9 pensieri riguardo “etica hacker in piazza, no via, nel sottopassaggio …”

  1. Un video sarebbe stato impossibile, avrebbe perturbato il sistema. Per quanto mi diverta ad impiegare tutte le tecnologie possibili per il mio lavoro di insegnamento e ricerca sull’apprendimento, il mio obiettivo non è l’impiego di tecnologie per se ma il miglioramento dei contesti di apprendimento. Se sento che l’impiego di una tecnologia mi nuoce, allora non la uso, anche se questo comporta qualche prezzo di altro tipo. Quando mi viene chiesto di fare una lezione dico di sì, ma non penso ad una lezione bensì ad un dialogo. Il dialogo funziona sulla base di un rapporto di fiducia reciproco. Io sento di poter stabilire questo rapporto soprattutto con gli strumenti del dialogo che abbiamo sviluppato in decine, forse centinaia di migliaia di anni. Ho bisogno degli occhi, dei sorrisi, delle perplessità, delle ombre negli sguardi. Ho bisogno di ascoltare mentre parlo. Una cosa che non ha niente a che vedere con l’evento, l’evento organizzato. Non è una cosa che si possa preparare, è una cosa che si vive. Si ha in mente una traccia e ci si butta. Se arrivo e piazzo una videocamera rovino tutto. Questo è anche il motivo per cui non uso mai powerpoint, o strumenti simili, e nessuno mi ha mai detto che se lo avessi usato sarebbe stato meglio, anzi. Figuriamoci in una riunione dopo cena in un sottopassaggio 🙂

    Mi sono dunque ritrovato a ragionare di etica hacker con un gruppo variegato di studenti, qualcuno forse un po’ avvinazzato, io di sicuro per via dell’ottimo vin brulé disponibile a volontà, un ambulante (credo) marocchino (anche qui credo), un paio di clochard e altri e anche qualche cane. Clochard, sì. Mi piacciono le parole schiette, chiare, non gli eufemismi melensi, politicamente corretti, per me ipocriti. Del resto ho conosciuto clochard per i quali ho provato grande rispetto. Sospetto che vi siano tipi straordinari fra di loro. E infine, in una società del genere, provo più simpatia per chi si trova al margine che per chi vince.

    Un’esperienza notevole, forse la più bella lezione che mi ricordi di avere fatto? Forse sì, per me certamente sì. Non per ciò che io ho detto o fatto ma per il contesto. Gli eventi vissuti in gruppo sono formati da tutto il gruppo e anche dall’ambiente.

    Difficile dimenticare l’episodio del clochard arrivato a metà:

    “STOP!”

    Mi volto e ti vedo un paio d’occhi che dardeggiano da sotto un cappuccio …

    “MA IL PUNTO QUAL È?”

    Un po’ incerto sul tenore da dare alla risposta faccio

    “Niente, ci siamo incontrati per caso e ci siamo messi a fare due chiacchere …”

    “NO NO, HO CAPITO … MA DOVE VUOLE ARRIVARE CON QUESTO DISCORSO?”

    Messo con le spalle al muro, organizzo una sintesi che pare accontentare il nuovo amico.

    Continuo in una stranissima atmosfera di cui ricordo soprattutto lo sfondo colorato dei murales e gli occhi, fissi, piantati addosso. Colori e occhi.

    Più tardi, scherzando sul fatto che Linus Torwald deve essere stato avvantaggiato da genitori nordici, certamente meno protettivi dei nostri, e di avere quindi potuto condurre una vita assolutamente malsana, passando le nottate a scrivere Linux, mi parte l’ambulante marocchino in una difesa spassionata di tutte le mamme del mondo che sono tutte uguali e tutte vogliono bene ai loro figlioli.

    Mi sono dovuto ingegnare un po’ per cercare di svelare livelli intermedi di interpretazione della questione. Devo dire che sono stato facilitato dal fatto di avere intascato su questo punto l’appoggio incondizionato del clochard ritardatario, che trovava dal canto suo socialmente preoccupante la protettività delle mamme italiane e, presumo, dei babbi ma non ho indagato oltre perché sennò si sarebbe ancora lì a discutere.

    Tranquillizzato l’amico marocchino, che seguiva tutto con grandissima attenzione stando appiccicato alla mia destra, vado avanti parlando e insieme rimirando questa variopinta umanità sempre più densa e vicina, i primi accoccolati per terra incuranti del freddo, dei nuovi più dietro magari con una bottiglia ammezzata in mano, altri che non avrei saputo dire se fossero stati dei passanti attirati dal fatto oppure dei frequentatori notturni dei luoghi, altri ancora, questi certamente passanti, che tentennavano a prudente distanza attirati dalle parole che emergevano da sopra quel gruppo strano, ma troppo timorosi per immergervisi. Alcuni, che rallentavano solamente, acchiappando qualche frase per poi andare via lesti. Ogni tanto le parole si mischiavano ai latrati dei cani che alcuni dei ragazzi avevano con se.

    E quando mi ritrovo a citare il fatto dell’11 settembre a proposito del ruolo giocato dalla blogosfera nel mondo dell’informazione, ecco che l’amico marocchino riparte ancora più infervorato con una filippica sulle bugie degli imperialisti per arrivare alla mancanza di democrazia vera in Italia.

    S’era scaldato veramente, e mi sono dovuto arrampicare sugli specchi, cercando di spiegargli che lui aveva innalzato il livello del discorso ad un punto dove io non avrei potuto essere di alcun aiuto, se non convenire sul senso lato di alcune sue affermazioni.

    E sempre quegli occhi, assolutamente concentrati. Quanta attenzione …

    È finita con un sacco di domande, discussioni e vin brulé.

    Sono stato benissimo.

    PS: per riguarda il contenuto del discorso, vale la traccia che si trova nei frammenti di questo blog, almeno per sommi capi perché la cambio sempre in funzione del contesto.

  2. Prof io esigo un resoconto filmato o comunque raccontato!
    Cioè, senza questo tono prepotente, chiederei cortesemente un contributo che testimoni l’evento e che mostri, a chi non poteva esserci, cosa c’era, cosa è stato detto e come. Il rischio che queste cose siano ignorate è altissimo perchè siamo vittime di lancette, però “l’interesse” non sa leggere l’orologio, quindi diamogli qualcosa di cui possa cibarsi 🙂 grazie anticipato a chi vorrà nutrire il mio “interesse”

  3. Ci potrebbe essere una registrazione di una cosa simile che ho fatto ad una recente 24 ore non stop ma non so se sia già disponibile o quando lo sarà, eventualmente.

    Quando avrò notizie lo scriverò, soprattutto perché ci sono stati diversi interventi interessanti e per l’atmosfera generale dell’evento, molto bella. La gente le dovrebbe conoscere di più queste iniziative dei giovani. Ho una gran paura che vadano largamente ignorate o viste o citate così da lontano da finire con l’essere banalmente e strumentalmente mistificate.

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