Fra le fronde


Della blogoclasse vedo quello che si vede di uno scorcio lontano attraverso le fronde di un albero mosse dal vento. Il movimento frammenta la comunicazione, ma forse non è male, per qualche giorno. È come allontanarsi dal disegno per vederne solo i tratti essenziali, senza esser distratti dai particolari. E quello che vedo e mi rallegra del disegno, è che questo è vivo, e va già avanti da se. Forse potrei anche sparire dalla scena. Potrebbe essere avvincente, un giallo nel cyberspazio, dove un insegnante, poco dopo avere dato vita ad una cyberclasse, parte per un piccolo viaggio ma sparisce nel nulla. Che accadrà dunque alla cyberclasse?

E mi viene in mente un articolo, letto di rapina su un foglio trovato lungo strada, dove si parla della recente scomparsa di Vittorio De Seta. Ci sono uomini che si amano anche senza averli conosciuti personalmente, ma solo attraverso le loro opere, le loro parole, magari anche poche parole. Ne leggo alcune:

Una scena deve creare le condizioni affiché qualcosa sia vivente. In Lettere dal Sahara, di cui sono protagonisti un gruppo di immigranti senegalesi, a un certo punto c’è una scena ambientata in un casolare abbandonato dove arrivano degli amici musicisti a trovarli.
Mi sono reso conto che era del tutto inutile scrivere le battute, lo sapevano loro cosa fare. Hanno improvvisato e la scena è diventata una riunione vera fra amici. L’importante è creare la situazione.

Prendo uno specchietto, e provo a riflettere indietro un di quei raggi che mi arrivano attraverso le fronde mosse dal vento.

10 pensieri riguardo “Fra le fronde”

  1. Voglio far parte anch’io del circolo dei poeti e vi propongo un poesia di Neruda “Lentamente muore” che ho prsentato a dei bambini delle elementari quando ho trattato il mio progetto su “Socrate, uno di noi”
    http://www.youtube.com/watch?v=R–f_GA87Qw
    come Andreas ho preparato un contesto e li ho lasciati camminare da soli… i loro commenti sono stati tutt’altro che scontati e superficiali,in fondo… non è questa quella che viene definita “comunicazione generativa”?

  2. @Graziano Grazie per la voce di Ungaretti – anche se l’oscurità programmatica di Mallarmé a me fa venire l’iconoclastia. Quando ero lettrice di francese al Magistero in Arezzo, un giorno c’è stato uno “sciopero fantasma”. Cioè non potevamo scioperare perché appunto, protestavamo contro il fatto che l’università di Siena (dalla quale dipendeva il Magistero) ci faceva lavorare senza averci fatto il contratto, quindi senza contratto non è che puoi avere un vero sciopero. Ma avevamo deciso di fare attività diverse da quelle previste dal contratto che non avevamo ancora.
    Avevo scelto di massacrare il Sonnet en yx di Mallarmé, trasformandolo in “cloze test”, cioè cancellando una parola su cinque e chiedendo agli studenti di ri-completarlo in modo che funzionasse non solo sintatticamente, ma anche metricamente. Mi sembrava abbastanza demenziale per quello sciopero fantasma, ma in realtà gli studenti si erano divertiti e alcuni si erano addirittura appassionati per Mallarmé, quindi dal punto di vista sindacale è stato un flop.
    Il video stesso è curioso: è stato caricato da “RAITVcultura” il 18 marzo 2010. Dapprima ho pensato che il nome utente fosse un falso, perché la RAI
    – di regola deturpa i suoi video sul proprio sito con il plugin “anticopia” Silverlight della Microsoft (vedi la pagina con lo stesso video sul sito RAI, linkata nella descrizione YouTube), quindi non ha molto senso che li metta anche su YT;
    – come ente di servizio pubblico ha l’obbligo morale e forse anche legale – ma vacci a capire qualcosa nella legge italiana sul mutlimedia – di renderli accessibili, cioè perlomeno di sottotitolarli, e non l’ha fatto nella versione YT, mentre a marzo 2010 era già facilissimo farlo, soprattutto visto che qui, il testo della poesia “Sono una creatura” è già dato in forma digitale su diversi siti.
    Inoltre la scelta di aggiungere ben tre pubblicità peregrine a un video di 1:34 sembra strana da parte di un ente di servizio pubblico. Eppure la sezione Millepagine del sito della RAI linka proprio a questo buffo canale “RAITVcultura“.

  3. Riemergo dal mio torpore autunnale. Il freddo concilia la riflessione.
    Vado per luoghi nuovi perché sento che la cosa detta un minuto fa è già vecchia di un minuto e la cosa scritta due minuti fa è già vecchia di due minuti.
    Vado per luoghi nuovi perché ho scelto di partire e non di arrivare. E nel viaggio mi piace fare l’equilibrista piuttosto che star seduta, perché preferisco il brivido del volo senza rete alla banalità di un sedile di finta pelle.
    Vado per luoghi nuovi perché le visioni vanno oltre il vedere.
    E in certi luoghi la nebbia non c’è e la strada è lì, la vedi chiaramente.
    Grazie.

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