Grazie all’ospitalità di Scuola-Città Pestalozzi ieri pomeriggio abbiamo potuto discutere di Logo godendo di una magnifica trasversalità: studenti, insegnanti giovani e anche di grande esperienza, come Lando Landi e Maria Rosaria Di Santo, tutti a muovere primi passi in Logo cercando di mettersi nei panni dei bambini. Qui poche righe per riassumere quello che è stato detto e fatto.
Prima abbiamo condiviso una riflessione sul concetto di laboratorio. Noi continuiamo a chiamare laboratori cose che non lo sono. Nemmeno quello di ieri, che al più può essere considerato un embrione. Nei laboratori si lavora su qualcosa tentando di perseguire obiettivi prefissati e misurandosi con l’incerto del reale, con cui si ha a che fare quando si lavora con il software, si fabbricano apparecchi, si realizzano esperimenti. Ieri effettivamente quasi tutti avevano un computer con il quale hanno sperimentato i primi passi che si fanno tipicamente usando Logo in un contesto didattico. E fin qui ci siamo e non è nemmeno andata male, anzi. Lunedì 23 andremo avanti e siamo contenti perché ci è rimasto un discorso interessante a metà. Ma così facendo avremo solo grattato in minima parte la superficie di ciò che ci potremmo aspettare da un vero laboratorio, che dovrebbe durare nel tempo. Sarebbe bello dar vita a un laboratorio di Logo permanente dove si immaginano possibili pratiche, si sperimentano in alcune scuole e poi si provvede a disseminare nelle altre quelle che si rivelano fattibili e proficue.
Poi siamo passati a muovere i primi passi in LibreLogo. Anche nello scrivere due semplici righe è stato possibile far emergere vari concetti: il software è testo, ha una grammatica, obbliga ad essere accurati nell’ortografia e nella sintassi, quindi il codice in forma di testo è un rinforzo dello studio della lingua (il coding a blocchi no); in LibreLogo si realizza un laboratorio dove codice in forma di testo e grafica prodotta dal medesimo convivono nella stessa pagina, si approfondisce così la differenza fra questi diversi tipi di informazione ed il nesso fra essi; si è discusso del vantaggio nell’impiego di comandi in inglese quale rinforzo della lingua naturale.
È successo che uno dei computer si sia bloccato eseguendo un pezzo di codice. Era un Mac e noi sapevamo che con questo sistema LibreLogo ha dei problemi. Nelle settimane scorse, lavorando al tirocinio che Francesca sta facendo a Città-Scuola, avevamo individuato la causa dell’errore ed avevamo apportato una correzione che consente di usare LibreLogo sui Mac. Però sapevamo che c’erano probabilmente delle circostanze che non avevamo previsto. Ieri si è presentata una di queste. Ora possiamo perfezionare le correzioni ai sistemi Mac. Evviva gli errori! Anche perché così abbiamo potuto fare un’altra rilevante considerazione.
Quello che stiamo usando è software libero, che è scritto per essere diffuso liberamente, cambiato, migliorato e nuovamente diffuso. Usare software libero è eticamente corretto ed è profondamente formativo. Si impara il valore della collaborazione, si valorizza il concetto di legalità e si guadagna in libertà e in occasioni di mettere a frutto l’intelligenza. Infatti noi siamo in grado di correggere LibreLogo perché è software libero.
Quindi abbiamo cercato di dare comandi alla Tartaruga. I gradi di esperienza delle persone presenti erano differenti e così i problemi sollevati altrettanto diversi, ma la discussione di essi e i modi di affrontarli sono stati utili per tutti. Abbiamo dovuto capire la differenza fra gli angoli interni dei poligoni che volevamo ottenere e gli angoli di deviazione della Tartaruga, riflettendo su come gestire questa consapevolezza con i bambini, e di come sia opportuno che tali nozioni siano frutto di obiettivi quanto più possibile posti autonomamente, e che facciano riferimento alle loro percezioni sensoriali (l’apprendimento sintonico di Papert).
Ci siamo domandati che succede alla somma delle deviazioni della Tartaruga allorché il numero di lati dei poligoni regolari cresce indefinitamente e qui siamo rimasti in sospeso, con un po’ di suspense perché un folletto ci ha sussurrato che così forse arriveremo al teorema fondamentale della Geometria della Tartaruga…
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