Vale la pena di studiare il pezzo di Yuval Noah Harari, autore di Da Animali a Dei: Breve Storia del futuro e 21 Lezioni per il XXI secolo:
La Battaglia contro il Coronavirus, all’Umanità manca una Leadership.
Se qualcuno ha tempo di tradurlo dall’inglese mi contatti. Qui una brevissima sintesi.
La storia delle pandemie (dal 150 D.C. ad oggi) mostra che queste sono favorite dalla crescita delle popolazioni e dai trasporti.
Sorprendentemente tuttavia, oggi che siamo 7 miliardi e enormi quantità di persone sono in viaggio in ogni momento, i danni causati dalle pandemie sono molto minori di quelle del passato, che potevano anche macinare decine di milioni di persone.
È una questione di conoscenza e cooperazione. Un tempo non si aveva idea, magari ci si riuniva in massa per invocare gli dei, incrementando ulteriormente i contagi. Oggi gli scienziati in due settimane hanno individuato il virus, ne hanno sequenziato il genoma e hanno sviluppato un test affidabile per identificare le persone contagiate. A quel punto tutto sta nella condivisione delle informazioni e in misure prese di concerto fra tutti i paesi.
I virus mutano molto ma quasi sempre a loro danno. Molto raramente invece le mutazioni sono vincenti, consentendo loro di attaccare più efficacemente gli organismi che parassitano. Una persona contagiata ospita miliardi di miliardi di virus. In questo numero può capitare la mutazione giusta (per il virus), in qualunque persona al mondo.
Una pandemia non è un problema nazionale. Una mutazione che ha avuto luogo in Australia può raggiungere l’America in 24 ore. Un paese con scarsa conoscenza (paesi “non avanzati”), infrastruttura sanitaria debole (America), non tempestivo nelle azioni o opaco nel distribuire le informazioni è una minaccia per tutti gli altri. Una singola mutazione, o una singola persona contagiata non sono un problema della nazione che la ospita ma di tutta l’umanità.
La lotta al coronavirus è una questione di confini, non fra le nazioni bensì fra l’umanità e il mondo dei virus. Le armi sono conoscenza, cooperazione fra tutti i popoli, fiducia reciproca e decisioni politiche informate e tempestive.
Negli ultimi anni, in molti paesi, politici irresponsabili hanno fomentato il discredito della scienza, delle autorità pubbliche e della cooperazione internazionale.
Il virus ringrazia i leader sovranisti.
A proposito di sovranismo suggerisco il recentissimo saggio di Mauro Barberis “Come internet sta uccidendo la democrazia”. Non ci si faccia ingannare dal titolo, non è affatto un testo luddista o anti-internet, ma un profondo saggio filosofico e politico. Lettura illuminante!
Grazie 🙂
E perché mai dovrebbe essere considerato sovranista?! Il problema dello spread e del crollo dell’economia non è un problema italiano, ma un problema ANCHE italiano. Certo noi vediamo il nostro (ciascuno il suo…), ma la presidente di una banca centrale che ritiene che non siano affari suoi non è un problema per l’Italia: è un problema per l’economia dell’intera area e non solo!
Vero però a mio avviso si tende a considerare sovranista, termine usato con accezione negativa non proprio correttamente, anche coloro che denunciano la completa mancanza di collaborazione tra i popoli indotta dalla finanza neoliberista. È vero che tali denunce arrivano anche da partiti chiaramente razzisti che occupano il silenzio della cosiddetta sinistra, ma bisogna evitare di fare d’ogni erba un fascio. Il nostro presidente ha fatto benissimo a reagire alle tremende affermazioni della irresponsabile della BCE chiaramente neoliberista. È da considerarsi sovranista in senso negativo il nostro presidente?
Grazie
Non mi interessa la definizione del presidente. Mi interessano i fatti messi in fila da Harari e che ho riassunto qui, in un’ottica planetaria. Perché abbiamo un problema planetario.
Sì d’accordo prero’ a mio avviso soprattutto il neoliberismo come la pandemia è un problema planetario e ho portato un esempio locale. Sempre ritornando a un esempio locale se un agenzia di rating si permette di declassare un paese sulla base di dati falsificati costringendo a tagliare la sanità non mi sembra una grande prova di collaborazione sovranazionale. È indispensabile incidere su questi meccanismi