rado terribili perpetrate da governi, multinazionali o altre grandi organizzazioni, all’insaputa di cittadini, clienti, azionisti.
Questa funzione trova piena giustificazione in una progressiva ed estremamente preoccupante tendenza alla corruzione e a manovre poco trasparenti che affligge sempre più sia la politica che l’imprenditoria internazionale.
Un’ultima osservazione su Twitter. Il ruolo importante di Twitter non ha niente a che vedere con cose tipo il cazzeggio su FB. Twitter oggi è uno strumento giornalistico, un canale fondamentale utilizzato da tutte le agenzie e da tutte le testate giornalistiche del mondo. Rappresenta una sorta di continuum che collega in maniera magistrale le fonti con i canali giornalistici fondamentali e non solo.
Come al solito, il problema è giudicare fermandosi alle apparenze banali. Non nel post di The Piper ma in un altro che ora non ricordo, c’era scritto che Twitter non può che essere superficiale perché in 140 caratteri cosa vuoi comunicare … Non è questo il punto. In 140 caratteri si comunicano benissimo dispacci di stampa con un link: li scorri, vedi quello importante, clic e hai la notizia …
Se usate Twitter, raccogliete le fonti giornalistiche del mondo, invece di quelle nostrali, ormai quasi tutte solo partigiane e alcune francamente illeggibili, e allora inizierete ad informarvi per davvero …
Se parliamo di privacy, diritti et similaria, Facebook è notoriamente una trappola, come del resto tutti i luoghi “chiusi”. Se poi ci aggiungiamo il fatto che – grazie alla versione italiana di FB – gli italiani che non scrivono email hanno un profilo in Facebook, questo ve la dice lunga su quanto lo possano usare consapevolmente…
Penso che sia un’arma a doppio taglio :da un lato può servire per farsi conoscere perchè è semplice da utilizzare e quindi molti anche non esperti di computer sono iscritti (per esempio mio zio che non sa mandare e-mail ma il profilo di fb se l’è comunque fatto fare),è immediato (materiale visivo,o video_anche se uno non sa cosa scrivere e si sente un pò solo può postare un video “in” e sentirsi soddisfatto se ha 4 “mi piace”)e soprattutto va di moda! Però sì credo anch’io che sia uno dei modi_e credo che ce ne siano anche altri_ con cui si controllano le persone :si va dalle pubblicità mirate ai tuoi gusti, alla cancellazione da parte dell’autorità di FB di profili e/o movimenti che possono dar fastidio,essere scomodi.Ma mi chiedo c’è un controllo per esempio anche nei blog?O questi sono un mezzo più libero? Ditemi di sì!
Un po’ di bibliografia…
Consiglio vivamente, sulla questione privay e tecnologia, The Transparent Society, di David Brin, pubblicato da Basic Books (ed ora disponibile anche per Kindle).
Non recentissimo (1998) ma unico nel suo genere, e molto chiaro e “didattico”.
Anticipa molti dei punti sollvati dal caso Wikileaks, tra l’altro.
La tesi – il vero problema non è che loro possono vedere noi, è che noi non possiamo vedere loro.
In italiano non esiste e credo non esisterà mai.
Alcune posizioni dell’autore si possono discutere, ma vale decisamente la pena.
Buongiorno!
Per quanto riguarda il discorso privacy su Fb, più volte mi sono interrogata sul fatto che possa essere “pericoloso” rendere pubbliche così tante informazioni. Ci sono alcune persone che mi hanno anche detto di come non sia stato così impossibile rubare l’identità altrui… E c’è chi pensa che allora sia opportuno ridurre il numero di foto in cui compare, ma secondo me alla fine il problema rimane: basta ce ne sia una di foto per far sì che nome e cognome corrispondano ad un volto.
E’ vero, si può impostare delle opzioni sull’account per renderlo meno visibile da chi ancora “non è tuo amico”, ma davvero mettiamo così al sicuro le nostre informazioni? Facebook ci serve sì per comunicare, ma anche per “farci vedere”, taggarci in posti dove siamo stati ecc. E’ possibile farlo in una “rassicurante” sicurezza?
Perchè in Italia si è fatta la legge sul processo breve, depenalizzato il falso in bilancio, si vuole a tutti i costi riformare la giustizia e limitare le intercettazioni telefoniche nelle indagini? Secondo voi?