Questo è il primo post che rivolgo agli studenti della Italian University Line. Lo specifico in modo esplicito solo questa prima volta, varrà in seguito il fatto che i post saranno collocati nella categoria Studenti IUL 2009.
Come previsto dalla IUL per tutti i docenti, ho preparato un video (lascerò questo link “all’aperto” per un tempo limitato ma tornerò successivamente su questo) con lo scopo di presentare sinteticamente l’idea del corso, “Editing Multimediale”.
Ho pensato tuttavia che, trattandosi appunto di un video, poteva essere l’occasione di fare subito un’ulteriore riflessione. È per questo che nel video ho citato il libro “Digital Film-Making” di Mike Figgis, il regista che ha diretto “Leaving Las Vegas”.
“Digital Film-Making” mi è piaciuto molto perché descrive molto bene l’atteggiamento della persona creativa, disposta ad affrontare qualsiasi difficoltà e ad imparare qualsiasi cosa pur di vedere realizzata la propria idea. Mike Figgis descrive molto bene quanto sia particolare la situazione di un regista rispetto a quella di artisti che si esprimono in altri campi dell’arte. Infatti nella realizzazione di un film fra la concezione di un’idea e la sua realizzazione c’è di mezzo un processo estremamente complesso che richiede il coinvolgimento di una grande quantità di mezzi e di persone con mansioni e competenze molto diverse. L’avvento della tecnologia digitale consente di semplificare moltissimo il processo consentendo al regista di avere una presa molto più diretta sull’idea che intende realizzare.
È descrivendo questi problemi che Figgis cita un episodio molto interessante realtivo all’impiego di un software digitale per realizzare una sequenza video. È l’episodio al quale avevo accennato nel video di presentazione. Riporto qui di seguito il brano (“to shot” significa girare una sequenza e “to cut” significa montare una sequenza).
My experience with iMovie was interesting. I had it on my computer and I never used it. Then, one day, I shot something that I didn’t really want anybody else to cut at that stage. I just wanted to look at it. And I had no idea how to use the iMovie system. I am not someone who could be described as computer literate. I don’t love computers. I have been dragged to them reluctantly, and have been delighted by what they can do, but I had some difficulty in learning the system initially. So I would say I represent the low end of capability here. Compared to anyone under thirty, who will have had far more experience with computers than I have ever had, I’m in the Stone Age. So I turned the system on and there was a little demo reel that came with it just to help one through the process. I found out how to plug in my camera so that I could use the camera as a playback machine and as an importing machine. That seemed very straightforward.
Then I started importing some shots, and I saw very quickly how they aligned themselves into a sort of catalogue. within a couple of hours I’d cut a sequence. I started to think about how I could do a little sound dissolve here, and I went into the menu that said what was available in terms of effects for sound and effects for visuals. And it was so obvious and so self-explanatory, even to a novice like me, that I cut a really rather sophisticated five-minute film. Starting from zero, I did it in one day. And I immediately thought I could cut a whole features like this.
Questo episodio illustra benissimo come l’apprendimento sia legato allo stato d’animo della persona. Figgis non ha avuto bisogno di fare un “corso”. Eppure, non è pratico di computer, anzi, il computer gli sta anche un po’ antipatico. Tuttavia, essendo ben determinato ad ottenere un certo tipo di risultato e procedendo per tentativi ed errori, finisce con l’imparare ad usare ciò che gli serve. Ecco che il computer diventa interessante anche per Figgis, una macchina amica in quanto capace di potenziare le proprie capacità espressive.
Certo, Figgis, è stato certamente sostenuto da percezioni estremamente nitide dei risultati. I fin dei conti le immagini in movimento sono il suo linguaggio.
Mi sono divertito molto a fare il video di presentazione. Ho una qualche dimestichezza con le tecnologie digitali ma ho “giocato” con iMovie solo tre o quattro volte in vita mia. Poca esperienza specifica quindi ma un’intenzione ben precisa, avevo cioè ben chiaro quello che volevo comunicare ed avevo anche una certa voglia di baloccarmi con questo nuovo giocattolo. Credo che questa sia la condizione ideale per imparare qualcosa di nuovo.
Ero molto curioso di fare questo esperimento ma non è finita qui. La seconda parte è stata di mostrare il video ad una serie di amici, tutti molto abituati a leggere il linguaggio delle “immagini che si muovono” e alcune di questi professionisti nel campo della creazione e montaggio di filmati.
Le opinioni sono state generalmente positive ma di tipo molto diverso. Ci sono coloro che si sono soffermati su tutte le rifiniture tecniche che sarebbe stato possibile apportare. Coloro che, abituati a proporre filmati lenti e molto accurati sotto il profilo della qualità delle immagini, avrebbero preferito rallentare il ritmo della sequenza iniziale nella quale si susseguono i blog. Coloro i quali, avendo lavorato molto nel campo della pubblicità, hanno invece apprezzato proprio il ritmo serrato e sostenuto e che, anzi, forse si poteva accelerare ancora un po’.
Tutti hanno però confermato di avere ricevuto dalla sequenza iniziale, volutamente serrata e arruffata, la varietà e creatività che gli studenti esprimono nel confezionare i propri blog, che era esattamente quello che volevo comunicare.
L’amico esperto di montaggio di filmati pubblicitari mi ha spiegato come possa essere importante evitare di indulgere eccessivi tecnicismi quando questo possa favorire una maggiore “freschezza” del risultato.
Mi piacerebbe sentire in futuro la vostra opinione in proposito.
L’immagine e’ un valido sistema di comunicazione. Attraverso le immagini siamo in grado di creare emozioni molto piu’ profonde di quanto non potremmo ottenere con le piu’ accurate descrizioni. Paul Watzlawick, esperto di comunicazione, afferma: “Non è possibile non comunicare”.
bravo Andreas! Nemmeno io ho mai frequentato un corso di video editing, ma sono da sempre appassionata prima di immagini fisse e poi in movimento. Quando poi ho scoperto come attraverso questi strumenti digitali cambia il modo di comunicare attraverso le immagini ho cominciato a smanettare con vari programmi.
credo che tutte le immagini riescono a comunicare idee, opinioni, stati d’animo emozioni….
Creare!! Non sono un esperto di computer. Ho imparato guardando un mio amico, mosso da una indivia enorme (perchè lui sapeva fare e io no) a creare mini video con il programma pinnacle. Ho inziato con piccoli esperimenti e ho provato a condividerli con i miei alunni. La creazione di un mini video è un atto creativo! Foto, filmati, movimento, didascalie, musiche… è l’insieme di tanti processi cognitivi.
Da quest’anno ho istallato in ogni pc della mia classe (più che una classe è l’aula dell’apprendimento creativo e collaborativo) e ho iniziato a fare vedere loro come faccio io. Loro (digital native) hanno appreso subito il meccanismo, e hanno iniziato a pensare che una esposizione orale di un contenuto può essere molto più efficace (vi garantisco che la cosa più efficace e come e ciò che apprendono) attraverso un mini video.
Con la LIM abbiamo anche scoperto che possiamo fermare le immagini, disegnarle, discuterle, trattarle. Insomma un vero spazio alla creatività. Peccato avere solo un ora alla settimana
ciao ciao
es
Sono un pò “gelosa”…lo so, è da imbecilli…un prof non è di nessuno…è di tutti ma in fondo di nessuno.
Anche io, come gli amici che mi hanno preceduto in questi interventi, sono rimasto colpito dalla parte introduttiva del video: la velocità delle immagini, l’impossibiltià di soffermarsi a leggerne i contenuti, la sensazione di caoticità visiva, … e subito ho commesso l’errore di ‘interpretarlo’ tecnicamente ed ho pensato che avrei fatto scorrere più lentamente le animazioni; poi ho compreso che ero fuori strada, perchè era voluto, perchè dava il senso della dinamicità, della creatività, della ‘freschezza del risultato’ (come dice Andreas).
E allora mi ha incuriosito il resto del programma di un corso che ci rende partecipi e costruttori di un sapere che si apprende sul campo, proprio come Figgis che apprende dai suoi tentativi, dal suo bisogno di costruire qualcosa ‘per sè’.
Per agganciarmi a quanto detto dagli altri, è proprio vero che dai bambini si apprende tantissimo, soprattutto la creatività e l’imprevedibilità delle soluzioni che spesso noi adulti non siamo più capaci di utilizzare, quasi come se fossero state occultate da un velo.
Concludo con una riflessione: non solo è bello riscoprirsi ad apprendere dai bambini, ma anche ad apprendere ‘come i bambini’, attraverso un fare creativo e collaborativo che genera aspettative e curiosità, ma soprattutto desiderio di apprendere.
Prof per il discorso di tirare le somme ci provo molto volentieri e le scriverò una mail per capire meglio come fare!
Per quanto riguarda domani, mi collegherò da casa, spero di aver capito bene, visto che ora mi trovo in biblioteca a medicina a rendere fruttifera un ora di buco ed ho letto la risposta quasi per caso 😛
Comunque grazie!
… @Emanuela … @Claudia … riflessioni assolutamente in tema …:-)
@asterione88 … sì grazie del commento, pertinente sì … e poi c’è anche la transizione dal consumer al prosumer … molto interessante … e poi … ora sono curioso anch’io …
@egocentricamente … domani oragnizzeremo due sessioni online per gli studenti della IUL, alle 18 e alle 20, se ti interessa partecipare … posterò un riferimento domani …
“Tuttavia, essendo ben determinato ad ottenere un certo tipo di risultato e procedendo per tentativi ed errori, finisce con l’imparare ad usare ciò che gli serve.”
Questo mi ricorda i miei primi giorni da blogger, quando di HTML non sapevo un’acca… Ho imparato ad usarlo *davvero* per tentativi ed errori. In pratica, procedevo come fanno attualmente i ricercatori di biochimica, fisiologia, istologia, etc., per capire il funzionamento delle cellule: cambiavo o toglievo qualcosa e vedevo che cosa succedeva, poi traevo le conclusioni. Alla fine ho imparato.
Per quanto riguarda l’editing di video, volevo segnalarLe una cosa che (penso) sia interessante. Qualche premessa: quella di Metal Gear è una serie di videogiochi molto fortunata che, grazie alla trama appassionante, un protagonista carismatico, e un sistema completamente nuovo di intendere l’esperienza di gioco, ha raccolto moltissimi consensi (Metal Gear Solid è considerato uno dei migliori videogame per Playstation, idem per Metal Gear Solid 2 e 3 per la Playstation 2) e soprattutto moltissimi fan (me compreso).
Tra questi fan, ce ne sono stati alcuni particolarmente devoti, che si sono impegnati nella realizzazione di un lungometraggio ispirato al videogioco. Come si legge nella homepage del loro sito (http://www.mgs-philanthropy.net/) “METAL GEAR SOLID PHILANTHROPY è un lungometraggio ispirato alla serie di videogiochi «Metal Gear Solid» di Hideo Kojima. Non si tratta di una megaproduzione cinematografica, bensì di un fan movie autoprodotto da giovani appassionati, senza fini di lucro, che sarà distribuito in Rete gratuitamente nel corso del 2008.” Uno degli ideatori del progetto dice: «Abbiamo incominciato con una telecamerina – continua Giacomo –, di quelle che si usano per i filmini delle vacanze. Adesso, invece, disponiamo di un’attrezzatura professionale, recuperata grazie ai contatti che mi sono creato lavorando nel campo della videoproduzione: una telecamera Panasonic ad alta definizione, una steadycam, un dolly, una gru… È tutto autofinanziato, ci sto mettendo i miei soldi»
Perché l’ho segnalato? Perché questa notizia ha fatto il giro del mondo. E lo dico letteralmente; nella stampa italiana, se n’è occupato perfino il Corriere della Sera, ma ci sono persone che un po’ in tutto il mondo aspettano che esca il film.
Su http://www.videoludica.com si legge:
“Il primo trailer uploadato in primavera – praticamente un corto di dieci minuti – ha entusiasmato i geeks di tutto il pianeta. Perchè? Beh, per cominciare, l’uso di effetti speciali digitali miscelati alle scene live è qualitativamente superiore a quelle delle produzioni cinematografiche italiane “ufficiali”, che per altro snobbano da sempre la fantascienza per proporci la solita sbobba indigesta (commedie già viste, turgidi melodrammi… ebbbasta!).
Dice Talamini: “Ora stiamo cercando di gettare le basi per la produzione successiva a MGSP, un lavoro originale questa volta, e chiaramente che cercheremo di farci produrre. Però stiamo sentendo gente in RAI/mediaset ed é veramente un cimitero intellettuale. Web2.0 et similia sono cose ancora ‘da scoprire’ per loro. E intanto l’italia é piena di appassionati di sci-fi che si fanno le nottate a scaricare Battlestar Galactica e non c’é nessuno che cerchi di creare della buona sci-fi ‘nazionale’. Philanthropy dovrebbe vedere la luce sul finire del 2007. Oltre settantamila fans attendono febbrilmente l’uscita di Metal Gear Solid: Philanthropy con impazienza. Noi con loro.”
Questi ragazzi hanno dimostrato che con un budget di 10,000 euro e tanto impegno si può produrre un lungometraggio di qualità comparabile a quella di film finanziati in modo più cospicuo (basta guardare il trailer per rendersene conto). E intendono rilasciare il film gratuitamente.
Mi sembrava che in qualche modo questa cosa che sapevo (sono uno di quelli che aspettano il film) sia collegabile al post.
Con colpevolissimo ritardo (avendone avuto la possibilità prima), ho visto il video. Ti toccherà un post per questo, caro Andreas… 😉
Mentre guardavo, però, segnavo velocemente pezzi di frasi qui e lì. Ovviamente “editato a mani nude” e “persone che vivono con gli occhi rettangolari”… sono espressioni che hanno lasciato un segno nel mio cuore 😀
Firmato: Speculum Maius 😉
La parte introduttiva del video suscita certamente un forte impatto che obbliga lo studente (che spesso lo visiona con poco entusiasmo solo per capire di che morte dovrà morire), a porsi in stato di “effervescente” attesa. Davvero bello! La dinamicità, il ritmo incalzante sono il preludio di un corso che si prospetta altrettanto dinamico e creativo.
Il pensiero di Andreas sull’inversione dei ruoli per dare un senso alla vita, mi piace. Penso ai tanti momenti in cui nella mia “carriera” di mamma mi sono trovata nella piacevole condizione di apprendere da mio figlio: a disegnare un animale, a tradurre un testo in inglese, ad usare la tecnologia, a coltivare gli amici, a non portar rancore, a…
Oppure quando in classe, dai miei alunni, imparo che l’insuccesso si può accettare, che offrire aiuto è un sostegno per chi lo riceve ed un rinforzo per chi lo dà, che i giochi si possono inventare, che con pochi oggetti si possono costruire cose sorprendenti, che…
Mi fermo, credo che siano riflessioni fuori “tema”
Credo che il succedersi incalzante delle immagini, i colori, il ritmo del commento sonoro abbiano reso benissimo il messaggio che volevi comunicare. Il web è una vetrina di creatività; direi che, a saper ben guardare, non c’è che l’imbarazzo della scelta.
“Mantenere (purtroppo spesso recuperare) la creatività dei bambini è indispensabile per evitare di morire anzitempo”.
Mi piace molto questa tua frase. I bambini sono molto creativi e lo constato ogni giorno, insegnando ormai da molti anni nella Scuola Primaria. In ogni situazione sanno trovare soluzioni originali, nuove, fantasiose; ciascuno manifesta se stesso in tutto ciò che fa, il suo carattere, la sua personalità, i suoi gusti, i suoi desideri, anche i suoi disagi. Non finiscono mai di sorprendermi.
Anch’io sono sempre alla ricerca di nuove occasioni per mettere in campo la mia creatività. Spesso tutto nasce quando meno te lo aspetti: una nuova idea da acchiappare al volo, senza pensarci troppo su, senza sapere a che cosa ti porterà, parti e costruisci strada facendo.
@Maria Grazia
Bene, concordiamo 🙂
@egocentricamente
Le mie attività didattiche sono tutte “all’aperto”.
Le contaminazioni rappresentano uno dei miei principali obiettivi.
In altre parole: io lavoro sulle reti, non sulle strutture.
Riguardo al sondaggio sull’impiego delle tecnologie, pensavo di scrivere un post per vedere se c’è qualcuno che vuole tirare le somme. Che ne pensi? O ti piacerebbe farlo te? Fammi sapere 🙂
I miei corsi non finiscono mai, in generale. Certo, molti studenti cessano le attività e scompaiono dalla mia vista ma ve ne sono alcuni che finiscono col fluire semplicemente dalla blogoclasse nella mia rete, o come abbiamo recentemente discusso insieme, nel mio Personal Learning Environment.
@Alessandro Ruocco
Testimonianza interessante e utile.
I prodotti Microsoft non sono affidabili, sono molto ricchi di opzioni e molto diffusi ma non affidabili. Così, anche se costano meno all’acquisto finiscono col costare di più.
@Valeria
È bella questa riflessione.
Perché la vita abbia senso bisogna essere in grado di invertire i ruoli e riuscire a nostra volta a (re)imparare dai nostri figli, anche quando sono bambini. Mantenere (purtroppo spesso recuperare) la creatività dei bambini è indispensabile per evitare di morire anzitempo.
Il mondo si cambia con la follia, non con i progetti.
Anche io, guardando il video ho avuto immediatamente la sensazione di osservare un momento di creazione. La velocità con cui le immagini si susseguono esprimono bene la dinamicità del lavoro degli studenti.
Con un montaggio senza troppi vincoli stilistici o di forma la comunicazione risulta molto più vera ed efficace.
Pensiero dopo aver visto e ascoltato il video:
loa capacità di buttarsi senza paura in attività nuove la trovo ogni giorno nei miei piccoli alunni (hanno 6 anni), chissà se anche noi, studenti un po’…..come dire… attempati (!!) conserviamo la stessa vena creativa!
Da completo impedito del pc (prima o poi ci posterò qualcosa su), mi sono trovato costretto a montare un lungometraggio amatoriale assieme ad un amico. Io, lui e un’altra buona decina di persone avevamo completato le riprese in circa un anno, ma il lavoraccio di montare più di 60 minuti di filmati (e gli extra, e un commento da parte dei registi… ) toccò interamente a noi. Se fu divertente? Incredibilmente, ma non lo rifarei per niente al mondo. Non con quegli strumenti almeno. Avevamo solo Moviemaker. Moviemaker è IL MALE. Non usatelo, davvero. Vi scongiuro. Quando crashò dopo 6 ore di lavoro continuo (salvato passo passo) e andando a riaprire il file scoprii che si era corrotto, toccai l’abisso di disperazione più profondo dellla mia vita.
Possiamo “ciacciare” anche noi profani studenti del primo anno, dentro questo corso?
Stavo pensando al questionario circa gli strumenti tecnologici che ci sarebbe piaciuto venissero trattati durante il corso, ed io avevo proprio risposto che mi sarebbe interessato riuscire a manipolare immagini video. Anche io sono digiuna come Figgis di montaggio, ho una macchina fotografica digitale che fa dei bellissimi filmati, ho una telecamera digitale, ma la totale incapacità a tagliare e montare le sequenze come voglio io. La faccenda non mi interessava tanto per motivi creativi fini a se stessi che comunque sarebbero importantissimi da assecondare, stavo pensando invece alla mia tesi di laurea a cui vorrei aggiungere, video esplicativi della mia esperienza, come ho visto proporre da parte di colleghi già laureati. Capisco che la cosa si farà consistente tra almeno altri 2 anni, ma come si dice: impara l’arte… e aggiornala via via con gli aggiornamenti del programma! 😉
Sì, è veramente l’immagine della creatività degli studenti e della dinamicità delle interazioni che balza subito agli occhi! Nel guardare il video ho avuto delle percezioni dinamiche di azioni agite in internet , azioni diverse ma creative; creatività e dinamicità data dagli aspetti grafici diversificati che stavano rtmicamente al passo con la sonorità del montaggio video.
Penso che il montaggio audio/video abbia un ruolo fondamentale per “comunicare” e non debba seguire, per raggiungere il suo scopo, canoni prestabiliti ma…creativi! Si possono percorrere sempre nuove vie : è questo che fa dell’uomo l’essere superiore e…non la scimmia che copia!