
Era inevitabile che prima o poi qualcuno se ne uscisse con la domanda fatidica 😉
Quest’anno, per aggirare le parole tabù è sortita questa formula: ” … dato che ho fatto 30 vorrei fare 31 …” che significa: “Come faccio a prendere la lode?”
Non lo so.
La potrei chiudere qua, beffardamente …
No, davvero, non lo posso sapere. Ricordate cosa dissi? Userò la lode quando troverò qualcosa che mi stupisce. Ora, è vero che di lodi ne partono diverse perché io mi stupisco abbastanza facilmente ma non posso darvi il regolamento per scatenare il mio stupore! Mi può stupire la quantità di lavoro, ma non certo da sola. Mi può stupire una frase di poche righe, ma non certo da sola. Mi può stupire una trovata grafica, ma non certo da sola. Eccetera. In un certo senso, con la lode misuro l’imprevedibilità. Non posso quindi prevedere l’imprevedibile.
Posso tuttavia dire questo. La probabilità di generare stupore aumenta quando si fa qualcosa volentieri, quando si assecondano le proprie inclinazioni o le proprie passioni. Quindi, per chi coltiva questo tipo di ambizione, continui a aggeggiare con questo spirito. Se la cosa vi fa stare bene, ok. Altrimenti, ragazzi, avete tanta altra roba da studiare, e poi è anche primavera …
e tuttavia questa storia della lode mi fa venire in mente che essa è stata enfatizzata dall’attuale signora del miur con l’introduzione della lode medesima nel punteggio dell’esame di stato (ex maturità). Lode, bacio accademico e … un ridente futuro d’abbondante e pingue incertezza.
Posso commentare un po’ rudemente? “A Gelmì… facce ride… Alzi l’asticella e disinneschi l’ascensore sociale?”
Insomma il giorno in cui le valutazioni fossero davvero oggettive (e cioè mai, spero) allora potrebbero scattare meccanismi di sentenza di lode. Spero davvero mai. Spero che si continui a cercare l’imprevedibile sorpresa che ha tutta una sua poeticità libera.
Forse a molti dice nulla, ma copio qui l’associazione che il post mi ha suscitato (a sorpresa). Forse.
Forse un mattino andando in un’aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.
Poi come s’uno schermo, s’accamperanno di gitto
alberi case colli per l’inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n’andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.
[…io apprendevo per contagio,…perché non mi si davano soluzioni, ma mi si ponevano domande…]https://iamarf.org/2010/02/23/ancora-su-universita-e-tecnologie/
Così studente e professore si stupiscono a vicenda.