Mi trovo in difficoltà a “subentrare” a Romina nella riunione del mercoledì, perché lei ha saputo generare proprio l’atmosfera che a me sembra giusta. D’altro canto, sarebbe imbarazzante sentenziare sulla necessità di sostenere un dialogo continuativo con tutti e poi appiopparne l’onere ai collaboratori! Allora, se Romina è d’accordo, prenotiamola per eventuali altre assenze alle quali io mi trovassi costretto. Ma c’è un’altra possibilità che potrebbe essere molto interessante. Cosa ci vieta di pensare che anche gli studenti possano condurre una riunione online? Niente, dal mio punto di vista. Sappiate quindi che se a qualcuno di voi arride l’idea di proporsi per la conduzione di una riunione, lo può certamente fare in qualsiasi momento del (per)corso, con l’effetto di condurre la riunione del mercoledì immediatamente successivo alla propria richiesta. Io siederei di buon grado fra gli studenti. Peraltro, sarebbe un ottimo esercizio di editing multimediale.
Per la prossima riunione, di mercoledì 7 dicembre alle 21, WiZiQ mi ha chiesto, come sempre, un titolo, ma io non mi sono fatto un’idea precisa ancora. Probabilmente sfoglierò il mio quaderno, provando a tracciare un filo conduttore attraverso la multiforme vita della blogoclasse. Il titolo dunque è
DAI CLICCAMI! – Sfogliando le prime pagine del quaderno – DAI CLICCAMI!
Questo qui sopra è un link!!!
Grazie per la spiegazione, Andreas!
La prima volta che mi è successo, non ci avevo fatto caso,
perché comunque appariva il mio indirizzo email e pensavo che
fosse sufficiente quello al riconoscimento dell’autore del commento…
invece mi sono ritrovata anonima…
proprio io che avevo qualche giorno prima sollecitato con una certa decisione
una collega, che probabilmente si trovava nella mia stessa condizione di anonimato forzato,
ad uscire dall’anonimato… 😉
Mah!
scusate se non ho partecipato all’incontro di ieri sera, non avevo linea. Domenica ritorno a Milano e vedrò la registrazione.
M.Antonella, riguardo all’anonimato forzato …
11 Dicembre 11:07: aggiungo due parole a questo commento che avevo scritto di fretta …
Il concetto è semplice. Se una persona possiede un account in wordpress, questo significa che può essere in due stati: loggata o non loggata. Brutta terminologia che deriva dal verbo inglese to log in, che vuol dire entrare nel sistema, ma vediamo d’esser pratici.
Orbene, se io mi sono loggato, direttamente da http://wordpress.com, o tramite l’apposito Widget (ninnolo grafico che si può aggiungere al blog) fra quelli disponibili) nel proprio blog wordpress, dopo, tutte le volte che accedo al blog di qualcun altro che sia in wordpress, allora mi porto dietro la mia identità così come è nota a wordpress. Se invece non sono loggato mi ritrovo fra gli anonimi, a meno che non dichiari volta volta la mia identità in altri modi, magari con una semplice testuale in calce al commento.
Allora, in generale, a prescindere dal blog su cui si vuole inserire un commento, dopo averlo scritto ma prima di spararlo, guardare sotto al box di editing dove si è appena scritto in che stato siamo e che strumenti ci offre il blog per dichiarare la propria identità, oppure firmare testualmente, tout court.
Sulla cecità collettiva: all’inizio degli anni 90, George Steiner pubblicò una nuova versione arricchita di “After Babel”, il suo libro sulla traduzione. Garzanti mi chiese di inserire e tradurre le aggiunte nella traduzione che Ruggero Bianchi aveva fatto dell’edizione originale del 1975. Tutto all’inizio, Steiner cita una poesia di Dante Gabriel Rossetti sul quadro “Ruggiero e Angelica” di Ingres … con il titolo bello in grassetto: “Angelica saved by the sea-monster” invece che “Angelica saved from the sea-monster”.
Sembrava impossibile l’ipotesi di un refuso nel testo di Steiner, che era ormai stato rivisto 2 volte dai curatori della Oxford University Press, recensito una caterva di volte, letto attentamente da legioni di ricercatori e studenti, tradotto in tante lingue. Era quasi più verosimile che Rossetti avesse realmente scritto “by” per rigurgito delle sue origini italiane, visto che sia “by” sia “from” si dicono “da” in italiano. Quindi sono andata a controllare in biblioteca e Rossetti aveva scritto “from”. il refuso era in After Babel – ma era sfuggito a tutta questa gente (me inclusa a dire il vero, prima di questo lavoro per la Garzanti) proprio perché era in un titolo in grassetto.
Cioè in realtà i titoli spesso non li leggiamo veramente, li percepiamo come “ah, si passa ad altro”. Salvo i ciechi che leggono testi digitali con la sintesi vocale, che consente loro di saltare da stile di titolo a stile di titolo per farsi un’idea del contenuto senza stare ad ascoltare tutto il testo, ma questo è un altro discorso.
Per quanto riguarda la “cecità individuale” si potrebbe anche pensare
ad un peccato di “iubris”(presunzione) del nostro cervello che vede
o non vede, legge o non legge a prescindere dal senso preposto a
queste operazioni…;)
M.Antonella
Forse ti è scaduto il login per i commenti, Antonella? E dov’è il tuo blog Mafaldina di cui parlavi all’incontro WIZIQ? Non trovo il feed nel file OPML.
Mi capita di essere piombata nell’anonimato
da quando ho aperto il blog su WordPress…
Ci dev’essere un conflitto di nomi, indirizzi e… gravatar.
Questo è l’url del mio blog:
http://mafaldinablog.wordpress.com/
ma è tutto ancora grezzo e …in progress!
Per sicurezza mi firmo
M.Antonella
Perché ora i miei post sono anonimi???
Ho toccato qualche tasto sbagliato???
M. Antonella
Grazie per quest’esempio, Professor Andreas: è la dimostrazione che non si fa pura retorica quando si dice che la diversabilità si fa risorsa.
“Cecità selettiva”, come quella che ci prende quando visitiamo un sito con degli annunci pubblicitari che volutamente vengono messi in grande risalto? Forse per come era prima, il link semplicemente non veniva considerato nella user experience dei punti rossi (?).
Trovo sempre interessanti e illuminanti gli studi sull’ eye-tracking
(chissà se ho azzeccato il link, la mia tendenza a dimenticare come si fanno le cose semplici è spaventosa)
A queste tue considerazioni, Andreas, che hanno sicuramente una base di scientificità,
aggiungerei anche la sindrome agorafobica che talvolta assale chi si trova in un ambiente
nuovo e per lui sconosciuto, e che gliimpedisce di “vedere”, pur guardando,
per una sorta di primordiale istinto di protezione di sopravvivenza e di regressione all’infanzia…
I bambini, quando hanno paura di guardare qualcuno o qualcosa che li terrorizza o
li mette a disagio, chiudono gli occhi nella convinzione e/o speranza di non essere
a loro volta visti…
…e talvolta reagiscono così anche gli adulti… 😉
M.Antonella, è molto interessante. In effetti mentre scrivevo, avevo avuto il dubbio se non fosse meglio, lasciare il link nel flusso del discorso, come usuale, perché ricordo che questo tipo di disattenzione è comune e, credo, anche documentata e studiata. In un libro di Temple Grandin, studiosa di tecnologie zootecniche, divenuta famosa perché molto brava e anche ottima scrittrice, ma anche perché è divenuta tutto questo partendo da una condizione patologica di tipo autistico, ricordo che lei citava proprio questo tipo di problematiche, inerenti al vedere solo quello che ci si aspetta di vedere. Lei ne parlava a proposito del fatto che la sua abilità nel risolvere problemi relativi al comportamento degli animali – perché quelle muche non vogliono passare da quel certo corridoio … per esempio – derivava dal riuscire a vedere in modo non convenzionale, a vedere cioè come vede una mucca, per esempio, e questa era una ricaduta positiva del suo pensiero autistico. Ricordo che raccontava di un esperimento di simulazione di volo dove si facevano “atterrare” piloti professionisti su di una pista ingombra di qualcosa di pazzesco, tipo un camion messo di traverso, e come una percentuale sorprendente di piloti ignorasse quella situazione. Ricordo di avere visto da qualche parte un video Youtube dove si mostra come pochi notino un assurdo orso di peluche zampettare in mezzo ad una partita di pallacanestro, o qualcosa del genere.
La questione è veramente interessante perché, al di là di questo episodio, è inerente alla creatività, al pensiero laterale, all’attitudine a percepire l’insolito. Tutte cose che nei bambini abbondano …
Bravissima GranDiPepe!
Aggiudicata la riunione della prossima settimana!
Puoi lanciare delle classi di prova, per esercitarti, anche se poi c’entri solo te, oppure ci avverti qui e chi c’è c’è, magari qualcuno entra a dirti ciao. Chiedi a Romina o me, per eventuali dubbi, anche qui. Romina è molto meglio di me perché io sono un arruffone …
P.S.
Avete notato che voi tutti continuate a chiamarle “lezioni” mentre io persevero nel chiamarle “riunioni” 😉
io raccolgo la sfida… posso moderare la lezione della prossima settimana? No, non ho la pretesa (nè tanto meno) la capacità di salire in cattedra, ma il desiderio di moderare attorno ad un argomento non mi manca. Certo, dovrei pensare all’argomento attorno cui dibattere e gli input dibattimentali da proporre. Provo?
Se vuoi che una cosa non sia notata da nessuno,
mettila in primo piano…
una scritta a caratteri cubitali difficilmente sarà letta…
la lettera rubata di Poe, come dice Claude, nessuno riusciva
a trovarla eppure era sulla scrivania…
ed io, (che Santa Lucia mi aiuti!), non lo vedo questo tuo link, Andreas! 😦
Come in La lettera rubata di Edgar Poe 😉
Qui sopra, nel post, l’ho anche scritto bello grosso …
All’incontro del 30 novembre non mi è stato possibile partecipare,
perché in contemporanea ne avevo un altro nella Scuola che Funziona
con Gianni Marconato ed altri/e colleghi/e per un progetto a cui stiamo lavorando.
Domani invece vorrei partecipare, anche se arriverò un po’ in ritardo…
ma dove trovo il link all’aula virtuale???
😉 ok