Un articolo sul cMOOC #ltis13 in BRICKS

Oggi è uscito il numero di settembre di BRICKS, la rivista online per la scuola edita da AICA e SIe-L. In questo numero si trova un articolo che ho scritto insieme al prof. Giorgio Federici [1]: Il primo cMOOC italiano: un laboratorio di tecnologie internet per la scuola (seguendo il link si accede al testo e anche ad una versione scaricabile in pdf).

Nell’articolo si riassume l’esperienza del cMOOC #ltis13, si spiegano i motivi che hanno indotto la transizione verso questo novello Laboratorio Permanente di Tecnologie Internet per la Scuola (#loptis), e si pone qualche domanda.

Può essere utile per dare un’idea della storia di questa esperienza a coloro che sono arrivati successivamente al cMOOC.


[1] Il Prof. Federici è attualmente presidente della Italian University Line.

12 pensieri riguardo “Un articolo sul cMOOC #ltis13 in BRICKS”

  1. letto articolo, sale la motivazione ad “abitare” questo luogo di apprendimento , sommata alla spinta che mi ha dato la NARRAZIONE che alessandro baricco ha brillantemente esposto in un suo, direi, BARBARICO CAPOLAVORO: “i barbari”.
    “arrivano da tutte le parti, i barbari.E’ un po’questo ci confonde, perchè non riusciamo a tenere in pugno l ‘unità della faccenda,un’immagine coerente dell’invasione nella sua globalità”
    ALESSANDRO BARICCO
    I BARBARI
    come insegnante mi pongo l obiettivo, anche grazie alla formazione che mi darà questo corso, di aiutare i miei alunni e mio figlio..a diventare cittadini digitali consapevoli, e…non dimentico me stessa e i miei amici
    sandra

  2. trovo che questo paradigma su cui si regge il corso: non addestrare all’uso delle nuove tecnologie, ma accompagnare ad esplorare il cyberspazio per abitarlo, sia profondamente umano. Imparo il valore delle cose quando diventano mani e piedi attraverso cui dare sviluppo alle mie aspirazioni.

  3. L’inizio di questo anno scolastico – dalla fine di agosto ad oggi – è stato un vero “effetto valanga, tanto che confrontandoci tra colleghe, si diceva che l’impressione comune è che la scuola sia iniziata da mesi…questo mi sta rendendo, gioco-forza, più lettrice/spettatrice nel proseguo di ltis13, ma la curiosità continua ad essere tanta. E soprattutto sono le sempre stuzzicanti riflessioni del prof Andreas – unite ovviamente al dibattito che ne deriva – a riportarmi in questo prezioso angolo del cyberspazio. Sì, perché qui la tecnica non viaggia da sola, ma è unita ad un profondo senso critico – quello che fa dire “fuori i mercanti” dalla cultura – lotta sempre più difficile, ma che per questo merita di essere combattuta con ancora più forza -…appunto, senso critico sempre irrorato da una buona dose di umanesimo, per cui nell’articolo della rivista, i prof prima di sciorinare dati, si profondono in una lunga premessa dove si mette in evidenza il protagonismo delle persone, con i tanti loro dubbi, emozioni, paure, sfide, voglia di sperimentare il nuovo nella condivisione.
    Mi ritrovo in questo inizio di loptis, parteciperò secondo di miei tempi e possibilità, ma in qualche modo ci sarò.

  4. Sono sempre fuggita dai corsi statici e teorici….troppo stretti ,non hanno mai messo gioco le emozioni !quel poco che so è dovuto al mio imparare per tentativi ed errori,alla ricerca continua su Internet che mi ha permesso di comunicare ,confrontarmi e condividere con gli altri…è per questo che il corso mi è sembrato subito adatto al mio modo di essere e di pensare.Complimenti per l’articolo su Bricks, sono rimasta proprio soddisfatta!Grazie

  5. Interessante link, andrò a leggere l’articolo molto volentieri 😉
    Per quanto rigurda le discussione iniziata sulle certificazioni, posso solo dire che siamo un Paese diplomificio, lo vedo anche nel mio lavoro di docente di italiano L2/LS dove si va avanti con certificazioni che a volte non certificano una vera e propria preparazione e competenza ma servono solo a far arricchire le università che le propongono che ti fanno lavorare sloo se hai una di queste certificazioni… la ECDL fu la stessa cosa e poi vedi gente che ti supera in alcune graduatorie perché la patente ECDL e magari non distingue un pc da una presa….. non voglio generalizzare ci mancherà ma poi alla fine ci si deve adeguare…. che tristezza!
    Rosanna

  6. La vicenda dell’ECDL è un ottimo esempio di una classe dirigente che si ritrova imprigionata anziché liberata dalla propria istruzione, congelata in una visione statica del mondo, incapace financo di sbirciare, nel futuro.

    Già la metafora automobilistica rende patetica l’idea: pensare che i computer fossero come le automobili, dove freno, frizione e cambio sono sempre negli stessi posti.

    Più che patetica assai odiosa è la furbesca propensione a trasformare tutto in business.

    La formazione dovrebbe essere come il pronto soccorso: in una società civile ci deve essere, la migliore possibile, per tutti. Fuori i mercanti. Punto.

    1. Ho la sensazione che la stessa cosa stia capitando ai Moocs, in alcuni casi già trasformati in business e svuotati del loro significato. Per fortuna non tutti, non quelli basati sui principi del connettivismo, per esempio. Bisognerà impegnarsi per rendere ancora più evidenti le differenze. Credo sempre che un altro modo per fare le cose sia possibile; le parole, le esperienze di chi ha partecipato a #ltsis13 ne sono la testimonianza.
      Con o senza certificazioni/accreditamenti

  7. Io personalmente non ho mai sopportato le “patenti” e relative certificazioni: forse perchè per laurearmi (in psicologia) ho iniziato i primi rudimenti di programmazione su un commodore 64 usando il basic ed il manualetto delle istruzioni. Poi per anni (ed anche ora a volte) venivo sempre guardato dall’alto in basso dai vari “certificati”, ma solo fintanto che non si cominciava a lavorare sulle cose concrete…. 😉

  8. Io sono arrivato al punto che non preparo più gli allievi alla certificazione ECDL: preferisco farli lavorare sull’utilizzo di programmi residenti in rete, gratuiti e solo dopo possono approfondire da soli , seguendo un libro e facendo simulazioni dell’esame, quanto necessario a passare l’esame ( chi vuole e senza insistere troppo)..
    I risultati stanno migliorando perché se si conosce la filosofia del sistema è più facile capirla, anche se a correggere mettiamo un computer.

  9. E oggi più che mai, addirittura più che quando era stato lanciato l’ECDL, i “fondamentali” non sono conoscenze statiche, ma capacità da applicare man mano, in funzione di quel che si vuol fare. Capacità di capire velocemente come funziona un software o un’applicazione, quali ne possano esser i vantaggi e svantaggi, quanto sia adeguato allo scopo. E soprattutto non da soli, ma assieme ad altri che perseguono scopi simili.

    Ed è questo approccio dei fondamentali che ha caratterizzato #ltis13 e continua a caratterizzare #loptis.

    (beh io sono stata un po’ latitante nella parte #loptis perché sto applicando quel che ho imparato in #ltis13 altrove, per ora).

  10. Ora mi fiondo a leggere, però vorrei spendere due parole su AICA e penso di averne titolo perchè per anni ho fatto l’esaminatore ECDL: la prima considerazione è che l’idea di fondo delle certificazioni di competenza informatica è accertare se si possiedono o meno i “fondamentali” in un certo ambito e questo lo ritengo più che giusto… ma allora che senso ha l’esame ECDL non corretto da un essere umano e non basato sul produrre qualcosa? Come si può ridurre il saper fare ad un bieco test a crocette (interattivo, per carità ma sempre di quiz si tratta)?
    Scusate l’OT ma quando leggo/sento di AICA la collego automaticamente all’ ECDL e non posso trattenermi, spero vivamente di essere smentito anche perchè ormai sono circa 8 anni che non faccio più l’esaminatore ma quando mi occupavo di test ho vissuto tutto il passaggio dai test salvati su floppy disk e corretti da noi esaminatori al sistema Alice, infine al sistema ATLAS

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