Ecco, rilassiamoci …

Distraendomi, e facendo e immaginando esercizi video, mi trovo di nuovo a guardare fra le fronde, e quello che vedo si confonde col già visto, libere associazioni di idee che riprendo e espando così …


Graziano, cyberviandante, lascia questa traccia

… e non lo capivo neanche io ma c’era qualcosa in Mallarmé che mi attraeva …
… e non lo capivo neanche io ma c’era qualcosa in Mallarmé che mi attraeva …
… e non lo capivo neanche io ma c’era qualcosa in Mallarmé che mi attraeva …

e quella di Fermina mi ha portato qui

Quando frequentavo le scuole elementari, avevo un quaderno di “bella copia”. Era un quaderno senza macchia e senza paura, un documento da mostrare al direttore scolastico. E ricordo anche il momento della funerea domanda del direttore, la domanda che ci faceva tremare le gambe. “Su un albero ci sono dieci uccellini. Arriva un cacciatore e ne spara sei. Quanti uccellini rimangono sull’albero?”. Mesi e mesi di calcoli con i ceci e i fagioli non ci avevano messo in grado di dare la risposta che i grandi si aspettavano da noi. E per dimostrare che il lavoro era stato fatto, ed era stato fatto anche bene, la maestra apriva i quaderni senza macchia e senza paura. Seguivano i commenti del caso. Quando il direttore lasciava la classe, la maestra, ferita nel suo onore professionale, ci rimproverava aspramente e ci minacciava di bocciatura. Gli adulti avevano detto, noi no. E di quegli anni passati a far silenzio e a contare gli uccellini morti, mi è rimasta la tristezza del silenzio e la consapevolezza che gli adulti parlavano troppo spesso in nome e per conto dei più piccoli.

Nessuno si sforzò mai di chiedermi cosa pensavo di quei sei uccellini sacrificati in nome della sottrazione e di quei quattro che erano riusciti a scappare. Sull’albero non potevano essere rimasti degli uccellini, era ovvio. Gli uccellini non sono stupidi, questo mi aveva insegnato mio padre cacciatore. A casa lo scrissi su un quaderno ma la cosa rimase tra me e il quaderno.

Il direttore aveva detto quattro, quella era la risposta giusta. Per tutti, maestra compresa, ma non per me. Come sarebbero andate le cose se, per dire la mia, avessi usato un blog invece di un quaderno?

e gli studenti di Claude che trovano senso nell’esercizio che voleva essere insensato …

Stéphane Mallarmé: Ses purs ongles …

[Plusieurs sonnets, IV]

I 1
2
3
4
Ses purs ongles très haut dédiant leur onyx,
L’Angoisse, ce minuit, soutient, lampadophore,
Maint rêve vespéral brûlé par le Phénix
Que ne recueille pas de cinéraire amphore
II 5
6
7
8
Sur les crédences, au salon vide : nul ptyx,
Aboli bibelot d’inanité sonore[,]
(Car le Maître est allé puiser des pleurs au Styx
Avec ce seul objet dont le Néant s’honore).
III 9
10
11
Mais proche la croisée au nord vacante, un or
Agonise selon peut-être le décor
Des licornes ruant du feu contre une nixe,
IV 12
13
14
Elle, défunte nue en le miroir, encor
Que, dans l’oubli fermé par le cadre, se fixe
De scintillations sitôt le septuor.

(Qui una traduzione, cercare “onice” …)

Poi Monica

… e Gaetano

si lasciano trasportare alti

e Marvi ci offre un racconto delizioso …

e io voglio aggiungere un pensiero di Costantino

Una di queste mattine guidavo andando a scuola verso le 7,15, era ancora buio, si vedevano solo confini non definiti di montagne, qualche lumino e la luce che la mia e le altre auto facevano sulla strada. Non erano molte le auto per cui c’erano veramente ampi spazi bui.Ma tra me pensavo: é molto simile, questa situazione, a ciò che capita con i programmi che magari utilizzo ma non conosco ( non vedo ) in tutti i particolari. Navigo ma non conosco a perfezione il linguaggio HTML, XML; anzi a ben guardare tutto ciò che conosco quasi tutta la mia preparazione presenta una situazione a pelle di leopardo: zone bianche e nere intervallate e non quale colore rappresenta la conoscenza completa! Comunque la tranquillità con cui guidavo la mia auto, sapendo dove sarei andato, immaginando le luci che sarebbero apparse dopo pochi minuti è la stessa che provo quando scopro di aver fatto scelte corrette dal punto di vista informatico anche se mi mancano dei pezzi: conosco però dove voglio andare e avendo già percorso il programma come fare per arrivare; se poi scopro strade più veloci, ( aggregatori, rss, permalink , ho ancora dubbi o non ho capito a cosa servano i trackback ) ne sono contento in quanto apprezzo la diminuzione del mio tempo computer giornaliero.

Ecco, rilassiamoci …

4 pensieri riguardo “Ecco, rilassiamoci …”

  1. provate questo http://www.ammyy.com/it

    Per esempio, Ammyy Admin non richiede installazioni o cambiamenti di impostazioni specifiche.
    E possibile accedere ai desktop remoti dei computer oltre i gateway NAT senza mappatura delle porte.

  2. Pingback: Brock Hamilton
  3. io ho apprezzato Leopardi: alle scuole superiori “non ci capivo niente”.
    dipende… dipende da come te lo raccontano, te lo mostrano, da come lo guardi, lo ascolti, lo “senti”. Gardner e le intelligenze multiple: @Marvi mi ha proposto un modo diverso di “vedere” Leopardi, e mi piace, mi piace Leopardi.
    penso che all’esame porterò una poesia… di Leopardi? no, mia, non voglio ripetere a memoria… ho da raccontare ME. 🙂 mi rilasso…

  4. Mi sono rilassata, anzi no, mi sono presa una pausa di riflessione. Per scrivere, interagire, parlare ma anche insegnare, mi servono spazi come questi.
    Ho ascoltato poesie conosciute e forse dimenticate, ho riscoperto Mallarmé ma nello stesso tempo ho ripreso J.K. Huysmans e il suo libro “A rebours” la cui frase di chiusura mi si è impressa nella mente molti anni fa.
    Ho ascoltato Graziano e Pietro Citati e…mi sono sentita ritemprata e ricaricata. Abbiamo proprio bisogno di questi spazi di approfondimento e “nutrimento”, ci servono come una bella passeggiata in mezzo alla natura,anche con una giornata nebbiosa come questa, con i nostri pensieri e le emozioni che ci accompagnano, ci servono ancora per crescere.
    Grazie

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