Mi è piaciuta la riunione online di ieri. Se quello spazio venisse invaso completamente dagli studenti, io sarei molto contento.
- Stamani a Prima pagina (qui la registrazione), rassegna stampa condotta questa settimana da Francesca Sforza, giornalista della Stampa, un’ascoltatrice ha dato seguito ad uno degli articoli letti che verteva, succintamente, sul tema “noi donne preferiremmo essere aiutate quando abbiamo 30 anni piuttosto che quando andiamo in pensione”. Sosteneva questa ascoltatrice, ricercatrice di matematica presso un’università di Napoli, madre di più figli, vedova da diversi anni, che forse la società dovrebbe supportare maggiormente quell’enorme e poliedrica mole di lavoro e di responsabilità che le donne oggi si sobbarcano, quando questo serve veramente, a 20, 30, 40 anni. Inevitabile pensare alle vostre narrazioni di ieri.
- Poi, mi pare di ricordare, è stato fatto qualche discorso intorno alla possibilità di continuare gli studi una volta finito il corso presso la IUL. Un master o altro. Ma siamo sicuri che occorra per forza pensare ad altra istruzione formale? Ecco, uno degli obiettivi di questo (per)corso è proprio questo. Vale a dire, rendersi conto, con l’esperienza medesima della blogoclasse ma anche con riferimenti ad altre realtà, per esempio La Scuola Che Funziona, che Internet non è oggi solo repositorio di informazioni, bensì è uno spazio nel quale si vive e si crea valore; uno spazio dove le persone si aggregano spontaneamente per crescere professionalmente, culturalmente e delle volte per denunciare situazioni gravi, altre volte ancora per innescare rivoluzioni. Internet non è Facebook. Internet è il ritratto di Dorian Gray. Può essere tutto il possibile immaginabile ma per ognuno di noi è riflesso di ciò che siamo dentro. Si tratta dunque di lavorarci sopra. Per esempi nella Scuola Che Funziona, ma anche in tante altre realtà, ci sono numerose iniziative che richiedono un mucchio di lavoro e che rappresentano una fantastica occasione di crescita. Nessun prossimo grado di educazione formale può darvi questo.
- Ieri è emersa anche la questione del rispetto, che io trovo fondamentale, e sulla quale credo che ci sia tantissimo da lavorare, nella nostra società. Recupero un post che scrissi un paio d’anni fa, lo faccio riemergere subito dopo questo (in serata). È un post svagolante, come mi accade spesso di scrivere, ma al suo interno si trova la questione essenziale: il rispetto nei confronti dello studente, oggi largamente carente, da parte di istituzioni in primo luogo burocratiche anziché luoghi di cultura. Quel post contiene anche una parziale risposta alla domanda fatta ieri da Elena: “E all’università com’è?” Comunque ho due parole molto chiare da dire, magari mercoledì prossimo se Elena e Samantha mi daranno due minuti la parola 🙂
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Allora, ieri sono miseramente annegato nel mio microfono. Il danno è stato pressocché nullo, per come la riunione si è dipanata, ottimamente e spontaneamente. Ciò non toglie che i problemi vadano capiti, se possibile. Snocciolo quindi i miei errori, affinché servano ai prossimi speaker.
Ho una bellissima cuffia da usare in queste circostanze, dotata anche di un sofisticato sistema attivo di soppressione dei rumori esterni. Nel pomeriggio mi ero anche preoccupato di avere una pila di ricambio pronta per l’uso poi … l’ho dimenticata accanto alla tastiera, creando non pochi problemi di eco all’inizio. “Come fai a fare delle s…….. simili?” Non lo so, ci sto lavorando, da circa cinquant’anni … Usare sempre le cuffie 😉
A me piace l’idea che le cose siano utili al maggior numero di persone possibili. Mediante dei cavi volanti estendo la mia rete locale a persone che vivono qui vicino e che non possono disporre di accesso alla rete. Sono persone che hanno famiglie lontane e la sera arroventano Skype. Questo a me piace ma ieri me ne sono completamente dimenticato, e solo alla fine mi sono reso conto che stavo lavorando con le briciole della banda solitamente disponibile.
Allora rammentatevi che se avete una rete locale, e nella stanza accanto c’è qualcuno che scarica quintali di roba, le cose si mettono male. Ma conviene anche alleggerire la propria macchina, in primo luogo da tutti i programmi che possono andare in competizione sulla connessione, Skype, chat varie e altro, in secondo luogo anche da programmi che possono assorbire risorse di calcolo, programmi di elaborazione di immagini per esempio. Insomma, chiudete tutto il chiudibile.
La pedagogia della lumaca sposa in pieno l’ultimo progetto didattico che ho inventato e proposto insieme a Elena: “Socrate , uno di noi”, dove l’intento di raccontare la filosofia di Socrate nasce dal bisogno di riappropriarsi del tempo per il dialogo,per il confronto, lo scambio, veri e propri strumenti di formazione performanti per i ragazzi di oggi e gli adulti di domani,poichè imparando a pensare autonomamente, diventino pienamente consapevoli di quello che faranno e responsabili di quello che sceglieranno
bella domanda mi sento lumaca o gazzella???????
a volte lumaca a volte gazzella…….frequentando questo corso mi sento gazzella, faccio tante di quelle cose e anche velocemente. Mi sono attrezzata anche con uno smartphone per seguire i feed. grandioso
grazie andreas mi hai fatto scoprire un mondo. Mi sento lumaca perché resto affascinata dalle cose che imparo, dalle tante cose che leggo.
ok ok mercoledi prossimo non mancherò, lo scorso ero troppo lontana, nel Cilento con una connessione lumaca…………..
Patrizia, a questo proposito, ho aggiornato la risposta a M.Antonella
anch’io sono diventata anonima…mah
mi associo anch’io alla vostra/mia battaglia della lumaca. in classe, nella vita preferisco seguire il mio passo, lento,ma sicuro e a volte incerto, ma il mio. nessuno può dettare il ritmo con cui andare avanti, o indietro, perchè a volte abbiamo bisogno di fermarci e capire dove stiamo andando e cosa stiamo facendo, e questo comporta il superamento da parte di molte gazzelle…ma se prima mi interessava, adesso non mi importa tanto.
durante la programmazione settimanale discuto spesso con le mie colleghe di classi parallele sul fatto che bisogna seguire i tempi scanditi dal libro di testo. a me interessa seguire i ritmi scanditi da tutti i miei alunni, e se su tutti gli argomenti voglio offrire spunti di riflessione, di approfondimento o ulteriori esercitazioni, io lo faccio, non posso permettermi di lasciare vittime dietro alle spalle (cioè bambini che hanno maggiori difficoltà). e se alla fine dell’anno non ho terminato il programma poco importa riprenderò il nuovo a.s .da dove ho finito.
il mio motto è la qualità piuttosto che la quantità.
patrizia
cè anche il detto: chi va piano và sano e va lontano.
Come dico sempre ai miei ragazzi tutti arrivano, non importa in quanto tempo ci si arriva…
Bello, bello, bello Costantino! Grazie! Wow! Finalmente una pedagogia delle lumache!…. Lenta e non-violenta. Che meraviglia! 🙂
Ah, Alessandra …
Sottoscrivo, sottoscrivo, sottoscrivo
Purtroppo è così, Costantino. La scelta del Ning è praticamente l’unico aspetto che ho avuto da criticare nella Scuola Che Funziona, proprio per questo motivo. Ho quindi agito così:
Grazie Costantino
http://www.lascuolachefunziona.it/group/pedagogiadellalumaca ( io però entro da conosciuto, non so se è di libero accesso ; fatemi sapere )
Quello sopra é un link ricco di spunti
Ciao
Costantino
mi accodo ai ringraziameti di Alessandra!
W la pedagogia della lumaca, prendiamoci il tempo.
Costantino, la pedagogia delle Lumache è fantastica, grazie per il link! Quante volte ho sentito l’abominevole frase “Dobbiamo andare avanti” dai miei colleghi, ma è proprio vero “Avanti dove?”… Lumache per tutta la vita!
Anche a me piace molto quel gruppo!
recupero
Un link che recuporo adesso http://www.scuolacreativa.it/pedagogia_lumaca.html
Molto piacere, slowtino per una slowvita in una slow scuola.
Faccio parte di un gruppo sulla pedagogia della Lumace e mi piace molto il modus operandi lento ma continuo. Gianfranco Zavalloni il primo che mi fece conoscere quaesto mondo via facebook qualche anno fa. Adesso siamo anche sulla Scuola Che Funziona
Ciao
Costantino
Bello bello questo commento, Deborah. Adottando questo tuo lessico, anch’io sono nato lumaca, ma abbastanza infingardo da lasciar correre tante gazzelle, che poi ho trovato intrappolate in un bicchiere d’acqua, obiettivi chiari e festina lente … Diamoci del tu fra lumache, no? 🙂
Grazie Romina! Hai proprio ragione, c’è chi nasce lumaca e chi gazzella! Io sono nata lumaca e mi va bene così. Conosco tante gazzelle che vorrebbero far diventare tutti gazzelle e tante lumache che si disperano perchè vorrebbero rincorrere le gazzelle. Io ho passato anni a rimuginare su questo. Viviamo in una società del tutto-presto-fatto. Il povero Hillman si starà rivoltando nella tomba… L’unicità delle persone viene spesso calpestata e fatta a pezzi per rincorrere lo “status ideale” tanto sbandierato da questa società. Anche il silenzio, quel sano silenzio, a volte viene interpretato come un “non sapere”. In realtà è proprio dal silenzio che, spesso, scaturiscono tante sorprese, idee e novità.
Un messaggio per Andreas: sarà difficile ma vorrei iniziare a darti del “tu”. Vorrei iniziare a romperere quelle “barriere sociali”, tipiche soprattutto della società italiana, e immaginare di essere negli U.S.A., dove i docenti universitari stimolano, collaborano e, spesso, ascoltano i loro studenti, approvandoli o magari disapprovandoli, ma portando loro lo stesso rispetto che, giustamente, pretendono di ricevere.
Avevo letto, anni fa, un’intervista di Chomsky che diceva più o meno così: in Italia avete questa abitudine a sottolineare la differenza fra le classi sociali per cui se il “Dottore” parla con il meccanico dei problemi che ha la sua auto lo farà sempre e comunque con un tono superiore perchè lui, il Dottore, è laureato, mentre il meccanico è una persona che magari durante il suo percorso scolastico ha acquisito solo la licenza media. Negli U.S.A. invece è diverso. Il dottore quando parla con il meccanico lo fa con grande umiltà, perchè sa che la persona che gli sta di fronte sa cose che lui non sa.
Spero di non aver ferito o infastidito nessuno con queste parole. Ma avendo letto i commenti sopra mi è sembrato opportuno farvi sapere cosa frulla nella mia testa. Appunto, la MIA testa. In quella di altri potrebbero frullare altri pensieri. E potrebbero essere anche più interessanti. Chi lo sa!
Grazie Costantino!
Periodo di grande impegno sia come lavoro a scuola che come amministratore comunale per cui sto facendo scelte sulle priorità del momento; trovo comunque il tempo di leggervi sui vari blog per i quali ricevo le segnalazioni e che permettono di mettere insieme i pezzi interessanti di tante discussioni.
Anche se non sempre posso partecipare agli incontri, mercoledì giorno di giunta, ma anche la registrazione permette di capire il tenore delle discussioni.
I problemi tecnici fanno parte di queste esperienze a al disopra dei cinque partecipanti i rumori e i malfunzionamenti dipendono da fattori non sempre sotto controllo: la diafonia, rumori provenienti da fili paralleli per lunghezze da scegliere in funzione della frequenza utilizzata, dipendono addirittura dalla qualità dell’aria in termini di umidità e temperatura e sopra i 10 partecipanti sono inevitabili.
Comunque a parte una o due persone, che hanno recuperato con i messaggi scritti, le altre le ho sentite benissimo.
Comtinuerò a seguirvi molto volentieri.
Costantino
Una cosa che mi preme sottolineare: siamo tutti diversi. Io ho passato anni a pensare di dovermi uniformare a schemi propinati dai programmi ministeriali, obiettivi di formazione aziendali e standard di qualsiasi natura…. standard appunto! Ed invece, come sottolinea anche Andreas, dobbiamo dare meritare maggior rispetto per le individualità.
La ricchezza è che siamo tutti diversi, pregi e difetti, distrazione o attenzione, è sufficiente RISPETTARE il nostro interlocutore, grande, piccolo, maturo o immaturo che sia. Esiste un confine non dichiarato, ma ben conscio a tutti, che è il rispetto individuale.
Rispetto delle idee, rispetto della cultura, rispetto della vita, rispetto delle scelte, rispetto della società, rispetto delle singole persone.. che io traduco in spazio, spazio personale, casa della propria esistenza.
Così, se c’è chi ha bisogno di più tempo per capire, dovrebbe essergli concesso il rispetto dei suoi tempi; se c’è chi ha già capito dovrebbe aver il “rispetto” di aiutare gli altri o non farli sentire inferiori perché sono semplicemente diversi, meravigliosamente diversi!
Esistono gli standard e ci sono i fuori standard….
possiamo essere uguali in alcune caratteristiche e diversi in altre ma sempre unici, per questo speciali….
ops scusate mi chiama il mio Andrea…scappooo ciaooooo