Far del mondo la classe

noosphere_N_2
Noosfera N.2

“… making the world a classroom …” ha scritto Stephen Downes nella nota sul Manifesto degli insegnanti. Ecco non si potrebbe sintetizzare meglio quello che sto cercando di fare in questi anni, incastrato nella posizione di prof di una materia di poco peso (1-3 crediti, durata 6 settimane) cacciata ai primi anni di un’insalata russa di corsi di laurea.

Ci sono diversi post in questo blog che sono volti a descrivere, in una salsa o nell’altra, quello che avviene nelle nostre classi esplose – la maggior parte sono taggati blogoclasse – ma l’immagine più efficace è proprio questa: far del mondo la classe.

Da altre parti (tag blogoclasse, appunto) ho descritto i risultati di questo metodo, in termini qualitativi e quantitativi. Qui colgo l’occasione di dare sostanza al far del mondo la classe mediante la lettera ricevuta qualche giorno fa da uno studente di medicina.

Le attività descritte da Emauele nella sua lettera vanno confrontate con i pochi “compiti” che io assegno nel corso del semestre, per esempio quelli di quest’anno: assignment blogoclasse primavera 2010.

Ecco, questo confronto rivela in modo concreto il senso delle parole di Stephen:

it’s about teaching by example, empowering students, and making the world a classroom

Prima che leggiate la lettera occorre specificare che le espressioni “Zoccolo Duro” e “Durozoccolandia” son quelle con le quali, nella prima lezione, mi riferisco a coloro che sono irrimediabilmente affezionati allo schema lezione-studio-quiz, che io peraltro offro sempre come ultima opzione. Il post originale di Emanuele, dal quale ho estratto la lettera che segue dopo avergli chiesto il permesso,  è questo. Altre impressioni ricevute sino ad ora si trovano in questa serie di pagine condivise di Google Reader.

Egregio Professore,

ecco finalmente il post che le avevo promesso. Io non so cosa mi avrebbe insegnato se avessi scelto il cosiddetto “Zoccolo Duro”: spero di non deluderla dicendole che non ho letto le dispense di Durozoccolandia (giusto un’occhiata veloce all’inizio del Corso, prima di scartare l’opzione definitivamente).

Tuttavia so cosa ho imparato come diretta conseguenza del suo Corso di Informatica: ho imparato a gestire il mio primo CMS (Content Management System), ossia WordPress.org, anche se limitato dal servizio di hosting offerto da WordPress.com; limitazioni peraltro più che comprensibili, dato che attualmente non ho ancora speso un centesimo e la piattaforma si è rivelata una delle più stabili che abbia mai visto.

Mi ha insegnato la vera potenza della Rete: coi suoi Assignment mi ha “costretto” (brutto termine, preferisco “guidato”) a iscrivermi a Twitter, a Delicious; ho imparato ad utilizzarli insieme a Facebook senza esserne vittima (paura che mi impediva il loro utilizzo), ed a sfruttarli come mezzo di diffusione per i miei contenuti.

Prendendo spunto dal suo blog, ho imparato ad utilizzare i contatori di visite, e cosa più importate, ho imparato come utilizzare le licence Creative Commons. Ho anche imparato a gestire i feed RSS e a personalizzarli con Feedburner.

Per modificare l’aspetto del blog, e per rendere gli articoli esteticamente più presentabili, ho imparato moltissimo dell’HTML, e ho fatto anche qualche esperimento col PHP.

Il fatto di avere un sito web personale su cui scrivere del mio Nokia N900 mi ha dato una spinta nella mia attività di testing delle applicazioni Maemo nella repository Maemo.org Extras-Testing: attualmente sono il primo tester in classifica e mi sono stati conferiti poteri speciali di Super Tester per questo.

Ultimamente mi sono sentito come “costretto” dalle limitazioni di Wordpress.com, soprattutto per la impossibilità di inserire codice javascript nelle mie pagine/widget; in queste settimane nel (poco) tempo libero ho studiato molto la cosa: mentre le sto scrivendo questa lettera, il mio computer sta ospitando un server Apache in locale, con annessi database MySql e server FTP, sul quale ho installato prima WordPress e ora Joomla, CMS open-source davvero potente che mi sta impressionando, ed insieme appassionando, ogni minuto di più. Sto inoltre lavorando ad un template creato da zero per il futuro blog, compatibile sia con WordPress che con Joomla (devo ancora scegliere quale sarà la mia piattaforma, sono entrambe eccezionali).

Sì, a breve (spero) sarò in grado di comprare un dominio e ospitare/amministrare “Il Laboratorio informatico” completamente in autonomia.

Fino ad un mese fa, non avevo mai nemmeno sentito la parola MySql o phpMyAdmin, ed ora sono diventati i miei passatempi preferiti.

Questa è una parte di ciò che il suo Corso mi ha insegnato, e probabilmente non finirò mai di imparare ora che è scoppiata la scintilla.

Nel suo ultimo Assignment ha chiesto una valutazione sincera dell’esperienza che abbiamo avuto col suo Corso. Io penso (sinceramente) che lei abbia dato la possibilità a coloro che non erano interessati alla materia (e che non avrebbero imparato nulla con un corso normale, come sempre non si impara da corsi che non interessano) di non perdere troppo tempo, mentre a coloro che erano realmente interessati (spero di essere uno dei tanti, e non uno dei pochi), a coloro che volevano imparare qualcosa di più della definizione di “sottodominio” o di “router”, lei ha dato la spinta necessaria ad un lungo cammino sulle proprie gambe, cammino che almeno per me costituirà un insostituibile hobby e una incredibile opportunità in futuro (non credo che queste cose non mi serviranno, sono più che convinto del contrario).

Lei disse, nella sua prima lezione, che molti degli studenti presenti in aula avrebbero fatto un bel lavoro col blog, e avrebbero preso 30; poi aggiunse che probabilmente sarebbe stato veramente stupito, entro la fine del corso, da pochi dei presenti in aula (“5 o meno forse”, quelli che installerebbero Linux anche nel frigorifero), e che essi avrebbero preso 30 e lode. Ovviamente raccolsi subito la sfida, e ripensando a tutto ciò arrivo a questa conclusione: non so se sono riuscito a stupire lei, ma so per certo di essere riuscito a stupire me.

Concludo ringraziandola per averci dato questa possibilità, e aggiungo che se dovesse avere bisogno di me sono a disposizione.

Distinti saluti,

Emanuele

12 pensieri riguardo “Far del mondo la classe”

  1. E’ ben per questo che qualche mese fa ho insistito tanto,
    caro Andreas, perché tu organizzassi qualcosa in aula virtuale per noi della ScheF…
    Anche lezioni semiserie, fatte con un pizzico di autoironia
    e senso dell’umorismo q.b. andrebbero bene…;;)
    Ne riparleremo in autunno…:)

  2. “ma allora è possibile si può studiare e rimanere nel mondo … ”

    Ahahahah, questa me la devo segnare! 😀

    E’ proprio vero, a volte viene di dimenticarselo, ma dobbiamo fare di tutto per “rimanere nel mondo”, soprattutto quando si è in condizioni come quelle dello studente universitario, del tutto avverse.

    Probabilmente l’istituzione non le darà mai il feedback che si merita, si deve rassegnare! Però rimangono sempre i nostri 😉

    Io sono in partenza, e come scritto in homepage non avrò modo di curare il blog (a malincuore), ma ci risentiremo sicuramente a Settembre.

    Ne approfitto per augurarle buona estate!

  3. sì, caro torpedo48 🙂

    diciamo che sei uno di un non trascurabile numero di studenti che hanno colto appieno l’opportunità e che per il vostro corso di laurea stimo in circa il 20%

    purtroppo sto un po’ soffrendo l’eccesso di quantità, infatti il vostro anno l’ho seguito con meno energia degli anni passati

    se vogliamo, è stato un esperimento per verificare come funziona la “macchina blogoclasse” nel suo metabolismo basale

    coloro, come te, che si sono “involati” rappresentano un segnale molto significativo e incoraggiante

    gli anni scorsi il coinvolgimento era stato maggiore grazie a dei seminari, molto più trascinanti di quello che ho fatto quest’anno, qui ci sono le tracce di uno di quelli degli anni scorsi

    quest’anno me ne è mancata la forza per l’eccesso di quantità sostenuta in circa 8 anni e per non aver ricevuto alcun particolare feedback dall’istituzione che mi ospita

    nel frattempo mi sono organizzato per poter ridurre la quantità dal prossimo anno in poi e poter così approfondire meglio

    ciao
    P.S. naturalmente seguirò il tuo blog perché è diventato un ottimo riferimento tecnico 🙂

  4. Dai commenti mi sembra di capire di essere stato “uno dei tanti”, sono molto contento di questo.

    Continui l’ottimo lavoro Professore, credo che ne valga la pena (per noi sicuramente, e penso che anche per lei siano delle soddisfazioni, sbaglio?).

  5. chissà perchè leggendo la lettera ho rivisto me stessa alcuni anni fa quando , catturata letteralmente dai blog di altri colleghi sono rimasta contagiata e ho incominciato curare il mio blog ..di classe …e soprattutto a maneggiare …che dire ..condivido il pensiero reversibile ..il mondo- una classe e viceversa la classe ne mondo ..un’aula senza pareti ..è un pensiero bellissimo con mille interrogativi …chissà se mai averrà questa simbiosi

  6. .. la scuola oltre le mura o la scuola senza mura (prigione?) Mura che proteggono, che riparano, che danno sicurezza; mura che recludono, che impediscono di sbagliare. Mura da abbattere. Come dicevi? La scuola sia il mondo, non il carcere! Ben detto!

  7. Credo che tutti noi, che abbiamo avuto la fortuna di capitare in un modo o nell’altro all’interno di uno dei suoi corsi, dobbiamo ritenerci fortunati, perché abbiamo imparato qualcosa di importante, e abbiamo visto cos’è la conoscenza non convenzionale, che è sempre conoscenza e che non si acquisisce stando piegati sui libri. Senza nulla togliere all’altro tipo di conoscenza, non posso che rivedere nella lettera di Emanuele la valutazione che feci, ormai quasi tre anni fa, del suo corso. Grazie prof!

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