Proiezione film “Il medico e lo stregone” per gli studenti

Il Centro di Medical Humanities della Facoltà di Medicina di Firenze ha organizzato la proiezione del film “Il medico e lo stregone” di Mario Monicelli il 29 Maggio alle 14:30 nell’Aula Magna della Presidenza di Medicina. La proiezione sarà seguita da un dibattito.

Locandina Il medico e lo stregoneNe approfitto per commentare la bella citazione dello psicologo Howard Gardner riportata sulla locandina …

Come spiegare agli studenti comprensibilmente che il mondo che essi conoscono in realtà è una collezione di mondi? H. Gardner

… forse immaginando una scuola e un’università che cessino di segmentare sistematicamente il “sistema della natura” (Zibaldone dei pensieri, G. Leopardi, p. 1837) in discipline quasi completamente isolate l’una dall’altra …

Come il ciabattino e il chirurgo vedono “l’uomo della strada” in ottiche completamente diverse, così lo scienziato, l’artista e lo storico affrontano le esperienze quotidiane e i fenomeni che stanno alla base del loro lavoro utilizzando lenti e strumenti assolutamente peculiari. H. Gardner

… ecco, appunto, ma la vera cultura del chirurgo e dello scienziato e dell’artista e dello storico e, perché no, del ciabattino, dovrebbe consistere, per ciascuno di essi, nella capacità di percepire le prospettive degli altri e di mediarle onestamente con la propria … e non è così oggi e lo è stato sempre troppo poco … chiunque si trovi a riflettere su qualsiasi tema inerente alla formazione dovrebbe avere ben chiara questa carenza che è sempre più grave e manifesta …

9 pensieri riguardo “Proiezione film “Il medico e lo stregone” per gli studenti”

  1. Non mi meraviglia per niente Gian Francesco… 🙂 Il problema è sempre questo volere uniformare la modalità di espressione e di fruizione del sapere… Ma non siamo tutti uguali (per fortuna). Altrimenti le arti come sarebbero nate? Ma il pensiero divergente sembra qualcosa da cui vaccinare le persone: per fortuna che non si può! 😀

  2. (…) Sorpresa e un a certa diffidenza sono state le prime reazioni dei ragazzi di una classe quarta in cui insegno quando entrando in aula ho proposto:«Oggi niente laboratorio, faremo una cosa nuova, discuteremo dei due spettacoli teatrali, allestiti dai vostri compagni, a cui avete assistito in questi giorni»(…)

    (…) Ciò che ho trovato interessante, anche se non sorprendente, è stato constatare che i due studenti più bravi, con i voti migliori, quelli lodati da tutti perché fanno esattamente quello che gli insegnanti si aspettano, rientrassero nel gruppetto di quelli che non avevano niente da dire o dicessero cose scontate, banali. Per contro, un ragazzo che normalmente nelle discipline raggiunge a malapena i livelli minimi richiesti, nella discussione si è rivelato molto attivo contribuendo ad arricchire la discussione di nuovi contenuti con riflessioni e riferimenti pertinenti (…).

  3. Ciò che viene imposto dall’alto, anche se partorito dalle menti più illuminate, è destinato ad andare incontro al fallimento. Le “menti illuminate” dovrebbero scendere nelle scuole, cercare, anche navigando nel web, e studiare le tante pratiche “buone” che nella scuola esistono. Sostenerle, valorizzarle, diffonderle facilitando le connessioni, gli scambi tra insegnanti, tra scuole.
    Liberiamo la creatività degli insegnanti.

  4. Sono convinta anch’io che in Italia vi siano tante “buone pratiche”, poco note perchè poco diffusa è la cultura della documentazione in rete, per poterle esportare, contagiando altre scuole ….sono veramente convinta che molti insegnanti siano ancora mossi dalla passione per la propria professione, e dalla speranza che ancora si possano trovare valide motivazioni per spingere i ragazzi ad apprendere, almeno ciò che per loro è importante-significativo.

  5. Ancora non è assolutamente suparata la concezione che la scuola esclusivamente come luogo di e-ducazione: di conformazione ad un certo modello di pensiero e di vita sociale, ecco perché ogni governo, appena giunto al potere, si preoccupa, senza in alcun modo consultare la base: studenti e insegnanti, di trasformare completamente ciò che era stato legiferato in precedenza. Nell’università mutano i crediti, gli insegnamenti ed i nomi dei corsi di laura, ma il sistema è statico nei metodi e negli obiettivi: sommergere di nozioni per creare piccoli automi dalle menti incapaci di connessioni, ma molto adatti a dare continuità a certi modelli imperanti. La formazione continua ad essere ignorata almeno a livello ufficiale ed i ragazzi sono troppo spesso pedine passive inconsapevoli (L’ultima riforma ha l’aggravante di togliere fondi e di spingere letalmente verso un sistema privato che accentua ancora di più, se possibile, le differenze sociali).

  6. Credo che di culture ve ne siano due.

    La prima, quella più nota, è in realtà una forma di potere. La cultura prodotta dal sistema dell’istruzione, pensata per formare professori ma inadatta a lasciar fiorire un talento artistico e forse anche a formare un cittadino consapevole che fa il gommaio, come racconta Ken Robinson nel video Do Schools Kill Creativity?. Una cultura adatta a costruire organizzazioni autoreferenziali mostruosamente energivore e che finiscono col partorire topolini in termini di beneficio alla comunità.

    Poi c’è la cultura, poco nota, che emerge dalla perseveranza nella ricerca di un delicato equilibrio fra ragione e passione, pratica vera e astrazione, pensiero popolare e pensiero dotto. Un equilibrio che va cercato nella consapevolezza che i poli di queste dualità si devono nutrire necessariamente l’uno dell’altro.

    L’esplosione tecnologica ci dà l’illusione di avere fatto grandi progressi ma questo è vero solo in modo molto superficiale, la civiltà umana sta in realtà emettendo i primi vagiti e lo si vede dal fatto che ciò che le organizzazioni deputate alla formazione riescono a produrre è lontanissimo da ciò che tanti poeti hanno percepito e detto da tempo.

    Sarà ben difficile che il MIUR, per l’appunto proprio il MIUR, riesca a concepire qualcosa di significativo a riguardo. Potrà al massimo produrre qualcosa di significativo in relazione al proprio automantenimento ed alla contingenza politica. Cioè quasi niente di realmente utile per la società nel suo insieme.

    Invece nel mondo della scuola vi sono testimonianze di pratiche belle e significative dovute alla passione e al coraggio di tanti insegnanti che, nelle scuole di tutta l’Italia, operano senza che nessuno ne sappia nulla e tanto meno coloro che lavorano al MIUR o in altre organizzazioni deputate ad immaginare nuovi scenari formativi.

    Vi è forse un po’ di speranza che nella rete si verifichino fenomeni di aggregazione che facciano emergere queste pratiche virtuose al punto da non poterle più ignorare.

    Sono sicuro che una reale innovazione può venire solo dalla base.

  7. L’idea è giusta. Peccato che al MIUR pensino di attuarla attraverso le “scienze integrate”, che altro non sono se non un minestrone atto a tagliare le cattedre. Dal 2010 così, ex abrupto, ci troveremo probabilmente in un caos da cui, ne sono certa, non sortità la Cultura, ma il disorientamento di docendi e discenti.

  8. Salve prof… non so se il film e il dibattito sono anche per gli studenti di infermieristica, ma sarei interessata. Sarà difficile comunque che riesca a liberarmi dal tirocinio… in ogni caso cercherò di vedere il film se non potrò farlo domani.

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